Il ministro (ci) risponde
27 Marzo 2012 Lavoro, Vita da freelance
Siamo felici di leggere sul Corriere della Sera di oggi la risposta del ministro Elsa Fornero alla lettera di Dario Di Vico che richiamava l’attenzione sugli effetti della riforma del lavoro, così come oggi formulata, per i professionisti autonomi.
Speriamo sia l’inizio di un percorso di conoscenza e riconoscimento da parte del legislatore. Siamo ovviamente più che disponibili a spiegare e portare le nostre ragioni. Questa è la lettera:
Partite Iva, rispettiamo il lavoro autonomo
Il ministro rispondePartite Iva, rispettiamo il lavoro autonomo
Caro Direttore,
la riforma del mercato del lavoro è stata oggetto di profonda e attenta riflessione. Ha impegnato intensamente il governo, per il quale una delle principali linee guida è stata l’individuazione e la correzione delle numerose distorsioni e degli abusi oggi esistenti. In quest’ottica, abbiamo affrontato il tema delle partite Iva con l’occhio rivolto proprio alla più seria e profonda valorizzazione della componente «professionale» di uno strumento che, purtroppo, ha perso almeno in parte la sua natura originale.«La riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita» è il titolo del documento che contiene le linee guida sulla base delle quali stiamo dando gli ultimi ritocchi al testo del disegno di legge che presenteremo in Parlamento entro tempi molto brevi. Nel testo, consultabile sul sito del ministero del Lavoro e su quello del governo, sono presenti evidenti indicatori della nostra volontà di combattere seriamente la tendenza a utilizzare la partita Iva non già come libera manifestazione di lavoro autonomo – e quindi come uno dei «volani» dello sviluppo e della crescita – bensì come percorso elusivo per ridurre il costo della manodopera e per evadere gli obblighi contributivi.
Le suggestioni avanzate da Dario Di Vico nella sua lettera sono molte e tutte di grande interesse. Richiedono però, per essere affrontate con serietà e concretezza, analisi relativamente approfondite che saranno definitivamente messe a punto entro pochi giorni. Sarà mia cura far avere a Lei, e soprattutto ai lettori del Corriere della Sera risposte, il più possibile esaustive e in tempi brevi.
Mi consenta intanto di sottolineare che pressoché tutte le questioni relative al mercato del lavoro implicano la ricerca di un difficile equilibrio tra opposti interessi; il che, nel caso indicato da Dario Di Vico, significa contenere gli abusi, valorizzando il lavoro autonomo.
Elsa Fornero – Ministro del Lavoro
8 Commenti
Alessandro
ReplyUna risposta senza risposte…
Nicola
ReplyBeh, ha detto che sarà sua cura far avere ai lettori risposte il più possibile esaustive.. aspettiamo. Cmq, anche il solo fatto che un ministro risponda, rimandando a spiegazioni più approfondite e dovute, è qualcosa di decente che merita di essere apprezzato in un paese che aveva perso ogni minimo senso di rapporto democratico tra governanti e governati.
Stefano Fugazza
ReplyGià il fatto che abbia risposto è positivo e sintomo, speriamo, di un’apertura all’ascolto.
La parte conclusiva (contenere gli abusi) mi lascia perplesso perchè fa trasparire la solita approssimazione che fa di tutta l’erba un fascio.
Da un lato si riconosce l’ampia diversità che caratterizza il nostro mondo, dall’altra si semplifica artificiosamente su due direttrici: PIVA=sfruttamento dei giovani e PIVA=evasione.
