Mamme autonome, chiedete ciò che vi spetta di diritto!
22 Gennaio 2013 Diritti, Maternità, Vita da freelance
Questa è la mia storia, traduttrice freelance, 34 anni, 2 figli di 3 anni e 15 mesi, iscritta dal 2005 alla Gestione Separata INPS, socia ACTA.
Nel 2009 ho chiesto l’indennità di maternità per la mia prima gravidanza. I pagamenti sono arrivati puntualmente ogni mese a partire dal mese successivo all’entrata in congedo. Il periodo di calcolo della maternità era a cavallo di due anni (2008 e 2009), ma al momento della domanda (luglio 2009) disponevo solamente dell’UNICO 2009 relativo ai redditi 2008. Pertanto il calcolo ai fini della liquidazione era parziale. L’anno successivo, a settembre 2010, con alla mano l’UNICO 2010 relativo ai redditi 2009, considerando che il mio reddito era lievemente superiore a quello del 2008, decisi di chiedere il saldo della mia indennità di maternità. Dopo un paio di mesi mi sono vista accreditare sul mio conto quasi 1000€ di saldo. Non sono tanti, pensai, ma meglio nelle mie tasche che nelle casse dell’INPS. Mi spettavano di diritto, ma se non li avessi reclamati, nessuno me li avrebbe dati.
Nel 2011 la storia si ripete… con alcune differenze sostanziali.
Alla mia seconda gravidanza, forte dell’esperienza precedente, riesco a fare quasi tutto online, recandomi solo una volta allo sportello per lasciare dei documenti cartacei. Siamo ad agosto 2011. Questa volta ho a disposizione solo l’UNICO 2011 con i redditi del 2010, anno in cui mi sono occupata quasi al 100% del mio primo figlio e in cui il mio reddito si è contratto notevolmente. Sono consapevole del fatto che l’indennità iniziale sarà minima, ma confido nel saldo, dato che il calcolo andrà rifatto tenendo conto del mio reddito del 2011, anno in cui ho ripreso a lavorare quasi a tempo pieno e con risultati soddisfacenti.
Anche questa volta ricevo i pagamenti puntualmente ogni mese a partire da settembre (un mese dopo l’inizio del mio congedo). L’importo questa volta però è esiguo, meno di 500€ al mese, con cui non riesco a pagare per intero nemmeno la retta del nido…
A inizio dicembre, con l’UNICO 2012 alla mano, scrivo via mail all’addetta delle Prestazioni a sostegno del reddito della mia INPS di competenza (Milano Nord, mentre per la prima gravidanza mi ero rivolta all’INPS di Adria in Veneto dove risiedevo all’epoca), che avevo avuto modo di contattare per alcune informazioni e che per fortuna si è rivelata sempre molto competente e disponibile. Invio copia dell’UNICO e i relativi F24 che attestano tutti i miei versamenti (compreso il secondo acconto INPS di novembre 2012).
Poco prima di Natale, quando il mio secondo figlio compiva 15 mesi, quindi dopo più di un anno dalla fine del mio congedo di maternità, mi sono vista accreditare ben 8.500€. Un bel regalo di Natale e una bella soddisfazione dopo tanta attesa, non c’è che dire!
Qualche considerazione a margine però rimane:
– Perché noi lavoratrici e lavoratori autonomi (sì, perché lo stesso vale anche per i padri che chiedono l’indennità di paternità!) dobbiamo aspettare mesi e mesi prima di vederci accreditare gli importi dovuti? Che facciamo nel frattempo? Nel caso della mia seconda gravidanza, ho ricevuto molto poco (il 22% del totale dovuto) durante i mesi effettivi di congedo, e ho dovuto aspettare un anno per ricevere il saldo. Per fortuna avevo da parte qualche risparmio, per fortuna ho un compagno con cui divido le spese del mutuo e della gestione famigliare, per fortuna ho ripreso a lavorare e a guadagnare, ma non sempre è così…
– Perché il calcolo viene effettuato sui 12 mesi antecedenti l’inizio del congedo? E non ad esempio sul secondo anno precedente quello del parto come avviene per gli altri liberi professionisti iscritti ad altre casse? Nei 12 mesi immediatamente precedenti al parto, una donna può veder ridurre significativamente la propria capacità lavorativa e di conseguenza il proprio reddito perché impegnata fisicamente e mentalmente da altre preoccupazioni o perché, nel caso di una seconda gravidanza molto vicina alla precedente, impegnata totalmente nella cura di figli piccoli. Per non parlare di chi deve affrontare gravidanze difficili fin dall’inizio.
