ACTA con Daniela: il tumore non è uguale per tutti.
13 Dicembre 2013 Diritti, Malattia, News, Vita da freelance
ACTA ha deciso di condividere la battaglia di Daniela Fregosi, freelance ammalata di tumore al seno, ancora senza indennità di malattia ma obbligata a versare gli anticipi INPS!
Stiamo raccogliendo informazioni, materiali e testimonianze per capire come intervenire per aiutarla in questa lotta, che poi è la lotta di tutti noi.
Se hai informazioni o esperienze da raccontare segnalacele!
Stiamo organizzando una campagna per rivendicare il diritto dei freelance gravemente malati a vedere riconosciute le tutele di cui dovrebbero godere. Chiederemo la deroga degli anticipi INPS in caso di malattia grave, una revisione delle sanzioni per il ritardato pagamento e tempi certi per l’erogazione delle indennità di malattia. Vorremmo anche maggiore attenzione da parte dell’INPS nella corretta informazione ai lavoratori autonomi malati, per consentire loro di accedere più facilmente alle prestazioni di cui hanno diritto.
A Daniela abbiamo chiesto di raccontare qui la sua storia.
Ammalarsi seriamente è un’esperienza spiacevole per chiunque, ma quando succede a un lavoratore autonomo inizia un doppio calvario. Se poi sei donna e il malaccio è un tumore al seno, hai proprio fatto bingo.
Fin dal momento della diagnosi, intuendo le difficoltà che mi aspettavano, ho cominciato a mettere in atto una serie di strategie di adattamento alla mia nuova condizione. In questo un lavoratore autonomo è un grande esperto perché la flessibilità è il suo pane quotidiano. Ma per quanto tu riesca ad accogliere e gestire il cambiamento, un tumore rimane un tumore e non è un’influenza che, massimo 10 giorni, te la levi di torno. Ho iniziato a informarmi su quali potessero essere gli “ammortizzatori sociali” a cui avevo diritto. Nessuno sapeva nulla. Nonostante dicessi che non ero al pari di una lavoratrice dipendente, che può tranquillamente continuare a contare sul suo stipendio (io sin dal primo mese sono stata costretta a fermarmi), nessun consiglio mi arrivava dai medici e dal commercialista. Un far west terrificante nei patronati, code interminabili di utenti in cerca di informazioni, il call center dell’Inps a cui ho dovuto spiegare io l’ultima circolare del maggio 2013 riguardante i lavoratori autonomi a gestione separata (!). Insomma, meno male che il tumore mi è arrivato alla tetta e non al cervello e che sono molto brava nella navigazione internet, altrimenti ero fritta.
C’è poi da difendersi dalla classica domanda: “Ma come, non hai un’assicurazione privata?” Una cosa così la chiedono solo ai liberi professionisti, tutti convinti che, siccome ce la spassiamo alla grande a non aver padroni, a evadere di brutto e ad arricchirci alla faccia degli altri, il minimo è che cacciamo i soldi per le assicurazioni private e non rompiamo troppo le scatole all’Inps, anche se abbiamo un tumore.
Ho letto innumerevoli guide e libretti informativi per pazienti oncologici, dove venivano descritti i diritti dei lavoratori, dipendenti però. Di noi neppure un cenno. Come se in Italia non ci fosse il popolo delle P.Iva. Come se nessun lavoratore autonomo statisticamente si ammalasse mai seriamente o avesse diritto di ammalarsi come gli altri.
Eppure la malattia per gli autonomi è un problema diffuso, ma se ne parla poco perchè gli interessati sono i primi a nascondersi, temendo ripercussioni lavorative. Già si sono ammalati e hanno pochi diritti; cercano almeno di non bruciarsi un mercato (pure in crisi) fatto di clienti poco propensi ad assoldare professionisti meno efficienti e performanti.
Ma un paziente oncologico non è un paziente oncologico e basta? Evidentemente no.
Noi siamo malati di cancro di serie B e per noi gli art. 32 e 38 della Costituzione, che riguardano rispettivamente il diritto alla salute e il diritto agli aiuti in caso di impossibilità di lavorare, sono opzionali. Perché?
Un lavoratore autonomo con gestione separata ha diritto a un massimo di 61 giorni di malattia in un intero anno solare. E se fai un bel ciclo di chemio per 6 mesi? Beh, puoi sperare di star talmente male da avere diritto all’assegno ordinario di invalidità (una misura temporanea con cifre da fame) oppure puntare sull’invalidità civile. Occhio però che anche lì per ottenere il diritto a un aiuto economico devi stare proprio male e in ogni caso vanno a vedere il tuo reddito nell’anno precedente, quando eri sano, e ti aiutano solo se già da prima avevi un reddito da fame. Uno non sa se augurarsi le metastasi o la miseria. In quel caso incappi comunque in altri sbarramenti, quelli del numero minimo di mesi contributivi versati.
Ho reso l’idea del gran casino che si trova davanti una donna che ha appena scoperto di avere un tumore al seno?
