Vuoi fuggire dalla Gestione Separata? 21 gennaio: workshop Acta.
9 Gennaio 2015 Eventi, Previdenza
Pensi che l’aumento di 3 punti della contribuzione INPS sia una nefandezza e sia insostenibile per il tuo bilancio? Credi che il nuovo regime dei minimi sia il minimo della vita? Vuoi condividere con gli altri le tue preoccupazioni e fare rete per superare anche questa ennesima prova? Il workshop Acta del 21 gennaio nasce per rispondere a queste domande. Saranno sei ore di lavoro aperte alle domande di tutti, presenti e collegati in streaming, in cui faremo il punto della situazione e cercheremo insieme ad Alberto Acciaro, dottore commercialista da sempre al nostro fianco, di dare risposte concrete ed operative. Perché il tempo stringe: entro il 31 gennaio ciascuno di noi dovrà fare la sua scelta, restare o fuggire dalle Gestione Separata INPS, anche se sarà possibile uscire anche durante l’anno 2015.
La sede del workshop sarà InCowo, in Via Lodovico Montegani 23 a Milano: coworking che ci ha visti protagonisti della diretta con Ballarò. Ma avremo una diretta streaming che permetterà a tutti di seguire i lavori e fare domande.
Iniziamo alle 14.00 e proseguiamo sino alle 19.30 con un breve break. Parleremo delle alternative di impresa all’attività professionale con Gestione Separata (Impresa artigiana, Impresa Commerciale e Società di persone). In dettaglio:
- confronti su quanto si versa e prestazioni previste
- condizioni per cambiare gestione previdenziale
- quali altri conseguenze derivano dal cambio di gestione previdenziale
- eventuali connessioni con regime dei minimi
Il workshop è riservato ai soci Acta ai quali chiediamo un contributo simbolico per sostenere i costi di organizzazione dell’evento: 10 euro per la partecipazione diretta in sala sino ad esaurimento posti; 5 euro per la partecipazione in streaming, con possibilità di formulare domande in chat.
L’appuntamento è per mercoledì 21 gennaio, ma già da ora i lavori sono aperti: ti invitiamo a registrarti e a formulare i tuoi quesiti e inviarli a workshop@actainrete.it. Il workshop non approfondirà risposte individuali, ma partirà dai casi singoli per dare risposte concrete e condivise.
Ricorda che i posti sono limitati alla capienza della sala. Affrettati!
Se sei già socio Acta, effettua subito la tua registrazione al workshop.
Se non sei socio, è il momento giusto per diventarlo (puoi anche versare la tua quota per il workshop contestualmente).
Illustrazione © Daniele Conti
54 Commenti
Ugo Testoni
ReplyOttima iniziativa, mi sono iscritto ed ho inviato un mio quesito.
monja
ReplyBella iniziativa! Io non potrò essere presente dal vivo e purtroppo nemmeno in streaming.
Sarà possibile vedere l’evento in un momento successivo?
Magari potreste pensare ad un pagamento simbolico anche per avere il link del video
Christian73
ReplyE per chi non ha possibilità di fuggire dalla gestione separata? Rimane solo la chiusura? Vorrei tanto che si continuasse la lotta per i nostri diritti!!!! Non diamogliela vinta!!!! #RENZIREWIND deve continuare!!!
Max
ReplyChristian avrebbe anche le sue ragioni…..
Purtroppo a ciò portano le decisioni scellerate di chi ha potere e vuole questo, o è semplicemente un incompetente….
Anna Soru
ReplyPer Christian, continueremo a chiedere che la riduzione dei contributi (e non solo) per gli iscritti alla gestione separata, ma in parallelo cerchiamo di trovare strade alternative per sopravvivere!
cad.f.a@tiscali.it
ReplyIo mi sono già mosso con il mio commercialista per capire se passare aritigiano o società sas ma ci sono delle considerazioni da fare per me che uso la casa ad uso promiscuo:
Spese detraibili 50% adella abitazione
gestione da cassa a competenza
perdita 4% rivalsa INPS
Tassa Camera e commercio
PEC
non obbligatorietà di presentare prima la parcella e poi la fattura quindi rischio in caso di insolvenza di dover comunque pagare l’IVA.
ecc.
Quindi secondo me nel mio caso per chi lavora nella propria abitazione bisognerebbe fare una tabella con 3 redditi diversi tipo 20.000-40.000-60.000€ e vedere quanto si paga in meno tra tasse INPS ed extra con artigiani e sas.
Silvestro De Falco
Reply@cad.f.a@tiscali.it,
dovresti considerare anche l’IRAP. Da professionista indipendente non la paghi mentre come sas si paga.
