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"Dica: No 33!" Intervista a Stefano Fassina candidato PD alla Camera nel Lazio

8 Febbraio 2013 Acta informa, Lavoro, Previdenza

ACTA sottopone a tutti i candidati alle prossime elezioni politiche 5 punti programmatici per la valorizzazione del lavoro autonomo professionale e per una maggiore equità nei confronti delle nuove tipologie di lavoratori e chiede l’adesione alla campagna “Dica: no 33!”. Di seguito il testo della terza intervista.


ACTA : Negli ultimi anni la nostra contribuzione pensionistica è cresciuta dal 20% al 27%, con il contributo di tutti i governi. Sulla base della legge sul lavoro del 2012 dovrebbe aumentare ancora al 33% Si impegna a fermare questo aumento? Se è contraria/o ci spieghi le sue motivazioni.

Fassina: Il Partito Democratico si è battuto contro l’aumento dell’aliquota previdenziale tant’è vero che se la progressione ha subito una pausa d’arresto per il 2013 è proprio grazie al nostro impegno. Se avremo i numeri per governare non solo bloccheremo l’aumento dell’aliquota ma, tenendo fede a quanto già proposto nel DDL sullo Statuto del Lavoro Autonomo e Professionale del 2010, provvederemo ad una progressiva convergenza delle aliquote contributive non solo fra i vari tipi di lavoro autonomo (Inps e gestione separata) ma anche fra questi e il lavoro dipendente.

ACTA: A suo parere quale è o potrebbe essere il ruolo che del lavoro autonomo professionale per favorire il recupero di produttività? Abbiamo fatto delle proposte articolate per incentivare il lavoro professionale autonomo e il suo rafforzamento, affinché possa efficacemente garantire innovazione e flessibilità alle imprese. Quali tra di esse (regime fiscale agevolato per redditi sino a 70-80.000 euro; calcolo imposizione fiscale e anticipi sulla media dei tre anni, deducibilità spese formazione, trasferte e ammortamento accelerato prodotti tecnologici, eliminazione doppia contribuzione SRL e semplificazione burocrazia) condivide, e quali ritiene di appoggiare nella prossima legislatura, se sarà eletta/o? Quali non condivide e perché?

Fassina: La già citata proposta di Statuto del Lavoro Autonomo e Professionale presentata dal Partito Democratico, che è anche uno dei nostri principali punti programmatici fin dalla conferenza del lavoro di Genova del 2011, sosterrà l’imprenditoria giovanile e femminile riducendo la burocrazia, aiutando l’avvio alla professione attraverso forme di finanziamento e un più facile accesso al credito, esentando i professionisti da Irap e Irpef nei primi 5 anni di attività, finanziandone la formazione, la ricerca, l’innovazione, proteggendoli dai ritardati pagamenti e, soprattutto, reintroducendo e allargando il cosiddetto “regime agevolato dei minimi” che aiutava le partite iva individuali, introdotto dal governo Prodi e, per la gran parte, spazzato via da Tremonti.

ACTA: Ritiene esista un problema di svalutazione dei compensi nel lavoro autonomo professionale? Concorda con le misure da noi proposte (salario minimo orario, tariffe eque per servizi professionali e regole sulle commesse pubbliche per salvaguardare equo compenso) per affrontare questo problema? Se non le condivide, ci spieghi le sue motivazioni.

Fassina: Sicuramente la svalutazione dei compensi è uno dei problemi che hanno indebolito i professionisti negli ultimi 10/15 anni. Basta leggere i dati dell’Un. La Sapienza sulla gestione separata Inps per vedere come i redditi medi delle partite iva siano di soli 16.555€ annui e sono diminuiti del 30% negli ultimi 5 anni. Attualmente sulle tariffe ci sono i noti vincoli Europei e le nostre norme anti trust le rendono difficilmente praticabili. Per questo in molte delle nostre proposte si istituisce un compenso minimo definito su base oraria o in altro modo (ad esempio a cartella per i traduttori) dalla contrattazione collettiva nazionale.

