Un click per far sentire la tua voce in Senato: fallo ora!
17 Maggio 2012 Acta informa, Lavoro, News, Vita da freelance
L’iter legislativo del DDL sul Lavoro sta andando verso la sua conclusione. Tra poco, se nulla cambierà negli articoli e negli emendamenti, come legge decreterà di fatto la fine di molte partita iva.
Leggi il testo della mail che Acta ha preparato, firmala col tuo nome e inviala tu stesso per esprimere la tua voce e dare forza alla nostra azione.
Arriverà ai senatori membri della Commissione Lavoro che fino a martedì 22 maggio hanno ancora la possibilità di fare pressione sui relatori e sui membri del Governo per intervenire sugli emendamenti al DDL Lavoro.
Oggetto: gli articoli 9 e 36 uccidono le partite IVA
Gentili Senatori,
membri della Commissione Lavoro incaricata di discutere il DDL Lavoro.In questi giorni il vostro voto potrà determinare il nostro destino. Chi scrive è un professionista autonomo iscritto alla Gestione Separata INPS. Siamo centinaia di migliaia. E ci rivolgiamo a Voi affinché siano emendati gli articoli 9 e 36 del DDL in discussione.
Soltanto in questo modo potrete impedire che migliaia di lavoratori con Partita IVA perdano i loro committenti (anche solo per il timore delle aziende di doverli trasformare in Co.Pro) e solo così potrete impedire l’assurdo e iniquo aumento
dei contributi previdenziali.Sebbene le nostre rappresentanze non siano mai state consultate, voi non potete non sapere (www.actainrete.it) che, a parità di base di calcolo, l’attuale 27% già supera il 33% versato dai lavoratori dipendenti. Mentre tutti gli altri professionisti e lavoratori autonomi versano aliquote previdenziali tra il 14% ed il 21%.
La scelta di vessare ulteriormente noi partite IVA della Gestione Separata è incomprensibile se non in una logica di cinismo politico e di miopia finanziaria. Che voi saprete contrastare. Perché è in gioco la nostra sopravvivenza.
Firma
Se condividi questo appello, INVIALO CON UN CLICK.
[i termini per questa azione sono scaduti martedì 22 maggio 2012]
20 Commenti
free-lance
Replyma dico io:
non potevano mettere un solo criterio:
saranno considerate false partite iva quelle il cui titolare risulta essere stato alle dipendenze di un suo cliente in precedenza!
questi farabutti prima hanno fatto un casino licenziando e poi reintegrando con le partite iva, nessuno gli ha detto niente, i sindacati hanno dormito, e ora per far finta di aiutare a questi, distruggono un intero settore
FORNERO, MA CHE MINISTRO SEI? SE DEVI FARTI FARE UN LAVORO, A CHI SCEGLI? UNA DITTA O UNA PARTITA IVA RISCHIANDO DI DOVERLO ASSUMERE?
free-lance
Replycomunque, ho inviato l’email, ma tanto stanno lì a prendere in giro i cittadini, sharo l’iniziativa sui social network, sperando che anche chi non è partita iva ci aiuti, perchè ne va di un intero sistema fiscale
MINISTRI BOCCIATI, SOPRATTUTTO IN MATEMATICA!
Elisa Marras
ReplyCliccato, mandato l’appello e diffuso il link. Speriamo sappiano ascoltare!
Alliandre
ReplySperiamo che ascoltino. Certo che se poi le mail tornano indietro, come una che ho inviato l’altro giorno a Sacconi, perché l’indirizzo era pieno e non avevano svuotato la casella di posta… campa cavallo che l’erba la crées.
p.s. condivido in toto il commento di freelance. Quello era il criterio più lampante di tutti per individuare una falsa partita IVA.
