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Aliquota mannaia

16 Dicembre 2009 Diritti, Previdenza

Anche il giornale della CEI affonta il delicato argomento delle aliquote previdenziali previste per i lavoratori professionali autonomi. In prima pagina, sul supplemento éLavoro di Avvenire del 16 dicembre 2009, si può leggere:

Aliquota mannaia

di Maurizio Carucci

Sta per scattare un nuovo aumento dell’aliquota per il popolo delle partite Iva e per i circa 200mila professionisti senza albo iscritti alla gestione separata dell’Inps. Dal primo gennaio cococo, cocopro e professionisti senza cassa privata, come informatici, designer, formatori, pubblicitari, consulenti alle imprese, traduttori, dovranno versare il 26,72% (+1% rispetto all’anno scorso, nel 1995 l’aliquota era del 10%). «Per molti di noi – spiega Anna Soru, presidente di Acta , l’Associazione di consulenti nel terziario avanzato – sarebbe il colpo di grazia. In una situazione di mercato difficilissima, in cui il lavoro è sempre più scarso e sempre più svalutato, con un ennesimo aumento della pressione previdenziale, che si aggiunge a un’elevata pressione fiscale, per molti il rischio di esclusione sociale dal mercato del lavoro diventerebbe reale. Un altro effetto sarebbe, per tutti gli interessati, la completa perdita di fiducia, peraltro già a livelli minimi, nei confronti della nostra classe politica». Ma quali sono le richieste degli appartenenti alle categorie che si ritengono vessati dallo Stato? «Non chiediamo lavoro – precisa ad esempio Manuela Congia , titolare di uno studio di traduzioni e interpretariato in Veneto –, non chiediamo incentivi, non chiediamo di essere privilegiati.
Chiediamo solo di essere trattati al pari degli altri lavoratori autonomi e il ridimensionamento delle aliquote contributive al 20%». Una riduzione del costo previdenziale e un’armonizzazione complessiva di quanto versato in tutte le gestioni, pubbliche o private, però, sembra difficile da attuare con questa Finanziaria. Purtroppo l’equiparazione contributiva del lavoro parasubordinato a quello subordinato risale a una legge approvata nella passata legislatura (la n. 247/2007) a cui si è aggiunto il rincaro fissato nella Finanziaria 2007: +0,22% per l’estensione della tutela dell’interdizione anticipata dal lavoro per maternità. «Tra le nostre richieste – continua la Soru – ci sono anche il riconoscimento di quelle prestazioni previdenziali minori, come i rimborsi per la malattia non ospedalizzata e il riconoscimento dei congedi parentali, per le quali anche i professionisti sono tenuti a un versamento, ma di cui soltanto i collaboratori possono usufruire». In discussione, quindi, sembra esserci il criterio con cui lo Stato considera i professionisti autonomi: l’incidenza della contribuzione sui compensi lordi è la più alta nel panorama di tutte le tipologie contrattuali esistenti in Italia. La Soru, tuttavia, non è contraria alla flessibilità. «Anzi – precisa – per molti di noi è una scelta consapevole e in alcuni casi del tutto naturale per l’esercizio di attività di consulenza. Tuttavia è preoccupante che in Italia il lavoro professionale autonomo sia pagato meno, spesso molto meno, di quanto sia riconosciuto per attività analoghe svolte da lavoratori dipendenti. Anziché esserci un riconoscimento del rischio e del valore di alta specializzazione, si fa leva sugli outsider, ovvero su chi ha minore forza contrattuale, per recuperare i costi dovuti alle inefficienze interne generate da un’organizzazione poco virtuosa del lavoro dipendente». In questo senso, forse, «occorre iniziare a pensare non soltanto a riforme del sistema previdenziale e fiscale, ma anche a misure per arginare il crollo dei compensi per le prestazioni intellettuali, una dinamica che rischia di depauperare il patrimonio di competenze messe a disposizione dai professionisti per lo sviluppo del Paese». Per questo si affaccia l’ipotesi di promuovere una campagna informativa e una presa di posizione politica e culturale sul valore della consulenza specialistica, che deve in primo luogo essere considerata come «strumento di flessibilità e crescita dell’intero sistema Paese; un rilancio della domanda della pubblica amministrazione che dovrebbe stabilire compensi minimi per i professionisti impiegati, in modo da aggirare pericolosi ribassi operati dagli intermediari in gare pubbliche; un intervento per assicurare i tempi di pagamento, che preveda l’introduzione di un interesse di mora automatico, in corrispondenza del superamento della scadenza, oltre che crescente al crescere del ritardo».

ACTA

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Aliquota mannaia

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