Il Ministro Fornero contatta ACTA
Oggi siamo stati contattati dalla Segreteria del Ministro del Lavoro. Racconta Anna Soru, presidente di ACTA:
Questa mattina, con grandissima sorpresa, ricevo una mail che mi chiede un contatto telefonico perchè il Ministro desidera parlarmi. Naturalmente, emozionata, invio subito il numero del mio cellulare. Dopo appena mezz’ora il telefono squilla e una segretaria mi passa la Professoressa Fornero!
Il Ministro molto gentilmente ricorda di avermi già conosciuto (avevo avuto alcune occasioni di confrontarmi con lei qualche anno fa su temi pensionistici) e mi comunica che ha ricevuto la nostra Memoria, che però le è stata consegnata solo oggi.
Ci confrontiamo pacatamente sulle questioni che a noi di Acta stanno molto a cuore, ovvero sui criteri per il riconoscimento delle finte partite Iva e sull’aumento dei contributi e naturalmente cerco di esporre il nostro punto di vista.
Il Ministro assicura che leggerà con attenzione la nostra Memoria e che poi ci sarà occasione per un ulteriore confronto.
Un segnale che ci incoraggia a continuare ad impegnarci per modificare il DDL del Governo
Sostieni la Memoria di ACTA in Commissione Lavoro del Senato!
Difendi il diritto a vivere del tuo lavoro!
Unisciti alla nostra protesta
Venerdì 20 Aprile a Milano
Dalle 18.30 in poi troviamoci al Fuorisalone in Via Tortona, al ponte sulla ferrovia
Maggiori informazioni sulla mobilitazione ACTA:
> DIFENDI IL DIRITTO A VIVERE DEL TUO LAVORO <
7 Commenti
Federico
ReplyForza ACTA, venerdì faccio di tutto per esserci sul ponte delle ferrovia
ugo
Replyquesta è una notizia! mandatela a tutti: ci fa sentire più forti.
Ma non dimenticate: tutti al Fuorisalone venerdì 20 dalle 18.30
Marco
ReplyOttima notizia,
Mi raccomando, spingete sulla soglia di reddito (magari su una media di più anni). Credo che sia quello il modo per distinguere le vere piva da chi è costretto ad aprirla e che potrebbe salvare capra e cavoli (anche se non è ovviamente il modo ottimale).
La soglia di reddito avrebbe anche il vantaggio non piccolo di rendere meno conveninente il nero.
Nunzio
ReplyPreg.ma Dott.ssa Anna Soru
Volevo cortesemente chiederLe, qualora fosse possibile, di consegnare al Ministro E. Fornero, il documento di seguito riportato, che ben rappresenta le problematiche che accomunano ingegneri/architetti liberi professionisti dipendenti:
La Legge n.335/1995, la cosiddetta “Riforma Dini”, per assicurare una tutela previdenziale a tutti i soggetti che esercitano in via abituale ma non esclusiva attività di lavoro autonomo e quindi privi di copertura previdenziale, ha istituito con l’art.2, comma 26, la Gestione separata presso l’INPS a c…ui versare appunto contributi previdenziali. Per quanto il testo di legge non consenta d’individuare quali soggetti siano tenuti all’iscrizione “Gestione separata Inps” emerge chiaramente come tale “Gestione” debba essere intesa come fondo pensionistico “residuale”, destinato a tutelare i “soggetti privi di una propria cassa previdenziale” e, nel caso specifico, gli ingegneri non iscritti all’Albo Professionale con redditi derivanti da attività estranee al proprio ordinamento professionale;
Le novità introdotte dall’art. 18, comma 12, del D.L. n. 98/2011, tiene ferma la disposizione che affida agli enti esponenziali a livello nazionale degli enti abilitati la tenuta di albi od elenchi, il compito di deliberare l’inclusione della categoria nella forma di previdenza obbligatoria prevista;
Inoltre, il Messaggio 12 luglio 2011, n. 14490 dell’INPS, ben chiarisce, che solo qualora vi sia l’impossibilità di iscrizione alla propria cassa, vi è l’obbligo di iscrizione alla gestione separata INPS, per i soggetti (lavoratori autonomi) iscritti ad albi, che esercitano la professione abituale, ancorché in maniera non esclusiva.
