No all’aumento dei nostri contributi per finanziare la riforma fiscale
24 Giugno 2011 News, Previdenza
Siamo alle solite! Servono soldi e la soluzione ipotizzata è ancora una volta l’aumento dei contributi della Gestione Separata INPS.
Il sistema più facile per garantire cospicui “tesoretti”, da utilizzare per quella che è considerata l’emergenza del momento: ieri il Protocollo sul Welfare, fortemente voluto dal sindacato, oggi la Riforma Fiscale, richiesta a gran voce dalle associazioni datoriali. Cambiano i governi, ma le ricette sono sempre le stesse.
Peraltro non mancano i ripensamenti, quando si passa all’opposizione, come è accaduto all’onorevole Cesare Damiano che da ministro con ripetuti aumenti ha portato l’incidenza della contribuzione pensionistica dal 17,8% al 26%, poi ha presentato (qualche mese fa) uno Statuto del Lavoro Autonomo con cui rinnega il suo precedente operato e propone la riduzione dei contributi per omogeneizzarli a quelli dei commercianti. Peccato che questi aumenti siano sempre irreversibili. Vale il principio di entropia, abbassare i contributi è impossibile, è come cercare di rimettere il gas nella bombola da cui è fuoriuscito! I tesoretti vengono subito spesi, distribuiti, non sono più recuperabili per permettere un cambio di rotta.
E ora ci riprova il Governo di Centrodestra, stando ben attento a non colpire commercianti e artigiani, che pagano 5-6 punti in meno di noi, o le Casse private dei professionisti, che pagano la metà e che conoscono il finto lavoro autonomo quanto e più delle professioni non ordinistiche (che dire degli architetti formalmente autonomi, ma impiegati a 7 euro l’ora? O dei giornalisti la cui situazione è ancor peggiore?). Smettiamola con l’alibi del contrasto all’uso improprio di collaborazioni e partite IVA. La diffusione di queste tipologie di lavoro è andata di pari passo con l’aumento dei contributi.
Non possiamo continuare a finanziare un Welfare dal quale siamo esclusi (ammortizzatori sociali e altro), in nome di una solidarietà al contrario, che toglie ai più deboli per dare ai più protetti, per garantire il mantenimento di diritti acquisiti che in molti casi sono privilegi indebiti (ricche pensioni retributive di ex dirigenti che hanno versato molto poco, mentre le nostre pensioni saranno irrisorie anche quando i versamenti sono cospicui). Basta!!
I nostri redditi sono falcidiati dalla crisi e più che dimezzati dal carico fiscale-previdenziale già ora (un carico superiore a quello dei dipendenti), il governo ci vuole dare la mazzata finale? Sull’argomento si veda anche l’articolo di Dario Di Vico sul Corriere della Sera di oggi “Le Pensioni miraggio dei lavoratori autonomi”.
Noi di ACTA è sicuro, ci mobiliteremo per difendere i nostri diritti, non lasceremo passare questa vergogna. E’ sfida aperta. Equità e giustizia non sono diritti su cui soprassedere e per questo chiediamo a tutti i lavoratori professionali autonomi di seguirci e appoggiaggiare le nostre prossime azioni e rivendicazioni!
12 Commenti
ugo
ReplyE’ lo scandalo dello stato corporativo e duale. Dove chi ha garanzia di reddito e rappresentanza istituzionale la fa da padrone. Ma le cose devono e possono cambiare, dal basso, come stanno dimostrando gli ultimi comportamenti elettorali. Partiti, associazioni datoriali e sindacati fanno finta di non saperlo ma lo temono. La partita è troppo importante per noi partite IVA. Per il nostro reddito, per la nostra dignità di lavoratori, per i nostri diritti di cittadinanza. Dobbiamo alzare la voce come gruppo sociale, ma dobbiamo anche alzare il culo come individui. Dobbiamo muoverci, insieme, in tutte le città dove possiamo farlo. Se non ora, quando? Coraggio, possiamo farcela!
Ugo
Federico
ReplyBasta, basta, non ne posso più!!! Ieri ho saputo dalla commercialista quante tasse / INPS devo pagare, oggi la bella notizia di Di Vico… Perchè gli ingegneri pagano il 15% di INPS? Stavo pensando di emigrare…
Anonimo codardo
ReplyMi pare che l’aumento sia limitato ai professionisti iscritti ad un’albo… potreste confermare o smentire ?
ACTA
Replyno, come sempre, l’aumento riguarderebbe i professionisti senza albo!
alberto
ReplyL’aumento del contributo ma con quali contropartite ?
Penso che possono mandarci in pensione anche a 90 anni
aumentare il contributo ma non possono lasciarci senza reddito in caso
di malattia o perdita del lavoro.
alberto
ReplyMi risulta che il sottosegretario Geroldi Giovanni durante il Ministero Damiano avesse già proposto un piano per gli ammortizzatori
sociali in attuazione e completamento della legge Biagi sulla flessibilità del lavoro . Ma i sindacti e governo Prodi hanno preferito fare lo scalino per i dipendenti
Elsa Bettella
ReplyMa noi non siamo lavoratori? Ma noi non siamo cittadini? Ma con quale reddito dovremmo sopravvivere e con quale pensione morire? Sarò presente a qualsiasi manifestazione / azione si decida di intraprendere: è una questine di giustizia sociale!
adriana mongelli
ReplySono d’accordo con Elsa e anch’io sarò presente ad ogni iniziativa che ACTA deciderà di intraprendere.
Porto la mia esperienza in modo che i più giovani iscritti ad ACTA e coloro che non si sono ancora iscritti, valutino bene cosa li aspetta se staranno in silenzio a subire quello che il governo deciderà per loro.
