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L'audizione al Senato e le richieste ACTA per il jobs Act

9 Giugno 2014 Lavoro, News

Acta si presenta all’audizione del 5 giugno presso la Commissione Lavoro del Senato con Sergio Bologna e Francesca Pesce, che depositano una Memoria contenente le proposte Acta per modificare i disegni di legge n.1428 e connessi in materia di delega del lavoro (jobs act).

L’audizione inizia puntuale, anche perché alle 9:28 dovevano scappare a votare la presenza in aula (questo lo capiamo dopo, e comprendiamo quindi perché alcuni fossero così presi dall’orologio appeso al muro).   Parlamentari presenti: pochini. C’era Teresa Bellanova, sottosegretaria al Ministero del Lavoro, in rappresentanza del governo. Poi la vice presidente della Commissione, Maria Spilabotte (PD), Nicoletta Favero (PD), forse Alessandra Bencini (ex M5S, ora Misto)(non sono certa che ci fosse, ma il suo viso mi pare di ricordarlo), Rita Ghedini (PD), Pietro Ichino (SC) e Stefania Pezzopane (PD). Era presente anche Walter Tocci (PD), che non è membro della commissione, ma sapeva della nostra presenza ed è venuto proprio per ascoltare noi.   Un gran peccato l’assenza dei rappresentanti del M5S, soprattutto di Catalfo e Puglia, entrambi lavoratori autonomi…. Io immaginavo che la loro presenza in Parlamento di per sé avesse portato un modo di fare nuovo, meno ovattata e formale. Più movimentata. E comunque sulla carta erano gli unici in grado di valutare sulla base della propria esperienza personale, sulla propria pelle, le cose che noi proponevamo. E invece niente. Non c’erano.

Sergio ha esposto le nostre proposte e le nostre posizioni sul Jobs Act. Ha sottolineato l’assenza dei freelance dal panorama delle politiche pubbliche, anzi l’assenza dei freelance dal mondo del lavoro per come lo vede il governo e in generale il Parlamento.   La commissione ha ascoltato in modo diligente le nostre proposte, in larga parte ribadite subito dopo anche da Alta Partecipazione, che ha prodotto un proprio documento.   Le domande del Sen. Ichino e della Senatrice Ghedini – entrambe impostate in modo molto tecnico dal punto di vista del linguaggio – erano a noi molto familiari. Per quanto uno possa provare a spiegare che i freelance in questa fase storica hanno redditi medi molto bassi, difficilmente sostenibili, e che le politiche del lavoro devono tenere conto di questa realtà (senza ragionare sul vecchio stereotipo dell’autonomo evasore, ricco e individualista), per quanto uno spieghi che pur aumentando all’infinito l’aliquota dei contributi previdenziali della gestione separata, la pensione finale non sarà mai dignitosa …. beh, loro continuano a ripetere le stesse domande: “come siete arrivati a calcolare l’incidenza reale dei contributi sul lavoratore autonomo e a decidere che è superiore a quella del lavoratore dipendente?”; “vi sembra giusto fare così i calcoli?”; “se volete maggiori tutele, siete disposti a pagarle e come?”.   Non sembra che se ne esca. La società cambia, non sempre in positivo, comunque cambia, il mondo del lavoro si trasforma. E la politica non riesce a stargli dietro. Dopo 5 anni, le domande sono sempre le stesse.   E, di converso, nessuno ha mai da ridire sulle nostre richieste che sono a costo zero perché già coperte dalla contribuzione versata: la maternità universale senza obbligo di astensione dal lavoro per le donne iscritte alla gestione separata e la copertura della malattia lunga. Mai nessuna critica, ma poi nessun atto concreto. Questa volta siamo andati “armati” delle 45.000 firme raccolte dalla Petizione proposta da Daniela Fregosi. Abbiamo ricordato la lotta di Daniela, che abbiamo voluto affiancare fin dall’inizio e che abbiamo fatto nostra anche in Commissione. Tutti annuiscono, con l’aria comprensiva. E poi?   Noi oltre al documento, abbiamo suggerito di realizzare una indagine sul mondo del lavoro, perché abbiamo sempre più la sensazione netta che in pochi sappiano di cosa si stia parlando. E finché non è chiaro chi siamo, quanti siamo, come lavoriamo, per chi, a che prezzo, con quali vantaggi e svantaggi, … non si potranno mai realizzare politiche serie sul lavoro. Non siamo un’astrazione, un simbolo, uno stereotipo. Siamo in tanti, differenti, autonomi, flessibili, inquadrati in tanti modi diversi, ma se ci vogliono vedere e ascoltare, noi siamo pronti,… sarebbe ora.

