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Trasformare il regime dei minimi, ma non solo a favore dell'avvio dei giovani

3 Luglio 2011 Fisco, Lavoro, News

Una delle misure della manovra che colpirà maggiormente i professionisti autonomi è la restrizione del regime forfetario dei contribuenti minimi ai giovani con meno di 35 anni e senza precedenti esperienze autonome. Una misura che potrà avere un impatto decisamente positivo per il bilancio statale, se si considera che:

  • i contribuenti minimi sono molto numerosi, ben 627.322 (4-5 volte più di quanto rilevato nei precedenti regimi agevolati “di successo”)
  • circa il 70% ha più di 35 anni e quindi l’area di esclusione è molto ampia.

Come abbiamo più volte sottolineato in questo sito, è un regime che ha anche conseguenze inique o inopportune, sicuramente da migliorare o sostituire, ma non da eliminare tout court, soprattutto in un periodo già così difficile.


Provo a riassumerne i punti principali.
Il regime dei contribuenti minimi comporta:

  • l’ applicazione di un’imposta sostitutiva IRPEF e addizionali nella misura del 20%,
  • una notevole semplificazione burocratica, con la possibilità di evitare anche la spesa del commercialista,
  • l’esenzione dall’IRAP e dall’IVA,
  • l’esclusione dagli studi di settore.

I principali svantaggi del regime sono invece:

  • l’impossibilità a detrarre l’IVA sugli acquisti,
  • la non applicabilità delle detrazioni IRPEF previste per il lavoro autonomo (per la no tax area),
  • l’indetraibilità dal reddito tassato con l’imposta sostitutiva degli “oneri detraibili”, ovvero interessi sui mutui, spese mediche e altri oneri come i figli a carico, e di quelli indeducibili, come i versamenti ad un fondo pensione ed altri.

Perché è iniquo o inopportuno?

  • Perché è molto più conveniente per i chi ha altri redditi (da dipendente, pensione o rendita), che non solo fruisce di un vantaggio fiscale molto più consistente (l’applicazione di una cedolare secca del 20% al reddito autonomo aggiuntivo evita la cumulabilità di più redditi), ma anche della possibilità di mantenere sul primo reddito la deducibilità di mutuo, figli etc.
  • Perché favorisce i lavoratori autonomi con elevate possibilità di evasione. Agisce infatti come una minimum tax che evita gli studi di settore.
  • Al contrario non è conveniente per chi ha esclusivamente redditi da autonomo, non evade ed ha un imponibile molto basso (grosso modo inferiore ai 20.000 euro l’anno) oppure ha significativi oneri legati a figli, spese mediche e mutui. In questi casi se si fanno un po’ di calcoli si scopre che con il regime dei minimi l’imposta pagata è spesso superiore a quella dovuta in regime ordinario.Infine il limite dei 30.000 può rappresentare un disincentivo alla crescita dei redditi, soprattutto nelle situazioni di partita iva finta, dove fornisce un alibi per non aumentare i compensi (non ti conviene guadagnare qualche migliaia di euro in più, usciresti dal regime agevolato e dovresti pagare più tasse!).

Perché tuttavia non vogliamo che sia abolito?
Sono almeno due le ragioni.

La prima ragione è che è  un regime “tarato” per il lavoro professionale (incluse le “false partite iva”) perchè è specificamente rivolto ad attività che comportano bassi investimenti (uno dei vincoli all’accesso è non aver superato i 15.000 euro di investimenti negli ultimi 3 anni) e perchè non è limitato ai primi anni di attività, recependo quindi che non si tratta di imprese con difficoltà nella fase di start up, ma di lavori spesso marginali che faticano a sopravvivere.
Ed infatti vi ha aderito oltre il 30% dei professionisti del terziario alle imprese (attività professionali, scientifiche e tecniche e servizi di informazione e comunicazione), contro una media del 14,8% calcolata sul restante lavoro autonomo imprenditoriale (elaborazioni su dati del Ministero delle Finanze, “Analisi dei dati IRPEF_anno d’imposta 2009”).
I motivi di tanto successo non sono solo nello sconto fiscale, ma anche nella semplificazione degli adempimenti e nell’esenzione dagli studi di settore, un vero e proprio incubo per chi trovandosi in grave difficoltà non solo non ha diritto ad ammortizzatori sociali, ma deve anche difendersi dalla presunzione di evasione fiscale.

