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Delega fiscale: le richieste ACTA per i freelance

27 Maggio 2014 Eventi, Fisco, Lavoro, News

La legge n. 23 dell’11 marzo 2014 conferisce al Governo una delega per la revisione del sistema fiscale, per renderlo “più equo, acta.delegafiscaletrasparente e orientato alla crescita”. Esso riprende un disegno di legge della passata legislatura (5291 del 2012) e definisce anche procedure e tempi di attuazione.
I punti più significativi sono per i freelance sono 3:

1) l’ampliamento del tutoraggio per la dichiarazione dei redditi, con premialità per chi vi aderisce (articolo 6, comma 3 e 4);

2) un chiarimento della questione IRAP, con una definizione oggettiva di autonoma organizzazione ai fini della non assoggettabilità dei professionisti (art 11. Comma 2)

3) Revisione dell’imposizione sui redditi di impresa e di lavoro autonomo e sui redditi soggetti a tassazione separata; previsione di regimi forfetari per i contribuenti di minori dimensioni (art 11. Comma 1 b).

Pieno accordo sui primi due punti.

Per quanto riguarda il punto 3 riportiamo il testo della delega:

istituzione di regimi semplificati per i contribuenti  di minori dimensioni, nonché, per i contribuenti di dimensioni  minime, di regimi che prevedano il pagamento forfetario di  un’unica  imposta in sostituzione di quelle dovute, purché con invarianza dell’importo complessivo dovuto, prevedendo eventuali differenziazioni in funzione del settore economico e del tipo di attività svolta,  con  eventuale premialità per le nuove  attività  produttive,  comprese  eventuali agevolazioni in favore dei soggetti che sostengono costi od oneri per il ricorso  a  mezzi  di  pagamento  tracciabili,  coordinandoli  con analoghi regimi vigenti e con i regimi della premialità e della trasparenza previsti dall’articolo 10 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e successive modificazioni; coordinamento e adeguamento della disciplina dei minimi contributivi con i regimi fiscali di cui alla presente lettera;

Ci sono alcuni passaggi non del tutto chiari:

  • semplificazione (un’unica imposta in sostituzione di quelle dovute), ma con invarianza dell’importo complessivo dovuto;
  • eventuale premialità per le nuove attività produttive;
  • eventuali agevolazioni in favore dei soggetti che sostengono costi od oneri per il ricorso  a  mezzi  di  pagamento  tracciabili [parziale rimborso per acquisto di un pos?];
  • coordinamento e adeguamento della disciplina dei minimi contributivi con i regimi fiscali di cui alla presente lettera.

Con riferimento al primo passaggio chiediamo che la semplificazione sia accompagnata da una simmetria di diritti nei rapporti con lo Stato, attraverso:

  • l’utilizzo degli studi di settore e del redditometro esclusivamente come strumenti indicativi, senza scaricare sul contribuente l’onere della prova, non di rado impossibile da fornire;
  • la obbligatoria e preventiva convocazione del contribuente da parte dell’Agenzia delle Entrate prima dell’applicazione di sanzioni pesanti ;
  • il rimborso delle spese sostenute dal contribuente in risposta a contestazioni fiscali o entro un contenzioso con l’Agenzia delle Entrate, quando dimostra di essere stato corretto;
  • la possibilità di estensione anche alla contribuzione INPS del ravvedimento operoso, per tutelarci da anticipi non corrispondenti al reddito realmente realizzato.

L’ultimo passaggio è piuttosto criptico. Poiché  l’Unione Europea (Decisione_del_Consiglio_n_2013_678_UE_del_15_11_2013, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea 27.11.2013 n. L 316 ) ha aumentato a 65.000 euro la soglia del volume di affari che esonera dagli obblighi Iva, l’attesa generale è che ci sarà un ampliamento del regime dei minimi.  Siamo naturalmente favorevoli a tale estensione, ma chiediamo:

  1. che l’accesso sia consentito a tutti i freelance che hanno un reddito da lavoro (includendo lavoro dipendente e pensione) che non supera la soglia definita, indipendentemente dall’età e dall’essere in una fase di avvio. Nelle attività dei freelance le difficoltà non sono concentrate nei primi anni di attività, l’anzianità professionale non garantisce nulla e a 40 o 50 anni, la posizione sul mercato può essere altrettanto o più debole che a 30.
  2. Che l’aliquota non sia proporzionale ma progressiva, in modo da garantire un vantaggio crescente al decrescere del reddito e non, come avviene ora, un vantaggio elevato per i crediti relativamente alti, che si annulla per i redditi più bassi (sull’attuale regime dei minimi si veda un regime che deprime).

