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Contro l’aumento dei contributi. Senza se e senza ma

28 Giugno 2011 News, Previdenza

Questa volta un po’ tutti hanno metabolizzato un concetto che da sempre come ACTA sosteniamo: i contributi li paghiamo noi iscritti alla Gestione Separata e non i nostri committenti, ogni aumento determina una riduzione del nostro reddito disponibile.
C’è tuttavia un altro concetto che invece risulta incompreso da politici, sindacalisti e anche professori: già ora i contributi pensionistici pagati da noi sono superiori a quelli di tutti gli altri lavoratori, compresi i dipendenti. Non è corretto sostenere che noi paghiamo il 26% e i dipendenti il 33%, perché quest’ultima percentuale è calcolata su una base diversa.
E’ vero i calcoli non sono facilissimi, ci riproviamo a spiegarli con dei grafici, in cui evidenziamo le principali voci che compongono il costo del lavoro.
Facciamo l’esempio di due imprese che hanno necessità di un servizio. La prima si avvale di un dipendente per un anno, la seconda nello stesso periodo ne affida la realizzazione ad un professionista autonomo. Ipotizziamo che il costo delle due soluzioni sia lo stesso : 40.000 euro. Vediamo nelle due soluzioni quale è l’incidenza pensionistica e il reddito disponibile.

  • A parità di costo del lavoro, il netto in tasca del professionista è lievemente inferiore a quello del dipendente (53,7% contro il 54,7%).
  • Riportando entrambi alla stessa base di calcolo, l’aliquota pensionistica “reale” di INPS pagata dal dipendente, è pari al 25,5%, inferiore dello 0,5% a quella del professionista.
  • Il professionista paga molta più IRPEF , oltre all’l’IRAP (complessivamente il 4,4% in più!)
  • Il professionista paga meno in termini di “altri oneri sociali” (malattia, disoccupazione infortunio …) e infatti non gode di alcuna protezione contro malattia, infortunio e disoccupazione e non ha diritto né ad allattamento né a congedi parentali.

In sintesi ciò che il professionista versa in più come imposte, il dipendente versa come oneri sociali non pensionistici che gli permettono di accedere alle tutele di malattia disoccupazione, infortuni, congedi vari. Il reddito netto è lo stesso, ma il professionista è sostanzialmente escluso dalle protezioni del welfare. inps 33 percento

Cosa succederebbe se i contributi pensionistici aumentassero al 33%?

Il reddito disponibile diminuirebbe ancora e scenderebbe sotto la metà del fatturato, già su questi livelli di reddito.

E sapete perché non pensano di aumentare invece gli altri oneri? Perché non servirebbe a fare cassa, dovrebbero infatti restituirli come prestazioni e indennità (malattia, disoccupazione…). Almeno in teoria, visto che quel poco che attualmente versiamo per gli altri oneri (0,72%) ci viene restituito per meno della metà (0,33%, sulla base di quanto calcolato dall’INPS stessa)

Note metodologiche

  • Per il lavoratore dipendente sono state prese come riferimento le aliquote contributive di un impiegato presso l’industria in genere, con più di 15 dipendenti,
  • Nei calcoli per il dipendente non è stato considerato il Trattamento di fine rapporto (TFR) trattandosi di una retribuzione differita che non ha possibilità di comparazione con la struttura dei compensi della Partita IVA.
  • Per rendere più immediata la comprensione, non si tiene conto delle aliquote INAIL e delle addizionali IRPEF che interessano tutti i lavoratori
  • Non si considerano altre detrazioni fiscali collegate a situazioni personali e familiari che esulano dal contratto di lavoro.

Le incomprensioni nascono da una particolarità della struttura della busta paga del lavoratore dipendente. La base su cui vengono calcolati i contributi previdenziali, sociali e fiscali è infatti la RAL, retribuzione annua lorda, che viene definita dai contratti collettivi. Su questa RAL le aliquote contributive e sociali sono calcolate per una parte a carico del datore del lavoro e per l’altra parte a carico del lavoratore. Per approfondire vai all’analisi del CERM Le pensioni degli iscritti alla Gestione separata dell’INPS. Quattro proposte per ACTA.

ACTA

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15 Commenti

  1. ugo

    Reply

    Una perfetta fotografia della realtà. Molto importante in un momento in cui si cerca di fare del fumo sulla manovra. Facciamolo conoscere, soprattutto agli amici che ci dicono che essere professionista è una pacchia.

    28 Giu 2011
  2. Matteo

    Reply

    Senza considerare che un dipendente ha maggiori garanzie per malattia e infortunio.

    28 Giu 2011
  3. Elsa

    Reply

    E senza contare i costi per produrre quella percentuale di reddito, che spesso non sono detraibili e che per noi è imprescindibile sostenere (come formazione e viaggi di studio e di lavoro ad esempio).