Come artigiano, non so, ma in ogni caso è opportuno stare attenti perché in questi giorni si sta parlando di un giro di vite sull’abuso del diritto, proprio per porre un freno all’elusione.
Per esempio, se sei un traduttore sarai anche un artigiano della parola ma dopo dovrai convincere l’Agenzia delle Entrate che rientri a pieno titolo in quella categoria.
Silvestro
alessandra
ReplyAnche io come altri il 21 non potrò partecipare nemmeno in streaming.
E’ possibile versare la quota per avere copia del video?
O è prevista un’altra data?
grazie
Cordiali saluti.
alessandra
ReplyNon posso partecipare nemmeno in streaming il 21.
é prevista un altra data oppure si può ricevere il video?
Ringrazio anticipatamente-
Saluti
Toroloco33
ReplyCiao mi sono appena iscritto per seguire il seminario in streaming. Riceverò un link via email per accedere al video?
Grazie
Max
ReplyIo credo che chiunque lavori con le imprese può iscriversi alla gestione commercianti (leggete art 55 TUIR e pagina sui liberi professionisti senza cassa del sito INPS). Altra cosa è il limite decisamente basso di 15000 euro ed il problema IRAP ( il bistrattato sistema supersemplificato, infatti, è stato inspiegabilmente eliminato).
Chi non lavora con le imprese deve dotarsi di organizzazione d’impresa. Non è immediato, ma nemmeno impossibile perché tante camere di commercio stanno aprendo all’idea che è sufficiente una organizzazione minimale anche nel caso di attività di natura intellettuale.
Maz
ReplyInteressante lo spunto proposto da Max “leggete art 55 TUIR e pagina sui liberi professionisti senza cassa del sito INPS” in caso sarebbe utile avere il link alla pagina INPS indicata. Ad una prima ricerca ho reperito quasi 500 risultati utili. Grazie
Max
ReplyPER MAZ
Vai sul sito INPS. Poi “i contributi da lavoro”, poi “gestione separata”, poi “liberi professionisti senza cassa”. In particolare leggi il punto 4 “natura di impresa”.
Samanta Boni
ReplyI soci ACTA 2015 che non possono partecipare né fisicamente né via streaming, con contributo di 5€ potranno successivamente accedere alla registrazione del workshop.
Chi ha versato la quota e il contributo per lo streaming in diretta, riceverà entro la mattina del 21 gennaio una mail con il link e la password per l’accesso.
PER I NUOVI SOCI: una volta effettuato il versamento RICORDATEVI di registrarvi sul sito, altrimenti non riusciamo ad abilitarvi allo status di socio per farvi accedere alle aree riservate.
Grazie a tutti!
Max
ReplyPER MAZ 2
Scusa Maz…il punto 4 è “natura non di impresa”
Ale
ReplyCiao,
sono più o meno nella stessa situazione di @cad.f.a@tiscali.it.
Dice come Silvestro anche la mia commercialista., che anzi giusto stamattina mi ha detto, ma lei offre servizi, quindi non è commerciante a prescindere e io non la faccio passare di lì perché sarebbe peggio (oltre a tutto se non si resta comm. per 5 anni, si perdono i contributi versati). Inoltre lei ha già versato abbastanza in gestione separata da avere ben oltre i versamenti minimi per la pensione quindi inutile regalare altri soldi all’INPS in una terza gestione (ho anche dei vecchi versamenti da dipendente.)
Però nei nuovi minimi non posso passare, anche volendo, perché per le vecchie attività si basano sul fatturato dell’anno precedente e con una soglia di 15.000 euro voglio vedere chi rientra (è la storia della mia vita, andavo sempre a pagare meno tasse in regime ordinario – e l’unica volta che rientrerei mi tagliano fuori con una soglia bassissima? STRONZI)
Da ora in poi lavoro in regime di diritto d’autore e L’INPS vada a quel paese, le ho regalato già abbastanza soldi.
Ale
ReplyP.S. Anna,
abbassamento contributi e innalzamento soglia dei minimi, che così è un’indecenza.
Daniele
Replycome sarà possibile vedere il video dell’incontro nei giorni succesivi?
Antonella
ReplyMi piacerebbe tanto che si portasse avanti la battaglia fondamentale: freelance non è equivalente a partita IVA.
In Italia è vergognosa la soglia minima per far scattare l’obbligo di iscrizione alla partita IVA: 5000 euro lorde l’anno. Ciò è assolutamente insostenibile. Nel Regno Unito si parla di 80.000 sterline l’anno per far scattare l’obbligo di iscrizione! Se avessimo una simile soglia ragionevole, non staremmo qui a contare ogni centesimo che riusciamo a guadagnare per poter pagare gli oneri fiscali e burocratici che un’attività registrata comporta, che sia dei minimi, regolare, o vattelappesca (l’immaginazione burocratica italiana per le sigle e i paletti assurdi che imbrigliano è imbattibile) poco importa.