ACTA: E’ d’accordo sulla necessità di affrontare la situazione dei giovani e degli altri lavoratori che ricadono interamente nel sistema pensionistico contributivo, al fine di prevenire una diffusa situazione di povertà tra i futuri pensionati? Se no, perché?
Se sì, é favorevole al recupero della finalità solidaristica delle pensioni, con l’introduzione di una pensione base (aggiuntiva a quella puramente contributiva) legata al numero degli anni lavorati, indipendentemente dai contributi versati e dalla tipologia di lavoro svolto? Se non la condivide, perché? Quali altre misure propone?

Fassina: Ricordo, anche in questo caso, un impegno concreto preso dall’ultimo Governo Prodi in occasione dell’accordo sul welfare con le parti sociali. Nell’accordo ci si impegnava, proprio per chi ha periodi contributivi discontinui, ad introdurre meccanismi di solidarietà e garanzia permettendo di avere un tasso di sostituzione previdenziale, al netto della fiscalità, non inferiore al 60%. Anche in questo caso subito dopo è arrivato il governo Berlusconi e l’impegno non è stato mantenuto. Reintrodurre meccanismi previdenziali non più legati all’effettiva contribuzione ma all’anzianità di lavoro mi sembra irrealistico, anche guardando i grandi sacrifici fatti dal Paese per uscire da un simile sistema non più sostenibile. Basti vedere quelle situazioni, come alcune casse previdenziali dei professionisti, che fino al 2012 adottavano il sistema retributivo. Io penso, invece, che vanno introdotti i meccanismi di garanzia del protocollo del 23 luglio 2007 e anche che si possa incentivare anche per il lavoro autonomo e professionale un sistema previdenziale integrativo e solidaristico per tutti questi lavoratori. Come si vede c’è differenza fra la propaganda facile e gli impegni concreti che ci si prendono. Noi abbiamo agito concretamente e in tempi non sospetti, mentre la destra ha sempre deluso le attese, soprattutto quelle del lavoro autonomo e professionale.

ACTA: E’ favorevole all’istituzione di una indennità di maternità universale nei casi in cui non sia prevista alcuna indennità o ad integrazione di indennità esistenti? Condivide la nostra richiesta di estendere ai padri professionisti l’accesso ai congedi parentali?
Noi siamo insoddisfatti della copertura della malattia assicurata dall’INPS (indennità molto basse, necessità di rientrare in certi parametri di versamenti contributivi nel periodo precedente, massimali oltre i quali non si ha alcun diritto). Chiediamo di avere diritto ad una reale copertura della malattia, attraverso il mutualismo. Proponiamo la possibilità di sostituire l’obbligo di versamento all’INPS per malattia, con l’adesione ad una società di mutuo soccorso, mantenendone la totale deducibilità. Che ne pensa?

Fassina: A questa domanda rispondo riprendendo quanto approvato nella nostra conferenza del lavoro di Genova. La frammentazione del mercato del lavoro ha ampliato le diseguaglianze tra le diverse figure di lavoratori, al punto da rendere ormai indispensabile una riorganizzazione e un’estensione delle tutele sociali con l’obiettivo di realizzare una base comune di diritti, valida per tutte le forme di lavoro, privato o pubblico, dipendente, autonomo o professionale.
Per ricostruire la “cittadinanza del lavoro” nel XXI secolo, questa base comune, questo diritto unico del lavoro deve comprendere la garanzia del reddito nei periodi di disoccupazione involontaria; l’indennità di malattia, l’assicurazione per gli infortuni, il diritto al riposo e alle ferie; i congedi parentali e l’indennità di maternità che dovrebbe essere riconosciuta tra i “diritti di cittadinanza” prevedendo il relativo finanziamento a carico della fiscalità generale.
Anche in questi casi, come per il mutualismo non sostitutivo ma aggiuntivo ad integrazione di quello che lo stato deve garantire a tutti, ci sono sia esempi concreti attuati dai governi di centro sinistra come l’estensione dell’indennità di malattia che va migliorata e la copertura dei periodi di gravidanza a rischio per gli iscritti alla gestione separata Inps, sia proposte di legge già presentate da tempo in parlamento che danno risposta alle vostre richieste.

ACTA

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