Landini salariato senza decrescita
27 Novembre 2013 Eventi, Lavoro, News
Giovedì 21 Novembre partecipo all’incontro organizzato da Left: “Il lavoro al tempo della crisi“, con Serge Latouche e Maurizio Landini
Gli interventi dei due protagonisti sono interessanti, anche se sembrano non interloquire realmente ma camminare paralleli senza uscire dal proprio orizzonte di riferimento.
Il lavoro (dipendente salariato) e il contrasto con il padrone capitalista, per Landini, e il lavoro come schiavitù, per Latouche.
Dopo alcuni interventi “invitati” (i migliori invitano a de-economizzare la nostra vita, soprattutto da parte di economisti) mi chiamano sul palco. Io cerco di riassumere il punto di vista di un lavoratore indipendente , che come facciamo con ACTA, cerca di spostare l’organizzazione dei meccanismi del quadro socio-economico, tutta basata sui “diritti del lavoratore” a quella che dovrebbe essere, in sintonia con le trasfomazioni avvenute e che avverranno, basata sui “diritti del cittadino-lavoratore”.
Questo perché il lavoro è cambiato… vabbè non la faccio lunga sulle cose che sappiamo e che viviamo sulla nostra pelle. Naturalmente, essendo sul palco di un teatro, ci metto un po’ di teatro, traccio col piede una linea sul palco: camminiamo sul confine fra due epoche… i lavoratori indipendenti , agendo in un deserto di diritti sono quelli che hanno più necessità di ri-definire tutele e difese… le Partite Iva, trovandosi a essere sia Capitale (di conoscenze) che Lavoro (persone) potrebbero davvero indicare la via per il superamento della contraddizione Capitale/Lavoro . ma non come auspica Marchionne, con la vittoria del Capitale che permea di sé il lavoro, al contrario, con la vittoria del Lavoro che piega il Capitale (l’economia) alle proprie necessità… vabbé a raccontarla mi viene più pesante di quello che ho cercato di essere lì.
Nel bel mezzo inserisco una piccola provocazione. Cercando di spostare verso esempi pratici il tono alquanto teorico dell’incontro e di illustrare come è cambiato il tempo, l’organizzazione del lavoro, pongo una domanda all’audience che mi sta di fronte. Ma io che sto intervenendo in questo dibattito (e per fare questo ho dovuto incastrare vari tasselli della mia giornata..) sto lavorando o no? Pausa. Breve, brevissimo silenzio. Sì, certo che sto lavorando: occuparmi del mio lavoro è parte del mio lavoro. Molte teste annuiscono. (forse anche perché il tono sembra portare verso la fine dell’intervento… 🙂 ).
Chiudo invitando i presenti a incarnare il cambiamento, che solo i soggetti sociali, associandosi in maniera orizzontale, al di là degli steccati professionali o di specificità, potrebbero incontrare alternative al mondo di povertà diffusa, guerre fra stressati e avvelenamenti del pianeta a cui sembriamo destinati dagli attuali poteri globali.
Mi rimetto seduto, ascolto gli interventi successivi, ma in molti vogliono parlare, e i tasselli della mia giornata mi richiamano agli impegni successivi… quindi mi avvicino alla porta d’uscita, saluto qualche faccia conosciuta, e sono già nel corridoio, che sento Maurizio Torrealta chiedere ai protagonisti se, prima di altri interventi volevano dare qualche risposta.
Landini dice sorridendo: “Certo. Io devo rispondere subito a Messi (magari fossi Messi), no, Massi. Se qui lui sta lavorando, e nessuno lo paga… Abbiamo risolto tutti i problemi. Lavorare senza essere pagati, i padroni sarebbero felici” Io che mi sono riaffacciato in sala, dalla porta faccio no col dito e sto per interromperlo… poi penso che avrei dovuto essere meno diplomatico e aggiungere sto lavorando senza essere pagato al contrario di politici, gionalisti, professori universitari (che hanno un reddito complessivo cumulativo e comprende questi incontri) e soprattutto del sindacalista di professione, salariato salariato.
Sì, forse da quella linea di confine, io, come lavoratore indipendente, ho già un piede in un nuovo modo di produzione… però, vista la sorridente, anche se non molto originale, risposta di Landini, prima di una giusta decrescita, credo che un poco di rivoluzione toccherà ancora farla. Sorridendo, eh?
1 Commenti
cristina
ReplyLa cosa triste è che queste persone ènon si rendono neppure conto di ciò che dicono: per chiunque di noi è chiaro che andare ai convegni (per parlare, o anche solo per ascoltare) pagati è un lusso che a noi non potrebbe mai capitare, ma un dipendente (anche un sindacalista) lo da per scontato per se.
Non c’è sempre un cattivo a cui dare la colpa, a volte c’è qualcuno che ha diritti (a volte addirittura privilegi) di cui altri non godono. Li ridistribuiamo?!