Report denuncia le storture della Gestione Separata INPS
26 Marzo 2012 Previdenza
Nella puntata di Report di ieri, 25 marzo, un ampio servizio curato da Bernardo Iovene dal titolo “pensione asociale” mette in luce in maniera inedita le iniquità della gestione separata, la fortissima crescita delle aliquote, che non consente alcuna pensione aggiuntiva, e la povertà delle pensioni attese, frutto di un contributivo avaro, che restituisce meno di ciò che prende, perché paga i privilegi concessi ad altre categorie. Da non perdere l’intervista all’ex Ministro Damiano che dopo aver riconosciuto di aver sbagliato ad aumentare i nostri contributi di quasi 9 punti percentuali, con grande sicumera propone un aumento al 33% per i monocommittenti, dimostrando di non aver capito l’errore di metodo: occorre informarsi e pensare prima di fare.
Segnaliamo un errore della trasmissione, frutto di un luogo comune (duro a morire…) che confronta il nostro peso contributivo per la pensione (27%) con quello dei dipendenti, calcolando quest’ultimo a partire da una diversa base (33%, calcolato sulla retribuzione lorda, ma 24% sul costo del lavoro, si vedano le slides di presentazione della nostra proposta per un corretto confronto).
Alla realizzazione della puntata ha collaborato Acta, che ha fornito informazioni, dati, spiegazioni, esempi per ricostruire le vicende della gestione separata ed hanno partecipato molti suoi soci: Susanna Botta, Fabio Massi, Silvestro De Falco, Erica Melino ed altri. Peccato che Acta si sia vista solo di sfuggita con una copia del nostro manifesto!
Per chi è fuori dal giro dei “soliti noti” (sindacati, associazioni datoriali, ordini…) è proprio difficile conquistare riconoscimento e visibilità!
1 Commenti
Milo
ReplySalve a tutti,
volevo lasciare un ulteriore spunto di riflessione che mi sorge spontaneo dopo aver visto l’interessantissima puntata di Report di domenica scorsa: e se tutta la prevista operazione di regolarizzazione delle ‘finte’ p.iva nascesse non tanto per dare loro delle tutele, ma per la piu’ subdola esigenza di recuperare l’elusione della contribuzione Inps da parte delle aziende che hanno approfittato dei ‘finti’ autonomi?
In realta’, anche se le ‘finte’ p.iva hanno già pagato, e anche in modo salato, tutti i contributi dovuti alla gest. separata, lo Stato, con le nuove norme, potra’ contestare alle aziende ‘furbe’ la mancata contribuzione Inps verso i fondi dei lav. dipendenti, dall’instaurazione del rapporto di parasubordinazione: in questo modo lo Stato si troverebbe per tutti i casi conclamati, addirittura contribuzione ‘doppia’: sia alla gest. separata, sia all’Inps-lav. dipendenti! Geniale e degno dei ‘professori’ al potere!
Per questo motivo, ritengo, che:
– agli ‘ordinistici’ tale presunzione non dovrebbe essere applicata (come sembrerebbe, in modo ‘implicito’ dalle norme citate nel documento programmatico), perche’ i contributi NON erano dovuti (visto che gli ordinistici versano alle casse private) e quindi l’azienda non ha eluso un bel niente, e non vige quindi nessun principio del Diritto che possa instaurare una presunzione di subordinazione (a meno di cambiare il Codice Civile)
– dovrebbe essere reso possibile, per il lavoratore che ha subito l’imposizione della ‘finta’ parasubordinazione, rivalersi sul datore di lavoro ‘furbo’ per recuperare tutta la percentuale di contribuzione che non era dovuta, ma questo non e’ citato da nessuna parte.
Se posso dire, aspettiamo cmq a vedere l’articolato della riforma presentato al Parlamento, articolato sul quale il Ministro dice che stanno ancora lavorando, e non facciamoci strani ‘viaggi’ prima del tempo, ma mi sembra che l’intento di tali norme sia oramai evidente: piu’ che a tutelare i ‘finti’ autonomi, l’operazione, subdola, sembrerebbe quella di ‘forzoso recupero crediti’ da parte dello Stato; inoltre, si verra’ a creare una sorta di ricatto morale verso il lavoratore ‘debole’ da parte di tutte quelle piccolissime e piccole imprese che dei ‘finti’ autonomi ne hanno approfittato, spesso non per dolo, ma per il costo impossibile che il lavoro dipendente ha in Italia: molti ‘finti’ autonomi resteranno a casa o torneranno al ‘nero’, perche’ molte imprese non avranno certo le risorse per assumerli tutti…
E’ proprio su questo ‘cuneo fiscale’ sul lavoro dipendente che niente sembra fare la paventata riforma che, a queste condizioni non solo non creera’ posti di lavori, ma ESPULSIONI FORZATE sia in ingresso, con le norme che irrigidiscono e fanno costare di piu’ i contratti precari, e in uscita, con le paventate norme sul licenziamento per motivi economici, delle quali molte aziende approfitteranno a man bassa.
Vorrei proprio sapere secondo quale principio questa riforma potra’ creare posti di lavoro…