Aliquota INPS al 28%. Che fare?
3 Novembre 2011 Lavoro, News, Previdenza
Ieri sera il governo decide di aumentare i contributi pensionistici per dell’1% per i collaboratori (gli aumenti storicamente hanno riguardato tutti gli iscritti alla gestione separata).
Riportano la notizia il Corriere della Sera, con un articolo di Roberto Bagnoli e il Giornale, in un articolo redazionale che parla di aumento ” finalizzato ad accrescere l’accantonamento previdenziale a loro favore” (!?).
La situazione è questa, per noi insostenibile…
Anche questa volta stiamo pensando di attivarci, ma abbiamo bisogno del vostro contributo, della vostra firma sulla protesta. Scrivete un commento e proponete le vostre idee e le vostre disponibilità per intraprendere delle azioni.
Fate conoscere questa notizia ai vostri amici e colleghi interessati.
Dobbiamo fare qualcosa velocemente e in tanti.
44 Commenti
alfonso
ReplyUna notizia incredibile!!! Direi che stanno “pilotando” il default dei professionisti autonomi. Siamo quasi a un terzo dei nostri ricavi all’inps e siamo quelli che pagano più di tutti. E’ un provvedimento indegno di un paese civile, oltre tutto in un momento in cui si parla di diminuire il cuneo fiscale, cioè diminuire le tasse a imprese e lavoratori e valorizzare la produttività e la flessibilità (e noi siamo molto produttivi e flessibili).
Qual è la radice di queste incoerenze totalmente illogiche? Gli altri sono organizzati con grandi numeri e organizzazioni sindacali e di categoria, noi solo in parte. E’ venuto il momento di crescere e dare una scossa. Facciamoci sentire!!!
Marialuisa
ReplyPosso capire che il momento sia tragico per tutti, ma questi signori l’hanno capito o no che ci stanno portando a chiudere l’attività? Prepariamo i cartelli: CHIUSO PER INSOSTENIBILITA’ DELLA PREVIDENZA (degli altri, per altro…….)
Marco
ReplyScusate, a scanso di equivoci: l’aumento riguarderebbe solo i Co.co.pro. e i co.co.co. senza andare a toccare i titolari di partita IVA?
Federico Fischanger
ReplyNo Marco, gli aumenti riguardano tutti gli iscritti alla Gestione Separata, ma giornali (e le istituzioni) fanno finta di non sapere o non hanno ancora imparato a capire che dentro la GS ci sono anche i freelance
Sarah Jane Webb
ReplySono una traduttrice di 56 anni e, per quanto mi riguarda, penso di passare al regime del diritto d’autore, dato che la maggior parte del mio lavoro è nel campo dell’editoria. E’ una decisione combattuta, perché pago i contributi INPS da quando avevo diciotto anni, prima come dipendente, poi nella gestione separata. Mi sono presa una ‘pausa figli’ di 7-8 anni, durante la quale ho lavoricchiato con ritenuta d’acconto. La consulente dell’INPS a cui mi sono rivolta nel 2007, quando ho dovuto aprire la partita IVA, per farmi fare un prospetto mi aveva risposto che avrei potuto andare in pensione a 65 anni percependo circa 350 euro mensili lordi; con le ultime novità si capisce che era un calcolo ottimistico.
Mi domando se sia possibile e conveniente lavorare nel regime del diritto d’autore e allo stesso tempo mantenere aperta la posizione di gestione separata INPS per versare i contributi relativi a lavori non rientranti nel campo dell’editoria. Qualcuno sa dirmi qualcosa? Ho un appuntamento con la commercialista settimana prossima, ma mi sembra più confusa di me.
Grazie in anticipo e in bocca al lupo a tutt*
Sarah
Manuel N.
ReplyTanto per cambiare! Alzare le bassissime aliquote dei professionisti con cassa? Ma nemmeno per sogno! Meglio colpire i soliti noti.
Io sto pensando di aprire una “finta” SAS (che rimpiazzerà la mia attuale partita IVA da professionista), avendo come socio la mia compagna.
