Legge di stabilità: 800 milioni per le partite IVA, ma nulla per i freelance!
Ho finalmente potuto esaminare la versione ufficiale della legge di stabilità e i suoi allegati.
Sono confermate le anticipazioni del sole 24 ore sui termini di applicazione del regime dei minimi, commentato nel precedente post: c’è un deciso ampliamento della soglia di fatturato che definisce l’appartenenza al regime dei minimi per alcune categorie (soprattutto commercianti ) e una forte riduzione per altre (tra cui freelance, ma anche agenti di commercio).
La lettura dei dati economici completa il quadro, dando conto di come andranno distribuiti i tanto sbandierati 800 milioni.
A questo proposito è utile una tavola contenuta in uno dei tanti allegati (allegato “RT ddls 21 10 2014 bollinata”), riportata di seguito
La parte più consistente (60%) dell’impegno statale stimato andrà a coprire una misura che elimina i minimi contributivi previdenziali per artigiani e commercianti (520 milioni su 870 nel 2015). Si è intervenuto per alleggerire la posizione previdenziale di commercianti e artigiani, ma non per bloccare l’aumento dei contributi per gli iscritti alla gestione separata INPS.
Un’altra voce di spesa rilevante è la riduzione dell’introito IVA (240 milioni), legata all’ampliamento dell’area di esonero dall’Iva previsto dal regime dei minimi. Un esonero che, quando riguarda attività rivolte al consumo finale, determina una riduzione delle entrate fiscali. Diverso è l’esonero IVA per attività vendute alle imprese, perché blocca il processo che scarica l’imposta a valle (l’Iva non versata dal lavoratore autonomo non va a ridurre l’Iva a debito dei committenti, e c’è quindi una compensazione). Anche questa è quindi una voce a vantaggio dei lavoratori autonomi più tradizionali.
La parte legata alle imposte sul reddito è invece residuale, e soprattutto è destinata a diventare una voce attiva, quando l’attuale regime (che sopravvive per chi c’è già, grazie ad una clausola di salvaguardia) sarà superato completamente. La sostituzione del vecchio regime con il nuovo comporterà un risparmio, e poiché, come abbiamo visto, non agirà allo stesso modo per tutti, ma sarà più sfavorevole per i freelance, possiamo concludere che l’impegno dello Stato a favore di questa categoria non solo non aumenterà, ma diminuirà sensibilmente.
In conclusione, la legge di stabilità interviene anche a sostegno del lavoro autonomo, ma solo con riferimento al lavoro autonomo più tradizionale, con misure che riducono i contributi previdenziali e ampliano la soglia di applicazione del regime dei minimi.
I freelance sono stati esclusi dall’ampliamento delle tutele del jobs Act perché non dipendenti e dal bonus degli 80 euro perché vale sempre lo stereotipo di evasori. Non si prova neppure a distinguere entro il lavoro autonomo, ad individuare chi effettivamente evade e chi no, magari premiando chi è completamente rintracciabile nei pagamenti. Al contrario, con la legge di stabilità si sceglie di premiare il lavoro autonomo tradizionale, rivolto alle persone e quindi a maggior rischio di evasione fiscale, con un ampliamento dell’applicazione di un regime fiscale, che, tra le altre cose, prevede l’esclusione dagli studi di settore.