“Gentile Ministro, ecco come il suo DDL mi ha fatto perdere un lavoro”
16 Maggio 2012 Lavoro, Previdenza, Vita da freelance
Gentile Ministro,
sono un webmaster autonomo con partita iva, iscritto alla Gestione Separata. Volevo informarla che il disegno di legge redatto dal suo ministero mi ha fatto perdere un lavoro.
Da tre anni, prima dell’estate, offro i miei servizi ad un’agenzia di marketing che si dedica a campagne pubblicitarie per villaggi turistici. Quest’anno, mi è stato detto che la collaborazione non sarà rinnovata: non per questioni di prezzo, non per qualità dei prodotti, ma per l’intenzione del mio committente di non voler incorrere in un eventuale abuso nei miei confronti!
Le scrivo qui un passo della mail ricevuta:
“preferiamo adottare quest’anno una soluzione interna nostra, perché ancora non ci è chiara la nostra posizione nei tuoi confronti come partita iva in merito al disegno di legge sul lavoro del governo Monti”.
Ho provato a spiegare che nell’eventualità, sarò io a dichiarare di non lavorare solo per loro, ma nulla, non se la sentono.
Mi dica, cosa devo fare? Lo sa che con il suo disegno di legge, piuttosto che modernizzare il paese e il mercato del lavoro, ci sta facendo compiere un passo indietro gigante?
Per tre anni ho lavorato in questo periodo con tale agenzia, e devo dire che era il mio migliore cliente in quest’anno di particolare crisi; non avrebbe comunque superato il 75% del mio fatturato e vi avrei lavorato 5 mesi e dal mio ufficio. Pertanto avrei soddisfatto i tre requisiti, ma come faccio a rassicurare il mio cliente?
Devo mostrargli le mie fatture già emesse e quelle che emetterò? E se lavoro anche per concorrenti suoi? E’ libertà di lavoro e mercato, questa? Può spiegare a noi autonomi, quale sia il senso di questa legge?
Perché una concessione fatta ai sindacati per la discussione sull’articolo 18 deve finire con il porre regole assurde per i freelance?
Qual è il vantaggio per noi? E la nostra colpa?
Si rende conto dell’illogicità di questa norma? Ci dica, come possiamo far presente ai clienti che non incorreranno in un eventuale abuso? L’esempio indicato dimostra che al cliente le rassicurazioni non bastano, preferiscono non dover pensare minimamente di incorrere in un abuso e di fidarsi quindi delle affermazioni di chi gli fornisce un servizio.“Una soluzione interna nostra”, questa la loro scelta. Saranno contenti i sindacati in quanto si aprirà una posizione di lavoro. Un lavoro che fino ad ora era mio e che ho difeso da una concorrenza spietata, nonostante un’imposizione fiscale altissima.
Cosa ho sbagliato io per perdere questo lavoro? Ho perso un cliente, il mio miglior cliente, per un disegno di legge che per far credere che si agisce a difesa dei lavoratori dipendenti, rischia di far chiudere la totalità delle partite iva italiane, con conseguenze dirette sul gettito fiscale, diffondendo una diffidenza tra le imprese nel rivolgersi ai prestatori di servizi con partita iva.Non voglio di certo spiegare a voi come si fanno le regole, ma se si parla di abuso di mono-committenza, non sarebbe stato più semplice organizzare uno sportello al quale avrebbe potuto rivolgersi il lavoratore che volesse denunciare un abuso?
In questo modo, invece, farete diffidare i clienti dall’acquistare un servizio di una partita iva. “Una soluzione interna nostra” sarà la decisione di moltissimi altri clienti nei confronti di moltissimi altri freelance.
L’economia già è quella che è, così si dà il colpo di grazia a tante e dinamiche attività del terziario avanzato.
Consideri il mio come lo sfogo di chi dopo aver perso questo cliente per una ragione che mai si sarebbe aspettato, si è subito attivato per cessare la sua attività e emigrare, nulla di che.
Ma se vuole, ci sono ancora migliaia di freelance che aspettano di capire come poter dimostrare ai loro clienti che non ci sarà mono-committenza. Mi auguro che nessuno stia pensando che sia normale far vedere le fatture, magari di concorrenti, ai clienti. E poi a febbraio, o un primo periodo dell’anno, chi lo rassicura il cliente che quello non sarà l’unico lavoro effettuato fino alla fine dell’anno, perché c’è crisi e non si lavora, e quindi può incorrere in mono-committenza?