Ecco: proporrei a tutti quelli che hanno un reddito sufficiente di attuare questa minaccia.
Adele Oliveri
ReplyCiao Sarah,
Mi domando se sia possibile e conveniente lavorare nel regime del diritto d’autore e allo stesso tempo mantenere aperta la posizione di gestione separata INPS per versare i contributi relativi a lavori non rientranti nel campo dell’editoria. Qualcuno sa dirmi qualcosa?
Sì è possibile, io lo faccio da anni. Se mi contatti in privato ti spiego cosa fare.
Al di là di questo, non so se mia meglio puntare a una strategia di fuga generalizzata dalla Gestione separata oppure lottare perché questo sistema del cavolo cambi (anche perché, se scappiamo tutti, prima o poi i soldi li vanno a prendere da qualche altra parte…)
Ivan Patti
ReplyPer quanto mi riguarda, inizierò a considerare con la mia commercialista la possibilità di iscrivermi nel registro delle “ditte individuali” della Camera di Commercio, passaggio che pare sia meno traumatico della creazione di una società: si mantiene la stessa p.iva, variazioni degli adempimenti fiscali minime, si versano i contributi su base trimestrale alla cassa dei commercianti ecc. a detta dei colleghi traduttori e interpreti che già lo hanno fatto.
Adele, sarebbe sì meglio lottare perché questo sistema del cavolo cambi (magari con la creazione di una gestione previdenziale ad hoc per noi professionisti senza albi/ordini) come giustamente fra l’altro opzioni, ma nel frattempo non possiamo lasciarci spennare come tacchini dall’INPS: sono quasi 12 anni che ho la p.iva e siamo passati dal pagare il 16% a versarne quasi il 28% mentre gli altri non hanno subito simili ritocchi delle aliquote previdenziali che devono versare, quindi credo che una fuga di massa dalla GS sarebbe già un segnale abbastanza forte.
Michele
ReplyHo una piccola azienda, forma cooperativa, siamo 6 soci, senza dipendenti, ci paghiamo con partita iva.
Quando si prova a tassare chi ha più di 150.000 euro, quattro gatti, scoppia il casino.
A me hanno già aumentato un punto di iva, che ovviamente non abbiamo caricato sui clienti per questioni di mercato e di immagine (faccio pagare un corso 302,5 euro invece che 300? Mica sono un bottegaio. E’ ridicolo).
E ora aumentano un altro punto questa maledetta INPS che tanto non vedrò un soldo indietro.
E i miei compagni, quelli con cui ho condiviso tutto da Genova in poi, mi dicono che è giusto perché i dipendenti pagano il 33%. Non capendo nulla della diversità tra lavoro dipendente e autonomo.
Parafrasando… furia del cervello…
Paola Gatto
ReplyChe prospettiva desolante..! Io dò ragione a tutti voi e condivido in pieno i vostri pensieri, ma …. il problema si sta presentando adesso, è ora che siamo chiamati a far qualcosa… a cercare di salvare noi e la nostra aliquota (già.. ancora una volta!) Non ci sono altre idee a parte la fuga!? Io – vi confesso – sono completamente sconcertata da questa ultima notizia e sto cercando di focalizzare una soluzione.
Dino
ReplyLa storia di Rosa Parks racconta qual è la via da intraprendere quando lo Stato abusa dei cittadini per una concreta attribuzione dei diritti. Il resto sono solo chiacchere.
Stefania
ReplyAvevo già chiesto, in un gruppo di discussione, se fosse possibile quanto espongo adesso: è legale, invece di pagare i contributi, aprire un conto deposito giudiziale, a nome dell’INPS, dove si versano i contributi considerati “giusti”? Mi spiego meglio: possiamo, noi, costituirci come parte, rifiutare legalmente l’aumento, per considerarlo iniquo e di parte, ma, allo stesso tempo, depositare una percentuale X (e penso debba essere quella attuale, bene o male accettata nel momento in cui ci siamo iscritti alla GS) in un conto vincolato a nome dell’INPS? Chiaro, il tutto con comunicazioni ufficiali all’Ente, magari emesse da un avvocato che ci rappresenti. Non vedo altre soluzioni, se non semplicemente NON PAGARE; ma a quel punto siamo noi ad essere evasori. Invece, se troviamo un modo – legale – di non pagare l’aumento, gli mettiamo le mani in tasca, a questi signori, e allora qualcosa dovranno pur fare per venirci incontro.
