Generazione sfruttata: riflessioni al margine
La trasmissione “Presadiretta” di ieri 2 ottobre 2011 parte con una scena che è ormai un cult: lo show di Brunetta che parla della “peggiore Italia”. Seguono servizi sulle finte partite Iva (archeologi, architetti, giornalisti…), ma anche su altre tipologie di contratto usate a sproposito e con molti abusi (collaborazioni a progetto, associazione in partecipazione, stage) per finire con un “approfondimento” sulla fuga degli italiani all’estero.
Nel complesso il servizio ha avuto la capacità di evidenziare il disastro del mercato del lavoro in Italia, con il proliferare di contratti che hanno l’unico obiettivo di pagare sempre meno, di rendere evidente l’uso vergognoso degli stage e più in generale di dare spazio al grandissimo disagio giovanile. Da segnalare un’intervista davvero da collezione a Michele Tiraboschi. Interpellato per aver certificato come collaborazioni a progetto contratti di lavoro per l’esecuzione di numerose consegne di giornali entro orari ben definiti, il giuslavorista difende il suo operato cercando di dimostrare che si tratta di lavoro effettivamente autonomo.
Tuttavia ci sono state alcune “stonature”.
Una prima stonatura ci tocca da vicino, riguarda le partite IVA.
Il conduttore Iacona ha parlato di 9 milioni di partite Iva, il 15% delle quali (come risulta da una ricerca Ires-CGIL) sono finte. Ne consegue che in Italia ci sarebbero 1.350.000 finte partite Iva!
Ma i 9 milioni includono le partite iva non utilizzate (che infatti il governo sta cercando di portare alla chiusura con una specifica misura introdotta nella manovra di luglio), le imprese, gli artigiani, i commercianti etc, mentre la ricerca Ires-CGIlL ha messo al centro il mondo delle professioni autonome, che sulla base di dati del Ministero delle Finanze (si veda il post “Quanti sono i professionisti autonomi?”) occupa meno di 2 milioni di persone. Anche ammettendo che la ricerca abbia interessato un campione statisticamente rappresentativo (e non lo è, come precisato dalla stessa ricerca), possiamo dire che le finte partite iva possono essere stimate in meno di 300.000, certamente tante, ma neanche 1/4 di quanto sostenuto da Iacona. Il fenomeno è comunque grave, non si capisce perché debba essere esagerato con un uso così superficiale dei numeri.
Un’altra stonatura è ben più marcata e riguarda gli italiani all’estero. I giornalisti amano le “storie”, spesso ci capita di ricevere richieste di testimonianze, non di ragionamenti più ampi, perché al pubblico piacciono le “narrazioni”, storie che poi vengono sintetizzate fornendo un quadro generale che non sempre risponde alla realtà. Con questo procedimento Presadiretta ha fornito l’immagine di una Spagna Eldorado, dove trovare un lavoro è molto facile e dove è scontato in pochi mesi passare da un contratto a termine ad uno a tempo indeterminato. Peccato che ciò si scontri con dati spagnoli record sia sulla disoccupazione giovanile (42%!) sia sulla prevalenza di contratti a termine, in seguito ad un processo di flessibilizzazione che continua tutt’ora e che interessa anche gli insider (si veda ad esempio il provvedimento dell’11 giugno scorso che riforma la contrattazione collettiva). Dati talmente reali che hanno spinto migliaia di giovani (gli indignados), nelle piazze delle principali città iberiche, di cui nel servizio di Iacona non c’è traccia (indignados desaparecidos?). Nessuno nega che le storie riportate siano veritiere, ma non possono essere presentate come emblematiche di tutto il mercato del lavoro spagnolo.
Che dire infine del grandissimo spot pubblicitario a favore della CGIL, immancabilmente presentata come il sindacato in difesa di tutti i deboli? Siamo contenti che la CGIL si sia fatta carico di questa parte del lavoro a lungo ignorata o non capita, ci auguriamo che questo sia uno spunto per ragionare sulle soluzioni praticabili in questo periodo di risorse scarse.
8 Commenti
Federico Fischanger
ReplyPienamente d’accordo con Anna.
Solo una riflessione sulla stima delle “false partite IVA” che, anche ridimensionata, fa comunque effetto, anche perchè sembra che molti di questi lavoratori vadano ricercati tra le professioni ordinistiche “classiche”.
Due segnalazioni a proposito:
– la petizione “IVA sei parita” (http://firma.ivaseipartita.it/) lanciata on line da ingegneri e architetti per denunciare il fenomeno dei lavoratori autonomi sottoposti in tutto e per tutto a lavoro subordinato;
– la questione dell’intesa tra Consiglio nazionale degli ingegneri e l’Agenzia del territorio che, di fatto, prevede Ingegneri impiegati a servizio dello Stato gratuitamente (http://www.corriere.it/economia/11_ottobre_01/ingegneri-stato-gratis-savelli_8f7f6652-ec28-11e0-827e-79dc6d433e6d.shtml)
Giovani ingegneri, architetti geologi, agronomi, forestali, ecc. ecc. siete proprio sicuri che i vostri Ordini vi tutelino davvero?
Non è forse giunto il momento di provare a far nascere una nuova coalizione dei professionisti?
Non pensate che forme associative a più alto livello di inclusione possano fare di più per tutelare tutti noi?
In fondo molte delle vostre rivendicazioni (malattia, disoccupazione, la stessa previdenza, siete nel sistema contributivo anche voi!) sono le questioni per le quali da tempo ACTA si batte.
