Argomenti

Articoli recenti

Sostieni ACTA

Fai valere i tuoi diritti di freelance! Sostieni Acta e assicurati un futuro lavorativo migliore grazie a vantaggi, convenzioni e maggiori tutele.

Cosa sanno i candidati alla segreteria del PD sulle partite IVA? E cosa dicono?

25 Novembre 2013 Vita da freelance

Gli articoli degli ultimi giorni (l’inchiesta de “l’Espresso”, tra gli altri) dipingono i lavoratori indipendenti come invisibili (categoria dimenticata dalla politica) e/o dimezzati (omologati per errore al ricco professionista giacca-e-cravatta e non riconosciuti nella loro eterogeneità). In effetti, volendo proseguire il parallelo con Italo Calvino, mancherebbero i “rampanti”, perché l’unica cosa su cui ci si arrampica è un presente professionale e fiscale sempre più scivoloso.

Qual è, invece, la rappresentazione di questa categoria inafferrabile ed eterogenea nei documenti congressuali dei candidati alle primarie del PD? I tre candidati sono dei soggetti politicamente obbligati ad avere uno sguardo prospettico e ad auscultare il presente.

Le partite IVA sono piuttosto assenti anche nei loro documenti, un po’ per invisibilità consustanziale, un po’ per la sintesi richiesta dalla tipologia di testo utilizzata. Ma passiamo a una rapida panoramica, in ordine alfabetico inverso.

Nel documento di Matteo Renzi, le categorie lavorative di riferimento sono innanzitutto quelle di pubblico impiego-pensioni-scuola (ovvero, “le categorie in cui siamo forti”), mentre le categorie da (ri)conquistare sarebbero rappresentate da disoccupati e operai. Non appare alcun esplicito riferimento alle partite IVA.

Come cambiare verso alla disastrosa situazione occupazionale ed economica attuale? Secondo il sindaco di Firenze è necessario agire sul fronte normativo-istituzionale: far funzionare finalmente i centri per l’impiego, rivoluzionare la formazione professionale, semplificare le regole evitando “eccessi” sindacali, riservare maggiore attenzione ai nuovi settori (?) come Internet e avviare assunzioni a tempo indeterminato per i giovani con sgravio fiscale nelle aziende per i primi 3 anni. Curioso poi che nel paragrafo dedicato ai diritti le uniche categorie menzionate siano donne, omosessuali e transgender (ovvero le categorie dei diritti a costo zero), con l’auspicio di “un rapporto più gentile tra le persone”.

Gianni Cuperlo è altrettanto sintetico, e nel suo documento centrato sulla parola chiave “dignità” affianca a una frecciatina al governo – “compiere una scelta coraggiosa, capace di produrre effetti sul tessuto sociale e sulla domanda interna ben più significativi di una riduzione impercettibile del cuneo fiscale o di una lieve diminuzione della tassazione sulla prima casa” – rapide menzioni sul ruolo economico della cultura, sull’economia digitale, sullo sviluppo di attività e modalità di produzione innovative, su una precarietà senza diritti e tutele. Un altro tema rilevante è la riduzione della tassazione sul lavoro. Ma quale lavoro? Quello dipendente? Non vi sono cenni alle partite IVA.

Pippo Civati, al contrario dei primi due, non propone un’agile dispensa, ma un quasi-romanzo (già nel titolo, Dalla delusione alla speranza) di 70 pagine. Anche lui nelle primissime pagine cita il reddito minimo garantito, l’importanza del binomio conoscenza-lavoro e l’indebolimento del ruolo del lavoro attuata (scientemente) negli ultimi anni in Italia:

“In Italia, poco alla volta, abbiamo deciso di depotenziare il lavoro con un sistema fiscale penalizzante e trascurando di sviluppare i servizi […] che lo favorissero. […]. Dobbiamo incoraggiare le persone a investire su sé stesse, sulla propria professionalità e sulle loro attività imprenditoriali, a mettersi in gioco nella competizione internazionale attraverso le loro capacità e i loro talenti”.

Il riferimento al lavoro autonomo, si legge tra le righe, ma senza alcun riferimento ai diritti e nessuna consapevolezza delle caratteristiche effettive di questo gruppo di lavoratori.

È naturale che non si possa essere onnicomprensivi in un documento destinato ad affrontare il problema Italia in (più o meno) poche pagine: occorre essere incisivi, tracciare i discorsi fondamentali, aprire lo sfondo di un campo d’azione. Ma poiché la sensazione è che per rimettere davvero al centro il concetto di lavoro, occorra ridefinirlo e riorientarlo profondamente, crediamo che sia indispensabile chiedere ai candidati di aggiungere una riflessione nei loro programmi sulle partite IVA di seconda generazione, e sulla contribuzione alla gestione separata. Abbiamo preparato per loro 2 domande e le abbiamo inviate al loro staff. Chi risponderà?

1. La campagna “Dica: NO 33!” di ACTA e l’appello lanciato da più di 300 associazioni per bloccare l’aumento dei contributi hanno posto un problema sul carico previdenziale degli autonomi. ACTA chiede l’abolizione dell’articolo della legge 92/2012 (legge Fornero) che prevede l’innalzamento graduale dei contributi INPS dall’attuale 27,72% al 33,72%. È d’accordo con questa richiesta?

2.  In senso più ampio: quali le tre proposte politiche più rilevanti per le partite IVA nel suo programma?

ACTA

ARTICOLI CORRELATI

4 Commenti

  1. Manuel

    Reply

    A prescindere da ciò che questi figuri scrivono (o omettono) nei loro programmi, davvero vi interessa prestar loro attenzione?

    Questa gente può promettere persino di riportare i contributi della Gestione Separata al 10%: le loro promesse sono carta straccia, e lo hanno dimostrato in decenni di attività. Sono i responsabili, i portabandiera, i maggiori esponenti di ogni iniquità italiana: credereste loro se adesso proponessero di riportare equità al sistema, danneggiando se stessi ed i loro principali sponsor?

    Il PD ed il PDL (e compagnia bella) vanno spazzati via alle urne, per il bene del Lavoro, delle Partite IVA, e della parte sana dell’Italia.

    25 Nov 2013
  2. Samanta Boni

    Reply

    @Manuel al di là delle promesse che questi politici possono fare, l’obiettivo è di attirare l’attenzione su di noi, di creare consapevolezza e di far conoscere le nostre istanze.

    25 Nov 2013
  3. paolo

    Reply

    Vorrei anche sapere cosa ne pensano dell’Agenda di Revisione di Spesa approvata dal Governo, che se portata a realizzazione, azzererebbe (e lo auspico) tutte le casse di previdenza dei liberi professionisti.

    http://www.ingegneri.info/forum/viewtopic.php?p=412240#p412240

    25 Nov 2013
  4. Gerardo

    Reply

    Civati ha aderito a “NO 33!” già nello scorso febbraio. E’ scritto nelle pagine di questo sito: https://www.actainrete.it/2013/02/il-democratico-pippo-civati-aderisce-al-no-33
    Gli altri che cosa dicono?
    Comunque sia, è vero che in “Dalla delusione alla speranza” non c’è una risposta precisa alle domande puntuali che qui sono poste. Semmai, alla omnicomprensività (per rendere ragione alle esigenze di tutti, bastavano 300pp.?) si potrebbe aggiungere la preveggenza 🙂
    Ma anche a me piacerebbe che si approfittasse dell’occasione per rispondere entrando più nel merito.

    25 Nov 2013

Lascia un commento

Cosa sanno i candidati alla segreteria del PD sulle partite IVA? E cos…

di ACTA tempo di lettura: 3 min
4