Petra Haag
ReplySecondo me il fatto è che i co.co.pro. non devono esistere. Nuociono a tutto il sistema. Ci deve essere una netta distinzione fra lavoro subordinato e lavoro indipendente senza queste vie di mezzo che nascondono, come ben sappiamo tutti, molto spesso dei contratti monocommittente con orari ben stabiliti e inserimento nell’organizzazione del committente, per cui riconvertibili a lavoro subordinato.
Così invece abbiamo un grande pasticcio che si ripercuote anche sui lavoratori indipendenti.
Adalgisa
ReplyIo sono con voi, qualunque iniziativa si decida di prendere. Neanche a me viene in mente niente, purtroppo. E’ possibile replicare una manifestazione come quella di due anni fa a Milano e Roma? Abbiamo tempo a sufficienza per organizzarci?
Manuela Dal Castello
ReplyIl problema è che se si urla a sufficienza magari ti ascoltano, almeno fino a che non ci riprovano tra qualche mese. Purtroppo il livello medio di voce è già abbastanza alto, quindi “urlare” è sempre più difficile.
Mi viene in mente solo di organizzare una giornata di protesta in cui ad esempio qualsiasi documento produciamo sia privo di spazi…con spiegato perché facciamo questo, a cui dovrà seguire il documento “vero” con le parole dotate dei dovuti spazi per non danneggiare clienti ecc. , però perché pesi bisogna essere in tanti e/o essere molto visibili (esempio articolo sulla prima pagina di un giornale).
Daniele Ferla
ReplyNon si può fare nulla purtroppo. In Italia è mai servito a qualcosa movimentarsi e fare protesta? Purtroppo no. Facciamo una petizione online? Quando mai sono servite. Andiamo in piazza? Si rischia la gurriglia e basta. Quello che possiamo fare e decidere per la democarazia solo quando ci viene chiesto: alle elezioni. Fino ad allora potranno fare ciò che vogliono e noi non potremo far nulla.
Federico
ReplySe la notizia verrà confermata… nn si sa mai visti i precedenti, qualche azione bisogna metterla in conto.
Il messaggio che deve passare a mio avviso è quello che ci devono togliere dalla gestione subordinata INPS in modo da separare i co.co.pro dai liberi prof. senza cassa come noi. Irrita come sempre che anche i media non capiscano o non vogliono capire che l’aumento dell’aliquota nn riguarda solo i co.co.pro ma anche noi.
Anche se la situazione economica è grave se passa il provvedimento dobbiamo far sentire la nostra voce.
Monia Fanciulletti
ReplySecondo me mobilitarsi è giusto e può portare risultati utili, come è già avvenuto in passato. ACTA ha una certa visibilità, facciamo girare velocemente una petizione, raccogliamo più firme possibile e cerchiamo di contattare i media. In questo periodo le tematiche fiscali e del lavoro vengono trattate quotidianamente da giornali e tv, anche un piccolo spazio potrebbe essere utile per portare all’attenzione generale questa problematica. Tutto questo in vista di una mobilitazione generale delle p. IVA con una manifestazione. Alle corporazioni di avvocati, notai & co. non si riesce mai a togliere nessun privilegio perché sono rappresentati nelle istituzioni e perché fanno subito muro contro il cambiamento. Noi invece siamo divisi, abbiamo situazioni e condizioni di vita e di lavoro diverse, siamo più deboli: allora non facciamoci fregare dai forti, alziamo la voce anche noi e facciamo sapere a tutti (innanzitutto ai giornalisti) che il governo come al solito per fare cassa le mani le vuole mettere in tasca a chi non è rappresentato e non ha reti di protezione!!!
Carlotta
ReplyDove devo firmare? Anche se ormai sono allo stremo, non ho più i soldi per l’inchiostro… firmerò con il sangue.
