Legge di stabilità? Per le partite IVA pochi soldi e molte incertezze
17 Ottobre 2014 Eventi, Fisco, Lavoro
Nella conferenza stampa di mercoledì sera il Ministro del Consiglio ha presentato le principali misure della legge di stabilità, tra cui 800 milioni per le partite Iva.
Chi ha come partita Iva un basso livello di reddito avrà un regime forfettario. Intendiamo quelle che stanno sotto i 15 mila euro. Abbiamo stanziato 800 milioni per le partite Iva, per avere un’agevolazione che interessa 900 mila italiani
Facciamo un primo conticino sulla base delle cifre riportate nelle slides:
- per i dipendenti 9,5 miliardi di euro per coprire il bonus da 80 euro del 2015, più 1,5 miliardi per gli ammortizzatori sociali: totale 11 miliardi;
- per le imprese 5 miliardi per irap, 0,3 miliardi per la ricerca e possiamo anche considerare 1,9 miliardi di incentivi alle assunzioni a tempo indeterminato. Totale 7,2 miliardi
E’ subito evidente che 800 milioni per le partite IVA non sono poi un granché (solo per i forestali della Calabria sono stanziati 140 milioni!).
Se ad esempio si fosse deciso di allargare anche agli autonomi gli 80 euro di detrazioni, la cifra necessaria sarebbe stata ben più consistente. Quella stanziata non arriverebbe a coprire neppure la platea stimata di chi ha un fatturato inferiore ai 15.000 euro (900.000). Figuriamo se si fosse deciso di trattare gli autonomi come tutti gli altri lavoratori e quindi di intervenire a sostegno di coloro che hanno un imponibile (imponibile, non fatturato) inferiore a 24.000 euro (con riconoscimento parziale anche a chi ha un imponibile superiore, sino ai 26.000)!
Comunque, in che modo saranno usati questi 800 milioni a favore delle partite Iva con meno di 15.000 euro di fatturato? Leggendo la bozza di testo recuperabile sul sito di Adapt (la scansione di una fotocopia), scritto, come sempre, in modo non proprio chiaro, non sono riuscita a trovarla.
L’unico punto che mi sembrava potesse parlarne è l’art. 9 “Regime fiscale agevolato per autonomi” , ma in esso non ce n’è traccia di questa agevolazione annunciata, si spiega invece che sarà introdotto un nuovo regime dei minimi.
Esso prevede che:
sul reddito imponibile si applica un’imposta sostitutiva dell’imposta sui redditi, delle addizionali regionali e comunali e dell’imposta regionale sulle attività produttive di cui al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, pari al 15 per cento
(non più quindi il 5%) e varrà per un massimale diverso a seconda del settore (si rimanda ad un allegato che non c’è). Indiscrezioni precedenti parlavano di massimali sino a 55.000 euro, ma niente è sino ad ora confermato.
Se ho ben capito, il nuovo regime non sarà riservato alle nuove attività (questo farà indubbiamente piacere a tanti), e sarà più favorevole per le nuove attività. Infatti per i primi 3 anni il reddito per l’applicazione dell’imposta sarà ridotto di 1/3 (quindi in sostanza l’imposta è del 10%).
E chi è attualmente entro il regime del 5%? Non dovrebbe cambiare nulla.
I soggetti che nel periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2014 si avvalgono del regime fiscale di vantaggio di cui all’articolo 27, commi 1 e 2 del decreto legge n. 98 del 2011, convertito con modificazioni dalla legge n. 111, del 2011, possono continuare ad avvalersene per il periodo che residua al completamento del quinquennio agevolato e comunque fino al compimento del trentacinquesimo anno di età.
Concludendo, per gli autonomi niente bonus da 80 euro, niente ammortizzatori sociali (cassa in deroga e Aspi solo per i dipendenti), nessun cenno ai contributi INPS degli iscritti alla gestione separata, che andranno ad aumentare al 29,72%.
Per chi è attualmente nel regime dei minimi non dovrebbe cambiare nulla.
Per gli altri? Un fantomatico regime agevolato per chi è sotto i 15.000 euro, un nuovo regime agevolato con aliquota al 15% per chi non ha una nuova attività e al 10% per chi avvierà una nuova attività… un contributo alla semplificazione fiscale e all’equità!