Infine manca ogni riferimento ad un aggiornamento delle norme fiscali alla realtà del nuovo lavoro autonomo, che ha pochi investimenti materiali, ma ha la necessita di assicurare competenze aggiornate, innovazione e mobilità.  In particolare evidenziamo la necessità di prevedere la totale deducibilità delle spese in formazione, la deducibilità dell’IVA sui trasporti,  l’ammortamento con aliquote rappresentative della veloce obsolescenza dei prodotti ad alta tecnologia e la totale deduzione delle spese legate a trasferte riferite all’attività lavorativa svolta (di fatto generalmente ammessa, ma sempre a rischio di interpretazione arbitraria da parte di funzionari dell’agenzia delle Entrate).

ACTA

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10 Commenti

  1. Alessandro

    Reply

    Ottimo, speriamo che qualcosa si smuova. Io sinceramente trovo scandaloso che il regime dei minimi valga fino a 35 anni (pur avendone 30). Non è che quando compio 35 anni posso andare dai miei committenti e chiederli il regalo di compleanno… Spero sinceramente che il regime dei minimi venga esteso a tutti coloro che percepiscono meno di 30.000 euro, sperando che questa cifra si alzi (ma sarebbe già qualcosa garantire l’universalità del regime semplificato)

    27 Mag 2014
  2. Alessandro

    Reply

    Scusate se il commento è doppio, ma secondo me naturalmente questo è il passaggio chiave: “Nelle attività dei freelance le difficoltà non sono concentrate nei primi anni di attività, l’anzianità professionale non garantisce nulla e a 40 o 50 anni, la posizione sul mercato può essere altrettanto o più debole che a 30.”
    I dipendenti hanno scatti di anzianità, più un sacco di altre tutele che naturalmente a noi non possono essere garantite (chi paga?) e il culo parato nella maggior parte dei casi, però allora in cambio ci sta che fino a una certa soglia di reddito noi si abbia un regime semplificato come adesso, solo che la tagliola dei 35 anni di età è davvero scandalosa. Così come tutte le altre misure di questo governo per i “giovani”… non è che solo i giovani cercano lavoro… poi scusatemi, io ho 30 anni, ma non rientro in nessuna delle misure previste, e che cavolo, a 30 anni uno è vecchio? E in ogni caso, uno a 25 anni deve avere più diritti di uno di 50 a trovare lavoro? Il contrario semmai… Quindi speriamo davvero che estendano il regime dei minimi senza limiti di età, di avviamento o che cos’altro.

    27 Mag 2014
  3. rosy

    Reply

    A fine anno mi scadrà il regime agevolato per le nuove imprese e il commercialista mi ha già detto che fra oneri vari e studi di settore se non arrivo a fatturare almeno 60-70 mila euro l’anno mi conviene chiudere.

    Ok, ma visto che lavoro per piccole aziende e professionisti la partita Iva mi serve per poter fatturare e allora, se 26 mila euro non sono considerati un fatturato dignitoso per contribuire ai bisogni della propria famiglia, meglio zero? Meglio rivolgersi all’assistenza sociale?

    Grazie a voi di ACTA per la battaglia che state conducendo, vi seguirò assiduamente!

    27 Mag 2014
  4. Carzaniga Giovanni

    Reply

    STUDI DI SETTORE
    Se un freelance non ha contratti lavora 365 gg. all’anno, full-time, come fa a dimostrare il periodo non lavorato? Il ribaltamento dell’onere della prova mi sembra opportuno.