Può fare tutte le distinzioni che vuole, tra partite iva vere e partite iva false, l’unico risultato è quello già raggiunto: aver creato diffidenza tra chi ha intenzione di acquistare un servizio.
Ci dà un patentino di partita iva vera? Un bel passo in avanti nella modernizzazione dell’Italia!
Quanti sono i precari che hanno subito abusi di dipendenza spacciata per partita iva? Conti anche noi, che siamo molti di più: per soddisfare i sindacati e dargli qualcosa in cambio, state rovinando uno dei settori più dinamici e contribuenti di Pil d’Italia. Quando la diffidenza tra chi aveva intenzione di acquistare un servizio sarà definitivamente diffusa, non ci sarà lavoro per gli autonomi, a quel punto faccia un po’ di conti di quanto gettito fiscale ci ha perso l’erario.
Complimenti, grazie e addio.Un freelance.
34 Commenti
free-lance anch'io
Replycome già detto nell’altro post, tra le agenzie di traduzione c’è l’idea di rivolgersi solo a traduttori italiani che risiedino all’estero per non cadere nella monocommittenza
QUESTI GENI DELL’ECONOMIA, NON HANNO FATTO I CONTI CON CHI ACQUISTA!
andrea
Replyin effetti come fa un’agenzia di traduzione a sapere che il traduttore soddisfi i tre requisiti? l’unico modo è farsi mostrare anche le fatture degli altri, il che sarebbe una violazione di privacy
Qix
ReplyBeh, le agenzie di traduzione si rivolgeranno a traduttori italiani residenti in paesi del Terzo Mondo, visto che abitualmente pagano tariffe da fame!
agenzia di traduzione
Replyx Qix: io dirigo un’agenzia di traduzione e non pago tariffe da fame, anzi. E come me, anche altre agenzie che conosco. In definitiva paghiamo tariffe in linea a quelle europee. Naturalmente dipende anche dalle direzioni linguistiche e dai settori di traduzione per fare una tariffa, ma questi sono altri discorsi. Per una volta, perchè piuttosto che attaccarci gli uni con gli altri non agiamo compatti? Ciò che è stato scritto in questo post è ciò che in molti di noi già stavamo pensando:
come faccio ad incaricare un traduttore con partita iva per una traduzione senza incorrere nella monocommittenza? chi mi assicura che il traduttore, magari per un lavoro grande che durerà diversi mesi, non stia lavorando solo per me?
dovrò chiedergli di farmi vedere le fatture…ma in questo modo ho sì l’impressione di commettere un abuso, violando la sua privacy e la sua libertà di impresa
sonia
Replyinquietante davvero, rendono vano qualsiasi sforzo di lavorare per le partite iva
Alliandre
ReplyHo idea che da ora in poi anche noi traduttori dovremo aggiungere una nota in calce alle e-mail, una sorta di autocertificazione che specifichi “Sono autonomo e tale desidero rimanere” o qualcosa del genere. E magari inserirlo nei nostri siti web, e in fattura. Io le mie fatture non le mostro a nessuno degli altri clienti. Ci mancherebbe altro.
gennaro
Replyavete mai provato a leggere i commenti su il corriere o altri giornali? chi parla? precari, false partite iva, ovvero una percentuale minima delle partite iva in italia riesce a parlare e a far muovere una legge nella loro direzione obbligando i committenti ad assummerli
mentre, la gran parte di noi partite iva vere non ci facciamo sentire, è vero, perchè lavoriamo, ma così questi al governo pensano che l’opinione pubblica sia dei precari
per quanto riguarda la lettera del free-lance, la quoto in pieno, ancora non ho perso un lavoro, ma credo che quando le imprese che si avvalgono di partite iva VERE capiranno i rischi della commissione, saremo davvero in pochi a poter lavorare, se non nessuno.
Johnny
Reply@free-lance anch’io
Se l’atteggiamento delle agenzie italiane sarà quello che descrivi, basta lavorare solo per quelle straniere. Tra l’altro puoi negoziare tariffe migliori e pagamenti più rapidi.