Per favore, mentre si affrontano le giustissime e concrete battaglie come quella presente, sarebbe possibile, nell’ambito delle questioni di cui l’ACTA si occupa, rivolgere l’interesse anche verso il quadro più ampio e fondamentale che riguarda questa assurda identificazione dell’attività di freelance con la registrazione alla partita IVA?
Grazie per le importanti iniziative e per esserci a rappresentare questa categoria tanto tartassata.
Silvestro De Falco
ReplyCara Antonella,
lo sai che non credo che tu abbia tutti i torti con la tua proposta?
Vediamo se capisco bene il ragionamento.
Se io ho l’obbligo di aprire automaticamente la P. IVA oltre una certa soglia, supponiamo EUR 40.000 all’anno, le finte P.IVA, si porterebbe a termine lo sganciamento fra finte P. IVA (che guadagnano meno di EUR 40.000) e vere P.IVA.
Così ci libereremmo dalle sciocchezze che compiono le classi dirigenti che, nel loro zelo di voler “salvare” le finte partite IVA, vengono a rompere le scatole anche a noi.
Mi perdo qualcosa ?
Silvestro
Giuseppe
ReplyE’ una vergogna come si può vivere così pensano solo ai loro giri sporchi e favoriscono solo chi è già super favorito facendo credere di aver fatto qualcosa come il bonus di 80 euro prendono a noi per dare agli altri che schifoooo
Antonella
ReplyNon ti perdi niente, Silvestro. Quando si affrontano le questioni dalle fondamenta, molti nodi che si tenta di sciogliere alla superficie singolarmente, vengono al pettine.
Non solo non avrebbero molto senso le finte partite IVA, ma neanche tutte queste contorte forme di partita IVA ‘agevolate’ con tremila paletti che ti sbarrano la strada e soglie sempre insufficienti che ti danno l’ansia finchè ci stai dentro e appena le superi devi chiudere bottega o andare contro la legge.
Contrariamente a quanto potrebbe presumere lo Stato italiano, la maggior parte di noi non è evasore per vocazione, vuole dormire tranquillamente la notte pagando tasse sostenibili che contribuiscano al benessere di tutti i cittadini. Invece queste soglie per definizione insostenibili rendono automaticamente dei fuorilegge coloro che sono onesti cittadini o li costringono a rinunciare ad un’attività che amano, nella gran parte dei casi ad una loro passione.
In queste ultime settimane si è creato, soprattutto nel Regno Unito, un movimento contro le nuove disposizioni dell’UE riguardo al pagamento dell’IVA in base alle regole vigenti nel paese europeo dove risiede il compratore (anzicchè del paese di colui che vende) di un bene o servizio digitale. Legge nata per colpire i giganti come Amazon ma che si rivela una camicia di forza per le micro-attività di noi freelancers.
L’applicazione di tale legge obbliga chiunque distribuisca un prodotto digitale, anche solo un ebook da 5 o 10 euro, a registrare la partita IVA e versarla nel paese di chi compra tale prodotto, se il compratore risiede all’interno dell’UE. Ci si sta mobilitando contro questa legge, soprattutto perchè non tiene conto di alcuna soglia, neanche assurda come quella italiana, per l’obbligo di iscrizione alla partita IVA europea. Potete immaginare come l’abbiano presa gli inglesi e altri freelancer europei cui il loro fisco invece concede soglie minime per tale obbligo assolutamente ragionevoli e sostenibili.
Be, noi, con un limite ridicolo di 5000 euro, abbiamo quest’assurdità già in casa nostra, e sembriamo non accorgercene neanche!
Vi prego, cerchiamo di cambiare questa oscenità, altrimenti qualsiasi vittoria contro le piccole concessioni che Renzi, o chi per lui, eventualmente ci farà, saranno come delle vittorie di Pirro. In Italia non possono continuare ad esistere solo lavoratori dipendenti o imprese, ci siamo anche noi freelancer e micro attività autonome e finchè non raggiungiamo il realistico livello di fatturato che permette di sostenerne gli oneri, non dobbiamo essere obbligati ad alcuna registrazione.
Mattia
ReplyOttima iniziativa. È giunto il momento di unificare questa “classe” non rappresentata, in una forma che salvaguardi la libertà insita in queste forme di impresa, che non sarebbero e non vorrebbero essere parte di “ordini” o cose del genere.
Per favore rendete noto se i contenuti del workshop saranno fruibili anche dopo l’evento (anche per chi, come me, magari vorrebbero presenziare ma senza la certezza di trovare posto in sala).
Un saluto a tutti.
Silvestro De Falco
ReplyGrazie Antonella.