Milo
Replya free-lance:
guarda che non ci siamo proprio! Praticamente TUTTE le VERE p.iva che conosco sono state precedentemente dipendenti di un loro attuale cliente, ma, dopo essersi costruite una sicurezza con il precedente datore di lavoro, si sono licenziate (VOLONTARIAMENTE!) e ora lavorano ANCHE per il precedente cliente, che puo’ anche in certi periodi risultare il principale, ma non impone piu’ il vincolo di esclusiva, accettando una posizione di forza dell’ex-dipendente che, magari, puo’ anche seguire un settore specifico presso il vecchio cliente (dove, oltre ad imparare un mestiere, si e’ fatto una sua carriera), MA ora e’ libero di trovarsi ANCHE altri committenti, anche in concorrenza col precedente.
Ma che discorsi fate, dai…
Secondo me, i nuovi criteri che hanno introdotto (nell’emendamento, poi approvato, 9.100 al punto 4.) mettono sicuramente al riparo le VERE p.iva, mentre colpiscono le FINTE: le commesse, i camerieri, i lav. agricoli extracomunitari, i lav. edili, gli imbianchini, etc. E magari definiscono anche un reddito MINIMO per questi (nei 18.000 euri).
E forse il limite a 18.000 che hanno introdotto serve PROPRIO a colpire lo sfruttamento dei lavori non professionalizzati, senza piu’ peraltro toccare le alte professionalita’, certificate mediante percorsi formativi o carriere specifiche e, non ultimo, un reddito significativo.
Se l’intento del Governo era questo, allora con l’emendamento hanno fatto centro. Per il resto, non capisco di cosa vi lamentiate, a parte, la questione, questa si incredibile, dell’aumento al 33% della gest. separata INPS, ma sono convinto che tale aumento, cosi’ in la’ nel tempo, verra’ sicuramente corretto da un governo politico successivo, per cui non dispererei…
free-lance
Replymilo io sono una partita iva vera e non sono mai stato dipendente, grazie per venire qui a confondere, complimenti
laura
ReplyCercare di escogitare un meccanismo per far emergere le false partite IVA in base a criteri di fatturato e committenza è una bestialità, a chi di noi, specie a inizio carriera, non è capitato di fatturare meno di quello? O per interi anni di lavorare per un cliente o un’agenzia più che per altre? Che facciamo, chi fattura poco o ha un solo cliente per dargli una mano lo sopprimiamo?
E poi (l’ho scritto anche nella chat con la Fornero) uno dei migliori criteri per beccare gli EVASORI sarebbe separare chi lavora con clientela aziendale e chi lavora con privati, sappiamo bene che solo chi lavora coi privati può dare prestazioni in nero, le aziende vogliono scaricare i costi e pretendono fattura.
Roberta
ReplyCondivido quanto detto da Laura, sono una traduttrice alle prime armi e sicuramente quest’anno che è il primo per me non arriverò a 18000 euro e ho un committente che è quasi l’unico perché per ora che sto anche studiando e cercando clienti mi fa comodo averne uno fisso, che devo fare, devo dirgli di no perché se no mi fanno chiudere? Non tutte le vere partite IVA sono dei ricconi! Potevano semplicemente istituire degli sportelli dedicati dove le finte partite IVA potessero denunciare il datore di lavoro truffaldino e fare dei veri controlli, non come fanno ora… Lavoravo in un’azienda con 4 dipendenti e più di 30 finti contrattisti a progetto, guarda caso però nessuno è mai venuto a fare un controllo perché, guarda un po’, il proprietario dell’azienda è un uomo influente con conoscenze e ammanicamenti vari… Ma mi facciano il piacere!
Comunque le email mi sono tornate tutte indietro, ma riproverò ancora oggi.
In ultimo, non credo che “sperare” nel prossimo governo sia una buona mossa, dato che stiamo andando sempre peggio a ogni governo che cambia.
francesco z
ReplyCon i commenti di questo forum ACTA francamente non ci siamo… fino a poco tempo fa tutti invocavano un limite di fatturato come unico criterio per distinguere la finta partita IVA da quella vera (vedi commenti ai precedenti post).
Ora che è stato introdotto l’emendamento (anzi sarà introdotto, visto che al momento c’è solo stato l’accordo in Commissione, ma non è ancora approvato) si dice che non va bene (vedi commento “escogitare un meccanismo per far emergere le false partite IVA in base a criteri di fatturato e committenza è una bestialità”).