Agnès Levillayer
ReplyAnche il Sole24Ore lascia capire chiaramente che l’aumento riguarda TUTTI gli iscritti alla GS: http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2011-11-03/lavoro-cinque-nuovi-incentivi-083850.shtml?uuid=AaUVTIIE
bianca
ReplySe ben ricordo quando è partita la gestione separata la quota complessiva era del 10%, 4 a carico del committente e 6 a carico nostro. Negli anni è andata aumentando la quota a nostro carico ma è rimasta invariata quella del committente. Non si potrebbero equilibrare le due quote? Possibilmente non considerando, come accade ora, il 4% come reddito. Vane speranze… E se ora si passasse a un altro sistema come prospettano in diversi commenti, che cosa succede di tutti i soldi versati?
Manuel
ReplyPerché non chiediamo al governo che si alzino le aliquote dei professionisti con cassa, piuttosto che intervenire sempre e comunque sulla gestione separata?
Manuela Bartoli
ReplyNon se ne può più, dopo aver chiesto mutui per pagare gli acconti previdenziali adesso veramente ci toccherà chiudere Ormai non è più sostenibile!!! Dobbiamo fare davvero qualcosa, tutti insieme!
GIOVANNI CIATI
ReplyNON HO PIU’ PAROLE DA SPENDERE ANCHE PERCHE’ LE HO GIA’ SPESE ALIMENTANDO LA NOSTRA AMATA GESTIONE SEPARATA.
Giontix
ReplyE’ penoso vedere come si vada ad aumentare la tassazione sulla gestione separata. Il ragionamento che fanno secondo me è duplice, e, in entrambi i casi da ignoranza e incompetenza:
1)Le partite Iva evadono quindi far pagare 1% in più a loro non cambia nulla sulla parte evasa.
2)La portiamo solo al 28% e siamo ancora lontani dal 33% per raggiungere la parità con il lavoro dipendente.
In realtà iil danno è solo per coloro che SONO COSTRETTI a pagare tutte le tasse dovendo fatturare ad aziende terze, perchè in questa situazione se potessi dichiarerei 0 euri, visto che siamo trattati come merce da spremere!!
Mi viene male pensare che perderò un altro 1% del mio reddito, veramente non so più che fare, ormai per lo stato può esistere solo la partita iva che evade, perchè non è più conciliabile una partita iva che dichiara tutto il proprio reddito viste la tassazione applicata.
Cristina
ReplySono anch’io una traduttrice con partita IVA. Ultimamente non mi resta che considerare il mio lavoro un semplice hobby, perché di certo chi è iscritto al regime dei minimi come me non puoi vivere con i propri guadagni in un paese dove il costo della vita è così alto. Sono d’accordo sul fatto che si debba fare qualcosa, e in fretta. Ditemi dove devo firmare e lo farò!!!!!
Monika Horakova
ReplyHo appena chiamato la commercialista: chiudo.
Riccardo
ReplyUN ALTRO UNO PER CENTO PER ALIMENTARE LA CASTA E FAR FALLIRE TUTTI I POSSESSORI DI PARTITE IVA! NON C’E’ PIU’ LIMITE ALL’IMMAGINAZIONE!
Monia Fanciulletti
ReplyI tempi per agire sono strettissimi, dobbiamo muoverci molto rapidamente: l’ACTA ha intenzione di intraprendere delle iniziative? C’è la proposta di una raccolta firme all’interno dell’AITI, se fosse possibile far confluire queste firme in una petizione ACTA sarebbe certamente meglio perché si riuscirebbe a raggiungere più categorie di professionisti e numeri certamente più importanti. Ma nel caso in cui ACTA non abbia intenzione di raccogliere firme sarebbe utile saperlo per poter partire subito con questa iniziativa tramite AITI.