Silvestro
Ale
ReplyAntonella, grazie,
d’altronde la UE ha già accordato l’anno scorso allo stato italiano la facoltà di alzare l’esenzione dall’apertura di partita IVA ai professionisti fino a 65.000 euro.
E i nostri come hanno inteso la cosa? Come rivolta solo agli ordinisti! (E comunque se ne sono fregati ugualmente, perché “ce lo chiede l’Europa” vale solo quando fa comodo a loro.)
Sugli ultimi obblighi UE relativi all’IVA mi chiedo, “prodotto digitale” comprende anche le traduzioni? Perché se sì, tanto vale abbandonare i clienti europei e andarsi a cercare solo clienti extra UE… (sempre ammesso e non concesso che si sveglino, muovano il badonkadonk e alzino la soglia dei minimi e abbassino l’aliquota INPS.)
Sandro
ReplyBuonasera,
ottima iniziativa ma deve essere solo l’inizio.
Riassumo in poche parole, tanto si commentano da sole
16 anni di versamenti sono diventi circa 300 euro di pensione !
in particolare (se li erano persi !!! ho dovuto penare 3 anni per recuperarli facendo file ai patronati, al garante del contribuente, agenzie delle entrate con alzatacce alle 5 del mattino per prendere i numeretti)
30000 euro di versamenti si sono tradotti in 40 euro mensili di pensione
40*12 = 480 annui, 30000 / 480 = 62,5 anni
per riavere i 30000 euro che ho versato ci vorranno 62,5 anni !!!
67 + 62,5 = 129,5
per riavere i miei soldi dovrò campare (male) fino a 129,5 anni
e non ho conteggiato gli interessi
questo non è un paese né per giovani né per vecchi
ps come faccio a vivere ? continuo a lavorare
Ivan
ReplyNon ci sono soglie per aprire la P. IVA.
Bisogna aprirla se l’attività è abituale e continuativa.
I 5000 euro sono la soglia per l’iscrizione alla gestione separata.
Ivan
Reply65.000 euro sarebbe la soglia massima applicabile per il regime di esenzione IVA (cioè il regime dei minimi), non di esenzione dall’apertura di P. IVA.
lgrasselli
ReplyAnche io non riusciro’ ad essere presente il 21 e anch’io chiedo se potete mettere online (con costo simbolico come gli altri) la giornata.
Per il resto… ho chiesto al mio commercialista e mi ha detto che almeno l’Ag. Entrate della mia zona (Parma) non mi farebbe mai passare il passaggio (scusate il gioco di parole) da traduttrice a commerciante. Mi ha proposto una sas, ma mi e’ impossibile…
Mio fratello vive all’estero da oltre 20 anni e mi ha proposto di andare a vivere in Svizzera dove ha una casa. Invece del 70% tra irpef e inps, pagherei un 20% di irpef… ragazzi ma sarei ricca!!!
Mi faccio un mazzo tanto, lavorando tanto – troppo – per poi essere consapevole che dovro’ chiedere ai figli di sostenermi in vecchiaia, perche’ la mia pensione non sara’ sufficiente neanche per pane e latte…
Lavoro da 15 anni come PI ma mai come ora mi sono sentita presa in giro…
Antonella
ReplyPer Ale: le traduzioni non dovrebbero rientrare nei prodotti che l’UE ha individuato per la nuova normativa. Per il momento riguarda prodotti elettronici e automatizzati: hosting, video tutorial senza interazione in tempo reale del docente, ebook che si scarica automaticamente al pagamento, ecc. Dal prossimo anno si prevede di allargare tale aberrazione anche ai prodotti fisici.
Ivan, hai ragione, informandosi meglio ci si rende conto che non c’è limite all’assurdità italiana. Questo conferma maggiormente il mio punto: bisogna aprire questa questione dell’obbligo di registrazione della P.ta IVA. Tale apertura comporta oneri e costi e l’unico criterio che lo Stato ha titolo di pretendere da un cittadino è se tali oneri e costi siano sostenibili da detto cittadino, non se l’attività sia occasionale o meno. Senza contare poi la zona grigia che tale criterio comporta.
Il freelance è una categoria molto più ampia della classica categoria dei liberi professionisti con le loro casse ed i loro albi cui l’Italia malauguratamente li assimila. L’architetto, l’avvocato, ecc. hanno un percorso ufficializzato e sono sottoposti a determinati oneri altrimenti non avrebbero neanche titolo a definirsi architetto o avvocato. Non voglio pronunciarmi in merito alla giustezza di tale situazione, ma la categoria freelance non è sinonimo con tali categorie di liberi professionisti, ne a mio avviso con quella di popolo delle P.te IVA.