La seconda ragione è che risponde ad un’esigenza molto pressante dei professionisti autonomi, l’esigenza di una “compensazione” rispetto ad un’imposizione fiscale elevatissima, decisamente più elevata che per le altre categorie di lavoratori, ai limiti della sostenibilità per chi non evade (per onestà o per impossibilità). Rispetto ai dipendenti godono di minori detrazioni per le fasce di reddito più basse (no tax area) e nell’area previdenziale assistenziale; inoltre sono ancora obbligati, in mancanza di una legislazione chiara, al pagamento dell’Irap, senza dimenticare la spada di Damocle degli studi di settore. Rispetto ad altre categorie di autonomi sono invece penalizzati da un sistema di costi deducibili che non consente di recuperare integralmente e/o in tempi adeguati i costi fondamentali tipici per le proprie attività (formazione, telefonia, tecnologia, non certo capannoni o macchinari!).

Il Governo potrebbe comunque realizzare importantissimi risparmi introducendo alcune varianti:

  • il massimale di reddito dovrebbe considerare l’imponibile totale di un contribuente e non solo i redditi da autonomo. Uno studio del Ministero delle Finanze (I contribuenti minimi: caratteristiche fiscali e socio-economiche) segnala che ben il 68% dei contribuenti minimi ha altre fonti reddituali!
  • l’IVA potrebbe essere reintrodotta, ma con un unico pagamento annuale per mantenere una contabilità semplificata.

Infine l’agevolazione potrebbe diventare uno strumento di stimolo alla crescita (e non un blocco), attraverso la creazione di un’area intermedia sopra i 30.000 euro di imponibile, che ammorbidisca il passaggio tra il regime agevolato e quello ordinario (prevedendo ad esempio una aliquota più alta per il reddito eccedente il massimale, ma mantenendo le altre caratteristiche del regime agevolato).

Anna Soru

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13 Commenti

  1. Mario Panzeri

    Reply

    aggiungo alcune osservazioni:
    – mi risulta da articoli della stampa che negli ultimi tempi l’utilizzo a fine di evasione fiscale del regime dei minimi, che pure è sempre esistito in misura non irrilevante, sia sensibilmente aumentato, perciò non è sorprendente che il governo sia intervenuto;
    – il vero problema è l’assurdità degli studi di settore, che vengono sbandierati come strumento sempre più sofisticato di lotta all’evasione mentre sappiamo benissimo che è esattamente il contrario: serve all’Erario soltanto per fare cassa, assai spesso a danno dei contribuenti più deboli e a vantaggio di quelli più forti;
    – proprio per l’impossibilità di detrarre e dedurre gli oneri, il regime dei minimi si adatta bene o a chi è molto giovane e presumibilmente ha oneri ridotti, oppure a chi ha altri redditi o infine a chi, essendo in grado di evadere e avendo la possibilità di sottrarsi agli studi di settore, ci guadagna anche senza detrarre e dedurre gli oneri;
    – spese come quelle mediche, per il mutuo, ecc. nulla c’entrano con l’attività lavorativa autonoma e quindi non si capisce perché debbano essere il “prezzo” (o uno dei “prezzi”) per l’adesione al regime dei minimi (per inciso, è davvero grave che una persona che magari ha un reddito basso per problemi di salute non possa detrarre le spese mediche). Il “prezzo” dovrebbe semmai riguardare l’indeducibilità totale o parziale di costi inerenti l’attività lavorativa autonoma (per es. le spese di rappresentanza, i costi dell’abitazione ad uso promiscuo ecc.);
    – un altro elemento negativo del regime dei minimi è quello della macchinosità e problamaticità del passaggio dallo stesso a quello ordinario e viceversa;