E chi non è – ahimè – più giovane e versa da oltre 15 anni tutti i contributi alla gestione separata senza godere dei benefici e delle tutele di alcuna Cassa, chi lavora con aziende e PA e quindi non evade un centesimo, chi non ha ferie pagate e mutue integrative, dove sta?
nikema
Reply@Stefano Fugazza: sottoscrivo in pieno
aggiungo solo che spero non si dimentichi anche la vera scelta di chi VUOLE essere autonomo, così come che il vero autonomo che si vuole valorizzare non mi sembra che si identifichi (anche a grandi linee) con i parametri emersi che non fanno altro che buttare via il bambino con l’acqua sporca. Ultima cosa: non si corre il rischio che il mercato del lavoro faccia fuori proprio gli autonomi in generale? anche quelli veri? il mercato del lavoro dovrebbe diventare sempre più flessibile, ma noi siamo già flessibili da tempo ed anche per scelta, non solo per necessità, non vogliamo salvaguardare chi questa mentalità l’ha sempre avuta nel DNA sperando che magari contagi gli altri? se si ha la fortuna di avere un buon cliente principale e poter curare con tranquillità gli altri, ma perchè dobbiamo diventare dipendenti? la parola stessa mi da i brividi.. (ammesso fra l’altro che il buon cliente non ci sbatta fuori e basta..)
Manuel
ReplyMah? In sostanza non ha detto nulla!
Speriamo che la promessa di un futuro approfondimento sia mantenuta.
free-lance
Replyuna risposta del ministro inquietante, piuttosto che rassicurare i veri autonomi, parla di cercare equilibrio
Ma perchè dover fare passi indietro? Non capisco, qual è il principio? Chi vuole farsi difendere si faccia difendere, ma i veri autonomi non capisco perchè debbano essere interessati da questa riforma
MINISTRO FORNERO COSì CI FATE PERDERE I CLIENTI, NESSUNO VI HA CHIESTO NIENTE, SE CHIEDIAMO UGUALI CONTRIBUTI NEMMENO CI ASCOLTATE, ORA CHE NON VI ABBIAMO CHIESTO NIENTE, CI COMPLICATE IL LAVORO, CHE GIA’ E’ COMPLICATO DI SUO CON L’ASSURDA BUROCRAZIA CHE ERAVATE CHIAMATI VOI TECNICI A GESTIRE MEGLIO
POI SE VOGLIAMO PARLARE PROPRIO DI SFRUTTAMENTO, NON SONO I CLIENTI MONOCOMMITTENTI A SFRUTTARE, NON E’ IL PADRONE, NON STIAMO AL 900′, E’ LO STATO CHE SFRUTTA, CHE RIEMPE DI TASSE I LAVORATORI, DIPENDENTI, AUTONOMI E IMPRENDITORI, E IN CAMBIO OFFRE SOLO CORRUZIONE, INEFFICIENZA E IGNORANZA
MINISTRO FORNERO, LASCIA LAVORARE CHI LAVORA, SE MI OBBLIGHI A REGISTRARMI IN QUALCHE REGISTRO, SE VIOLI IL MIO SPIRITO DI FREE-LANCE, MI TRASFERISCO ALL’ESTERO E DOVRAI FARE I CONTI CON LE IMPOSTE CHE NON VERSERO’ PIU’ ALL’ITALIA
carmelo
Replybravo free-lance… Chi sfrutta chi! L’unico sfruttamento che vedo e’ il pacco di euro che tutti gli anni verso alla gestione separata inps e che va a pagare la pensione non certo mia, e tutte le tasse versate alle istitizioni che invece di restituirmi servizi efficienti mi mettono paletti e complicanze sul lavoro…. C’e’ proprio da dire basta!
Angelo Pasquarella
ReplyConcordo co le osservazioni di Fugazza. Occorre quindi domandarsi quando l’abuso si manifesti e ciò avviene quando la prestazione è confrome ad un lavoro seriale e non professionale, a un lavoro vincolato da tempi e luoghi e non da un lavoro libero, a un lavoro inquadrato all’interno di una gerarchia e non da un lavoro caratterizzato da autonomia. Il parametro del reddito e quello del tempo della collaborazione sono fuorvianti. Ad esempio moltissimi dei formatori, per tante aziende di consulenza e formazione, diventerebbero o potrebbero diventare dipendenti?
Angelo