Gli inglesi distinguono bene tra freelance e registered company: il primo è una persona fisica e produttiva, il secondo è un’entità strutturata e in grado di gestire un certo capitale, quindi a far fronte a determinati oneri. Finchè il limite di oltre 81.000 sterline non è raggiunto, il freelance può tranquillamente lavorare da persona fisica, e oltre il limite di 10.000 sterline circa può cominciare a pagare le tasse in base al reddito dichiarato da persona fisica, con annessi un bel po’ di scarichi fiscali.
In Italia, la situazione è inaccettabile. Se io metto su un sito web e dico: sono bravo a fare traduzioni, mi piace farlo, è la mia passione, sono disponibile a collaborare con chi ha bisogno del mio aiuto, per lo Stato italiano ho l’obbligo di sobbarcarmi di costi e oneri che tale attività (il sito web con la mia disponibilità a collaborazioni) non ha reso.
Se sono un cinquantenne che ha perso il lavoro con poche possibilità di ritrovarne un altro e raggranello certamente meno di 5000 euro l’anno scattando qualche foto in battesimi e matrimoni, per lo Stato italiano devo aprire la P.ta IVA.
Se sono una mamma che sta a casa a curare i figli e intanto apro un blog su come realizzare sciarpe e maglioni all’uncinetto (che sono la mia passione), offro la mia disponibilità a realizzare i miei capi dietro modesto compenso, lo Stato italiano mi obbliga a registrare la P.ta IVA, ecc.
I casi elencati sopra e molti altri ancora dello stesso tenore mettono in luce l’assurdità della situazione italiana. Se leggete i commenti contenuti in questo articolo
http://fiscomania.com/2013/09/15/le-prestazioni-di-lavoro-autonomo-occasionale/
vi renderete conto di cosa sto parlando. Il succo di ciò che l’esperto dice è: questa è la legge, anche se non guadagni niente devi registrare la tua ‘attività’ o rinunciare alla tua passione. Non so voi, ma a me ha indignato moltissimo e tale legge mi sembra anche incostituzionale, sia per il principio della gradualità delle imposte che un cittadino deve pagare sia per il più profondo principio di libertà che ognuno ha di realizzare se stesso e di farlo attraverso un’attività che contribuisca al benessere della società in cui vive.
Molte di quelle persone sono da considerare freelance, e non solo quelle che raggiungono un reddito tale da potersi permettere gli oneri di un’attività registrata, alcuni anche con sacrifici e ansie che non dovrebbero invece subire.
A meno che non ci mettiamo a dividere i freelance in quelli di serie A (fatturati da P.ta IVA) e di serie B (quelli che non hanno diritto neanche ad esistere). Vorrei tanto che ACTA facesse propria questa battaglia che riguarda il concetto stesso della categoria che con grande coraggio e dedizione fa del suo meglio per rappresentare. D’altra parte, se non lo fa ACTA, chi altri?
Ale
ReplyIvan, l’assurdità italiana è proprio che la UE la intende come soglia di esenzione dall’apertura di partita IVA, non di esenzione dal pagamento IVA se hai la partita IVA come in Italia.
Perché per la UE la normalità è: se sei sotto la soglia non devi pagare l’IVA ERGO manco la apri, la partita IVA. La UE l’assurdità dei minimi o forfettoni IN p. IVA non la concepisce proprio.
Una legge come si deve sui freelance semplicemente non li deve obbligare ad aprire la partita IVA fino a una certa soglia (DECENTE, non i 5000 euro nostri), tipo i i 65.000 che chiede la UE o gli 80.000 UK o i 70.000 chf della Svizzera.
Poi si chiedono perché la gente si trasferisce all’estero.
(A proposito, ultimamente sui giornali ho letto anche questa assurdità: i freelance che lavorano online sposterebbero *la residenza* all’estero-scritto in modo che sembri esterovestizione. Questi non han capito che noialtri se spostiamo la residenza all’estero significa che CI TRASFERIAMO PROPRIO, ché all’estero spesso e volentieri si vive anche meglio. Ah, potessi.)
Ale
Replylgrasselli, fossi in te sarei già davanti alla porta di casa del fratello 🙂
Ivan
ReplyL’UE non intende i 65000 euro come come soglia massima applicabile per l’esenzione dall’apertura della P. IVA, ma solo di esenzione dell’IVA.
Leggi bene la decisione 13.11.2013, n. 2013/678/UE.
E, ripeto, 5000 euro non sono la soglia per l’apertura della P. IVA in Italia, MA per l’iscrizione alla gestione separata.
DIGITALNAT
ReplyMolto utile il workshop organizzato e tutte le attività intraprese dalla Associazione, non di meno, anche tutti i commenti che sto leggendo.
Ho iniziato attività di freelance nel Febbraio 2014, per la quale il mio commercialista mi ha iscritto, alla famosa gestione separata (applicazione rivalsa INPS 4% + IVA + Ritenuta Acconto).
