#jobsACTA: facciamo sentire la voce del lavoro indipendente!
23 Marzo 2014 Eventi, Lavoro, News
Matteo Renzi chiede sul Jobs Act un dibattito pubblico e si aspetta commenti e consigli. Ecco cosa sosteniamo come Acta e proponiamo di discutere con il Governo.
1. Jobs! Non un solo job.
Lo abbiamo sostenuto dal primo momento, e in tanti ci stanno dando ragione: in questo Jobs Act il lavoro indipendente è il grande assente. Esistono solo dipendenti e imprenditori, ma scompaiono tutti i lavoratori indipendenti, che vivono e lavorano nella fascia meno protetta del mercato del lavoro, molto colpita dall’attuale crisi in termini di carenza di lavoro, contrazione dei compensi, ritardo nei pagamenti.
2. Indipendenti e contribuenti! Non falsi dipendenti ed evasori.
Parallelamente le vecchie rappresentanze del mondo sindacale sono partite con i loro argomenti a difesa dello status quo. La Camusso dice che siamo evasori. E Bonanni lancia l’hashtag più lungo del mondo: #bastaomertasuiprecari.
Diciamo basta a questi tromboni! Noi lavoriamo per imprese, enti pubblici, terzo settore: non possiamo che fatturare tutti i nostri servizi. E su questi pagare le tasse sino all’ultimo centesimo, con una pressione fiscale analoga a quella dei dipendenti, ma senza le tutele. Siamo oltre un milione e mezzo. Non siamo false partite IVA, ma veri lavoratori indipendenti, fondamentali per lo sviluppo e lo svecchiamento di questo Paese. Le stime, anche quelle sindacali, calcolano che le false partite IVA rappresentino non più del 10-15% di questa quota.
3. Contribuenti di serie A. Cittadini di serie B.
Siamo quindi contribuenti di serie A, ma cittadini di serie B. Siamo la categoria sottoposta al prelievo previdenziale INPS più alto, che non ci lascia risorse da investire in forme integrative, ma abbiamo una prospettiva pensionistica di povertà. Non abbiamo parità di diritti su aspetti fondamentali: maternità e paternità, malattia e disoccupazione, certezza del diritto.
4. Parità di diritti a parità di reddito.
Il Jobs Act stabilisce interventi immediati a sostegno del reddito da lavoro sotto i 25.000 euro annui. Bene! Anche il lavoro indipendente deve beneficiarne, senza il vincolo della monocommitenza: 1.500 euro al mese hanno lo stesso valore sia che provengano da una, due, tre o infinite fatture!
5. Parità di welfare a parità di contribuzione.
Alla Gestione Separata INPS versiamo il 27,72%: come abbiamo ampiamente documentato a parità di costo del lavoro abbiamo una pressione previdenziale superiore a quella dei lavoratori dipendenti. Ma siamo completamente esclusi da forme di sostegno al reddito in caso di inoccupazione e discriminati quando siamo colpiti da malattie: come dimostra la campagna che stiamo facendo per la nostra socia Daniela Fregosi colpita da tumore. E una legge, solo rimandata, vorrebbe portare la contribuzione al 33%!
Chiediamo che il Jobs Act ponga le basi per rivedere il welfare e dare cittadinanza ai diritti di tutti i lavoratori, dipendenti o indipendenti che siano. E da subito chiediamo la cancellazione della norma che vuole portare al 33% la nostra aliquota INPS.
6. Ossigeno al lavoro del futuro. Tutela di equi compensi.
Il lavoro indipendente è la risposta ad un modello industriale che esternalizza molti servizi qualificati. Lo Stato non può stare alla finestra, o peggio succhiarci il sangue! Noi chiediamo politiche che diano ossigeno al nostro lavoro e ci aiutino a crescere. Come abbiamo dimostrato, l’attuale legge sui minimi è depressiva e non tutela i redditi più bassi. Noi chiediamo una fiscalità che tuteli i bassi redditi, non solo in fase di avvio; conceda pari diritti di detrazione e deduzione con il lavoro dipendente; favorisca le forme di aggregazione fra professionisti.
Chiediamo inoltre che l’amministrazione pubblica contrasti la tendenza in atto all’abbassamento dei compensi, istituendo per le proprie richieste di servizi e consulenze un sistema di costi di riferimento.
7. Simmetria nel rapporto con Agenzia delle Entrate e INPS.
Come anche il Presidente del Consiglio ha più volte dichiarato, chiediamo che il rapporto con l’Agenzia delle Entrate e con l’INPS sia improntato alla simmetria.
Il nostro dovere di cittadini che pagano le tasse lo assolviamo e dichiariamo il nostro accordo sul contrasto all’evasione, anche con la completa tracciabilità dei pagamenti. Ma chiediamo alcuni diritti fondamentali: utilizzo degli studi di settore e del redditometro esclusivamente come strumenti indicativi; obbligatoria e preventiva convocazione da parte dell’Agenzia delle Entrate prima dell’applicazione di sanzioni pesanti; rimborso delle spese sostenute in risposta a contestazioni fiscali o entro un contenzioso con l’Agenzia delle Entrate, quando dimostra di essere stato corretto. Chiediamo infine la possibilità di estensione anche alla contribuzione INPS del ravvedimento operoso, per tutelarci da anticipi non corrispondenti al reddito realmente realizzato.