    – negli anni scorsi ogni tanto si è ipotizzata l’estensione del regime dei minimi a livelli di reddito notevolmente più elevati di quello attuale (ricordo per esempio un articolo in questo senso di Stefano Fassina): il governo va invece in senso opposto e, per certi versi, con buone ragioni;
    – bisognerebbe quindi individuare uno strumento di controllo non vessatorio come gli studi di settore che questo governo (o il prossimo) accettasse di scambiare con gli studi stessi: allora si potrebbe avere qualche piccola speranza di una reintroduzione del regime dei minimi, possibilmente modificato sia nel “tetto” sia in altri aspetti (detraibilità e deducibilità degli oneri, passaggio da un regime all’altro ecc.);
    – trovo molto corretta la tua proposta di inclusione nel “tetto” del regime tutti i redditi del contribuente (ma ho l’impressione che un intervento de genere darebbe fastidio a troppi “intoccabili”…). Sono d’accordo anche sull’idea di elevare il “tetto” introducendo una più elevata aliquota oltre i 30mila euro (in ogni caso la questione delle aliquote dovrà essere riesaminata dopo l’introduzione della riforma fiscale, che pare riduca sia il numero sia il livello delle aliquote stesse);
    – desidero infine far notare che la deducibilità/deduzione dei costi può essere un’arma a doppio taglio per il contribuente, in quanto va ad aggravare le pretese da studi settore del fisco.

    3 Lug 2011
  2. Dilva

    Reply

    Spero che Mario abbia scherzato affermando che, al regime dei minimi, aderiscono solo:
    – evasori fiscali
    – solo giovani

    L’adesione al regime dei minimi”, se si vive nella realtà e non nell’happy hour, viene adottata perché il lavoro NON c’è, sia per giovani che per non giovani, o perché il lavoro che c’è non permette di guadagnare a sufficienza.
    Moltissimi campano grazie al welfare all’Italiana (finché reggerà ma, anche quello si sta prosciugando): famiglia, parenti, amici e Tettamanzi (che non ci sarà più).

    Ripeto: sono moltissimi coloro che non posso fare altra scelta.

    Oppure, ACTA si rivolge sempre e solo a chi fattura dai 50mila ai 90mila euro?

    Credo sia ora di rendersi conto che, esiste un’altra Italia.
    Perfino il Sole24Ore se ne è accorto e segnala: “…su redditi attorno ai 10mila euro (lordi) annui, quando non al di sotto di questa soglia….”
    http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2011-06-28/aliquota-collaboratori-professionisti-090415.shtml

    3 Lug 2011
  3. luca

    Reply

    sono d’accordo con mario che passare da un regime all’altro è di una macchinosità infernaleil mio commercialista si è rifiutato e ho dovuto cambiarlo per modificare il regime
    non capisco che cosa dice dilva che non mi pare ci sia scritto nel commento precedente che al regime aderiscono solo giovani ed evasori, è un po’ più articolata la questione emi pare si dica che è un regime che favorisce chi può evadere non che è un regime solo per evadere altrimenti mi offendo con la fatica che faccio
    io seguo acta anche se ho meno di 50 mila euro per la verità la seguo da due anni e non credo si rivolga alle fasce alte non ho mai letto così

    3 Lug 2011
  4. Dilva

    Reply

    Ciao Luca, intendevo solo sottolineare che non si deve dimenticare (accade troppo spesso) l’esistenza, tutt’altro che minima, di chi fattura anche meno di 10mila eu all’anno e che non è giovane.
    Perché, appunto, come dici anche tu, la questione è, di parecchio, più articolata. Tutto qui.

    4 Lug 2011
  5. Miracle

    Reply

    Sapete che la manovra contiene un regalo al Comune di Palermo, nello specifico alla società municipale Amia, pari a 45 milioni di Euro?
    Sapete che tale contributo a perdere viene versato ad una società che si occupa di pulizia delle proprietà comunali palermitane e che ha un terzo di dipendenti ex-pregiudicati?
    Sapete che questa società ha un tasso di assenteismo spropositato?
    Sapete che in manovra finanziaria il risparmio previsto derivante dalla revisione del regime dei minimi è pari a 100 milioni di Euro?

