Appello per il blocco dei contributi
27 Novembre 2014 Lavoro, Vita da freelance
Se la legge di Stabilità non verrà cambiata, contemplando quantomeno il blocco dell’aumento dell’aliquota contributiva per le partite Iva iscritte alla gestione separata, sarà portato a compimento un disegno che spingerà fuori dal mercato del lavoro centinaia di migliaia di freelance, professionisti e lavoratori della conoscenza. Lo affermano in una nota congiunta le più importanti Associazioni di rappresentanza del lavoro autonomo del nostro Paese.
Secondo Acta, Alta Partecipazione e Confassociazioni è incontrovertibile che, dati alla mano, la somma della revisione dei minimi (che per autonomi e professionisti comporta una stretta sui ricavi e un incremento del prelievo fiscale) e della ennesima crescita dell’aliquota previdenziale renderà ancora più insostenibile la vita di autonomi e professionisti. Nel momento in cui si stanziano risorse per dipendenti (80 euro), imprese (irap), artigiani e commercianti (minimi + inps), è paradossale che il lavoro autonomo e professionale divenga il bancomat dello Stato, spingendo sotto la soglia della povertà intere generazioni di lavoratori indipendenti.
Se il blocco dell’aliquota non venisse confermato si tratterebbe di un attacco senza precedenti – continuano le Associazioni – cui saremmo obbligati a rispondere con forme di protesta non convenzionali, ritenendo inaccettabile proporre per legge una scelta tra mancata sopravvivenza e limiti della legalità. Ci appelliamo pertanto al Governo e a tutte le forze politiche presenti in Parlamento affinché nella legge di stabilità si proceda a scongiurare a tutti i costi l’incremento dell’aliquota contributiva.
Angelo Deiana – Confassociazioni
Andrea Dili – Alta Partecipazione
Anna Soru – Acta
22 Commenti
Christian73
ReplyBuona sera a tutti, vorrei sapere se il famoso incontro promesso dai rappresentanti del governo a Ballarò ha avuto esito. Poi dico che dobbiamo unirci e lottare, lo scorso anno abbiamo indetto su change. org una petizione, rifacciamola. Continuiamo ad insistere e lottare perché se l’aumento avrà luogo la situazione per noi partire IVA diventa insostenibile come detto nel post. Vedo che non solo ACTA è in lotta per tutti noi ma anche Alta Partecipazione e Confassociazioni sono unite, per questo dico di “vendere cara la pelle”, perché di questo si tratta, la nostra sopravvivenza o la nostra morte lavorativa. Diteci cosa possiamo fare, ed invito tutti a partecipare come possibile. Io che vivo lontano da Roma e Milano cerco se non con la presenza fisica di sostenere ACTA con la quota di socio, partecipando economicamente al socialbombing ed informando tutte le persone che conosco direttamente interessate e non, della nostra lotta. Teneteci aggiornati costantemente su come si evolve la situazione. Un plauso ed un ringraziamento di cuore ad ACTA per ciò che sta facendo.
Riccardo
ReplyConcordo con Christian: è fondamentale mobilitarci e mettere in campo tutte le forme di protesta e pressione che possiamo realizzare! Diteci come possiamo contribuire e lo faremo!
Eleonora
ReplyCredo che dobbiamo mettere in pista diverse iniziative, sia per sollecitare la classe politica che per sensibilizzare ulteriormente quei tanti colleghi appartenenti alla gestione separata che di questo grandissimo problema sanno ancora poco o nulla:
– riprendiamo il tweet-bombing e il fax-bombing per inondare i politici chiave delle nostre richieste
– coinvolgiamo quei giornalisti come Dario Di Vico del Corriere, per dare ulteriore spazio al nostro grido di aiuto
– organizziamo una iniziativa forte a livello mediatico, come quella fatta in Triennale
– e tante altre possibili iniziative che ognuno potrà’ aggiungere…!
Paola
Replymi associo: mobilitiamoci.
e grazie acta!
Donatella
ReplyConcordo con tutti! Mobilitiamoci, come detto nell’appello siamo freelance, professionisti e lavoratori della conoscenza….idee originali ci verranno per portare avanti la protesta, ma per favore in ACTA svolgete il lavoro di coordinamento. Questo è fondamentale! Grazie
Francesca Lupo
ReplySono partita IVA iscritta a ordine professionale. L’innalzamento dei contributi INPS perciò non mi riguarda in prima persona. Ciononostante sono con voi.
