IRAP: vittoria in Cassazione
11 Marzo 2010 Fisco, Vita da freelance
IRAP: battere l’Agenzia delle entrate si può!
Ebbene si battere l’agenzia si può. Così è succeso a me dopo un contenzioso lungo 7 anni.
L’11 febbraio di quest’anno è stata depositata la sentenza della Corte di Cassazione che ha cassato il ricorso dell’Agenzie delle entrate contro la sentenza della Commissione provinciale favorevole alla mia richiesta di non pagare l’IRAP e contro il ricorso in appello alla Commissione regionale. Quindi ho collezionato una prima vittoria nel 2003 in Commissione provinciale, una successivamente in Commissione regionale ed infine in Corte di Cassazione.
Cosa porto a casa?
Un rimborso modesto: 3.074 euro più gli interessi legali a cui devo togliere il costo dell’avvocato. Però a partire da quest’anno la mia commercialista non pagherà più l’IRAP e chiederà all’Agenzia il rimborso per gli anni successivi all’anno del ricorso.
Cosa mi è servito?
Innanzitutto una grande pazienza e sopratutto il supporto della mia commercialista che mi ha segnalato con grande puntualità i diritti del libero professionista e le logiche burocratiche dell’Agenzia delle entrate.
Cosa vi consiglio? Fate altrettanto e trovatevi un commercialista che non stia ipocritamente super partes ma stia dalla vostra parte. E quando vincete fatelo sapere ai colleghi. L’unione fa la forza!
Sergio Bevilacqua
13 Commenti
cristiano andreani
ReplyTi stimo Fratello! E giro l’articolo al mio commercialista!
Paola Gatto
ReplyCaro Sergio, che tipo di professione svolgi e che organizzazione hai? Peccato che in Italia le Class actions non siano ammesse nel settore fiscale e finanziario, altrimenti……
chiara
ReplyWOW, sei un mito! Ed anche io passo il tuo caso al mio commercialista… GRAZIE!
Mario
ReplySergio Bevilaqua (a proposito: complimenti!) ha scritto che dalla somma che gli verrà rimborsata dovrà togliere i costi dell’avvocato. Ebbene proprio questo è uno degli aspetti più scandalosi del rapporto tra l’Amministrazione finanziaria ed il Contribuente: la compensazione delle spese. Non conosco il caso particolare di Sergio, ma è abitudine della stragrande maggioranza dei giudici tributari non addebitare all’Amministrazione le spese sostenute del Contribuente perfino nei casi in cui quest’ultimo ha palesemente ragione ed il comportamento dell’Agenzia ha di fatto tutti i connotati della lite temeraria. Abitudine che nasce evidentemente dal retropensiero dei giudici secondo il quale lo stato non è una parte come le altre ma deve comunque godere di un trattamento privilegiato. Grazie a questa mentalità indegna di uno stato di diritto, moltissimi Contribuenti rinunciano a ricorrere contro assurde pretese dell’Amministrazione per evitare di sostenere spese certe a fronte di un esito comunque incerto del giudizio. Un’altra vergogna che deve al più presto finire…
Daniela Antongiovanni
ReplyComplimenti Sergio! Ho una commercialista disponibile sull’argomento, potresti rendere noti a grandi linee i punti su cui hai imperniato il ricorso? Così, anche se una class action non è prevista nel nostro ordinamento potremo seguire la strada segnata… Grazie!
Daniela
Gianguido Saveri
ReplyGrande Sergio!… sei un mito!
Marco Colombo
ReplyOttima notizia !
Grazie Sergio per averla riportata qui, mi trovi perfettamente d’accordo sull’importanza del professionista che ti segue e sull’opportunità di condividere le esperienze per trasmettere fiducia nelle possibilità di ottenere un risultato positivo.
A proposito di class action, non contemplata, e di “strada segnata da seguire ” come dice Daniela , come saprete ACTA si sta organizzando per riuscire a fornire in convenzione ai propri Soci dei servizi specifici, proprio per mettere a loro disposizione dei professionisti con un’esperienza pregressa in materia di contenzioso IRAP ma soprattutto per assicurare quegli stessi servizi ad un costo significativamente inferiore.