Il DDL regola solo i rapporti tra contribuenti italiani.
free-lance anch'io
Replyx Johnny:
ti rendi conto di cosa stai dicendo? io traduttore che ho bisogno di lavorare, in un settore altamente competitivo, mi prendo il lusso di dire vabbè lavoro solo per gli stranieri???
e i webmaster? e i grafici? ma perchè siete bastonati e masochisticamente vi piace esserlo?
cortesemente, faccio un appello: che parlino solo i veri free-lance, quelli che conoscono i loro lavori e le dinamiche di mercato tra free-lance e committente, i precari, le false partite iva, andate a scrivere e andare over-thread sui forum di repubblica, corriere e dei sindacati
x Alliandre: mettiti nei panni del tuo cliente, che potrebbe non volersi fidare della tua note in calce, se sei traduttore free-lance sai quanto sia difficile trovare un cliente e come un minimo dettaglio può fargli pensare di non accettare un preventivo
Nicola
ReplyVisto che vuoi emigrare, ti consiglio di evitare la Germania, dove le regole sono molto simili a quelle appena introdotte e di cui ti stai (per ottimi motivi) lamentando.
Sarebbe più interessante, in un contesto più ampio e non soltanto di sfogo specifico e molto comprensibile, capire come mai lì la regola funziona nell’impedire la proliferazione di false partite IVA mentre in Italia no.
Johnny
Reply@free-lance anch’io
innanzitutto ti prego di non classificare chi interviene secondo la tua interpretazione errata, e soprattutto di non cercare di far tacere chi non la pensa come te.
Sono traduttore come te da molti anni e ho fatto la scelta di non lavorare più con clienti italiani da ormai 4 anni.
TU hai fatto un’ipotesi di comportamento delle agenzie italiane e io ti ho scritto quali contromisure si potrebbero prendere.
Un imprenditore compie delle scelte e prende delle decisioni.
(E un traduttore in teoria dovrebbe conoscere anche il congiuntivo…)
free-lance anch'io
Replysi, e da linguista sa che l’indicativo può sempre sostituirlo senza farne errore
la tua contromisura, infine, lo stato mi vieta di lavorare con gli italiani, quindi mi cerco gli stranieri
al paese mio, si chiama RESA, spiegaglielo a chi si è dedicato per anni a lavorare con agenzie italiane
non è libertà di lavoro, poi ognuno prenderà le sue contromisure, ma resta il fatto che questa legge vieti palesemente di lavorare
Johnny
Reply@free-lance anch’io
Ormai è off-topic, ma visto che ci siamo, nella tua frase:
“tra le agenzie di traduzione c’è l’idea di rivolgersi solo a traduttori italiani che risiedino all’estero per non cadere nella monocommittenza”
Mi sai dire modo e tempo di “risiedino”?
Infine, proprio perché c’è libertà di lavoro (da cui la parola freelance), io sono libero di lavorare con i clienti della nazionalità che preferisco. E ti faccio presente che la mia scelta è stata fatta diversi anni prima che il DDL vedesse la luce.
alessio
Replysmettetela di litigare e di fare questioni linguistiche
l’esempio postato dal free-lance è inequivocabile: hanno generato talmente tanta confusione, che una ditta ci pensa due volte a rivolgersi a una partita iva
@ johnny: io non sono un traduttore, ma offro consulenza esterna ad aziende nel settore del marketing, e sono italiane, perchè lavoro per target italiani
che faccio? emigro? cambio mestiere?
il fesso della storia sarei io che non so cambiare mestiere e target? quindi ben venga che il governo mi sottragga lavoro, perchè posso sempre emigrare o cambiare cliente?
trovo molto più assurde le tue dichiarazioni che un congiuntivo sbagliato
la lettere scritta da free-lance lo dice tutto: cosa abbiamo fatto di male noi free-lance per perdere clienti che erano nostri?
Johnny
Reply@alessio
Forse non hai seguito i vari post…
free-lance anch’io ha scritto:
tra le agenzie di traduzione c’è l’idea di rivolgersi solo a traduttori italiani che risiedino all’estero per non cadere nella monocommittenza
io ho risposto:
SE l’atteggiamento delle agenzie italiane sarà quello che descrivi, basta lavorare solo per quelle straniere. Tra l’altro puoi negoziare tariffe migliori e pagamenti più rapidi.
Il DDL regola solo i rapporti tra contribuenti italiani.
Ho mai parlato di consulenza esterna ad aziende nel settore del marketing italiane???