    PREVENTIVA CONVOCAZIONE PRIMA DELL’APPLICAZIONE DELLE SANZIONI e RIMBORSO SPESE IN CASO DI CONTESTAZIONI RIVELATESI INFONDATE
    Mi sembrano normalissime regole di civiltà, sarebbe un paradosso non applicarle in un paese super-garantista (nei confronti dei potenti) come il nostro. In fondo, a carico di chi sono normalmente gli oneri legali nei contenziosi?

    RAVVEDIMENTO OPEROSO INPS
    Giusta l’estensione, tanto più in considerazione dell’enorme carico contributivo in capo ai freelance

    28 Mag 2014
  5. FREE LANCE

    Reply

    Ho sempre ritenuto che limitare il regime dei minimi ai primi cinque anni fosse ingiusto ed assurdo.
    Non solo: non si capisce come mai al sesto anno la pressione fiscale diventa cinque volte quella dell’anno precedente…quale logica?
    Ovviamente prescindo dalle complicazioni burocratiche, da studi di settore e da parametri.
    Giusta la proposta ACTA, non solo per quanto riguarda l’estensione del regime dei minimi a prescindere da vincoli temporali, ma anche per quanto riguarda l’imposta proporzionale. Francamente avere un’imponibile di 18000 euro all’anno e pagare solo il cinque per cento mi sembra eccessivo.
    Credo però sia doveroso un chiarimento: la direttiva europea prevede la possibilità di ESENTARE DALL’IVA i fatturati più bassi ( ora fino a 65000 euro)…ma l’aliquota dell’imposta sostitutiva l’hanno inventata i nostri governanti? E così…o sbaglio?
    Chiarire questo punto sarebbe importante perché credo che in questo meccanismo si instaura potenzialmente l’ingiustizia: un conto è esentare dall’iva, un conto è creare un regime che, su fatturati addirittura fino ai 65000 euro, consentirebbe di pagare un quinto degli altri per i primi cinque anni……

    28 Mag 2014
  6. Alliandre

    Reply

    Tutto bene, però quel che non mi piace è quel “aliquota sostitutiva”, perché poi va a finire come per i minimi attuali: siccome non viene applicato un particolare scaglione IRPEF, ma un’aliquota sostitutiva, poi dalle tasse non puoi scaricare le stesse cose che scarichi dall’IRPEF, es. spese mediche. E questo non lo trovo giusto.
    Meglio sarebbe sì un regine a parte, ma con tutte le deduzioni e detrazioni che si ha in IRPEF.

    29 Mag 2014
  7. Francesco

    Reply

    Sono d’accordo con Free Lance, anche gli acconti irpef e inps per il regime dei minimi sono fuori logica.
    Se nell’anno precedente ho fatturato 20000€ e nell’anno corrente pago irpef e inps secondo il principio di cassa (ricavi – spese, anno precedente), non comprendo perchè sia necessario versare anche un anticipo irpef e inps per l’anno successivo: con questa logica è dura andare avanti, costruirsi il futuro e soprattutto mettere qualcosa sotto i denti.

    20 Giu 2014
  8. Alessandro

    Reply

    Come non comprendi perché sia necessario? E se no come paghiamo clientele, ruberie e mangiapane a tradimento?

    18 Lug 2014
  9. Maxtro70

    Reply

    Grazie per il vostro lavoro, siete inpagabili.
    Leggendo un po tutti i post concordiamo sicuramente che il nostro sistema fiscale fa schifo, serve per mettere principalmente in difficoltà i piccoli per agevolare i forti. Ci sono delle cose, tipo gli studi di settore, che trovo siano peggio dei balzelli dello sceriffo di Nottingham! Per non parlare della gestione separata… mi devono spigare perche è separata e se vedremmo mai i nostri soldi versati… tempo fa uscii una notizia proprio su questo argomento ed è stata immediatamente fatta passare in secondo piano , sperando che i più non se ne accorgessero. Noi feelance siamo un anello debole da spremere perche non siamo rappresentati, ecco perchè credo sia importante il lavoro che sta facendo l’ACTA. Grazie

    9 Ago 2014

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