Inoltre i 18.000 servono ad escludere la presunzione sulla p.iva, cioè la applicazione degli altri 3 parametri.
Guardate poi che 18.000 euro lordi sono pochissimi, io ho vissuto sia a Roma che a Milano e 18.000 lordi fanno 900 netti al mese… costa così l’affitto di un bilocale.
Per curiosità, quelli che parlano di fatturati di 18.000 euro in quale parte di Italia vivono? E comunque a questo punto possono valutare il passaggio alla azienda artigiana, come già indicato da molti.
Giontix
ReplyIl vero problema è il 33%! Un’assurdutà, uno vuole gestirsi in proprio ma lo stato lo impedisce! Corea del Nord!
Milo
ReplyPer francesco z:
l’emendamento 9.100 e’ gia’ stato approvato due giorni fa: basta che guardi i resoconti su senato.it. Ora bisogna vedere cosa succedera’ in Aula e, poi, alla Camera, ma la mia sensazione e’ che, per fare in fretta, il testo ora sia ‘blindato’.
PS cmq, ribadisco che l’emendamento va fin troppo nella direzione del tutelare le ‘vere’ p.iva (a scapito delle ‘finte’, ma c’e’ stato un cedimento frutto di un accordo politico su un tema delicatissimo), in quanto non introduce solo il criterio del reddito minimo, ma anche la certificazione delle competenze, sia mediante ‘elenchi’ che mediante una valutazione soggettiva caso per caso, per cui, in caso di controlli, o per un criterio o per l’altro, uno si dovrebbe poter tutelare .
Ora bisognerebbe spostare l’attenzione solo sull’aumento gest. separata 33% e sulla riduzione del coeff. di deducibilita’ per le spese auto dal 40% al 27.5% (e per chi come me usa molto l’auto e l’autostrada per recarsi dai committenti, e’ una vera disgrazia).
Elisabetta
ReplyInviata, speriamo bene…
Sarah Jane Webb
ReplyFatto. Postato su Facebook. Mandato anche un’email a tutti i colleghi sensibili. Speriamo.
free-lance
Replyelenchi, separazioni partite iva aziendali o per clienti privati, registri
MA SIETE O NO FREE-LANCE?
Milo nessuno ha chiesto una tutela come partita iva vera! Non ne vogliamo.
Chi è una partita iva vera e vuole tutela significa che vuole farsi assumere!
Se proprio vuoi parlare di tutela, parla di stessi diritti contributivi, ma difendere questa legge è impossibile per un free-lance, a meno che non si sia ex-dipendente riassunto come partita iva, ma ripeto l’invito ad andare a scrivere sui siti dei sindacati e ringraziarli che con la loro influenza hanno difeso quei pochi (fino a questa legge però tutti zitti a lavorare per il padrone eh?) e rovinato un intero settore
ho da poco finito di parlare con un mio collega, mi ha detto che un cliente non gli ha rinnovato la commissione perchè preferisce darla a una società piuttosto che a una partita iva
e voi continuate a parlare di tutele, etc etc, il cliente ha sempre ragione e sempre più free-lance stiamo perdendo lavoro per la diffidenza suscitata da questa legge
romano calvo
ReplyCon tutti gli sforzi di fantasia che si possono fare,l’articolo 9, anche emendato, è una porcata che costringerà moltissimi a chiudere la partita IVA. Questa è la realtà e questa è la responsabilità che si dovrà assumere chiunque andasse ad approvare il DL.
L’aumento al 33% pure. Sono così stupidi che pensano in questo modo di aumentare il gettito contributivo mentre in realtà questo si abbasserà, perché molti diventeranno commercianti o imprese ed andranno a pagare meno di quanto pagano ora.
Ragazzi, non dobbiamo perdere l’occasione per farglielo sapere. Ho inviato la mail (è vero, Sacconi non svuota la casella), ma nei prossimi giorni ne faremo di peggio (meglio).
Perché nessuno possa dire “non lo sapevo”.
Milo
Replya free-lance:
secondo me non stiamo leggendo lo stesso articolo, oppure non so piu’ leggere/scrivere in italiano: ma dove ho scritto che voglio tutele e voglio farmi assumere? Io, questo si, voglio essere tutelato PER CONTINUARE A FARE LA P.IVA e non rischiare l’assunzione subordinata!
