Il percorso ad ostacoli per accedere all'indennità di maternità
18 Maggio 2012 Maternità, Vita da freelance
Gent.ma Sig.a Ministra,
sono una libera professionista di 34 anni, al nono mese di gravidanza, più precisamente a 10 giorni dal termine e nonostante questo, oggi, per la terza volta, mi sono dovuta recare presso gli uffici INPS di via Melchiorre Gioia, 22 a Milano.
Penso di rappresentare una buona parte dei giovani italiani di oggi: una laureata a pieni voti, che dopo alcuni anni di lavoro precario o a termine ha deciso di aprire la partita iva, di divenire una libera professionista, fiduciosa nel fatto che i giovani che si mettono in proprio possano dare un contributo al cambiamento di questo nostro Paese!
Ho sempre cercato di trovare gli aspetti positivi nella flessibilità lavorativa che oggi ci contraddistingue, intendendola più come opportunità, che come precarietà.
Almeno così pensavo fino ad oggi, o meglio fino a tre mesi fa quando ho cominciato l’iter per la mia richiesta di maternità…
Il problema non è essere una libera professionista, ma essere una libera professionista iscritta alla gestione separata, quindi non appartenente (e protetta) da nessun ordine e da nessuna altra cassa, equiparata, in quanto a gestione, ad ogni altro parasubordinato con esigenze e necessità diverse.
In quanto libera professionista iscritta alla gestione separata, infatti, ho l’obbligo di astenermi dal lavoro per 5 mesi, per avere diritto all’indennizzo, proprio come un lavoratore parasubordinato (che però non ha interesse, come me, a mantenere la propria clientela in quanto alle dipendenze di un datore di lavoro).
A differenza di un lavoratore parasuboprdinato però non ho una busta paga, che dimostri il mio reddito personale.
E Quindi? Cosa propone il sistema previdenziale italiano?
Bisogna presentare la dichiarazione dei redditi o meglio le dichiarazioni dei redditi che fanno riferimento ai 12 mesi precedenti l’inizio del periodo indennizzabile.
Premesso questo se, come me, si ha una data presunta del parto a fine maggio, si è veramente, mi passi il termine, “sfigati”: il mio periodo indennizzabile ha avuto inizio il 28 aprile 2012 i 12 mesi precedenti, vanno dal 28 aprile 2011 al 28 aprile 2012, a cavallo di due anni e necessitano di due dichiarazioni dei redditi.
Questo significa:
– attendere la metà di giugno per avere il modello unico
– pagare un F24 relativo al saldo INPS 2011 e all’acconto INPS 2012
– aspettare che vengano effettuati i calcoli
e, forse, alla fine del mio periodo di maternità, percepire una parte di quello che mi spetta.
Nel frattempo sono 5 mesi senza stipendio, ho dovuto mettere in stand-by i miei clienti fornitori, con il rischio di perderli, in un momento in cui avrei ancora più biosgno di un sostengno.
A tutto questo si aggiunge l’incertezza di avere i requisiti minimi per la domanda, visto che consistono nell’avere tre mesi contributivi nei 12 mesi precendenti, ma secondo il sistema INPS i due acconti già versati vanno a coprire i primi 6 mesi del 2011(da gennaio a giugno), e quindi sarò certa del diritto all’indennizzo solo al saldo, che potrò effettuare esclusivamente con la dichiarazione del 2012 per i redditi del 2011. (Pagamenti che dovrò eseguire senza aver percepito un reddito nei mesi precedenti!).
E se questo non fosse abbastanza, la cosa più umiliante e frustrante è avere a che fare con il personale dell’INPS scortese e impreparato, come i dipendenti dell’ufficio maternità di Melchiorre Gioia 22, a Milano.
Ufficio presso il quale mi sono recata già tre volte, come accennavo prima, dopo aver richiesto invano continue informazioni al call center dello stesso Ente, al Caf e al mio commercialista.
E dove hanno avuto anche la faccia tosta di rispondere: “ma le libere professioniste di solito guadagnano molto di più per occuparsi di queste cose”.
Dovrei, quindi, anche scusarmi di non guadagnare abbastanza e di chiedere quando e come potrò usufruire di un mio diritto?
Questo meccanismo contorto tra l’altro non è nemmeno previsto nel testo unico sulla maternità (Decreto legislativo del 26 marzo 2001 n°51), al cui comma 2 dell’articolo 70 è indicato che il reddito di riferimento è il “reddito percepito e denunciato ai fini fiscali dalla libera professionista nel secondo anno precedente a quello della domanda”.
Ma il Decreto del 4 aprile 2002 ha visto bene di indicare come reddito di riferimento quello percepito nei dodici mesi precedenti l’inizio del periodo indennizzabile, causando tutti i problemi sopra esposti. E questo nonostante l’obiettivo di quel decreto fosse cercare di equiparare la maternità delle libere professioniste a quelle delle dipendenti, peggiorando di fatto la situazione e decretando le libere professioniste come lavoratrici di serie B, costrette a fare congetture su come e quando potranno percepire il loro indennizzo.
