Quanto può essere sfruttata la collaborazione autonoma?
14 Gennaio 2012 Vita da freelance
Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza di un giovane professionista. E’ una situazione comune? Sono frequenti le clausole contrattuali come quella qui segnalata?
Premetto che chiedo solamente diritti non privilegi..
Lavoro da due anni con una società di consulenza manageriale.
Fin dal primo momento mi è stata fatta aprire la partita IVA perché la società era stata appena creata e ancora non c’erano lavoratori dipendenti quindi era impossibile fare un contratto di stage (in realtà mi dovevo anche portare il mio pc portatile). Nel primo accordo verbale mi era stato detto che dopo sei mesi di formazione ci sarebbe stata l’assunzione.
Effettivamente dopo sei mesi mi è stata fatta una proposta più alta sempre a partita IVA (con un compenso fisso più una parte variabile); mi sembrava una buona occasione e ho accettato. (Spero non vogliate interpretare male la parola ”accettare” io ad oggi non ho ancora firmato un contratto in questa società).
Le cose sono andate benino per un po’ anche se di fatto la mia partita IVA nascondeva tutte le caratteristiche di un lavoratore dipendente (un certo orario di lavoro minimo, le ferie ti vengono date in un momento ben preciso dell’anno e devi essere sempre reperibile; se non rispondi al telefono te lo fanno notare).
Poi la corda si è tirata troppo e per giunta i compensi variabili mi venivano pagati con ritardo…
…e soprattutto una volta arrivate le tasse mi sono accorto che lavoravo quanto un dirigente e venivo pagato quanto un impiegato appena assunto (non voglio sminuire gli impiegati ma nel mio lavoro si sta spesso a contatto con Direttori Generali e Consigli di Amministrazione, abbiamo mansioni e responsabilità differenti e non si lascia cadere la penna sul foglio al ”suono della campanella”). Inoltre fin dallo ”stage” il mio lavoro ha sempre richiesto trasferte in tutta Italia che spesso sono di una giornata sola e sapendo che i servizi nel Belpaese ogni tanto hanno dei tempi particolari capita che si fanno le 20 ore no stop!
Da qualche mese per vari avvenimenti (come sempre accade in questi casi gli accordi verbali mutano anche a distanza di pochissimi giorni) ho chiesto di farmi avere un qualcosa di scritto (in un primo momento mi è stato detto di no) poi mi è stata presentato un contratto di collaborazione (notizia di questi giorni) purtroppo solo una parte degli accordi era scritti nero su bianco quindi ho dovuto chiedere la cortesia di farmela riscrivere.
Vi riporto direttamente la parte riscritta e omessa in un primo momento:“Nel caso in cui il Collaboratore venga chiamato direttamente a svolgere personalmente incarichi di qualsiasi natura (consulenza, docenza, formazione etc) metterà immediatamente al corrente il Committente delle attività richieste e, in accordo con il Committente saranno stabiliti i termini economici (compensi e modalità) da richiedere ai clienti; in tale ipotesi, il supporto fornito dal Committente al Collaboratore è forfettariamente individuato nel 50% del compenso richiesto al cliente.”
Chiaramente il contratto sottolinea un orario di lavoro libero e assegna compiti più o meno precisi che il collaboratore è tenuto a svolgere, chiaramente poi i carichi di lavori sono diversi (cosa che non mi spaventa) ma sull’orario non c’è alcuna flessibilità.
Questa è la mia storia affascinante e vi lascio con un quesito: perchè il commercialista sulle fattura mi mette anche un 4% di contribuzione INPS mentre io in quanto lavoratore autonomo non posso farlo? ..Credo che questa sia una nuova forma di razzismo
volevo chiudere ringraziando Anna Soru per la disponibilità e l’impegno che mette in questa iniziativa.
In bocca al lupo a tutti!
Il discriminato
5 Commenti
Anonimo codardo
ReplyStai sbagliando tutto: niente preventivi, niente lettera d’incarico, rapporto di fiducia con il cliente ormai compromesso (mi sembra più un rapporto di sudditanza).
Non è colpa della P.IVA: sei tu che ti stai facendo mettere in piedi in testa. Posso capire che avrai l’affitto o il mutuo da pagare ma l’unico consiglio che si possa dare ad un situazione del genere è: tira fuori le p**e (che vuol dire compenso congruo, tarrifazione diversa tra presenza in ufficio e orario di reperibilità, rivalsa in fattura) o vattene.
Beppe
ReplyPurtroppo dall’altra parte c’è una azienda ( o comunque un direttore del personale) che si sta approfittando della situazione ma dal canto tuo hai il dovere di fare valere le tue ragioni.
Preso atto che difficilmente potrai “concertare” o contrattare una accordo con l’azienda l’unica soluzione in questo caso è di non contrattare ma porre tu delle condizioni che devono essere la base, il minimo da cui partire per una eventuale e possibile contrattazione futura.
Quali sono queste condizioni, questa base?
– devi presentare spontaneamente la lettera di incarico all’azienda con un termine di accettazione ( 15 gg) dopo i quali se non firmano consideri risolto il rapporto di collaborazione e puoi lasciarli.
– devi mettere nero su bianco le tue richieste di compenso e condizioni di lavoro/economiche per le varie circostanze ( reperibilità, trasferte, ecc..) e queste devono essere considerate per quanto riguarda le competenze e poi eventualmente contrattate nei termini economici.
– devi segnalare al cliente che nelle fatture inserirai la voce della rivalsa inps del 4%; non come una richiesta ma come una nota di presa conoscenza ( dovrà diventare uno standard).
Purtroppo la figura del libero professionista oggi si deve districare in un mercato pieno di gente di poco scrupolo e di lupi; per sopravvivere è ormai indispensabile non scendere a certi compromessi con personaggi di questo rango.
sergio
ReplyVa benissimo tutto il discorso di rivalsa, di mandare a … il cosiddetto cliente che sta gestendo questo rapporto e il far valere le proprie ragioni.
Solo … rendetevi conto che questo non è un episodio e che c’è un vastissimo mondo che sta gestendo i rapporti in questo modo.
Queste persone, questi (anche ragazzi e ragazze) sono liberi professionisti?
O meglio… Acta come si muove su questo vasto mondo di liberi professionisti “forzati” ?
Nassi Valerio
ReplyIl Discriminato ha tutta la mia solidarietà e comprensione.
Io sono un informatico, e garantisco che non è possibile contrattare alcunchè.
Nè l’orario, nè la professionalità, nè la tariffa che è ormai endemicamente al ribasso.
Se lavori bene, al termine dell’attività ti danno il benservito, se lavori male, idem.
Fanno contratti di 3 mesi, poi ai colloqui ti chiedono “come mai lei non riesce a restare su un progetto più di 3 mesi?”
Sto cominciando a rispondere per le rime, intanto il lavoro non me lo danno lo stesso perchè sono “over 50” e “over-skill”.
Io mi arrendo, questa settimana chiuderò la Partita Iva e mi icriverò alle liste di disoccupazione.
Almeno figurerò nelle rilevazioni ISTAT.
In bocca al lupo a chi resta, e un grazie a tutti quelli di ACTA.
sergio
Replyecco… Anche Valerio Nassi…. descrive esattamente quello che dicevo nel commento.
E risottolineo quello che scrive “In bocca al lupo a chi resta, e grazie a tutti quelli di ACTA”,
che risposte possiamo dare…?