– Perché non istituire un’indennità di base minima che permetta a chi è all’inizio della propria attività professionale o chi viene da una precedente maternità e quindi dispone di un reddito ancora limitato o ridotto per esigenze contingenti, di vivere serenamente i primi 5 mesi di maternità, in attesa di un saldo equo?
– Perché dobbiamo ricordarci noi di chiedere il saldo? Nelle istruzioni per la presentazione della domande si specifica che i liberi professionisti devono fornire “copia delle denunce dei redditi relative agli ultimi 2 anni precedenti il parto”. Dato che nella maggior parte dei casi il reddito annuo di riferimento per il calcolo dell’indennità copre due anni (1 anno solo nel caso in cui il parto avvenga nel mese di marzo), è ovvio che un libero professionista potrà presentare copia dell’UNICO relativo al secondo anno di riferimento solo un anno dopo la domanda di congedo di maternità/paternità.
Per concludere, un suggerimento: chiedete, chiedete e ancora chiedete tutto ciò che vi spetta per legge e informatevi il più possibile attraverso tutti i canali disponibili. Non mollate!
Questa è la mia storia e a te com’è andata? Stai ancora aspettando dei pagamenti? Com’è stata la tua esperienza? Hai dubbi o domande? Condividili con ACTA!
Se oltre al congedo di maternità/paternità, hai chiesto anche il congedo facoltativo che ci spetta per legge dal 1° gennaio 2012 o ne hai diritto, leggi qui. Partecipa alla petizione di ACTA!
10 Commenti
Samanta Boni
ReplyAggiungo solo una cosa: io tutto sommato sono stata fortunata. Ho avuto due belle gravidanze che mi hanno permesso di lavorare fino agli ultimi mesi e i pagamenti sono arrivati puntualmente, anche se nel secondo caso erano piuttosto ridotti. Ci sono però molte altre donne lavoratrici che non hanno la mia stessa fortuna, magari sono costrette a letto o comunque messe a riposo fin dalle prime settimane e che quindi non possono lavorare per molti mesi e altre ancora che devono affrontare le nascite premature dei loro piccoli e che di conseguenza per molti mesi devono dedicarsi al 100% alla loro cura, trascurando il lavoro e tutto il resto. È soprattutto per loro che dobbiamo cambiare le cose, è per loro che dobbiamo firmare e attivarci il più possibile.
Berit Ness Johnsen
ReplyIo ho fatto due gravidanze; la prima nel 1999 con parto aprile 2000:
Essendo co.co.co. senza GS, non ho visto il becco di un quattrino. 🙁
Mi sono fatta metà gravidanza e passa a letto, oltrettutto.
La seconda gravidanza si è svolta interamente nel 2007: peccato che nel giro di un mese dopo aver scoperto di essere incinta, ho iniziato ad avere perdite e mi hanno messo e letto (da marzo fino al parto a fine settembre).
Quindi l’Inps ovviamente mi ha pagato una cifra ridottissima (80% del guadagno dichiarato nei 12 mesi precedenti, che però de facto erano 6 mesi “lavorativi”).
All’epoca non era nemmeno riconosciuta la gravidanza “a rischio” (benché refertata dall’ospedale).
Come tutte le madri, non c’è gioia più grande nella mia vita dei miei figli, “ma quanto sono costati!” 🙂
Berit
Pamela Brizzola
ReplySamanta, sarò di coccio, anzi sono sicuramente di coccio, ma anche le anfore hanno diritto di capire. Cosa intendi con “saldo”? Io ho ricevuto la mia maternità, piuttosto esigua però, per i 5 mesi canonici. In che senso avrei diritto a un saldo?