I pochi spiccioli a cui avrei poi diritto me li devo conquistare, tra funzionari che non sono informati, portale INPS che è inadeguato, tempi lunghi di attesa.
E nel frattempo arrivano le scadenze, tra cui il pagamento degli anticipi. Ma come, mi si chiede di pagare INPS e IRPEF in anticipo mentre non ho ancora ricevuto le scarsissime indennità che mi spettano?
Il commercialista mi avvisa che devo provvedere, soprattutto devo versare gli anticipi INPS, perché in caso di ritardo le sanzioni sono pesanti, e, a differenza dell’IRPEF, non è previsto il “ravvedimento operoso”. L’INPS non ammette ritardi, neppure in caso di decesso!
Mentre sei lì tra interventi chirurgici (io ne ho fatto già 2 e si spera di fermarsi lì, perché con un tumore di certezze non ce ne stanno), visite, esami, terapie e riabilitazione, questo è il modo con cui Stato e Inps ti ripagano di anni di tasse versate e contributi. Sapete tutto questo come mi fa sentire? Un bancomat. Un bancomat con un tumore al seno. Non è il massimo.
Chissà, forse dobbiamo espiare qualche colpa. Un’amica libera professionista ha la sua teoria in merito. “In una società conformista, giudicante, che annienta le diversità, il motivo per dare contro a chi pensa, vive e lavora in modo autonomo è che questi soggetti sono di fatto un pericolo per il sistema”. Forse non ha tutti i torti. Io sono più cinica (con un tumore me lo posso permettere) e credo che il motivo sia che dietro ai lavoratori autonomi a gestione separata semplicemente manca un potere forte, un sindacato, un ordine professionale, per cui diventano facilmente oggetto di comportamenti predatori, perché per definizione sono soggetti deboli sul mercato.
Per tutti questi motivi, oltre a denunciare la condizione dei lavoratori autonomi che si ammalano seriamente, ho deciso di fare un gesto concreto. Ho iniziato la mia disobbedienza civile rifiutandomi di pagare l’acconto delle tasse per il 2013.
Caro Thoreau, padre della lotta allo Stato e al potere, oltreché emblema della disobbedienza civile e della resistenza fiscale, aiutami tu. Sostienimi e incoraggiami con le tue parole sagge e non farmi sentire sola: “Tutti gli esseri umani riconoscono il diritto alla rivoluzione; vale a dire, il diritto di rifiutare obbedienza e di resistere al governo quando la sua tirannia o la sua inefficienza sono grandi e intollerabili. Ma quasi tutti dicono che attualmente non ci troviamo in questa situazione……”.
Se sarò sola in questa lotta è perchè il nostro Paese ha ormai perso la capacità di indignarsi, ci hanno lentamente abituato a essere calpestati e, pur lamentandoci moltissimo, non sentiamo più un vero dolore.
Io però sono in una condizione diversa. Come sosteneva Tiziano Terzani prima di morire, un tumore ti concede una sorta di free pass, una carta premio con la quale puoi permetterti di dire e fare cose altrimenti impensabili.
Perchè un tumore o ti schiaccia o ti dà il coraggio di batterti per te stessa e per un mondo più giusto per tutti.
Daniela
13 Commenti
ugo
ReplySono con Daniela e contro uno Stato che non garantisce parità di diritti a tutti i cittadini. Neppure quando hai un tumore!
Giuseppina
Replyciao Daniela,
non credere che per un lavoratore dipendente sia più facile!
Io sono stata operata al cancro al seno ho fatto chemio e sono ricostruita, ho il contratto del commercio, durante la degenza mi è stata riconosciuta una indennita’ di malattia del 50% dall’Inps quindi la busta paga è stata più leggera del 50″% perchè la società di cui sono dipendente non è stata obbligata a integrare, inoltre i primi 20 giorni della malattia sono stata pagata al 70 % solo dopo il 20 giorno la società è stata OBBLIGATA a integrare (cosa che puntualmente mi è stata rinfacciata dal mio datore di lavoro: io non ho lavorato e loro mi hanno dovuto pagare lo stesso).
Nel frattempo tra operazione e chemio ho maturato i 6 mesi di malattia e sono stata obbliga a rientrare a lavoro (altrimenti sarei stata a parametro 0 e/o anche licenziabile) con i postumi della chemio appena fatta ogni passo che facevo era una fatica incredibile.
Ora che sono ricostruita e faccio i controlli mi viene tolta la 104 dalla commissione dell’INPS e quindi ogni volta che devo fare gli innumerevoli controlli vado in permesso.
Sono stanca di dover lavorare e conciliare famiglia e ospedali e lavoro e sappi che anche se sei stata malata o se sei stanca e meno efficiente di quanto eri prima, nessuno, se lavori nel settore privato, ti comprende, né i datori né i colleghi. Senza tutele e/o INPS che li obbliga ufficialmente nessuno (soprattutto se devi coprire i turni come accade a me) ti viene in contro e devi elemosinare il tempo e pregare per prendere permessi per le visite che gli ospedali ti fissano conciliando le ferie e permessi dei colleghi che se sono state prese prima di te non rinunciano assolutamente.
