Un quadro infedele sul mondo del lavoro
Discussione piuttosto paludata quella di ieri a L’Infedele di Gad Lerner. Ospiti Susanna Camusso (segretario generale CGIL), Michele Tiraboschi (consulente del ministro Sacconi), Aldo Bonomi (sociologo), Massimo Mucchetti (Corriere della Sera) e il nostro Sergio Bologna, oltre a rappresentanti di badanti, cooperative, stagisti.
Buona parte della trasmissione si trascina sul tema del lavoro degli operai e della FIAT e il tema di partenza, il 1 maggio si perde subito. Un bravo Aldo Bonomi cerca di riportare al centro la questione della rappresentanza (“i sindacati non rappresentano tutti, nascono oggi nuove coalizioni dal mondo cooperativo a quello dei ‘piccoli’…“) e del lavoro dei “capitalisti molecolari”, ma senza grande successo.
Sergio Bologna accenna ai lavoratori della conoscenza e in un secondo breve spazio ai loro problemi con le previsioni pensionistiche. Su Twitter qualcuno bolla i suoi discorsi come “teorie trendy sul popolo dell’happy hour“, altri lamentano giustamente il fatto “che non si possa parlare di lavoro senza incentrare tutto su Fiat e sindacati“. Alcuni stanno apertamente con Bologna, perché “c’è tutta una generazione che lavora per due spiccioli e quella generazione è la più giovane“.
Michele Tiraboschi parla, invece, del disallineamento tra lauree e domanda di lavoro, suscitando qualche mal di stomaco nei ragazzi in seconda fila. Susanna Camusso, in ultimo, presenta la proposta CGIL di patrimoniale che tasserebbe le grandi ricchezze (in mano al 13% degli italiani) con la finalità di abbassare le imposte del lavoro salariato a vantaggio esclusivo di dipendenti e pensionati, unico vero target del sindacato, se ancora non si fosse capito!
Tutto poi finisce su Leghismo, Tremontismo e spot finale al libro di Telese su sesso, ville e cavalieri (che c’entra col lavoro, vallo a capire). L’ultima parola concessa a Sergio Bologna è stata giusto l’occasione perché potesse ricordare come tra le fibrillazioni della politica, nazionale e locale, “le questioni del lavoro non se le fila nessuno, a partire da Governo e Parlamento, e un tema così importante per il Paese passa sempre drammaticamente in secondo piano“.
L’inedito spazio TV offerto ad ACTA è stato comunque un successo per noi, sempre piuttosto distanti dal grande schermo (e non per volontà nostra). La discussione, tuttavia, non sembra essere mai entrata nel vivo sui nostri temi e sul mondo del lavoro come lo vediamo dal nostro punto di vista. Beh, ci proveremo ancora, fidatevi.
2 Commenti
Samanta Boni
ReplyPer rivedere la puntata, fare clic qui: http://www.la7.tv/richplayer/?assetid=50211980
Mi chiedo perché sia così difficile capire che il mondo del lavoro è cambiato e che occorre ripensare i lavoratori, tutelarli e rappresentarli in modo diverso.
Bravo Sergio, mi è piaciuto molto il tuo intervento e i tuoi sforzi per fare chiarezza. Continuiamo a farci vedere e conoscere. Prima o poi raggiungeremo i nostri obiettivi!
Federico Fischanger
ReplyConcordo con l’analisi di Dario e con il disappunto per non essere riusciti a vedere discusse organicamente molte delle questioni che ci riguardano. Anche io voglio ringraziare Sergio Bologna per “averci messo la faccia” e per l’onestà intellettuale con cui ha cercato di argomentare. Mi chiedo se forse non abbiamo pagato il prezzo di una disabitudine a tempi e modi della comunicazione televisiva, sempre più costruita sulla provocazione e la semplificazione delle tematiche o sull’affabulazione aneddottica, approccio ben noto ai molti politici che presidiano i talk TV e, a quanto pare, anche a qualche sindacalista 😉