Trovo assurdo il tuo trovare assurdo affermazioni che non hai letto correttamente e interpretato ancora meno correttamente.
alessio
Replyle ho lette e continuo a trovarle assurde
se le agenzie si fanno quest’idea, chi ci va a perdere? i traduttori italiani che lavorano per agenzie italiane!
e quindi secondo il tuo ragionamento, basta cambiare clienti (come se ne trovassero chissà quanti, a questo punto cambio io mestiere e mi metto a fare il traduttore) e non è successo niente
non confondere ciò che dovrebbe fare un traduttore, che sarà ovvio che dovrà rivolgersi ad altri clienti, con una legge che proibisce di lavorare, anche perchè freelance, non vuol dire imprenditore, ma nemmeno FESSO
alessio
Replymetti caso che ti contatta un cliente italiano, ti offre parecchio, e soprattutto ti dà l’opportunità di lavorare su un testo che ti piace…accetti…poi ti richiama e ti dice, senti, preferisco affidare la traduzione a un italiano che vive all’estero perchè se l’affido a te non so poi come va a finire con la monocommittenza…tu gli dici ma no, stai tranquillo, lavoro anche per altri, e quello dice, ti credo, ma non posso fidarmi, rischierei una denuncia di diritto del lavoro, mi dispiace, ciao
che fai? continuerai a dire che possono fare tutte le leggi infami che vogliono, tanto lavorerai per il cliente straniero…se ti piace il tuo lavoro, converrai con me che ti arrabbierai e non poco perchè, come dice il freelance del testo sopra, non hai sbagliato nè prezzo nè lavoro, ma sei vittima di una legge assurda, fatta per i sindacati e che ha travolto il terziario avanzato, tanto ti dovevo
Johnny
Reply@alessio ha scritto:
“metti caso che ti contatta un cliente italiano, ti offre parecchio”
Ipotesi e abbinamento inverosimile nel nostro campo, che tu non conosci.
Siamo freelance e imprenditori, e come tali dovremmo sapere che la monocommittenza o la quasi-monocommittenza è un rischio molto grande.
E non solo per le “leggi infami”, ma proprio perché qualsiasi fattore esterno ti fa rischiare di rimanere senza il tuo unico (o quasi) cliente.
Per cui è sempre meglio prendere le dovute contromisure e con largo anticipo.
alessio
Replyipotesi e abbinamento inverosimile? scusa ti posso chiedere un favore? non intrometterti in discussioni dove non hai nulla da dire, se non baggianate
stai dicendo che il traduttore italiano non può essere contattato da un cliente italiano per un buon lavoro?
eppure ne conosco di traduttori che guadagnano bene, non vorrai fare del tuo caso disperato una norma?
comunque sei riuscito nell’impresa di litigare anche con me, ma sinceramente non so perchè sto perdendo tempo con uno che parla da imprenditore e poi risulta che clienti buoni sono ipotesi e abbinamenti inverosimili
ti consiglio anch’io di andare a scrivere sui forum dei sindacati, ma non solo, anche quelli di confindustria, qui siamo free-lance, autonomi, partite iva vere, vorremmo poter raccogliere idee costruttive, non del tipo “subiamo la legge e cambiamo mestiere e paese”, da uno che poi sembra non conoscere nemmeno il suo mestiere
conosco certi personaggi della traduzione che se ti mostrassero i loro redditi, capiresti
consulente informatico
Replyparlando con un mio cliente, alla fine mi fa: “senti, ma per il fatto della riforma del lavoro, come funziona tra me e te”, gli ho detto “non cambia nulla”, e lui: “sicuro? non farmi passare un guaio, mi costringono ad assumerti”…ovviamente il tutto in tono scherzoso, ma è sempre un rapporto committente-prestatore di servizi
poi ho pensato, quando ci siamo salutati, e se un giorno per stare sicuro veramente vuole vedere le mie fatture? il suo più diretto concorrente è mio cliente!!!
vincenzo
Replysolidarietà all’autore del testo
i suoi colleghi le esprimeranno solidarietà quando anche loro vedranno assottigliarsi le opportunità di lavoro per via di questa legge, tempo al tempo
Johnny
Reply@alessio
Non sai niente del mercato della traduzione.