Grazie
Pamela
Samanta Boni
Reply@Pamela: il saldo ti è dovuto se, come nella maggior parte dei casi, i 12 mesi precedenti il congedo di maternità sono riferiti a due anni e quindi vanno calcolati su due redditi. Nel mio caso, il secondo congedo (ma anche il primo con la differenza di un mese) andava dal 03.08.11 al 03.01.12, avendo come data presunta del parto il 03.10.11. Quindi il calcolo delle indennità andava fatto sui mesi agosto 2010 – luglio 2011, quindi su due dichiarazioni dei redditi, UNICO 2011 (redditi 2010) e UNICO 2012 (redditi 2011). Al momento della presentazione della domanda però avevo a disposizione solo l’UNICO 2011 e non ancora l’UNICO 2012 che ho potuto presentare solo dopo settembre 2012. Il calcolo quindi era parziale, in acconto. Ovviamente il gioco vale la candela se il reddito ancora da presentare è più elevato del primo come nel mio caso. È più chiaro ora?
Se invece hai partorito a marzo e sei entrata in maternità ai primi di gennaio per esempio, i 12 mesi precedenti si riferiscono a un solo anno precedente e quindi a una sola dichiarazione dei redditi.
Angelica
ReplyLeggere la storia di Samanta mi ha riportata indietro di quasi 4 anni…
Mi chiamo Angelica, ho 30 anni e due figli, uno di 4 anni e l’altro di 4 mesi.
Con la mia prima maternità, doveva filare tutto liscio, visto che la nascita era prevista a febbraio e i mesi di competenza per il calcolo dell’indennità ricadevano interamente in un anno solare/fiscale. E invece… non voglio ritornare né dilungarmi sull’accaduto, ma per chi volesse farsene un’idea, può dare un’occhiata qui: http://www.proz.com/forum/italian/123032-tempi_di_presentazione_domanda_dellindennit%C3%A0_di_maternit%C3%A0_2008-page2.html#1272613
Per questa seconda maternità, l’odissea è un’altra: essendo cambiata la procedura rispetto al 2008 (presentazione solo in via telematica), mi sono affidata a un patronato, fornendo tutti i documenti del caso, sia prima che dopo la nascita. Ho commesso l’errore di non visionare la pratica così come l’avevano redatta (perché materialmente impossibilitata a spostarmi e fiduciosa nell’operato dell’ente) e quando, spinta da curiosità, ho avuto accesso al portale INPS, mi sono accorta che la domanda era stata compilata male, nel senso che ero stata inserita come AUTONOMA della classe ARTIGIANA (!!!) senza alcun accenno alla mia richiesta di maternità flessibile (1 mese prima + 4 mesi dopo il parto)… Dopo inutili attese e risposte vaghe da parte del patronato, mi sono presa la briga di telefonare direttamente al numero verde INPS per capire qual era la situazione e mi è stato detto che potevo integrare personalmente online la domanda, inserendone una nuova e corretta. Tutto questo è avvenuto pochi giorni fa. Attualmente, la mia pratica è ancora ferma (almeno, sul sito risulta “da definire”) e proprio domani dovrebbe concludersi il periodo di congedo.
Alla luce delle nuove (inapplicate) norme sul congedo parentale facoltativo, c’è qualcosa che io possa fare/debba non fare, qualora volessi usufruire di tale beneficio?
Mi chiedo, ad esempio, se l’eventuale attività di fatturazione non debba essere rinviata al termine di tale congedo extra.
Samanta Boni
ReplyCiao Angelica, grazie della tua testimonianza!
Per il congedo parentale, fai domanda, mi raccomando. Non importa che venga respinta. Prima o poi quando sbloccheranno la situazione, se avrai fatto domanda, dovranno pagartela per forza. Nel frattempo, che dire per la fatturazione? Ci chiedono di astenerci per aver diritto al congedo senza pagarcelo, ti sembra giusto?
Angelica
ReplyCiao Samanta,
grazie per il consiglio. In effetti, proprio poco fa parlavo ocn un’operatrice telefonica INPS e in effetti, dal mio pannello di controllo sul loro sito, ho la possibilità di presentare domanda. Tra l’altro lei mi ha detto che la retribuzione è pari al 30% del “giornaliero convenzionato” (o qualcosa del genere) e posso chiedere sia 180 giorni tutti insieme sia giorni singoli ogni qual volta servano. Non ha però saputo rispondere alla mia domanda sull’obbligo di astenersi dalla fatturazione, invitandomi a chiedere al commercialista… Mi chiedo se sia pensabile emettere fatture nei giorni intercorrenti tra un congedo e l’altro…
Samanta Boni
ReplyCiao Angelica,
certo che puoi emettere fattura quando non sei in congedo, questo è sicuro.