    28 Giu 2011
  4. Paola Gatto

    Reply

    se per quello, non c’è neanche la previdenza integrativa, che per noi è un obbligo e dobbiamo sottrarlo dal reddito disponibile.

    28 Giu 2011
  5. Manuel N.

    Reply

    C’è un particolare importante che viene sempre omesso, ma che sarebbe giusto evidenziare per portare avanti le nostre battaglie correttamente:

    Noi detraiamo al 100% i contributi pensionistici che paghiamo. Pertanto, alla fine, paghiamo molto meno del 26,72%.

    28 Giu 2011
  6. Roberto A

    Reply

    vedo molta confusione:i lavoratori dipendenti,calcolando il totale dei contributi versati sul lordo comprensivi dei contributi versati dal datore di lavoro,versano il 26,72%.Infatti,facciamo l’esempio di uno stipendio in busta lordo di 1500 euro mensili.I contributi del lavoratore sono il 9,49% pari a 142,35 euro,quelli a carico del datore il 23,51% pari a 352,65…in totael versa 495 euro.Ma la percentuale non va fatta su 1500 ma su 1500+352,65=1852,65 per cui 495/1852,65 fa’ proprio 26,72.Stesso calcolo va fatto per i parasubordinati,che pagano un po’ meno,se si vuole fare un paragone con le aliquote pagate da professionisti,commercianti,artigiani,autonomi.Sarebbe ora ormai,che si pagasse tutto la stessa aliquota,anche alla luce del fatto che il sistema pensionstico è del tipo contributivo e il cacolo è lo stesso per tutti e si basa sul totale dei versamenti fatti e fare un ente di previdenza unico.I commercianti,professionisti e artigiani hanno poco da lamentarsi,hanno pagato sempre poco di contributi (anche se poi piano piano sono andati aumentando).Se si vogliono avere pensioni non da fame,bisogna pagare piu’ contributi.

    28 Giu 2011
  7. Roberto A

    Reply

    se il professionista che non ha altra copertura pensionistica ed è nella gestione separata e paga già il 26,72 non sarà toccato…credo che giustamente si vogliano toccare i parasubordinati che formalmente pagano il 26,72 ma utilizzando lo stesso metodo dei dipendenti con parte a carico del datore di lavoro,versano in realtà meno.E dovrebbero essere pero’ portate tutte le aliquote contributive anche di commercianti,auotonomi,artigiani e ogni altra forma di lavoro,tutti sullo stesso piano dei lavoratori dipendenti con un ente solo,accorpando tutto (anche l’INPDAP) nell’INPS,con un bel risparmio anche di costi (sono anni che parlano di fare un ente unico,ma non lo fanno mai).

    28 Giu 2011
  8. Anonimo codardo

    Reply

    A Torino i mercatali hanno bloccato l’aeroporto contro la direttiva Bolkenstein, che tra le altre cose impone loro di pagare tutti gli arretrati INPS. Se loro protestano per mantenere uno status quo illegale, noi freelance che dovremmo fare?

    29 Giu 2011
  9. Anna Soru

    Reply

    per Manuel, tutti quanti detraggono i contributi dall’imponibile, vale per noi come per i dipendenti. Ci mancherebbe anche di pagare le imposte su quanto versiamo all’INPS!

    29 Giu 2011
  10. adriana mongelli

    Reply

    Mi sembra che la spiegazione sia molto chiara: paghiamo circa come i dipendenti senza avere le loro stesse tutele. Facciamoci sentire e vedere in piazza domani sera da politici, sindacalisti, professori e anche dai dipendenti perchè sappiano che a noi non va bene così, che non vogliamo subire questa ingiustizia sociale.

    29 Giu 2011
  11. massimo

    Reply

    LA vera battaglia e’ la gestione autonoma della cassa cosiddetta Gestione separata. Chi versa non ha nessun diritto ,ma solo il doveri , con rendite stabilite dall’inps.Se siamo autonomi lo dobbiamo essere in tutto se no e’ solo una fregatura a ben dire un furto continuo.

    8 Lug 2011
  12. Mattia Sullini

    Reply

    Finalmente una spiegazione chiara. E come è stato richiamato nelle altre risposte qui non si vede il fatto più grave, ovverosia che siamo privi di qualsiasi forma di tutela assicurativa.

    14 Lug 2011
  13. Daniele Ferla

    Reply

    Un saluto a tutti. Questo post illustra chiaramente la situazione e nei commenti che mi precedono leggo altrattanti chiari spunti (come per esempio il fatto che il lavoratore autonomo ha anche dei costi indeducibili, etc etc).
    COn un po’ di presunzione, senza essere commercialista, ho provato a fare il calcolo del costo orario di un professionista che opera nel web; se a qualcuno può interessare lo trova sul mio blog, qui : http://bit.ly/lkkD1U

    Un saluto
    Ferla Daniele

    13 Ago 2011

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Contro l’aumento dei contributi. Senza se e senza ma

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