Alfonso Miceli
ReplySulla trasmissione ho trovato un interessante post sul Fatto Quotidiano del blog di San Precario. Mi sembra che anche loro abbiano avvertito alcune “stonature” nell’impostazione di Iacona. Consiglio di dare un’occhiata: http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/03/vivo-allestero-e-sono-precari/161805/
Anche i “giovani” precari cominciano a rifiutare in maniera sempre più decisa e convinta l’etichetta trappola di “sfigati” e il metodo di mettere in scena SOLO LE STORIE PIU’ LACRIMOSE, per adottare invece un punto di vista più costruttivo che vuole risolvere i problemi ed evitare di piangersi addosso.
In prima pagina del Fatto (on line) trovate la replica di Iacona, dove offre alcune precisazioni, anche interessanti… Ma secondo me è l’impostazione di fondo che fa acqua, perché rende impossibile pensare alla soluzione del problema. Questa volta non siamo i soli a pensarla così…
Marialuisa
ReplyVedrei molto favorevolmente un confronto su questi temi con Riccardo Iacona. Che ne dite di inviargli anche l’articolo di Anna Soru?
(presa.diretta@rai.it)
Io ho appena postato il link sulla sua pagina Facebook.
Mario Panzeri
ReplyPremesso che è dovere di un ministro della Repubblica essere in grado di esprimersi in modo da non essere frainteso (soprattutto se sa che c’è chi non aspetta altro che coglierlo in fallo) e rispondere anche alle domande più scomode e provocatorie, va ricordato che, nel citato “show”, Renato Brunetta si riferiva a certi precari “eccellenti” (che non di rado portano anche, non a caso, cognomi “eccellenti”) che si attribuiscono la rappresentanza di tutta la categoria, i componenti “normali” della quale lavorano in ben altre condizioni di quelle in cui operano i loro autonominatisi rappresentanti, che si preparano in questo modo il terreno per una brillante – e assai poco precaria – carriera politica e sindacale.
Dario Banfi
ReplyMario, le persone intervenute in quell’occasione erano precari di Italia Lavoro, agenzia tecnica del Ministero del Lavoro. Conosco la realtà e le persone. In tutta onestà non mi pare che a qualcuno di loro sia stata aperta chissà quale carriera politica. A chi ti riferisci?
Mario Panzeri
ReplyNon si tratta certo di una vicenda dai risvolti misteriosi: anche solo in internet è stata largamente trattata sotto tutti gli aspetti e da tutti i punti di vista. E, a meno che non mi sia fatto un’idea sbagliata – in senso nettamente peggiorativo – del fenomeno del precariato, non mi sembra che i protagonisti dello scontro con Brunetta possano essere considerati rappresentanti di una categoria della cui difficile condizione tanto si parla (e per la quale tanto poco in concreto si fa). Altrimenti anche tu ed io, in quanto privi di un contratto a tempo determinato, potremmo considerarci precari e presentarci a pubblici convegni nel suindacato ruolo di rappresentanti (per inciso, ho letto tempo fa in questo sito una risposta ad un post nella quale si sosteneva che soltanto la nostra presunzione ci impedisce di definirci precari: chissà, forse aveva ragione l’autore di quella tesi, per il quale magari anche l’avvocato Giulia Bongiorno è una lavoratrice precaria: tutto sta nel significato che si attribuisce alle parole). Quanto alla carriera politica, pensi che dovrei aspettarmi che, a distanza di quattro mesi dall’episodio, qualcuno sieda già in Parlamento? Sono pessimista, ma non fino a questo punto…
Andrea
ReplyIo ho visto la trasmissione e non metto in dubbio che Iacona sia di parte. Ma non è questo che mi interessa ora, o che ho pensato quando ho visto la trasmissione, per me era del tutto marginale. A me dispiace che giovani capaci trovino opportunità solo all’estero o meglio che giovani messi in un angolo abbiano avuto delle opportunità solo altrove. E’ normale secondo Voi? Non è permesso e come paese non possiamo permettercelo. E’ inutile nasconderlo io lo vivo tutti i giorni se conosci qualcuno entri nel privato e tanto meglio nel pubblico. E’ così punto. Al di là delle tendenze politiche a me fa schifo perchè combatto tutti i giorni contro queste discriminazioni. Io se sono riuscito ad entare in qualche azienda anche pretigiosa lo devo ad altri. Da solo non sarei mai andato da nessuna parte, pur dimostrando poi di saperlo fare benissimo il mio lavoro. Forse è normale farsi consigliare su chi affidare un lavoro, non è normale che sia sistematico e preso come condizione primaria. E’ ‘un problema culturale secondo me. So che la Spagna è in crisi e anche lei vede andar via i suoi giovani ma non verso l’Italia. Perchè? Eppoi lo sappiamo tutti come le impresi abusino di certe partite IVA, soprattutto quando lo fanno loro il prezzo. Cerchiamo di non nacondere certe verità seppur esagerate, dovremmo tutti essere indignati per la piega che ha preso il mondo del lavoro, che in Italia è sempre più schiavizzato. Forse vedo molte cose che non vanno probabilmente sarò uno sfigato, non so. Io dico quello che vedo e vivo sulla mia pelle.
Saluti.
Mario Panzeri
ReplyCredo che le verità esagerate, come le mezze verità, non siano affatto migliori delle menzogne, in quanto danno un’impressione distorta ma non inverosimile della realtà, senza puntare alla soluzione dei problemi – resa anzi più difficile dalla commistione tra verità e falsità – ma alla strumentalizzazione degli stessi per non sempre commendevoli – per usare un eufemismo – fini di parte.