Per quanto sopra, risulta pacifico che restino iscritti ad apposita gestione separata Inps tutti i soggetti la cui attività professionale non ha una cassa previdenziale propria, mentre INARCASSA dovrebbe/potrebbe provvedere, tenendo conto per analogia delle prestazioni e del settore professionale svolto, ad istituire una propria gestione separata deliberando l’inclusione dei professionisti/dipendenti in apposita categoria previdenziale di appartenenza.
Di recente, la gestione separata INPS ha intrapreso, una vasta e generalizzata azione di recupero crediti nei riguardi di professionisti che, in riferimento all’esercizio di attività professionale assoggettabile a previdenza categoriale, abbiano per i più svariati motivi, omesso di iscriversi all’ente di previdenza di riferimento. Sono stati notificati accertamenti a persone iscritte al fondo pensioni lavoratori dipendenti e percettori di redditi prodotti da attività libero professionali per i quali non risulta pagato il contributo alla relativa cassa. È il caso, per esempio, di ingegneri o architetti docenti di scuola superiore o Università pubblica, o di professionisti che non hanno raggiunto il reddito minimo previsto per l’obbligo di contribuzione alla Cassa di appartenenza (avvocati).
Secondo quanto precisato dalla circolare INPS n 99 del 2011, infatti, il fatto di versare all’ente di previdenza di categoria contributi integrativi o contributi di solidarietà, non correlati alla futura percezione di un trattamento pensionistico, non esclude l’obbligo di versare la contribuzione alla gestione separata. Coloro che, pur svolgendo attività iscrivibili ad appositi Albi, non abbiano corrisposto i relativi versamenti legati al contributo soggettivo presso alle proprie Casse di appartenenza, ivi compresi i casi in cui l’iscrizione viene espressamente negata per specifica previsione statutaria (vedasi art. 7.5 dello Statuto di Inarcassa) debbono assoggettare la propria contribuzione presso la gestione separata INPS. Solo la contribuzione soggettiva versata alla propria Cassa di previdenza libera i professionisti dall’obbligo di iscrizione alla gestione separata presso l’Inps.
L’INPS, con l’operazione Poseidone, ha iscritto a ruolo, notificando tramite Equitalia, migliaia di cartelle esattoriali, richiedendo coattivamente i crediti contributivi oltre agli interessi e le sanzioni che complessivamente si aggirano intorno al 60% dell’intera somma.
Un consistente gruppo di ingegneri ed architetti, è favorevole alla costituzione di una nuova Gestione Separata Inarcassa “GS Inarcassa” anziché GS INPS, relativa agli ingegneri/architetti esercitanti la libera professione in via non esclusiva.
Ai sensi degli artt. 6 della L. n. 290/1990 e l’art. 24 dello Statuto, solo il contributo soggettivo risulta frazionabile in dodicesimi e commisurabile ai mesi di effettiva iscrizione alla Cassa, mentre il contributo integrativo non può essere frazionato e va interamente corrisposto alle casse di Inarcassa.
Secondo la posizione di Inarcassa, fino ad oggi, è possibile raggruppare due tipologie di liberi professionisti:
1) ingegnere (dipendente + professionista): un contributo integrativo pari al 4% dell’imponibile (a fondo perduto) e il 17% a INPS per un totale del 21% (potendo usufruire solo del 80,095 % dei contributi versati ai fini pensionistici);
2) ingegnere libero professionista “puro”: un contributo integrativo pari al 4% dell’imponibile ed un contributo soggettivo pari all’11 % sul volume d’affari, corrispondendo a Inarcassa un totale del 15% (e potendo usufruire del 100 % dei contributi versati ai fini pensionistici).
Inarcassa non può avere due tipi di iscritti, ovvero quelli di serie “A” (iscritti prima della riforma DINI, ante 1996, e quindi un sistema di calcolo della pensione di tipo retributivo) ed quelli di serie “B” (iscritti dopo il 01.01.1996, come introdotto dalla L. 335/95 cosiddetta “Riforma DINI”, dove il sistema di calcolo è addirittura diverso, ovvero valutato con il metodo di calcolo contributivo, come previsto per Legge);
In questo modo si determina un duplice effetto sulla posizione previdenziale degli ingegneri-dipendenti (o part time): cesserebbe l’afflusso della loro contribuzione, ex comma 26, all’INPS, e dall’altro cesserebbe la contribuzione del 2% all’Inarcassa (ora del 4%), essendo i due flussi destinati insieme all’auspicata GS Inarcassa. Inoltre, va pure evidenziato, che la generalizzata azione di recupero crediti nei riguardi di professionisti che hanno omesso, per i più svariati motivi, l’iscrizione alla GS INPS, culminerebbe con una naturale e indolore (comunque lenita) soluzione della vicenda.