Quest’ultimo è un fattore determinante poichè è tristemente vero quello che fa notare Mario : è raro che vengano rimborsate le spese al Contribuente che vince il giudizio…
Mi farà molto piacere se vorrai unirti anche al gruppo ACTA su LinkedIn dove c’è già una discussione aperta su quest’argomento con la quale stiamo cercando di raccogliere le testimonianze più significative insieme ai commenti e alle riflessioni di chi è ancora incerto sul da farsi.
Estendo quindi l’invito a tutti quelli che sono interessati, per accedere a LinkedIn potete seguire il collegamento sul mio nome.
Marco
Valeria Maria Tafel
ReplyComplimenti, Sergio! Soprattutto per la pazienza che ti ci è voluta…
Anche io, come Daniela, vorrei sapere quali sono i principi in base ai quali la tua posizione è risultata non essere soggetta a IRAP. Sono convinta di rientrarci anche io e ho già cominciato da quest’anno a non pagarla, ma se potessi prepararmi già su come rispondere sarebbe molto utile. Come puoi farci sapere qualcosa di più in merito?
Dato che non c’è la “class action”, come molti lamentano, non abbiamo altro da fare che muoverci col passaparola. Ti pare?
Valeria Maria Tafel
ReplyScusatemi tutti, ho trovato nel sito la risposta a quello che cercavo, dunque annullo la richiesta!
Per la cronaca, il mio fiscalista è disponibilissimo…
Marco Colombo
ReplyProprio per aumentare l’efficienza del “passaparola” e l’individuazione regionale/provinciale di convenzioni con i commercialisti invito tutti quelli che sono interessati o che hanno già smesso di pagare di segnalarlo ad ACTA utilizzando i form di contatto qui sul sito o sui social network dove ACTA è già presente.
facebook :
http://www.facebook.com/pages/ACTA-Associazione-Consulenti-Terziario-Avanzato/369469353016
linkedin :
http://www.linkedin.com/groups?&gid=107097
Luisa Di Bella
ReplyCome qualcuno di voi sa già, ho cominciato a raccogliere le testimonianze dei professionisti autonomi in materia di IRAP; sono sempre di più quelli che scelgono di non pagare, soprattutto dopo la circolare del 2008.
Purtroppo, questo non arresta il contenzioso con l’agenzia delle entrate e il motivo è abbastanza scandaloso. Infatti, l’orientamento è diventato più favorevole all’accogliment o dei ricorsi da parte degli autonomi, tuttavia mancano delle disposizioni per permettere direttamente agli uffici di discutere la questione; l’unica sede deputata rimane la Commissione Tributaria e quindi l’unica via diventa il ricorso.Che ha dei costi per il contribuente che non vengono riconosciuti in caso di esito positivo.
I fronti su cui dovremmo pertanto organizzarci sono tre:
– la convenzione con commercialista/avvocato per avere migliori qualità e prezzo dei servizi;
– il passaparola per essere più preparati e condividere quanto serve per i ricorsi;
– una campagna per puntare ad ottenere un cambiamento delle norme in modo da evitare il circolo vizioso del ricorso al giudice tributario, che finisce altrimenti per essere necessario anno per anno.
Music Search Engine
ReplyE ‘difficile per me comprendere tutta quella roba, perché ho studiato la vostra lingua solo per un periodo limitato di tempo. Ma ora ho capito molto in questo settore. Mi piace il modo intelligibile un servizio di informazione presente in modo da diventare comprensibile, trasparente e accessibile per la gente comune come me. Davvero ben fatto!
Paola Gatto
ReplyNon vorrei sentire così tanto la mancanza di una class action.. ma.. dato che non c’è, appoggio in pieno la proposta di Luisa per una campagna di abolizione dell’IRAP allo scopo di veder sancita, nero su bianco, la norma che ne annulla il pagamento da parte dei professionisti autonomi!