    In sintesi: il Governo stravolge letteralmente il regime fiscale di centinaia di migliaia di persone per ottenere un risparmio che è poco più del doppio di quanto versa, in un colpo solo e a perdere, ad una società in perenne stato fallimentare e che rappresenta il tipico carrozzone mediterraneo utilizzato a scopi clientelari e totalmente improduttivo.
    Questi sono i metodi del Dottor Tremorte: prosciuga le energie vitali del malato e lascia che si continui ad alimentare il cancro che lo devasta, risultato morte sicura, e nemmeno indolore. Il prossimo passo obbligato, per il governo di sinistra che verrà nel 2013, dopo che quello di destra avrà spento l’economia con questi metodi delinquenziali, sarà imporre la patrimoniale. Il passo successivo sarà la Grecia. Anzi, una Magna Grecia, alimentata a tradimento prima e ovviamente destinata ad esplodere poi.
    Infezione – Epidemia – Devastazione: vogliamo arrivare a questo?

    7 Lug 2011
  6. Emilio Rousseau

    Reply

    Bene, ormai da qualche anno ero tentato di chiudere la partita iva che uso per arrotondare il magro stipendio con qualche lavoro nel tempo libero, ma ora mi hanno dato la spinta definitiva. D’ora in poi si fa tutto a nero. In questo Paese siamo abituati al sopruso sistematico, l’Italia è sempre stata una perfetta trasposizione della fiaba del Lupo e l’agnello, ma questo governo li batte tutti. Prima la cedolare sui piccoli risparmiatori con 50mila euro in titoli, ora questa mazzata sull’orda di straccioni delle partite iva sotto i 30mila all’anno (di cui faccio parte, beninteso). Ogni mattina quando apro gli occhi spero che l’incubo sia finito e invece scopro che mi è franato un altro pezzo di terreno sotto i piedi. Non ce la faccio più…

    8 Lug 2011
  7. Alberto Trapani

    Reply

    Ciao a tutti,

    ma non si potrebbe indire una mobilitazione per indurre il Governo a cancellare in sede di conversione l’art. 27 del d.l. 98/2011, ossia la norma che prevede la trasformazione del regime dei minimi??

    Ho 30 anni, vivo a Milano e mi sono trasferito da Bari per lavorare in uno studio legale, finora con i minimi galleggiavo ora rischio il collasso.
    Infatti tra affitto di una stanza a 520 Euro, 720 Euro di tasse, contributi alla cassa ed aumento del commercialista mi resteranno 220 Euro al mese per vivere a Milano.

    QUESTA NON E’ VITA.

    Come noto in Italia vi sono tanti lavoratori pseudo autonomi in regime di monocommitenza, che grazie alla crisi se vogliono lavorare sono costretti ad aprirsi la partita IVA ed il regime dei minimi voleva agevolare tanti in questa situazione.

    La verità che non essendo rappresentati come categoria siamo subito bersagliati ed equiparati tutti agli evasori.

    Mi fido solo di ACTA e di persone come Sergio Bologna, il cui libro “Vite da freelance” consiglio a tutti di leggere.

    Si può fare qualcosa tutti insieme????
    Uno schiavo moderno

    8 Lug 2011
  8. Monika Horakova

    Reply

    Io chiudo la P.Iva, ho già avvisato la commercialista.
    Ho 43 anni. Dopo 7 anni di precariato ho iniziato a lavorare come freelance per pagare almeno l’affitto.Sono passata al regime dei minimi a causa di Studi di settore. Adesso mio marito è in Cassa integrazione, a maggio ho dovuto ritirare la figlia più piccola dall’asilo nido perché non ho più soldi per pagarlo dopo il raddoppio delle rette. Questo anno (lavoro solamente con le aziende che con la crisi non si possono permettere più miei servizi)ho fatturato esattamente un decimo del totale di due anni fa, un po’ per motivi di salute, un po’ per la mancanza di lavoro, un po’ perché devo curare mie figlie. Non sono mai stata congrua per gli Studi di settore, figuriamoci con questo fatturato.
    P.S.Qualcuno ha bisogno una donna di pulizie ??? (ovviamente in nero)
    Scusate lo sfogo ma sono veramente disperata.