Dal 1988 sono iscritto alla Gestione Commercianti, mia principale attività, non vedo perché devo avere due posizioni di cui quella nuova esageratamente cara, in termini di contributi e inutile dal punto di vista previdenziale, vorrei pertanto poter gestire il tutto con unica posizione INPS.
Piccola nota i professionisti, non hanno diritto alle stesse “tutele” dei dipendenti, non vedo perché debbano pagare all’INPS una contribuzione uguale.
Sono d’accordo che ci vorrebbe un taglio netto tra le “finte” partite IVA e le nostre vere.
Spero che il Workshop, possa aiutarci a prendere la giusta direzione.
Antonella
ReplyIvan, il commento che ho scritto sopra riconosce l’accuratezza del tuo intervento: non c’è una soglia minima, neanche quella ridicola dei 5000 euro, per far scattare l’obbligo di apertura della P.ta IVA. Questo non fa che acuire le difficoltà dei freelance in situazioni simili a quelle che ho segnalato prima.
Dirò di più, cercare di sfuggire alle grinfie della gestione separata facendoci assimilare ad altre categorie, mentre potrebbe attenuare alcune difficoltà contingenti per alcuni, in una prospettiva più larga e nel più lungo periodo potrebbe addirittura andare contro il nostro interesse.
A mio avviso, dobbiamo cominciare a concettualizzare distintamente chi siamo: non siamo avvocati, architetti, commercianti, e neanche imprese. Siamo persone fisiche, produttive e creative, che da poche risorse, per lo più un computer e poco altro, si inventano un’occupazione che può o meno crescere in qualcos’altro di più grande. Tuttavia, finchè ciò non avviene, e non tutti i traduttori o web design possono o vogliono fare gli imprenditori, non dobbiamo essere tenuti ad obblighi che esulano sia dalle nostre possibilità che dalla natura stessa di quello che siamo e che facciamo.
Se diamo per scontato che non c’è freelance o libero professionista senza P.ta IVA, ci dobbiamo rendere conto che ciò avviene in Italia, non nel resto del mondo (per esempio l’Inghilterra: https://www.gov.uk/vat-registration-thresholds) e l’Italia deve adeguare le sue leggi ed il suo fisco alle nuove realtà produttive piuttosto che forzare il nuovo ad adeguarsi al vecchio.
Se non chiariamo a noi stessi chi siamo e quindi di cosa abbiamo bisogno, come freelancer, per esistere e prosperare, non potremo adeguatamente farci ascoltare dai burocrati e dai politici di turno per difendere e rivendicare i nostri interessi in modo efficace.
Per ciò che riguarda i contributi pensionistici, se andate alla voce self-employed, trovate quanto pagano i freelance inglesi di contributi pensionistici senza obbligo di registrare un’attività: https://www.gov.uk/national-insurance/national-insurance-contributions-how-much-you-pay
Questa camicia di forza della registrazione a prescindere e le varie storture che ne conseguono, a mio avviso, dovrebbe essere presa in mano da noi, tramite ACTA, e messa al centro di ogni dibattito e tavolo in cui si discute dei nostri diritti, interessi, e persino sopravvivenza in Italia.
Maria Teresa Vaccari
ReplyIo mi trovo più o meno nella situazione di cad.f.a@tiscali.it
Sono consulente informatica (sviluppo, analisi, manutenzione software) dal 2000 dopo 13 anni da dipendente e ho come domicilio fiscale la mia abitazione, lavorando largamente con il telelavoro.
Molti miei colleghi sono iscritti come artigiani o come commercianti.
Nel 2000 feci la scelta di iscrivermi alla gestione separata (i contributi erano al 13%) per avere meno costi fissi e, consapevole che avrei accantonato poco, ho attivato una previdenza integrativa e fatto un’assicurazione contro gli infortuni.
Ora che l’INPS è al 30,72% faccio fatica a pagarle, ma non posso farne a meno perchè se mi succede qualcosa non ho altre fonti di reddito e ho una famiglia da mantenere.
Un’altra questione che non mi sembra nessuno abbia posto finora è il micidiale sistema di acconti/conguagli a date fisse (luglio e novembre) che mi ha sempre creato grossi problemi di liquidità e che mi ha costretto a volte a ricorrere a prestiti (per fortuna da familiari senza interessi!)
