Rischio disoccupazione dei professionisti autonomi, CNEL sbaglia le valutazioni
22 Luglio 2010 Diritti, Lavoro, Vita da freelance
Il 20 luglio CNEL ha presentato il Rapporto sul Mercato del Lavoro 2009-2010 (.PDF in dwonload, 2 MB), uno studio che conferma l’attuale quadro negativo dell’occupazione e prevede un’ulteriore crescita della disoccupazione nel 2010. A Pag. 154 si confronta il rischio di disoccupazione/inattività (calcolato in base alle trasformazioni della posizione lavorativa) delle diverse tipologie professionali. I professionisti sembrerebbero avere il più basso rischio di diventare disoccupati o inattivi: nel 2009 risultano disoccupati o inattivi solo il 3,2% di coloro che nel 2008 erano occupati (al secondo posto imprenditori con il 3,9%, quindi i dirigenti con il 4,4%, all’ultimo posto i collaboratori con il 17,1%).
Questo confronto è tuttavia ingannevole. Il passaggio da uno status di occupato a uno da disoccupato è chiaro per un dipendente o per un collaboratore, dove è definito da un licenziamento o dal decadere di un contratto. Molto meno chiaro per un professionista (e più in generale per un lavoratore autonomo), che può continuare a tenere aperta la partita IVA anche se il fatturato è crollato.
L’effetto della crisi sulla nostra categoria non è visibile dai dati sulla disoccupazione e neppure da quelli sul tempo lavorato, perché si lavora più che mai: diminuiscono gli incarichi e gli importi degli incarichi, aumentano i progetti, i preventivi presentati, le azioni di marketing e di ricerca di nuovi lavori e nuovi clienti, l’impegno sulla formazione e l’aggiornamento (che ricordiamo è deducibile dal reddito solo al 50%).
L’effetto della crisi è visibile sul fatturato e sugli incassi (ritardati) e purtroppo gli Studi di Settore fanno finta che la crisi non ci sia.