Un’altra proposta che ho letto è quella di scrivere una mail (anche comune) e inviarla tutti _singolarmente_ ai deputati e senatori, membri del governo, media e quant’altro. Si tratta di un’azione che abbiamo già fatto in passato; in quel caso alcuni politici risposero direttamente tramite mail a chi aveva scritto. Anche se si utilizza un modello di mail comune per tutti è consigliabile modificarlo leggermente prima di inviarlo per evitare l’effetto spam.
Grazie per una sollecita risposta!!
Antonella Gallino
ReplyCi passano sopra. Io stimo il famoso “sommovimento sociale” come un dovere civile ma, dal punto di vista del risultato, non lo credo un mezzo troppo efficace – sul lungo termine, a questo punto delle cose.
La GS è un salvadanaio aperto, non ha lucchetti storico-culturali forti o correnti politiche che la difendano. Siamo deregolati. Per fortuna siamo qui a parlarne in una piattaforma comune in cui ci riconosciamo.
Chi parla del nostro aumento previdenziale come una forma di perequazione, semplicemente non sa cosa dice. È nostra responsabilità ricostruire un’intelligenza corretta sulla nostra condizione. Ma il fardello che portiamo non credo sia sostanzialmente decurtabile.
Sono sconfortata anch’io, ma provo a trasferire i nostri risultati su un altro piano (la ns pars constuens, in quanto movimento che educa e stimola intelligenza e partecipazione, dentro una corretta informazione e coscienza delle cose), perché sul fronte dello Stato ho pochissima fiducia.
È un pachiderma acefalo – o quantomeno miope. Manca completamente una visione acuta e prospettica, al di là delle spinte congiunturali e dei ricatti tra le parti.
Ps. Non sono ancora in fuga, ma certo le soluzioni che sto trovando sono nel completamente altrove: forme di baratto, riduzione dei consumi, piccole soluzioni per un’autonoma sussistenza ecc. E anche, sì, la lavapiatti.
Ne sortisce un triste sillogismo: così come lo stato pesca dalla GS per risanare altri disavanzi, anch’io devo pescare altrove per farmi trovare circa liquida alle scadenze fiscali e previdenziali che sappiamo. Ma più che un professionista, mi sento un criceto sulla ruota…
Federico
ReplyDi Vico è l’unico giornalista che capisce la nostra situazione… leggete oggi a pagina 14 il Corriere…
Questo aumento è per noi una vera beffa… viene spacciato come incentivo al lavoro perché come al solito siamo invisibili, i nostri politici pensano solo che nella gestione separata INPS ci siano solo i co.co.pro e con questo aumento vorrebbero rendere meno vantaggioso il ricorso al lavoro flessibile. Ora, come dice DiVico siamo a livelli di contributi previdenziali doppi rispetto a agli altri professionisti iscritti alle rispettive casse.
Non restiamo immobili… forza, su…
Manuela
ReplySono una traduttrice free-lance che ha sempre pagato fino all’ultimo le sue tasse, senza fare ‘giochetti’. Adesso mi vien voglia di cercare strade alternative: questi prelievi sono uno stillicidio che oltre a non portare da nessuna parte noi ci prendono per i fondelli ormai tutti i santi anni. Propongo un’azione di protesta ‘fisica’, cioè in piazza, visto che se non ci vedono se ne fregano.
Ciao e buona fortuna a tutti !
Roberto
ReplyConcordo con quanto detto da Federico. Propongo di coinvolgere quei giornalisti più sensibili alle nostre problematiche al fine di organizzare con loro delle iniziative che diano la maggiore visibilità a questo drammatico problema.
Ad esempio si potrebbe cercare si coinvolgere lo stesso Dario Di Vico al fine di poter avere nei prossimi giorni uno spazio di visibilità sul Corriere, ad esempio raccontando i drammatici risvolti per i liberi professionisti di questo continuo aumento dei contributi INPS.
Oppure si potrebbe organizzare un incontro aperto, nel quale coinvolgere i giornalisti o persone con un certo “peso mediatico”: l’importante è riuscire a “fare notizia”, a trasformare un problema attualmente poco conosciuto in una situazione condivisa e conosciuta da molti.
Se mandiamo le email ai politici questi le cestinano in automatico, tanto sono distanti anni luce dai problemi reali di tutti noi.