    22 Lug 2011
  9. Manuela

    Reply

    Per Mario: sarà pur vero che le spese mediche, del mutuo ecc. non c’entrano con l’attività lavorativa, ma allora non hanno nulla a che fare con l’attività lavorativa di nessuno. Perché io (contribuente minima) mi devo pagare in toto le medicine, di cui tra l’altro ho bisogno quotidianamente e di cui pago il prezzo intero e non il ticket perché per patologia considerata “non mutuabile” e un altro lavoratore detrarrebbe il costo dai redditi?
    Può immaginare la vergogna che provo nei confronti dei miei famigliari ogni volta che vado in farmacia e lascio nelle mani del farmacista un biglietto da 50 €? Perché in quei momenti, visto che sono una contribuente minima a causa del reddito non da favola, mi sento solo un peso.
    E se a volte riesco a “scaricare” qualcosa usando la tessera sanitaria di mio marito, mi vergogno doppiamente… perché in realtà sto facendo qualcosa di illecito. E se, come è successo un paio di anni fa, si tratta di più di 1000 € in un anno per problemi ginecologici, non posso certo appiopparlo a mio marito….
    A termini di costituzione (art.32), la salute è un bene da tutelare. Ma come è già stato fatto notare da vari giuristi, in teoria è tale per tutti.
    Se si avesse (per ipotesi) un reddito di 10.000 € con 1000€ di spese mediche, di fatto nel regime dei minimi si pagherebbero più tasse che nel regime ordinario….

    24 Lug 2011
  10. Manuela Dal Castello

    Reply

    Grazie di aver puntualizzato queste questioni così importanti. Speriamo che qualcuno si decida ad affrontarle con la serietà che meritano.
    Purtroppo non ho molta fiducia che ciò accada…

    24 Lug 2011
  11. Clara Wieck

    Reply

    Ragazzi, sono sbalordita.
    Sono avvocato in proprio a Milano e ho fatto fatica ad arrivare a vivere con il mio lavoro, in questo periodo di crisi.
    Ho 36 anni e con il regime dei minimi stavo iniziando a respirare.
    Cosa si può fare per non fare convertire in legge quanto previsto in merito all’abolizione del regime dei minimi?
    Come si può organizzare una manifestazione?
    Ci sono molte categorie colpite da questa abolizione, naturalmente, non solo quella a cui appartengo io.
    Vorrei fare qualcosa.
    Qualcuno sa come si possa organizzare una protesta?

    1 Set 2011
  12. ennio

    Reply

    ho cominciato a leggere ,proprio per questo ,cercando qualcuno che desse voce a questo malcontento ! possibile che la gente stia tutta zitta !organizziamoci ! facciamoci sentire ! sapete se per caso su facebook esiste qualcosa del genere? visto che ormai per avere visibilita’ bisogna andare in rete ,costruiamo un gruppo che riunisca il “popolo delle partite iva !

    8 Set 2011
  13. Marco

    Reply

    Il regime fiscale dei Minimi,deve e rimarra’ cosi’ come è stato concepito
    nel 2008 dal governo Prodi.
    Questo governo di incapaci non lo cambiera’a loro piacimento,
    Scendiamo in piazza per farlo capire.
    Organizziamo una manifestazione
    Fate divulgare questo messaggio in rete.
    Mobilitiamoci,è nel nostro interesse….

    19 Set 2011

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Trasformare il regime dei minimi, ma non solo a favore dell'avvio…

di Anna Soru tempo di lettura: 4 min
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