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La manovra Monti è passata ma i sacrifici non sono finiti

19 Dicembre 2011 Lavoro, News, Previdenza

Con l’approvazione della Camera, la tanto contestata manovra “Salva Italia” è passata.

Il dettaglio delle conseguenze sulla nostra condizione di professionisti autonomi, li potremo analizzare e spiegare con calma nelle vacanze di Natale, appena disponibile il testo definitivo e le circolari applicative.

In ogni caso si conferma una botta molto salata e non soltanto a causa degli aspetti pensionistici.

In realtà la nostra categoria è già stata oggetto di tante manovre precedenti, non ultima quella di Agosto che aveva portato l’aliquota contributiva al 27,72%.

Tuttavia con questa manovra saremo colpiti anche in quanto cittadini, consumatori e risparmiatori, dalle accise sulla benzina, la maggiore IVA, i prelievi sui conti correnti, ecc. e soprattutto saremo colpiti dalla recessione, dalla riduzione degli investimenti pubblici e dall’inflazione.

Il nostro appello al Governo non è stato preso in considerazione. Non ci facevamo illusioni, dal momento che il Governo non ha voluto prendere in considerazione voci ben più potenti della nostra. Ed ha saputo mantenere il rigoroso rispetto dei diktat europei a non toccare le banche e non scomodare i grandi patrimoni.

Tuttavia ci conviene stare con le orecchie dritte perché la storia non finisce qui. Sarebbe bello pensare che dopo questo salasso ci si potesse rilassare. Invece no.

Il ministro Fornero ha già pronto il pacchetto lavoro e nei prossimi giorni sarà possibile conoscerne i contenuti. Nell’intervista concessa il 18/12 al Corriere della Sera, Fornero prospetta la riforma del mercato del lavoro con uno schema che prevede la riduzione delle retribuzioni ai lavoratori “over 50” (per avvicinare i salari alla produttività) e la cancellazione del precariato giovanile con l’introduzione di un contratto unico d’ingresso, a condizioni economiche molto basiche.

Una proposta tecnica che non manca di profili di appetibilità politica: al sindacato promette di tutelare sia i giovani che i vecchi, con sacrifici apparentemente equi. Alle imprese prospetta di non affrontare direttamente il tema della “libertà di licenziare”. Può sembrare un paradosso, ma è proprio la Confindustria a temere un doppio urto: politico-sindacale ed economico-finanziario, poiché i nuovi ammortizzatori sociali (la flexicurity delineata dal progetto Ichino) saranno finanziati dalle imprese stesse.

E’ quindi probabile che non si andrà a scomodare l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori ma che si andrà ad incidere con una certa profondità sulla regolazione dei contratti di lavoro (abolizione delle forme precarie della Legge Biagi?) e forse persino sulla dinamica salariale.

Anche in quella occasione sarà necessario che i professionisti autonomi facciano sentire la loro voce, specie là dove si andassero a produrre effetti di “sostituzione” tra nuove e differenti modalità di inquadramento giuridico del lavoro atipico.

Tuttavia, rimane sullo sfondo un colossale dubbio: ma serviranno a qualcosa tutti questi sacrifici?

La domanda se la pone Guido Gentili, noto editorialista de Il Sole 24 Ore, il giornale della Confindustria, il quale così risponde:

<Tornando alle pensioni: ci sarà, a regime, nel 2018, un risparmio di 20 miliardi. Rispetto a un debito pubblico di oltre 1.900 miliardi di euro, non trova che sia una cifra irrisoria?

Effettivamente, rispetto all’ammontare complessivo del debito pubblico, non sembra una gran cosa. A giugno, poi, sarà effettuata la verifica della sostenibilità, sul lungo periodo, delle casse autonome. Il tutto, contribuisce a tener maggiormente sotto controllo il deficit pubblico. Senza considerare i vincoli determinati dall’ultimo vertice europeo.

Quali? E’ stata introdotta una regola in base alla quale i Paesi con debito superiore al 60% del Pil hanno il dovere di ridurlo in media di un ventesimo all’anno. Abbiamo chiesto una rinegoziazione che tenga conto dei fattori rilevanti quali il debito delle famiglie, che in Italia è particolarmente virtuoso. Sta di fatto che, attualmente, si tratterebbe di una manovra di circa 40 miliardi l’anno.>

Sì avete capito bene: per rispettare i patti con l’Europa, nel 2012 si dovranno trovare altri 40 miliardi di euro, e così via per molti anni ancora. Cifre rispetto alle quali i nostri sacrifici pensionistici rappresentano poco più che spiccioli.

Ha ragione Gianni Credit, firma di un noto giornalista finanziario che preferisce restare anonimo quando scrive sulla rivista della Compagnia delle Opere:

“Quello italiano si presenta sempre più come un caso rilevante nel confronto – tutt’altro che teorico – sulla ristrutturazione istituzionale del potere in Occidente a favore delle tecnocrazie sovrannazionali, legate alle infrastrutture finanziarie sopravvissute alla grande crisi.”

Auguri per un buon 2012.

Romano Calvo
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1 Commenti

  1. Mario Panzeri

    Reply

    Dall’articolo di Lorenzo Fuccaro pubblicato oggi sul Corriere della Sera: “La nostra preoccupazione, gli fanno notare (gli eurodeputati del PDL, n.d.r.), è che gli impegni assunti da Monti con il Consiglio europeo e che dovranno essere ratificati a marzo possano dare una botta violentissima al Paese perché obbligherebbero i governi futuri a varare per venti anni manovre dell’ordine di una quarantina di miliardi all’anno. E così, con l’accordo di Berlusconi che ha convenuto con le preoccupazioni dei suoi, si decide di tenere a gennaio un seminario di studio, aperto anche ai deputati italiani per decidere come agire”.
    Quando si dice le coincidenze… (o le convergenze?)

    22 Dic 2011

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La manovra Monti è passata ma i sacrifici non sono finiti

di Romano Calvo tempo di lettura: 3 min
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