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Le verità di Angeletti sui professionisti

21 Marzo 2012 Diritti, Lavoro, News

Ieri sera (ahimè) non ho resistito dal guardare un dibattito televisivo sul tema del lavoro, mi provocano sempre forti bruciori di stomaco, ma a volte è più forte di me…
Ho assistito alle prime battute di Ballarò in cui il segretario Uil Luigi Angeletti parlava della Riforma del mercato del lavoro esponendo chiaramente tutte le sue certezze.
Ha spiegato dapprima l’importanza di identificare le “finte partite iva” e quando Floris ha segnalato che gli ordinisti restano esclusi da questa norma, Angeletti ha prontamente chiarito che

ovvio, quelli iscritti agli ordini è ovvio, quelli che fanno i professionisti veri….

Poi Floris è passato al tema degli ammortizzatori sociali chiedendo conferma dell’esclusione delle partite iva dai nuovi ammortizzatori sociali e Angeletti ha precisato:

C’erano due scelte: per esempio dobbiamo garantire l’indennità di disoccupazione a tutte le partite iva, il che significa che un professionista normale, che fa la partita iva nel caso in cui lavora di meno gli diamo l’indennità di disoccupazione?.. Io avrei qualche problema. Invece la scelta è stata che tutti quelli che sono dei lavoratori dipendenti vengono tolti dalla partita iva e a quel punto gli si da l’indennità di disoccupazione.

Perchè?

Probabilmente Angeletti, conoscendo a fondo il tema, pensa che un professionista con partita iva sia ricco (e forse anche evasore?) e quindi si possa (debba!) arrangiare, o ancora che se lo sia scelto e quindi ci doveva pensare prima o che sia un po’ come un “padrone” e quindi cattivo e vada punito o ancora pensa che gli ammortizzatori sociali spettino solo a chi il lavoro lo perde del tutto e non solo all’80%.
Il presidente Angeletti conosce bene la realtà delle partite iva perché Uil ha un servizio a loro dedicato dove, come si legge sul loro sito, “persone esperte sanno rispondere ad ogni domanda”.
Chissà cosa risponderanno ai malcapitati iscritti che chiederanno cosa fare ora che le commesse sono diminuite considerevolmente e il fatturato dell’ultimo anno si è ridotto di oltre la metà?
Ma come possono proporsi come coloro che ci rappresentano ai tavoli?

Cristina Zanni

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8 Commenti

  1. Adele Oliveri

    Reply

    Al di là dell’ignoranza (=scarsa conoscenza della realtà del lavoro autonomo) di alcuni esponenti del sindacato, mi chiedo se non siano anche in malafede: quanto più numerosi saranno i dipendenti, tanto più numerosi saranno gli iscritti ai sindacati, e tanto maggiore sarà il loro potere. Ecco, l’ho detto e non me lo rimangio.

    21 Mar 2012
  2. donato

    Reply

    Ho sentito anche io il Signor Angeletti e ne sono rimasto disgustato .
    Questa è gente che non conosce un ora di lavoro e vive sul sangue dei
    lavoratori .

    21 Mar 2012
  3. luca

    Reply

    I sindacati sono da sempre il ns. più grande nemico, che ce ne accorgiamo adesso? per loro i dipendenti (soprattutto quelli iper garantiti)sono tutti santi a prescindere, mentre gli autonomi sono il diavolo. Chi è che storicamente ha spinto di più per aumentarci i contributi della gestione separata? i sindacati ed i partiti di “sinistra”. La verità è che loro nutrono odio e pregiudizio verso il lavoro autonomo in quanto tale: gli evasori stanno solo tra gli autonomi, mentre tutti noi conosciamo invece “paccate” di dipendenti con il doppio lavoro rigorosamente in nero.

    21 Mar 2012
  4. Milo

    Reply

    Sono un professionista ‘ordinistico’ e vi assicuro che, almeno nel mio campo (ingegneria), quello che dice Angeletti riguardo ai ‘veri professionisti’ e’ grossomodo vero: anche se si lavora monocommittente per anni sempre con lo stesso, il proprio potere contrattuale cresce con l’avanzare della carriera.
    E non e’ solo il mio caso, visto che ho tutta una schiera di colleghi che hanno fatto piu’ o meno questo percorso e ora, dopo 10-15 anni di lavoro, sono nella mia stessa posizione.
    Ora sono praticamente quasi monocommittente (a meno di qualche lavoro extra, che capita sempre meno, a causa della crisi, e del fatto che preferisco accettare lavori da chi sono sicuro che mi paga :-)), e confermo che mi pagano le cifre che chiedo e non mi sembra di essere sfruttato da alcuno. Confermo anche che ho una postazione presso tale committente, che pero’ non uso sempre, visto che lavoro anche da casa). Sono forse una finta partita iva da punire con l’assunzione coatta e il passaggio all’Inps? ARGHHHH…

    Aggiungo che non so quanto ci metterei per raggiungere una posizione del genere dovessi ricominciare daccapo a causa di una norma scellerata come quella della Fornero, per cui, capisco le vostre osservazioni (sacrosante!), ma siccome e’ oramai un “si salvi chi puo'”, spero proprio che, se proprio decidono di andare avanti cona la riforma, le professioni ordinistiche NON vengano toccate.