Se per esempio ci fosse un versamento mensile o trimestrale come per l’IVA il conguaglio e l’anticipo (soprattutto quello di novembre che si aggiunge a tutte le altre spese di fine anno) sarebbe più sostenibile e creerebbe meno problemi di liquidità (visto che noi non abbiamo la 13esima)
luckyj
ReplyBuongiorno,
sto valutando le varie opzioni, vorrei chiedere solo una precisazione…le varie società di persone prevedono di provvedere con il proprio patrimonio personale verso i creditori (a grandi linee almeno mi pare, correggetemi se sbaglio). Come libero professionista sussiste questo obbligo, oppure no? Grazie, splendido lavoro
fgamurrini
ReplyBuongiorno,
quando e come sarà possibile accedere alla registrazione del workshop versando il contributo? Le slide pubblicate danno già alcune indicazioni molto interessanti, aspetto con ansia di poter conoscere i dettagli. Grazie
tony75
ReplySi anche a me interessa…essendo un vostro socio vorrei poter scaricare la registrazione
del workshop versando il contributo…per l’utente fgamurrini ma dove si trovano le slide che ti sei scaricato???
Raffaella
ReplyChiedo scusa se intervengo, non sono iscritta e non posso neanche farlo in quanto dopo anni di PIVA come grafica sono stata costretta a chiudere per mancanza di lavoro e perché mi scadeva il periodo nei minimi e rischiavo di finire sotto agli studi di settore e a costi di commercialista molto più alti, ed ora sono disoccupata.
Per inciso: alla chiusura della P.IVA, e quando sono andata ad iscrivermi alla disoccupazione non ho avuto diritto a NESSUN SUSSIDIO “perché non ero dipendente”!
Quindi sottinteso che ho rubato e frodato durante il mio lavoro per cui ora non mi spetta niente!
Io qui ci vedrei gli estremi di incostituzionalità! Perché noi dobbiamo essere trattati in modo “diverso” dagli altri lavoratori?
Sono contenta di sapere che c’è qualcuno che si occupa dei nostri problemi, grazie a tutti voi!
Vorrei sapere se è possibile chiedere al governo di creare (se proprio ci vuole per essere in regola io non sono contraria alla P.IVA, ma che sia ragionevole!) una forma di P.IVA “leggera” per i freelance e lavoratori del terziario come noi, in modo da PERMETTERCI di essere in regola, perché come stanno ora le cose diventa semplicemente impossibile.
Una P.IVA che comprenda contributo INPS ragionevole, aliquota IRPEF ragionevole e sostenibile, pochi obblighi burocratici, NO studi di settore (perché devo essere io a dimostrare che non ho guadagnato più del dichiarato anziché il contrario? Perché dobbiamo essere sempre COLPEVOLI FINO A PROVA CONTRARIA, da noi fornita per di più? È assurdo!) e che permetta di scaricare eventuali assicurazioni malattia-infortuni in toto!
Se c’è altro, lascio a voi.
Grazie!
fgamurrini
ReplyPer tony75: le slide sono nella pagina di registrazione al workshop a questo link https://www.actainrete.it/registrazione-al-workshop-fuga-dalla-gestione-separata-2015/
Antonella
ReplyRaffaella, una P.ta IVA leggera per i freelance come l’hai descritta secondo me sembra proprio l’equivalente, o poco più, di non averla se non oltre una certa soglia: si tratta della dichiarazione dei redditi per le persone fisiche, che è quello che in realtà siamo. La P.ta IVA è un modo per tenerci imbigliati, visto che per avviare il nostro lavoro non abbiamo bisogno necessariamente di permessi dal comune, di locali, di insegne, ecc., non abbiamo bisogno di foraggiare mangiatoie varie, fonti di solito di corruzione e di perdita di tempo. Quindi, lo spirito burocratizzante italiano ci imbriglia nell’obbligo di aprire la P.ta IVA indipendentemente dalle nostre possibilità.
Comunque, se veramente fossero in grado di inventarsi una P.ta IVA (e oneri annessi) ritagliata alle nostre esigenze, soprattutto (ma non esclusivamente) tenendo conto di coloro che hanno clienti all’estero lavorando a distanza, che sono in gran parte la vera novità con cui il vecchio sistema burocratico e fiscale non riesce a stare al passo e ad inquadrare adeguatamente, sarei anche favorevole. Purtroppo, non ci credo tanto: perchè la maggior parte dei paesi occidentali (europei e non) hanno una soglia ragionevole prima di imporre l’obbligo di registrazione e l’Italia non contempla nemmeno che ci possa essere tale soglia?
Sindacato Inaredis
ReplyTribunale del lavoro di Genova: una nuova conferma al nostro percorso di legalità.
Continuano le conferme al percorso che abbiamo intrapreso. Quando l’INPS smetterà con il suo atteggiamento vessatorio nei nostri confronti? Speriamo che il neo Presidente Boeri riesca in fretta a por fine a questi comportamenti illegali nei confronti della nostra categoria.
http://inaredis.org/2015/01/25/tribunale-del-lavoro-di-genova-le-conferme-continuano/
Raffaella
ReplyGrazie della risposta Antonella.