E voglio anche TUTELE nel senso che non sparisca un mercato del lavoro AUTONOMO, dove i committenti, spaventati dalle presunzioni di subordinazione, non smettano piu’ di affidare lavori alle p.iva…
E l’intento dell’emendamento mi sembra chiarissimo: proprio per CONTINUARE A CONSENTIRE A TE E A ME (che ci riteniamo ‘vere’ p.iva) di fare il nostro lavoro tranquillamente SONO STATE INTRODOTTE le voci per escluderci dalle presunzioni di subordinazione! Mi sembra chiarissimo!!!
Fra l’altro, proprio i criteri di ESCLUSIONE dalle presunzioni, una volta resi noti ai committenti ‘preoccupati’, spero basteranno a farli stare in pace che non rischiano nulla a farci fare un lavoro per due anni di seguito…
E considerando che ora le maglie sono particolarmente allargate (con buona pace dell’effetto sulle ‘finte’ p.iva), consiglio a chi non si sente ‘al sicuro’ nemmeno con i nuovi criteri (reddito minimo, criteri oggettivi e soggettivi di professionalita’, etc.), di valutare seriamente se ha fatto la scelta giusta ad intraprendere questa strada in un momento cosi’ difficile per l’economia.
PS certo che se con le difficolta’ dell’economia ci si mette pure il Governo, con le riforme ‘creative’, beh… :-/
Enrico
ReplyInviata, ma ho messo in copia la Fonero non so se servirà. In realtà sarebbe una buona idea cambiare il soggetto dell’email per non finire diretti nei filtri antispan.
Personalmente ho aggiunto questo al testo :
Anche io vi invio l’appello dell’associazione ACTA, ma vorrei aggiungere la mia personale nota di amara delusione per le Vostre scelte che come sempre forti con i deboli e deboli con i forti : le casse private hanno contributi del 14% quando sono alte, chi lavora a Partita iva negli studi professionali quasi sempre è sfruttato più di noi che lavoriamo nel settore privato, ma Voi Onerevoli dite che loro sono i veri professionisti, d’altronde ne fate parte anche voi.
Chi lavora e produce e si mette in gioco con le sue capacità viene sempre colpito per primo in questo paese.
non serve niente, ma ci tenevo a scriverglielo.
Matteo
ReplySegnalo un errore inviando la petizione tramite Google Chrome.
Wladimiro
Replyda Mail non riesco ad inviare la mail
Carlo
ReplyEsiste un mercato del lavoro ipocrita e anacronistico. Il lavoro dipendente deve trovare un equilibrio tra garanzie e doveri del dipendente. I diritti sono troppo sbilanciati a favore del dipendente e questo dà origine a soluzioni inusuali e fuorilegge. I contratti a tempo indeterminato andrebbero aboliti e sostituiti con contratti di cinque anni (per esempio) nei quali esiste un obbligo vincolante da parte di entrambe le parti. Perché un datore di lavoro non dovrebbe avere il diritto di lcenziarmi? Perchè il lavoratore può dare solo un preavviso di 8 gg (mi sembra) per licenziarsi? Il vero problema è che in Italia non c’è sviluppo da 20 anni, non si creano posti di lavoro. Io lavoro come autonomo da ventanni e vi posso dire che negli anni 90 il problema delle aziende NON ERA quello di non poter licenziare era esattamente l’opposto: COME FACCIO A TRATTENERE I MIEI DIPENDENTI? Ragazzi che dopo qualche anno volevano andarsene perché trovavano opportunità migliori costituivano IL PIU’ GRANDE PROBLEMA delle piccole e medie imprese. Bisogna fare una riforma del credito, della finanza e della giustizia, togliere spese e burocrazia e buttare nel cesso le ideologie marxiste e il capitalismo che vive indebitando persone e stati. Ci vuole un nuovo modo di pensare, veramente equo=premiare chi lavora di più e meglio. Lo stato sociale non è equo, è una trappola e un’illusione.