Dopo 40 anni di lavoro – ininterrotto – prima come dipendente per 17 anni e poi a Partita IVA per i 23 restanti anni, a me il nostro governo riserverà il “privilegio” di vivere con € 800 di pensione al mese, una pensione appena superiore alla “minima”.
Questa è una vera ingiustizia sociale. Sarò costretta, probabilmente, a chiedere a mia figlia i soldi per arrivare a fine mese, dopo aver lavorato 40 anni.
Pensate bene cosa sta accadendo e cosa potrebbe succedere in futuro!
menomale che esiste l’associazione che vi può rappresentare, non perdete l’occasione di entrare a far parte di ACTA, iscrivetevi e non sarete soli a combattere la vostra battaglia contro le ingiustizie sociali.
Sergio Bevilacqua
ReplyCari colleghi, vorrei fare due piccole proposte. La prima riguarda la diffusione della notizia. Ognuno di noi ha un profilo sui social network. Perchè non cominciamo ad utilizzafre questa modalità di comunicazione per far conoscere quanto sta avvenendo? Se ognuno di noi pubblicasse il comunicato di Acta sulla home del proprio profilo linkedin o facebook la diffusione della notizia sarebbe molto più ampia.
La seconda riguarda il consenso nei confronti di iniziative che sicuramente Acta organizzerà in futuro. Perchè ognuno di noi, come è già avvenuto nelle recenti elezioni referendarie, non “adotta” un dipendente (un amico, un parente, un collega) cui inviare i comunicati di Acta in modo da creare una sensibilità sociale nei confronti della nostra categoria che soffre di isolamento anche culturale?
Due piccoli sforzi che però possono avere effetti a catena . . . le recenti elezioni amministrative e referendarie insegnano molto.
Teniamo duro e un invito ad Acta a indire azioni eclatanti che colpiscano i media. Ciao
Sergio Bevilacqua
Paola Gatto
ReplyDalla mia pagina di Facebook.
Rilfessione della sera: ho letto il comunicato diffuso dall’Associazione XX maggio. Come pensavo, parte della nostra infelicità la dobbiamo alla facilità e alla nostra compliance difronte alla tendenza dei politici di fare un calderone di tutte le figure professionali iscritte alla Gestione Separata dell’INPS e alla leggerezza, incompetenza, mancata informazione dei soggetti che hanno avanzato tale proposta. E’ come se questi signori non sapessero nulla di Gestione Separata, di parasubordinati, di aliquote contributive (che affibbiano in percentuali errate all’una o all’altra categoria), di questionario IRES e dei suoi risultati, della composizione sociale di questa categoria di professionisti autonomi, dei loro redditi, della quantità dei loro diritti a tutela mancata. Ma non basta. Questi signori hanno fatto di molto peggio con la loro proposta: cercano di strumentalizzare i “parasubordinati” ai fini della ricerca di un reddito che finanzi la previdenza sociale di classi purtroppo molto mal garantite. Nel momento in cui un professionista della GS dell’INPS si rifiuta di accettare questo ennesimo tentativo di sfruttamento economico e fiscale, è come se rifiutasse il raggiungimento della giustizia sociale ad un’altra fascia di lavoratori deboli come loro. Ritengo gli autori di questa proposta non solo disinformati sugli ultimi dati, sulla fiscalità dell’INPS, ma soprattutto sconsiderati per non aver pensato (o per aver pensato e fatto comunque)
che questa proposta potrebbe innescare una pericolosa guerra sociale “fra poveri”. Ho fatto un po’ di conti. Posso sbagliare, ma mi pare che ci chiedano di vivere con il 30% circa del nostro reddito da lavoro. Cercherò conferme, ma queste sono press’a poco le percentuali. Qundi questo disegno non solo è grave per quello che palesemente chiede, non solo perché pare quasi ammesso senza obbiezione alcuna, ma perché è indice di ignoranza fiscale e sociale. Pare che abbiamo meno di una settimana di tempo per opporci e per risvegliare questi che vivono come in una favola, quella degli Stupidi Addormentati nel Bosco.
Dino
ReplyApprovo che se ne parli, e penso che inizierò a seguire il sito e l’associazione.
Ma queste battaglie purtroppo sono inutili perché magari noi che viviamo i problemi della fiscalità opprimente ce ne rendiamo conto, ma la maggior parte degli Italiani è fatta di persone che pensano che il fisco sia giusto e ci scambia per degli evasori.
Tra l’altro sono convinto che aderire a proteste di tipo fiscale ti metta automaticamente in qualche lista della finanza, e per quanto sia onesto e attento sappiamo benissimo che se vogliono trovarti un problema te lo trovano, e non puoi farci nulla.
Quindi sarebbe carino sapere in che modo ACTA vuole protestare, ovvero se intende organizzare qualcosa sotto forma di disobbedienza civile oppure passeggiate con i cartelloni.
Dilva
ReplyActa, da sempre, è contraria al riconoscimento del DIRITTO al reddito minimo garantito che, da anni, è riconosciuto in tutta l’Europa civilizata.
Acta, da sempre, aborre il solo pensiero che, tra le partite IVA, esista il precariato, anche perché si rifiuta di conoscere il vero significato del termine freelance che, oggi in Italia, equivale solo alla definizione: lavoro a chiamata. Fa “vergogna” ed è “poco elegante” riconoscere che, tra le partire IVA, esistano i precari e la disoccupazione, under e over 40 che sia.
Acta voleva che venisse riconosciuta l’indennità di maternità (per qualche mese), offrendo in cambio l’aumento della nostra età pensionabile, ci è arrivato prima il governo.
Continuate pure a sentirvi élite, sarebbe forse meglio chiedervi: de che?