Per quanto riguarda invece il chiedere i giorni spettanti in più tranche, io eviterei. Ti immagini dover far continuamente domanda e poi aspettare che prima o poi te le rimborsino tutte quante? Fanno fatica a pagare un unico periodo indennizzabile, figuriamoci 5 o 6 domande relative allo stesso contribuente. Comunque a qualcuno potrebbe essere utile suddividere. Buono a sapersi. Grazie per aver condiviso.
Infine, quanto alla retribuzione, è vero ci spetta il 30%, ma non capisco cosa intenda per “convenzionato”. Copio e incollo dal sito dell’INPS:
“L’indennità è calcolata, per ciascuna giornata del periodo indennizzabile, in misura pari al 30% di 1/365 del reddito derivante da attività di lavoro a progetto o assimilata, percepito negli stessi dodici mesi presi a riferimento per l’accertamento del requisito contributivo.”
Ovviamente qui è riferito ancora ai soliti collaboratori a progetto e simili. Nel nostro caso il calcolo è effettuato sul reddito dei dodici mesi precedenti l’inizio del congedo parentale.
Fai domanda e tienici informati! In bocca al lupo!
Grazie,
Samanta
Elena
ReplyCara Samanta,
questo tema mi sta molto a cuore, visto che sono mamma di una bimba di 8 mesi ed ho avuto a che fare con l’inps sia prima del parto sia dopo, cercando di avvalermi dei miei diritti, pretendendo quello che ci spetta, senza grossi risultati.
Sono l’autrice del post
https://www.actainrete.it/2012/05/il-percorso-ad-ostacoli-per-accedere-allindennita-di-maternita/
Anche la mia maternità cade a cavallo di due anni lavorativi e per ora ho avuto solo un esiguo contributo.
Durante i miei approfondimenti e le mie ricerche sulle diverse leggi che dovrebbero tutelarci ho scoperto, per rispondere al punto numero due del tuo articolo, che la dicitura “dodici mesi precedenti” compare nel decreto ministeriale del 4 aprile 2002, mentre nella legge quadro dell’8 marzo 2000 n°53 si fa riferimento al reddito del secondo anno precedente quello della domanda, come sarebbe più ovvio.
Non sono una specializzata in legge, ma credo di capire, basandomi anche su informazioni trovate in rete, che un decreto ministeriale non può contraddire quanto scritto in un decreto legislativo (la legge quadro di cui sopra). A questo punto, tirando le somme, sembra che tutto quello che ci fanno penare per ottenere la sacrosanta maternità sia in realtà frutto di una disposizione illegale, o quanto meno contraria a quello che vi è scritto nella legge di riferimento.
Credo sia importante approfondire questo punto e cercare finalmente un lieto fine per uno mamme libere professioniste della gestione separata.
Elena
Angelica
ReplyIncredibile, la saga continua.
Mi stavo accingendo a preparare la lettera di raccomandata da inviare all’ufficio INPS locale cui è stata presentata la mia pratica quando per scrupolo accedo al sito INPS per verificare che la situazione sia invariata e… cosa scopro?
Il sindacato locale cui mi ero rivolta originariamente ha inoltrato, tramite patronato, una nuova domanda pochi giorni dopo la mia rettifica, corretta in alcune parti ma contenente ancora diversi errori, tra cui il fatto di avermi inserita come PARASUBORDINATA anziché LIBERO PROFESSIONISTA e di aver omesso la richiesta di flessibilità (!!!).
Che dire? Sono stufa marcia. Ho fatto presente telefonicamente al detto sindacato di essere un po’ stanchina. Ignoravo che non fossero loro direttamente a occuparsi delle pratiche e più la catena è lunga, più le cose si complicano.
A questo punto, perché mai non posso seguire la faccenda personalmente, anziché delegare al sindacato e al patronato?!
Non potendomi recare personalmente presso il patronato (ubicato in altra città), il tizio ha accettato la mia proposta di inviargli per e-mail una copia della domanda corretta così come l’ho compilata sul sito per fornirla al patronato in questione. Sto chiedendo nella mail di accompagnamento che l’ufficio INPS locale venga informato di considerare valida unicamente la _mia_ domanda telematica con relativo numero di protocollo, annullando qualsiasi altra diversamente trasmessa ma considerando validi i documenti acclusi alla domanda originale. Già sento che l’avventura non finirà qui. 🙁