Evita di interagire “disperatamente” con me. Addio.
traduttore
Replyho letto un pò i commenti, devo dire che johnny ne capisce poco del settore della traduzione, ma voglio comprendere che sia l’agitazione
io sono traduttore e l’abbinamento cliente italiano che offre molto – traduzione, lo dimostra il mio reddito e quello di diversi colleghi che conosco
devo anche dire che fino ad ora non ci avevo pensato: come potrà il mio cliente essere certo che alla fine del lavoro, non gli verrà contestata da parte mia la monocommittenza?
facendo così, si rischia di azzerrare il settore delle partite iva
terenzio
Replypeccato, un altro capitale economico e umano che lascia l’italia, ormai sempre più preda di interessi sovranazionali, spacciati per nazionali
la mia più piena solidarietà
Johnny
Reply@traduttore
Come il tuo alterego, non conosci per niente il mercato della traduzione.
A proposito: po’ si scrive con l’apostrofo, ma capisco che sia l’agitazione. D’altra parte tu lo dovresti sapere, sei “traduttore”…
Vedo che in questi forum sono ammessi attacchi e offese personali, nonché tentativi di mettere a tacere le idee che non coincidono con le proprie.
Ne prendo atto.
free-lance
Replyfacciamo questo esercizio:
siamo imprenditori
vogliamo rivolgerci a un prestatore di servizi (traduttore, webmaster, grafico) per commissionare un lavoro, compreso di manutenzione e aggiornamento per un periodo abbastanza ampio
consultiamo la riforma
a) ci atteniamo a quanto ci dice il prestatore (che lavora anche per altri e che la nostra commissione non supererà il 75% del reddito) e ci fidiamo; se così non fosse, incorriamo in una causa di lavoro
b) troveremmo un’altra soluzione, magari assumendo un dipendente o realizzando all’interno la commissione, pagando meno per rifarci degli oneri dell’assunzione
io penso che la b sia quella più adottata, perchè nessuno vuole una causa di lavoro
= le partite iva vere lavoreranno sempre di meno e per convincere i clienti, dovranno abusare stesso loro della libertà di privacy commerciale
francesco
Replyse permettete, apporto un mio contributo
sono titolare di un’impresa edile
in passato mi sono rivolto a una partita iva per delle grafiche pubblicitarie per un’iniziativa edile che avevo ideato
e devo dire che mi sono trovato alla grande
oggi invece mi sento costretto a rivolgermi a una società, una srl che si occupa di grafica pubblicitaria, perchè avendo parlato con il mio commercialista, mi ha consigliato che a parità di prezzo, è preferibile far lavorare una srl e non una partita iva per evitare di essere il suo unico committente o comunque il suo principale cliente e trovarmi a doverlo assumere
mi dispiace perchè mi avevo consegnato un buon prodotto, ma devo preferire la società, pago e non ci sono altre storie
Alliandre
ReplySiamo messi decisamente male, se ci mettiamo a litigare anche tra di noi.
Dopo aver letto tutti gli interventi stavo meditando sui tre criteri vincolanti per l’assunzione: parlo per i traduttori, realtà che conosco, non posso farlo per le altre.
Sulla postazione e orari fissi credo non possano sorgere problemi, in genere. Voglio dire, il traduttore lavora da casa, o da un ufficio proprio, no? Voglio vedere come vengono a controllare che orari faccio e per quale cliente…
specialmente se io abito in Lombardia e il cliente è in Umbria, o che so io.
Per quanto riguarda gli altri due, ritengo siano casi veramente rari quelli in cui vengano soddisfatti entrambi i requisiti (e se si hanno tutte le uova in un solo paniere è decisamente ora di diversificare), per cui personalmente riterrei che se non in fattura, o nel sito, come avevo scritto in precedenza, una nota in Lettera D’Incarico (e la Lettera d’Incarico per me è un contratto legale e vincolante) soddisferebbe appieno il cliente riguardo alla non volontà d’assunzione. O forse sono fortunata io con i miei clienti, nel senso che ritengo siano persone con cui si possa ragionare.
In caso contrario, pace, nulla ci vieta di cercare altri clienti all’estero.
E in questo sì, siamo più fortunati di altri professionisti costretti per tipologia lavorativa a lavorare solo con clienti italiani.
Ma non per questo dobbiamo fregarcene e non protestare.
Perché questo DDL fa schifo e va corretto!
Irrigidisce infinitamente il mercato del lavoro, e otterrà risultati diametralmente opposti a quelli desiderati.
traduttore
Replyla rabbia mia è che già paghiamo tasse e dobbiamo espletare tanti obblighi, ora addirittura vogliono farci presentare come appestati ai nostri clienti: sei partita iva? meglio un’agenzia! a sua volta l’agenzia: sei partita iva? meglio il traduttore all’estero!