Ma l’alternativa quale è? Adesso.
Il lavoro in nero?
Perché so di proteste da parte di altri professionisti riguardo al lavoro tramite ritenuta d’acconto, che considerano quasi un lavoro in nero mascherato… (oltretutto non mi è chiaro fino a che limiti si può usare).
Sinceramente non saprei come comportarmi in caso avessi un offerta per un qualche lavoro (magari!).
Io realizzo anche grafici per il restauro, e l’anno scorso sono stata contattata da un laboratorio che mi ha chiesto se potevo fare il lavoro.
Peccato che la Provincia (committente) dava il permesso ai restauratori di affidare i lavori SOLO a P.IVA e non ad altre forme.
Per cui ho dovuto rinunciare.
LINDABE
ReplyHo versato oggi la quota associativa di rinnovo per l’anno 2015. E’ possibile avere accesso al video e alle slide visto che non ho potuto partecipare di persona all’incontro??
Antonella
ReplyRaffaella, cosa fare adesso? Questo è il dilemma perchè per come siamo messi qui non c’è molto da scegliere tra non rispettare regole insostenibili e l’emigrare all’estero (cosa che sto considerando seriamente, e per me non sarebbe neanche la prima volta) mentre si porta avanti la battaglia del cambiamento. Quest’ultimo deve essere l’obiettivo fondamentale, chiamalo P.ta IVA leggera o altro ci vorrà tempo per costruirlo innanzitutto tra di noi e poi spingerlo convintamente sotto il naso istituzionale.
Ho indicato in un altro commento su questo sito che penso sia importante iniziare a discutere tra di noi tramite ACTA su un modello lavorativo-fiscale che sia adatto alle nostre esigenze ed alla nostra condizione concepita nel modo più inclusivo possibile rispetto alle piccolissime realtà produttive nuove, perchè quello che c’è in giro adesso sotto forma di P.ta IVA (minimi o non minimi, a me sembra una beffa comunque) ci costringe ad assumere forme di altre categorie che non ci appartengono e a lungo andare costringono molti di noi a chiudere bottega, il che è inaccettabile.
Ho menzionato il modello inglese del laissez-faire fino a quando non si ha un reddito che renda sostenibile la registrazione dell’attività, ma l’altro giorno ho anche dato un’occhiata al modello del Portage Salarial francese che mi sembra tremendamente interessante per i piccoli freelance:
http://paris.angloinfo.com/information/working/self-employment/freelancing-contracting/
http://www.guideduportage.com/
Bisognerebbe prendere ciò che di meglio c’è all’estero e modellarlo alle nostre esigenze in Italia tramite ACTA. L’importante è capire che una cosa è, per esempio, il web designer freelance un’altra la web agency, mentre per lo Stato italiano non c’è alcuna differenza negli oneri che chiede ad entrambi di sostenere, e ciò non va bene.
La discussione andrebbe cominciata, altrimenti questo dilemma in cui ci troviamo oggi si ripresenterà periodicamente, e la nostra categoria (dovremo cominciare a definirci come categoria e popolo delle P.te IVA, mentre va bene per lo Stato italiano, non va bene per noi tutti) continuerà a contenere professionisti che verranno tenuti fuori dalla possibilità di esercitare il loro lavoro, che in molti casi è anche la loro passione.
ACTA
Replyla registrazione del seminario non è ancora disponibile. Appena pronta lo comunicheremo!
ACTA
ReplyLa registrazione del seminario è disponibile, chi ha già pagato dovrebbe aver ricevuto le istruzioni per l’accesso.
fgamurrini
ReplyChi non ha ancora pagato il contributo ma vorrebbe farlo (io per esempio non avevo capito che si dovesse farlo prima del workshop….) come può regolarsi per accedere al video? Grazie
fgamurrini
ReplyScusate, ho visto ora che sulla pagina della registrazione al workshop è già menzionata la possibilità di pagare e accedere al video. Dunque è sufficiente inviare un bonifico di 5 EUR sullo stesso c/c in cui versiamo la quota associativa? Oppure sono previste altre modalità? Grazie ancora per tutto il vostro impegno e sostegno!
ACTA
Replyper fgamurrini si può fare un versamento unico di 55 euro o se si è già soci di 5 euro
tony75
ReplyIo sono già socio dove posso acquistare il video, se mi inviate il link per
effettuare il versamento di 5 euro e scaricare il video.
Grazie per la risposta
LINDABE
ReplyGradirei anche io ricevere il link per versare i cinque euro e poter scaricare il video. Potete darmi questa informazione?
Grazie
ACTA
ReplyIn basso alla homepage è possibile trovare link per fare donazioni anche da 5 euro.