Non so nemmeno se ci sia legalità in tutto questo, lo lascio stabilire a lei.
Le ho scritto questa mail soprattutto per mia figlia, perchè di figlia si tratta, che un giorno sarà donna e lavoratrice, perchè spero che lei non debba preoccuparsi come me di queste cose a 10 giorni dalla nascita di sua figlia.
E per continuare a credere ancora in un sistema migliore, davvero dalla parte dei cittadini.
Non so se riceverò mai una risposta a questa email, ma le chiedo davvero di prendere in considerazione le difficoltà che le libere professioniste iscritte alla gestione separata, come me, possano incontrare in un periodo della loro vita già molto complesso.
Lavoratrici oneste, che pagano le tasse ed i contributi, circondate da una massa di furbetti che ruba ed evade le tasse in continuazione.
Ringraziandola per l’attenzione porgo cordiali saluti e le auguro un buon (seppur difficile) lavoro.
Elena Merico
9 Commenti
Ornella
Replycara Elena,
anche io come te un anno fa ho incontrato le stesse (identiche!) problematiche, non a Milano, ma a Roma, dove ho dovuto presentarmi per ben 4 volte agli uffici INPS, l’ultimo in agosto con 40 gradi, per venire a capo di questa intricatissima trafila, sulla quale si sono interrogati, oltre me, circa 4–5 impiegati INPS!
Nei miei pellegrinaggi ho dovuto amaramente scoprire che, avendo aperto la partita iva nell’aprile dell’anno prima (per aver perso improvvisamente il lavoro), per i tre mesi “mancanti” mi sarei dovuta arrangiare!
Che significa? Che benché nei tre mesi precedenti, per un contratto co.co.pro., i miei versamenti fossero comunque in gestione separata, questi non potevano essere uniti a quelli della libera professionista (schizofrenia? sdoppiamento di personalità?) per ottenere il “monte” sul quale stabilire l’indennità.
Risultato: il calcolo è stato effettuato sul solo reddito da professionista.
Ma non basta, perché quel reddito, uno penserebbe, lo dovresti suddividere per il periodo in cui è stato percepito, invece no! Deve essere diviso sempre per 365 giorni.
Per farla breve ho ricevuto poco più di 20 euro al giorno! E con l’obbligo di astenermi dal lavoro.
Hai tutta la mia solidarietà, anche se purtroppo, potrai farci ben poco… Di sicuro ci penserà tua figlia a farti tornare il sorriso, sul ministro Fornero non ci conterei affatto! 🙂
Ornella
Matteo
ReplyDovremmo chiederci chi sono i veri “deboli”, altro che triade sindacale.
In bocca al lupo per la piccola 🙂
Matteo
ReplyIl problema è che troppo spesso ci sentiamo dire “ma hai scelto tu di lavorare come autonomo”.
Ammesso che di scelta si tratti (per me è una scelta di principio: avrei un ordine professionale di riferimento, ma credo che le corporazioni siano roba da Ventennio), resta il fatto che le tasse le paghiamo come e più degli altri.
luigi roberto
Replyquesti sono periodi duri e credo l’unico modo per affrontarli e quello di unirci in un associazione che voglia davvero impegnarsi su questi problemi reali.
ho piu’ volte visto fare le stesse cose in parti diverse d’italia e i comportamenti di chi fa il funzionario sono sempre ” superficiali “.
poi quando mandi un e.mail alla sede centrale ti chiamano e ti chiedono se ” c’era bisogno di scomodare la sede centrale ” visto che loro stavano solo seguendo la procedura.