Questo è quello che sto vivendo…
ciao pina
Giusi
ReplyFai benissimo a non pagare più le tasse… pensa solo a te stessa e a guarire. Tanti auguri!
luciana
ReplyBrava Daniela!
io sono contro l’evsione fiscale non solo perchè noi partite Iva non la possiamo praticare – sarebbe troppo facie e troppo poco etico. Io sono d’accordo che tutti i cittadini debbano contribuire alla comunità e pagare le tasse. Ma quando le tasse che paghiamo, non solo vanno ad alimentare le grasse pance di Fiorito, Formigoni e company, ma non ritornano indietro in termini di servizi e assistenza ad una persona che le ha sempre pagate quando è gravemente ammalata, beh…questo è davvero insopportabile. Organizziamoci cazzo, civilmente ma organizziamoci!
luisa
ReplyDisobbedienza fiscale in massa!
Martina
ReplyBrava Daniela! Io ti sostengo in tutto e per tutto!
annamaria d'urso
ReplyCara Daniela, la mia storia è molto simile alla tua (più o meno perché io il carcinoma non l’ho beccato alla tetta ma alla palpebra e al collo, e ho già subito tre interventi chirurgici in cinque anni, più un ciclo di radioterapia…non male vero?).
Ho una cartoleria e sono riuscita a non chiudere l’attività solo grazie all’impegno a tempo pieno,nel negozio, del mio compagno.Ho fatto richiesta di invalidità civile, che ovviamente mi è stata riconosciuta, ma non becco una lira perché sono titolare dell’attività commerciale. Della serie: poverina, sei malata ma arrangiati!
Condivido in pieno questa tua (nostra) battaglia.
Sono a disposizione.
Con affetto, Annamaria
Gabriella
ReplyDobbiamo far qualcosa! Indica 4/5 modifiche specifiche (es. sospensione degli anticipi inps/irpef) da fare alle leggi e lanciamo una petizione con change.org Raccoglieremo migliaia di firme in un baleno, poi proveremo a far fare un disegno di legge. Ho fatto una cosa simile per i ricercatori indipendenti e il meccanismo pare stia funzionando.
In bocca al lupo!
Diana
ReplyCara Daniela, è drammatico quanto scrivi, indecente e ingiusto uno Stato che permette queste situazioni. Cosa posso fare per dare forza alla tua voce? Voglio farlo.
elisconfaloni
ReplySono solidale con Daniela e la ringrazio per rendere la sua vicenda personale un’occasione di condivisione e comune impegno per i diritti di tutti. Mi sembra che questo sia il focus dell’impegno di Acta nell’ultimo anno; oltre che condividere ed essere solidali, però, credo anche io che sia necessario formulare insieme dei passaggi per portare all’attenzione pubblica questa grave privazione di ammortizzatori sociali che riguarda una schiera di lavoratori che versa contributi previdenziali anche particolarmente salati. Anche io propongo di costruire una petizione su change e fare azione di lobby sul tema del diritto di tutti i lavoratori ad avere delle protezioni sociali durante la malattia.
Che il 2014 ci veda impegnati sui diritti dei lavoratori
E tanti auguri di solidarietà e vicinanza, Daniela
Elisabetta
stefania
ReplyCiao,
io sono architetto iscritto dal 1995 ad inarcassa.
in seguito a mastectomia con linfonodo sentinella, a cui è sta seguendo la sola terapia ormonale, mi sono vista negare da inarcassa il diritto ad un indennita per inabilita temporanea, in quanto la patologia(beh, solo un tunore…) ed il tipo di intervento (beh, solo una mastectomia con inserimento di protesi temporanea da gonfiare e chi la ha addosso sa di cosa parlo) non determinano una inabilita per ALMENO 40 giorni, tempo minimo previsto dalla cassa per erogazione.
che vi devo dire ho fatto ricorso, inviandola lista delle medicazioni (tutte in regime di dimissioni protette ) per piu di due mesi.
Mi sono appellata alle ragioni psicologiche, ed alla costituzione.Purtroppo oramai noi partite iva siamo solo da calpestare, feci un figlio e rimasi a piedi, sostituita in una settimana, pur avendo lavorato fino a 5 giorni dal parto…Che tristezza.
stefania
Replyah, dimenticavo…nel frattempo il mio conto in banca è sparito, e giusto oggi avrei dovuto pagare 3500 € alla suddetta cassa, oltre che anticipo iva o cosa sia.Uno scempio, meno male che oramai non mi toccano più ste meschinerie, ma un pò di giustizia mi piacerebbe
Deciomeridio
ReplyQuesto lo dobbiamo al fatto di avere…. la Costituzione più bella del Mondo…