è vero che possiamo sempre lavorare con l’estero noi traduttori, ma questa doveva essere una scelta nostra, quella di diversificare, no l’ultima spiaggia!
e poi, a quel punto, ci faremmo concorrenza all’estero
va fermata questa legge, sinceramente ho letto molti interventi su questa legge, e nessuno mi ha convinto come questa lettera del free-lance, perchè parla nei dettagli e nelle dinamiche del lavoro, più esplicito non poteva essere
ora leggo anche del costruttore che ammette che preferisce rivolgersi a una srl piuttosto che a una partita iva…questo vuol dire che uno può spiegare quanto vuole, ma il cliente è padrone e decide lui a chi affidare una commissione e già la concorrenza è agguerrita, così si fa fuori tutta una comunità di lavoratori free-lance
free-lance
Replyacta date più spazio e diffusione a questa lettera, che spiega molto di più di convegni, riunioni e teatrini, con tutto il rispetto, ma la situazione è grave, il mondo delle imprese può decidere di fare a meno delle partite iva
Matteo
ReplyBuongiorno,
sono Matteo, lavoro come designer con Partita IVA, e vi voglio confermare che il caso riportato nella lettera non è assolutamente isolato! E io l’ho già sperimentato sulla mia pelle!
Collaboravo, fino a poco tempo fa, con una azienda di arredamento per la quale progettavo nuovi prodotti che periodicamente loro producevano e distribuivano. Parlo al passato perchè è successo che 15 giorni fa, mi contattano dalla direzione dicendomi che, avendo appreso dell’orientamento legislativo del nuovo decreto Fornero in corso di approvazione, hanno deciso che era meglio non rischiare più e trovare una soluzione con personale interno.
Al mio sconcerto di fronte ad una simile presa di posizione, mi hanno risposto che nessuno, io per primo, poteva garantire loro con assoluta certezza che, da quì alla fine dell’anno, avrei potuto collezionare tanti clienti da poter evitare di esporli nella situazione rischiosa di presunta mono commitenza.
In pratica, mi hanno detto “visto che nessuno può sapere cosa farai da quì alla fine dell’anno, noi non vogliamo correre il rischio di continuare a collaborare con te con la prospettiva, a fine anno, di trovarci quasi in situazione di mono committenza…” (!!)
Li ho supplicati, ho parlato a più riprese con il titolare per cercare di convincerlo a rivedere una posizione così tragica per me ma anche, devo ammetterlo, altrettanto comprensibile per loro.
Il risultato di queste mie insistenze è stato ancora più kafkiano: ho ottenuto un incontro diretto con il titolare dell’impresa, con la promessa di mostrare, fatture alla mano, la mia situazione “pluri commitente”: ma, alla richiesta di esibizione delle fatture emesse, è sorto il problema che si sono accOrti che lavoraro (leggittimamente peraltro) per anche altre aziende loro concorrenti…
Il risultato finale? alla fine, non solo non li ho convinti a rientrare dalle loro paure, ma pure mi sono sentito le loro rimostranze per aver collaborato anche con dei concorrenti….! (ne avevo pieno diritto ma, si sà, quando la situazione si esaspera, ogni cosa diventa nuovo fattore di conflitto…)
Una situazione tragica e kafkiana al contempo, un assurdo istigato da questo folle decreto che mi spingerà, entro luglio di quest’anno a chiudere una partita IVA diventata un inferno e a trasferirmi a Mendrisio per poter vivere e lavorare finalmente in UN PAESE NORMALE!
CHE TRAGEDIA! CHE TRISTEZZA!!
free-lance
Replymatteo ti consiglio di scrivere ad acta l’autorizzazione a pubblicare la tua lettera come post, perchè andrebbe letta da tutti a differenza di un commento
Alliandre
ReplyMatteo, condivido quanto scritto da Freelance.
(Pensa che abito a 5 km dal confine di stato… dal lato sbagliato del confine di stato. Mendrisio uber alles.)
Alliandre
Replyp.s. ma perché diamine uno come Piero Lissoni può progettare divani a destra e a manca e nessuno gli dice nulla, e tu no? Ma vedi questo paese che discriminazioni, solo perché Lissoni c’ha scritto “Arch.” davanti al nome?