    Ripeto un’osservazione che potrebbe ‘sanare’ la situazione, invece degli attuali criteri ‘naive’: basterebbe inserire un criterio economico per scovare gli abusi, a tutti i livelli: sotto i 20-30.000 annui e’ sfruttamento, sopra e’ libera contrattazione e liberta’ di organizzare le proprie tutele. Ma la Fornero dice che la ‘dipendenza economica’ e’ un criterio controverso…

    21 Mar 2012
  5. Dario

    Reply

    Credo sia il caso di iniziare una campagna contro i “falsi tutelati dal sindacato”. E, parafrasando Angeletti.. “ci sono due scelte: per esempio dobbiamo lasciare che il sindacato abbia rappresentanza verso tutte le partite iva, il che significa che un professionista normale, che fa la partita iva nel caso in cui lavora di meno, lo lasciamo con Angeletti?.. Io avrei qualche problema. Invece la scelta sarà che tutti quelli che sono dei lavoratori autonomi vengono tolti dal sindacato e a quel punto gli si da qualche speranza in più“.

    22 Mar 2012
  6. Manuel

    Reply

    @Milo

    Io sono nelle tue stesse condizioni. Ma non sono iscritto ad un ordine, essendo laureato in informatica (quella “pura” di Scienze MM.FF.NN.) e svolgendo la mia attività come professionista iscritto alla Gestione Separata.

    Faccio il 95% del fatturato con un solo cliente (che in realtà mi fa da commerciale facendomi lavorare in diverse aziende), ho l’ufficio in casa ma quando capita ho la mia scrivania presso la sua sede, ho totale libertà di rifiutare un lavoro e di decidere le modalità di esecuzione di un altro. E soprattutto stabilisco io quanto voglio ricevere, proponendogli sempre un preventivo.

    L’anno scorso ho fatturato poco più di 50.000 euro.

    Dove sta la differenza tra te e me? Perché io dovrei essere considerato una “finta partita IVA”?

    22 Mar 2012
  7. Cristina Zanni

    Reply

    Come evidenziato da molti commenti il fatto di essere ordinista o meno non cambia la realtà (anche se capisco Milo e il suo si salvi chi può, lo professiamo spesso anche noi…).
    Come Acta avevamo approfondito anche il criterio economico e in parte concordo con il ministro che è un po’ più complesso di come sembra (qualche anno di magra o la maternità e scendi sotto il minimo per un paio di anni, ma non sei diventato un dipendente).
    Si tratta quindi di questioni delicate, finezze per le menti sindacali avvezze alle (proprie) certezze fordiste, agli urli agli strepiti e agli scioperi.
    Sicuramente anche parlarne tra noi e confrontarci (al di la degli steccati ordinisti o meno)può essere utile anche per elaborare delle proposte più rispondenti alla realtà del lavoro dei nostri anni.
    Chissà che qualcuno le legga (il nostro sito è orami piuttosto seguito).

    22 Mar 2012
  8. Milo

    Reply

    @Manuel

    si, sicuramente non c’e’ alcuna differenza sostanziale tra me e te, ma una sola differenza ‘formale’, ovvero la Cassa alla quale paghiamo la nostra pensione: per te c’e’ la gestione separata Inps, per me c’e’ Inarcassa.
    Siccome l’impressione e’ che il governo voglia, in sostanza, estendere le presunzioni di subordinazione gia’ previste dai controlli sul contratto a progetto (che, ricordo, gia’ esclude gli ‘ordinistici’ dall’applicazione) anche alle p.iva, le sanzioni previste sarebbero, oltre all’obbligo di assunzione, il pagamento coatto della contribuzione ‘evasa/elusa’ all’Inps dal committente: nel caso di ‘ordinistici’ non ci sarebbe in realta’ nessuna evasione/elusione in quanto i contributi non erano dovuti (in quanto, appunto, iscritti a cassa privata obbligatoria e voglio vedere secondo quale principio del diritto si dovrebbero ‘togliere’ soldi da una cassa privata per passarli all’Inps). Ovviamente, e’ solo una mia considerazione e non una spiegazione da ‘giuslavorista’…

    @Cristina Zanni

    visto che la riforma, a quanto sento, approdera’ in Parlamento e quindi potra’ essere in parte modificata, perche’ non approfittate della vosta posizione ACTA per sollecitare una revisione della norma in senso migliorativo? e quando dico ‘migliorativo’ non intendo estendere anche agli ordinistici (e quindi estendere i rischi dell’applicabilita’ a falsi positivi), ma renderne piu’ leggera e sperimentale l’applicazione, almeno inizialmente, in modo che i monocommittenti ‘veri’ possano riorganizzarsi nel giro di qualche anno (magari, inizialmente, introducendo dei distinguo basati sul reddito minimo, con limiti progressivi di anno in anno, fino all’applicazione a regime). Mi sembrerebbe piu’ ragionevole.

    Bisogna assolutamente far presente al Governo che, cosi’ scritta, la norma rischia di “buttare via il bambino con l’acqua sporca” e di creare espulsioni di massa tra le ‘finte’ (e anche le ‘vere’, anche se monocommittente) p. iva.

    22 Mar 2012

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Le verità di Angeletti sui professionisti

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