Francesca Pesce

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10 Commenti

  1. Aily

    Reply

    Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea 27.11.2013 n. L 316 la decisione 13.11.2013, n. 2013/678/Ue, che innalza a 65.000 euro la soglia del volume di affari che esonera dagli obblighi Iva.

    Battiamoci per il ripristino dei minimi senza limite di eta’.

    9 Giu 2014
  2. Pietro

    Reply

    che amarezza …

    9 Giu 2014
  3. Milo

    Reply

    Salve a tutti,

    attenzione che Poletti ci sta preparando un ‘regalino’:

    «Stiamo lavorando su un perimetro secco che definisca quali lavori possono essere fatte con la partita Iva»

    (dal Corriere.it di oggi, 9 giugno 2014).

    Vi chiedo di vigilare sulla vicenda prima che sia troppo tardi…

    9 Giu 2014
  4. Alessandro

    Reply

    Che delusione…

    9 Giu 2014
  5. Christian73

    Reply

    Gentilissima Francesca, ma in conclusione mi pare di aver capito che sia stato un nulla di fatto, o vi è la volontà da parte di chi ci ha ascoltati, di approfondire quanto presentato?
    Ringrazio anticipatamente.

    9 Giu 2014
  6. Giacomo Mazzini

    Reply

    Alla prossima occasione si potrebbe porre seccamente una domanda del tipo “Che cosa intendete fare per rendere disponibile a tutti un lavoro dipendente e combattere la sordida libera professione” ? (con naturalezza, senza indulgere a malizie).

    10 Giu 2014
  7. Milo

    Reply

    In merito a quanto detto dal Ministro Poletti all’incontro organizzato dal Corriere della Sera, sto cercando di approfondire la notizia, appena accennata e quindi speculando su quelle poche informazioni che iniziano a girare, mi sembra che vogliano buttare via il bambino con l’acqua sporca.

    In pratica: definiamo per decreto delegato quali sono le ‘vere professioni’ per le quali si può fare il freelance, e tutte le altre le mettiamo fuori legge, per cui o vi assumono o non si possono più fare.

    Della serie, cancelliamo tout-court la libera professione anche quando questa, perfettamente in linea col Codice Civile, serve a:
    – decidere indipendentemente orari e luogo di lavoro
    – negoziare i compensi col committente
    – non sottomettersi alla subordinazione del ‘capo’
    – non essere soggetto a contratti di esclusiva
    – affiancare ad un committente prevalente (che dà una qualche forma sicurezza) altri committenti con i quali farsi conoscere e crescere professionalmente
    – definire un percorso previdenziale alternativo (anche se con queste aliquote di GS…beh…)
    – lasciare una residua possibilità di scaricare le spese
    – per gli ‘ordinisti’ poi, con cassa privata: e se dopo 15 anni di Cassa mi costringono a diventare dipendente e rientrare in INPS cosa me ne faccio dei miei 15 anni di contributi???)
    – etc. etc.

    Ora tutto questo potrebbe diventare un ricordo se non agiamo subito, uniti, con le altre realtà che rappresentano il lavoro indipendente.

    Cmq, ho i brividi,
    Milo

    PS ovviamente, queste sono solo speculazioni, almeno fino a quando non vedremo l’articolato di Legge, ma tira davvero una brutta aria…

    10 Giu 2014
  8. Alessandro

    Reply

    Questa gente è fuori dalla realtà. Non che ci fossero dubbi, questa è solo la conferma finale. Non è nemmeno una questione di competenza o incompetenza, di buona o cattiva fede. È proprio vivere in un mondo a parte.

    10 Giu 2014
  9. Aily

    Reply

    Come tutti i ministri del lavoro non c’e’ n’e’ uno che capisce qualcosa!

    Questa e’ l’amara realta’ di chi invece di darti lavoro te lo vuole togliere, questo e’ un crimine contro l’umanita’, questa gente andrebbe messa in galera.

    10 Giu 2014
  10. Luigi Plos

    Reply

    grazie Francesca e Sergio per l’impegno!

    E peccato per l’assenza di Catalfo e Puglia del 5S. Peraltro era stato per loro tramite che si era organizzata l’audizione in oggetto. E quindi doppiamente peccato per la loro assenza.

    Per il resto è incredibile come costoro non abbiano un minimo di visione (o se ce l’hanno la tengono ben nascosta. Il che è uguale): non vedono che gli autonomi non hanno praticamente più opportunità di lavoro….

    D’altronde costoro intanto guadagnano tempo aggredendo i risparmi privati, per chi ha la fortuna di averli, o di avere genitori benestanti…

    26 Giu 2014

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L'audizione al Senato e le richieste ACTA per il jobs Act

di Francesca Pesce tempo di lettura: 3 min
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