Inarcassa ha più volte ha ostacolato l’iniziativa (vedasi bozza dello Studio Tonucci del 18/02/1999 relativa all’istituzione di una gestione separata Inarcassa). La G.S. INPS è una forzatura che crea una discriminazione, una differenza di trattamenti previdenziali ed una palese iniquità tra lavoratori autonomi liberi professionisti della stessa tipologia. Ritengo che, che tutti debbano sostenere con coraggio una pura questione di principio.
In relazione alle conseguenze dell’“irruzione di nuovi iscritti entro un ente già funzionante e che ha già compiuto la programmazione della propria vita finanziaria” è doveroso evidenziare, che le prime erogazioni previdenziali gravanti sulla istituenda GS Inarcassa, se l’auspicata modifica statutaria fosse introdotta nel corrente anno, decorrerebbero nel 2035, dato che comunque per godere della prestazione previdenziale l’iscritto deve vantare almeno trentacinque/quaranta anni di anzianità. Il dato rende evidente come i calcoli “attuariali e finanziari” di un ente non possano dirsi sconvolti dalla proposta di una GS Inarcassa del tutto autonoma rispetto alla cassa esistente, quale quella prospettata, dato che non si è mai visto che un ente pubblico o privato invoca la violazione dell’art. 38 o 42 della costituzione per essere costretto ad incassare per i prossimi trentacinque/quaranta anni di contributi senza essere costretto ad alcuna controprestazione.
Sicuro della cortese attenzione alla presente, con l’occasione saluta e ringrazia distintamente.
Lanciano, lì 18/04/2012. Dr. Ing. Nunzio Di Castelnuovo
Natalia
ReplyBravissimi, continuate così e chissà che ci ascoltino! Sono una giovane P. Iva e se questa riforma fosse esistita così quando sono partita, mi avrebbero considerata una falsa P IVA senza dubbio! Invece quello che volevo io era solo lavorare!
Ho una proposta: vedo che moltissimi piccoli imprenditori si stanno rivolgendo all’ INDIGNATO SPECIALE, perché non partecipa anche ACTA?
Natalia
Petra Haag
ReplyChe dire, bravi!
leo
ReplyX Anna Soru.
Intanto complimenti per aver spuntato un possibile incontro con il Ministro Fornero!
Ti suggerisco una riflessione….. I termini individuati nel DDL per far convergere le partite iva in lavoro subordinato sono ….. assurde!!! ….. devono essere assolutamente modificate!!!
Credo che le proposte di modifica presentate dalla confindustria siano un passo in avanti, (rapporto non di 6 mesi, ma pluriennale, monocommittenza, lavoro presso la sede/i del committente); tuttavia è indispensabile affermare con forza, anche di fronte al Ministro, che se vogliamo salvaguardare le effettive professionalità (ed è questo il motivo vero del lavoro indipendente libero professionale), occorre che venga introdotto un altro criterio qualificante, ed è il più importante,…. ossia un limite di reddito derivante dall’esercizio della partita iva, perchè questo caratterizza in modo assoluto la professionalità ed il valore della prestazione svolta.
Le false partite iva hanno tutte, e sottolineo tutte, un carattere distintivo,…. ossia la remunerazione bassa, perchè di basso livello è la prestazione fornita…. Non possiamo trattare allo stesso modo partite iva di 10.000 euro con quelle di 40.000 euro, è chiaro che nel secondo caso il libero professionista riesce a spuntare cifre consone all’effettivo valore della prestazione svolta, e quindi “il potere contrattuale lo rende di fatto un lavorate Indipendente!”.
Questo è il criterio che deve essere applicato per salvaguardare le partite iva….
Ti prego Anna…. di chiarire al Ministro Fornero questo punto qualificante… che deve essere preso in considerazione tra i criteri di selezione delle partite iva nel DDL….