Ci rivolgiamo al Governo presieduto da Matteo Renzi affinché queste nostre richieste entrino nella definizione del Jobs Act e sollecitiamo tutti i freelance a mobilitarsi per sostenere e diffondere la piattaforma #jobsACTA
Fai valere i tuoi diritti, diffondi il #jobsACTA!
14 Commenti
Daniela Fregosi
ReplyBellissimo post! Ho scritto appena ieri “Basta nascondersi: trasformiamo il silenzio in parole ed azioni”: http://tumoreseno.blogspot.it/2014/03/basta-nascondersi-trasformiamo-il.html in merito alla malattia per i lavoratori autonomi. Il vostro post è un segno!!!
Elia Banelli
ReplyFinalmente!!! Erano anni che aspettavo che qualcuno ponesse l’accento su tutte le falsità e le iniquità che affliggono oggi il lavoro autonomo ed indipendente in Italia! Purtroppo su gran parte dei media mainstream questi aspetti vengono completamente ignorati. Sono al vostro fianco in questa battaglia di visibilità e non solo. Complimenti!
Federica
ReplyI lavoratori autonomi evasori esistono, e sono tantissimi. Per me la questione non è: noi fatturiamo, quindi non evadiamo. Argomentazione smontabile nel giro di 2 minuti e mezzo. Anche perché è risaputo che c’è chi fattura PER evadere, inventandosi giri di fatture peggio del gioco dell’oca. La questione è un’altra: come si permette lo Stato/la CGIL/Chicchessia di mettere tutti nello stesso calderone, di fare di tutt’erba un fascio? Questa è politica discriminatoria. Non è consentito generalizzare, è discriminazione. E se volessimo proprio specificare, probabilmente il secondo lavoro di tantissimi dipendenti statali (esempi? Gli insegnanti che al pomeriggio fanno ripetizioni, o un sacco di altre belle attività) crea un nero ancora superiore a quello degli autonomi che evadono.
Su tutto il resto, condivido. Anche se secondo me una campagna contro la truffa dell’INPS andrebbe fatta. Perché è una truffa, l’INPS e penso che siamo tutti d’accordo.
Andrea
ReplyIeri ho sentito la trasmissione a Radio 24 con la Signora Daniela alla quale esprimo la mia massima stima !
Potrei sbagliarmi ma con la Circolare numero 18 del 04-02-2014 con decorrenza 01 Gennaio 2014 la gestione separata INPS e’ passata dal 27,72% al 28,72% : quindi sempre peggio !
Andrea
ReplyFederica, come secondo lavoro aggiunga gli innumerevoli pensionati pubblici con incarichi dirigenziali e che continuano ad esercitare nella pubblica amministrazione con diverse forme contrattuali prendendo cosi’ 2 compensi… alla faccia dei disoccupati !
Carlo
ReplyAnch’io ieri ho sentito la trasmissione di Radio 24 con la Signora Daniela: mi ha molto colpito la sua freddezza e chiarezza nel descrivere il suo problema.
Concordo pienamente con la sua battaglia e le esprimo la mia personale stima!
Alessandro
ReplyEcco ora sarebbe interessante sapere la posizione di ACTA in merito a questa notizia: http://www.termometropolitico.it/112308_morando-propone-salario-minimo-carcere-datori-non-rispettano.html
Tutto bello, ma per “noi” come facciamo? Ci attacchiamo come al solito?
Laura Chiodi
ReplyDa associata vi leggo sempre ,confortata dal fatto che siamo in tanti.E vi ringrazio.
Molto centrato il ” nostro” JOBS ACT e concordo con voi che chiamate “tromboni” quelli che continuano stancamente con il loro disco rotto parlando solo dei dipendenti.E dimenticandosi di noi.
Partita IVA da sempre mi sono allevata da sola un figlio , continuando a studiare per poter continuare a offrire ai miei clienti una Consulenza e Formazione sempre attuali e aggiornate.
DOMANDA :Come facciamo a farle arrivare il JOBS ACT a MATTEO RENZI??
Come Daniela Fregosi (con cui mi sento sintonica anche per il percorso professionale ) due anni fa mi sono scontrata con un cancro maligno infiltrante,continuando a lavorare e gestendo come potevo i clienti fra una radioterapia ed un altra.
Ma così è.
Forza Acta!
E forza tutti noi!
Ce la dobbiamo fare a impedire il pauroso ulteriore aumento che incombe su di noi.
Basta fare il Bancomat dell INPS!!!
Irma
ReplyApprezzo moltissimo l’articolo di Daniela Fregosi
E il suo coraggio. Ci sono passata anch’io ma
da dipendente con tutte le coperture del Welfare
(malattia pagata , assegno invalidità) e così
mi sono potuto curare con una certa serenità
se non altro economica.
Da gennaio 2014 ho aperto partita IVA perchè
dopo 30 anni da lavoro dipendente a 56 anni
nessuno mi assume più !
Vengo a sapere solo adesso che esiste questo
mondo delle partite Ive che paga e non ha niente
in cambio .
Dopo aver sconfitto (almeno credo) il cancro mi
si apre un futuro senza garanzie!
Pagare di più di un lavoratore dipendente senza
avere i stessi diritti a me sembra anticostituzionale !
gmodica
ReplyGrandi ragazzi! Sono felice di aver trovato una associaZione con cui lottare per far valere i nostri diritti. Sono dei vostri attivamente.!