10 Commenti
Alessandro
ReplyRispetto per tutti, naturalmente, ma se qualcuno si aspettava che questo governo (o qualsiasi altro) ci desse una mano significa che questa persona è semplicemente fuori dalla realtà.
Alberto
ReplyGrazie per grattare un poco sotto a questa crosta di superficialità, slogan e incertezze! Continuate così e spingiamo insieme!
Christian73
ReplyDobbiamo fermare l’aumento contributi INPS. O gran parte delle partite IVA spariranno, il peso della tassazione è insostenibile e non ce se la fa più. ACTA dobbiamo assolutamente battagliare!!! Sostenetela come ho fatto anch’io diventando soci, contribuendo al socialbombing altrimenti è la fine. Io se vi è l’aumento intendo chiudere la partita IVA come faranno altri perché arrivando al 33% meglio fare i dipendenti e che sia finita l’agonia. Ci hanno sparato tutti i governi fino a farci morire. Grazie Italia, paese peggiore dove fare impresa. Grazie Italia, che favorisci solo i dipendenti, le grande imprese. Grazie Italia dove l’equità fiscale è solo un miraggio….
Andrea
ReplyNon so perché diamo tanto fastidio.
Che paese di m….
Saluti.
Alessandro
ReplyNon è che diamo fastidio, è che non votiamo PD
Francesco
ReplyBuongiorno,
vorrei segnalare il seguente articolo di M. Balzanelli, presente su Il Sole 24 ore del 18-10-2014 a pag. 17 si legge: “Il nuovo regime agevolato dei “minimi” è riservato a chi nel 2014 ha conseguito ricavi o percepito compensi non superiori ai limiti -da 15mila a 40mila euro- stabiliti a seconda del tipo di attività svolta. Il reddito si calcola quindi applicando ai ricavi un coefficiente di redditività variabile dal 40 all’86%, in base (anche qui) all’attività. E’ sul reddito così calcolato che si applica l’imposta sostitutiva del 15 per cento.”
Ad oggi nel regime dei minimi, per determinare il reddito si esegue la differenza tra ricavi e spese: col nuovo regime forfettario lo stato applica un coefficiente di redditività in base al quale calcola per presunzione il reddito del professionista. In buona sostanza addio alla deducibilità dai ricavi delle spese per beni strumentali, spese carburante, telefono etc.
In secondo luogo si osserva che in realtà il nuovo regime forfettario verrà applicato anche a quei professionisti che attualmente hanno ricavi superiori a 30mila e inferiori a 40mila euro.
Stando all’articolo, per i lavoratori autonomi che hanno ricavi inferiori a 15mile euro non è specificato in quale regime fiscale verranno identificati.
Mario Panzeri
ReplyHo letto e riletto l’articolo di M. Balzanelli segnalato da Francesco, ma da che cosa (chi? Balzanelli o Francesco?) deduca che “in realtà il nuovo regime forfettario verrà applicato anche a quei professionisti che attualmente hanno ricavi superiori a 30mila e inferiori a 40mila euro” non l’ho davvero capito.
Francesco
ReplyRisposta a Mario Panzeri
Rettifica a “in realtà il nuovo regime forfettario verrà applicato anche a quei professionisti che attualmente hanno ricavi superiori a 30mila e inferiori a 40mila euro” si tratta di una interpretazione sbagliata che ho commesso leggendo l’articolo di M. Balzanelli.
Anna Soru
Replygrazie Francesco della segnalazioni. Speravo di trovare finalmente un testo definitivo, ma in mancanza commenterò quanto pubblicato dal sole 24 ore
giontix
ReplyCredo che l’aumento al 33% unito all’eliminazione di qualsiasi possibilità di detrarre spese (auto ecc ridotte a nulla in pratica) sia inequivocabilmente un messaggio per dire: non tolleriamo che uno lavori in autonomia gestendosi almeno parte degli introiti per propri fondi pensione. (a propostito, le pensioni vita sono ormai senza più detrazione, tanto per aggiungere un altro segnale.
Da questo governo il segnale è chiero. Basta partite IVA, Siamo noi stato che diamo le pensioni, e che decidiamo che tutti debbano lavorare con il nostro controllo sulle retribuzioni..
UNA VERGOGNA nel silenzio voluto dei giornali e dei sindacati