Ma se riusciamo a dare visibilità mediatica al nostro dramma, forse qualche speranza di condizionarli ci può essere.
Paola Scalzotto
ReplySe c’è da firmare o manifestare o agire in qualche modo, fatemi sapere.. io ho finito le energie per poter pensare ad una possibile strategia difensiva.. dobbiamo trovare un modo per far capire che non possono spremerci ancora.. come ho sentito dire da qualcuno in TV, ormai i limoni li hanno spremuti fino in fondo.. non c’è più nulla da speremere… pur di non perdere i loro privilegi, fanno morire una miriade di persone che lavorano onestamente e cercano di dare all’Italia una fama migliore di quanto non stiano facendo i politici stessi… non ho parole, veramente…
Antonio
ReplyI professionisti fanno un servizio “unico” alle imprese, specie alle medio piccole… le rendono flessibili, permettono a queste di “gonfiare e sgonfiare” le loro strutture dando spesso un know how specialistico di cui queste nn potrebbero dotarsi con un dipendente, pena costi fissi troppo alti.
Di tutto questo il ns. sistema politico ci “ripaga” volendo decidere per noi se e quanto dobbiamo accantonare per le nostre pensioni..
Siamo al limite del sopruso.. ma se ho deciso di accollarmi il rischio di “non dipendere da un’azienda”, vorrà poi dire che sono il primo poi a volermi preoccupare di come accantonerò per me stesso in vecchiaia?
A questa, che è un’assunzione di principio che mi farebbe dire che già il 2% di contributo INPS sarebbe troppo, dobbiamo ora vedere un “prelievo certo” a fronte di una “restituzione incerta”…
NO, non dobbiamo più starci!!! ma a che aliquota vogliamo che arrivino prima di farci sentire tutti insieme??
Antonio
Paola Gatto
ReplyIo e altri due colleghi della GS abbiamo redatto il testo per una petizione on line, che verrà pubblicato in rete (petizionionline) per la sottoscrizione da parte degli interessati e il cui link verrà inviato alle istituzioni interessate.
L’obbiettivo di questo testo è che sia:
– breve e sintetico
– quanto più oggettivo possibile
– informativo, perché alcuni dati non sono ancora chiari neanche agli addetti ai lavori (mi permetto di dirlo, perché è stato più volte constatato da esperti di economia anche in Acta)
– condiviso da quante più persone possibile
– dirimente, e ci possa aiutare a scongiurare la minaccia aumento
Tralascio ogni menzione sulla situazione governativa attuale, che potrebbe rendere superfluo ogni nostro impegno: i promotori di quest’azione desiderano agire comunque. Anche se chi aderisce fosse un numero non elevato di persone.
Giovanna Resnati
ReplyQuì trovate l’articolo che commenta la tristissima situazione nella quale ci troviamo:
http://www.giornalettismo.com/archives/164711/il-decreto-che-aumenta-le-tasse-per-i-precari/
CI HANNO RUBATO IL FUTURO, ORA CI TOLGONO ANCHE IL PRESENTE!
NON CE LA FACCIO PIU!!!
Mario Panzeri
ReplyDetesto affermare che “l’avevo detto”, eppure è proprio così. E’ da tempo che sostengo che, finché ci limiteremo ad esprimere compostamente le nostre proposte, critiche, rivendicazioni in documenti ben scritti e con articolate argomentazioni, non andremo da nessuna parte. Sai quanto gliene frega dei nostri bei discorsi al Tremonti o alla Camusso di turno… Dobbiamo cominciare a disturbare pesantemente il manovratore, e non soltanto quando ha già deciso o sta per dedidere di stangarci, cioè quando di solito è troppo tardi per organizzare qualcosa di incisivo, ma soprattutto preventivamente, in modo da suscitare pavlovianamente un sentimento di timore (meglio ancora di terrore) ogni volta che al suddetto manovratore ed ai suoi tirapiedi passa per la testa l’idea di un intervento peggiorativo sulla gestione separata. Ci piaccia o meno, viviamo in una realtà nella quale meno si urla e meno si ottiene, quindi è inutile fare i primi della classe che devono chiudere la partita IVA perché non ce la fanno più: meglio un somaro vivo di un dottore morto. Perciò cominciamo a scalciare, a tirare colpi bassi, a renderci insopportabili. Che cosa abbiamo ormai da perdere? Soltanto lo status di cash dispenser del sistema previdenziale italiano, senza dimenticare il campo fiscale, nel quale, in nome della lotta all’evasione (che non potremmo praticare nemmeno se volessimo), ognuno di noi è quotidianamente esposto al rischio di vessazioni di ogni genere, anche se non tutti ne sono pienamente consapevoli. LA LIBERTA’, ANCHE QUELLA DI LAVORARE IN CONDIZIONI DIGNITOSE, NON SI OTTIENE, SI CONQUISTA.