cara elena, auguri per la bimba ma non demordere in attesa che quest’associazione si decida di creare un gruppo di liberi professionisti volenterosi di portare a fondo in nostri bisogni visto che siamo al servizio dei cittadini per i quali ci arrampichiamo anche sugli specchi per risolvere i loro problemi, un saluto luigi roberto
Enrica
ReplyCara Elena,
anche io ho dovuto passare le tue stesse vicissitudini e condivido le tue stesse perplessità. Segnalo un’ulteriore assurdità: io ho avuto un parto gemellare, ma l’indennità è prevista solo per un figlio, praticamente l’altro devi fare finta che non esista…
Guarda il modulo di richiesta (SR01): devi indicare con una crocetta se è stato un parto gemellare, però sul modulo stesso è specificato chiaramente che in caso di parto gemellare l’indennità non è raddoppiata e infatti poi lo spazio per i dati del nascituro è disponibile per un solo figlio! Ho tirato una monetina per decidere quale figlio dichiarare e quale lasciare nell’oblio… Lascio a voi i commenti…
Danidani
ReplyCiao,
anch’io sono libera professionista con Partita Iva a regime dei minimi e sono in gravidanza, leggendo la lettera e tutti i commenti mi ritrovo perfettamente, sto incontrando anch’io le stesse difficoltà, ho come data presunta del parto il 2 aprile 2013, la partita Iva ce l’ho da marzo 2012, prima di allora ero lavoratrice dipendente (fino al 31/12/2011), con il tipo di partita iva che ho non potrò versare i contributi del 2012 prima di luglio 2013 quando il commercialista mi farà il modello unico, ho provato a chiedere una simulazione di calcolo all’Inps visto che il mio “Datore di lavoro” mi farebbe un prestito, cosa che mi è stata negata dall’Inps dicendomi che non fanno calcoli basandosi su una simulazione, a parte l’antipatia dell’impiegata inps e il fatto che mi abbia liquidata in 10 minuti (ero andata su appuntamento) vorrei capire dove altro posso reperire queste informazioni, ho la possibilità di chiedere un prestito ma non so quanto chiedere e quando l’inps mi verserà la maternità, saranno comunque mesi scoperti quelli in cui sarò a casa perchè non posso versare i contributi prima del modello unico ecc..
Mi chiedo a questo punto se vale davvero la pena chiedere la maternità all’Inps, a questo punto penso di lavorare fino alla fine e stare a casa il meno possibile.
Certo che fare i figli così, per poi goderseli pochissimo…
Di certo questo sistema non incentiva per niente
Fiamma
ReplyIdem con patate
entro adesso nell’ottavo mese e dopo una serie di indicazione palesemente sbagliate fornite dai dipendenti INPS (soprattutto gli impreparatissimi del call center)mi ritrovo con una domanda semi dispersa a non aver idea di quando (e cosa non secondaria, quanto) inizieranno a pagarmi però con l’obbligo di non fatturare.
Sono 11 anni che pago L’inps in gestione separata e inizio a chiedermi “ma che pago a fare?” Perché probabilmente alla fine per sicurezza continuerò a lavorare rinunciando all’indennità. Mi dispiace solo aver buttato via ore per ottenere il malefico pin dispositivo, per compilare la domanda, per andare all’inps a sentirmi dire delle cavolate insensate.
Patrizia
ReplyBuongiorno a tutti,
ho letto con interesse quanto avete scritto e condivido pienamente! Io ho chiesto la maternità tramite un’agenzia di servizi privata a novembre dello scorso anno per anticipare i tempi. Il termine era al 15 marzo di quest’anno ma il mio bimbo è nato il 7 febbraio. Dopo varie vicissitudini sono ancora in attesa della maternità!!! L’agenzia di servizi non è servita a nulla ( e gli ho anche pagati pensando che fossero meglio dei Caf) poi a fine settembre mi sono rivolta a un Caf della Cgil i quali sono due mesi che mi devono dare risposta nonostante gli contatti telefonicamente e probabilmente dovrò recarmi nuovamente, sprecando ancora una mezza giornata senza probabilmente risolvere o peggio ancora per sentirmi dire che non ho diritto alla maternità.
Anch’io come libera professionista sono iscritta alla gestione separata ma ho anche lavorato con contratti a progetto nel corso del 2012. Uno degli ex datori di lavoro sta pagando ratealmente l’Inps e la mia situazione è bloccata anche per questo motivo. Nonostante l’ex datore di lavoro si è detto disponibile a sanare la mia posizione gli è stato risposto negativamente dall’Inps in quanto dovrebbe sanare tutte le posizioni, cosa che per lui è impossibile (un conto è una posizione un conto è trenta tutte insieme!!). Cosa più ridicola è che non sarebbe possibile anche se lui mi desse un assegno e sanassi io la posizione C/o Inps.
A parte l’inefficenza dell’agenzia di servizi alla quale mi sono rivolta, non ho avuto nessun sostegno, ho dovuto sospendere l’attività per 5 mesi e adesso ne pago le conseguenze in termini lavorativi oltre alla beffa di non essere stata pagata dall’Inps. Eppure paghiamo come tutti gli altri le tasse e tante…E’ ridicolo inoltre che ci si basi solo sugli ultimi 12 mesi di lavoro e gli anni precedenti non esistono? Bisognerebbe rispondere ai “signori” del governo quando pretendono le tasse ” dove siete stati in questi ultimi mesi? Visto che non ho avuto e forse non avrò diritto alla maternità Voi non avete diritto a chiedermi le tasse!!”. Ovviamente le tasse le pago, però come cittadini non solo abbiamo doveri ma dovremmo avere anche dei diritti!
E visto che a 39 anni di tasse di contributi ne ho pagati tanti…
Ma non solo, la maternità dovrebbe essere un diritto per tutte le cittadine italiane visto che in altri paesi un minimo di indennità viene data in ogni caso.
E’ veramente una vergogna e mi rincresce vedere il mio Paese in questa situazione…