Fermo restando che per fare davvero casino io sono sempre disponibile, credo che per questa volta l’aumento dell’aliquota INPS non potremo evitarlo. Però dobbiamo cominciare fin d’ora a preparare una mobilitazione nei tempi che fanno comodo a noi, senza subire l’iniziativa del governo. Per ora, comunque, dovremmo chiedere a voce alta perché non si accresce anche “l’accantonamento previdenziale” a favore di artigiani e commercianti, che già adesso versano all’INPS molto meno di noi. Non vorremo mica permettere che il governo si disinteressi della loro vecchiaia…?
Francesca Mazza
ReplySono d’accordo con Mario. La petizione va benissimo, anche perché non ci hanno lasciato il tempo di fare altro, ma bisogna pensare subito a una mobilitazione. Purtroppo se non si ci si fa sentire, molto forte e molto chiaro, sarà sempre peggio.
traduttore
ReplyIl paradosso è che è Berlusconi a difenderci in questo momento per non voler cedere alle pressioni dell’Unione Europea, mentre a sinistra, con Napolitano soprattutto, vogliono prendere ordini dalle grandi banche che detengono il debito pubblico italiano (sarà inutile dire qui che il debito pubblico è stato artificiosamente creato a vantaggio del creditore). Ci rendiamo conto? Berlusconi a difenderci??? ovviamente solo per interessi elettorali.
Detto questo, quasi c’è da esser contenti, perchè sinceramente pensavo che l’aliquota la portassero al 33% come avevano intenzione di fare.
Perchè Acta non si costituisce in partito politico? Chi di noi non voterebbe? Altro che movimento a 5 stelle e robba del genere, altra gente che del lavoro sa poco e nulla.
A chi di Acta pensa che è giunto il momento di essere in parlamento a difendere i nostri interessi, dico che il mio voto lo ottiene, anzi, mi rifarà tornare a votare dopo anni di non-voto, perchè l’attuale classe politica italiana non merita il mio voto.
L’Italia è fottuta dalle ideologie, a noi freelance quando si tratta di imposte, interessano poco.
Maudreen van der Zanden
ReplyUn gruppo di traduttori ha preso un’iniziativa: firmate anche voi questa petizione:
http://www.petizionionline.it/petizione/no-allaumento-dellaliquota-della-gestione-separata-dellinps-al-2772/5460
Claudia Ricci
ReplySì, insomma, si colpiscono sempre i “soliti noti”, quelli che le tasse le pagano già fino all’ultimo centesimo (perché quando si lavora con le aziende è così) anziché rincorrere gli evasori piccoli e grandi, dall’idraulico al faccendiere.
Andrea
ReplyFrancamente io non so cosa dire oramai le lamentele sono tante e non mi sembra che alla politica interessi molto le nostre. D’altronde contiamo talmente poco che è difficile che ci ascoltino.
Saluti.
Alliandre
ReplyIo sono stufa, stufa, stufa.
Sono giorni che retwitto la petizione, protesto e riprotesto, ma non ne posso più. Se si andrà a votare, scriverò di traverso sulla scheda “Io voto l’annessione al Canton Ticino.”
Tanto, sto già cercando lavoro di là… se trovo, chiudo baracca e burattini e arrivederci, Italistan.