Penso che la “lotta” sia la stessa per tutte le p. IVA, e prego Anna Soru e tutta ACTA di non ricorrere più alla contrapposizione con le p. IVA ordinistiche, che subiscono prelievi apparentemente inferiori (io 14,xx%).
Abbiamo in realtà altri problemi, ad esempio prelievi fissi che prescindono dal fatturato; abbiamo versamenti obbligatori tali da mettere in condizione la nostra cassa di sospenderci dall’Ordine (quindi dall’autonomia professionale, economica e deontologica). Quel che deve contare è che i principi di diritto alla mutualità sono sempre gli stessi per tutte le persone, tutti i lavoratori. Allineiamoci su quelli.
Frazionarci in tante casse ha anche l’effetto (collaterale?) di contrapporci e indebolirci nelle richieste.
ACTA si tiri fuori da questa dinamica di guerra fra poveri, per favore.
Francesca
ReplyRingrazio anch’io ACTA per l’immane sforzo che sta compiendo. Mi rendo conto che si tratta di un impegno non indifferente e anch’io mi metto a disposizione per quanto posso per collaborare, sebbene sia molto spesso in viaggio. Sono diventata socia ACTA da poco. Devo dire che prima non ne avevo sentito parlare molto. Direi che Facebook è stato sicuramente il canale che mi ha portato ad iscrivermi. Da quando mi sono associata bombardo letteralmente i miei amici e colleghi con le vostre notizie in modo da far conoscere la nostra situazione al resto dell’Italia oltre a partecipare alle varie petizioni su Change.org. Purtroppo, a parte pochi casi, ognuno pensa al proprio orticello, quindi a mio parere, è necessario coinvolgere il maggior numero di liberi professionisti e quindi diffondere informazioni su ACTA a colleghi e amici con P.IVA.
Mi chiedevo se non si possa fare una class action o adire la Corte di Giustizia europea, dato che il trattamento che ci riserva lo Stato è discriminatorio, in termini di rivalutazione dei contributi e di pressione contributiva rispetto a qualsiasi altra forma di lavoro.
GRAZIE!
Marco Nievo
ReplyGrazie ACTA. mi piace MOLTO il tono di questo comunicato.
Marco Nievo
Replywild idea- non so quanti di noi possono permetterselo( io ho fatto due conti e posso), ma proporrei questo: annunciamo lunedi (primo dicembre) a tutti i nostri clienti che lavoriamo gratis per un mese. non è evasione : è volontariato. a fine mese facciamo un rendi conto di quanto abbiamo regalato, e di quanto lo stato si è quindi perso. cosi facciamo anche capire allo stato che lui ci rimette molto a lasciare che la gente lavori gratis. sono ridicolo?
clara m. ornaghi
ReplyOttime informazioni. E’ dal 1996 che pago l’INPS in crescendo, invece sempre più in diminuendo il mio fatturato. Contribuisco a farVI conoscere. Grazie ACTA.
Alberto
ReplyCondivido pienamente la necessità di coinvolgere, in tutte le Forme possibili, quei media che possono aiutare a far luce sulla tremenda situazione di noi iscritti alla gestione separata. Tramite Acta e’ possibile chiedere al blog Nuvola del Lavoro di aprire uno speciale sulla nostra situazione? Possiamo ad esempio chiedere ad una serie di persone chiave di farsi da testimonial per sensibilizzare tutti sulla incredibile disparità’ di trattamento che ci viene riservata? Potremmo girare delle brevi clip coinvolgendo tante persone che sanno, conoscono e sostengono la nostra situazione. Chiediamo a quelli di Ballaro’ di invitare qualcuno di noi in studio per un dibattito sul tema! Oppure ancora: facciamo qualcosa di mediaticamente eclatante, tipo occupare il tetto di un edificio chiave per sottolineare il nostro dramma! Forza che ce la possiamo fare!!
Francesco
ReplySono d’accordo con tutti voi e ringrazio ACTA e tutte le associazioni per l’impegno. Se la riforma del governo, come descritto da alcuni giornali, proporrà per legge una scelta tra mancata sopravvivenza e limiti della legalità, questa controriforma “cancellarà” di fatto i seguenti articoli della Costituzione della Repubblica Italiana:
Art. 2.
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 4.
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Mi auguro che un giudizio della Corte Costituzionale della Repubblica Italiana e della Corte di Giustizia Europea, possano cancellare immediatamente questa controriforma e migliorarla eliminando l’aumento dell’iperf dal 5 al 15%, portando la soglia di reddito a 65mila euro e riducendo al 20% l’aliquota INPS. Ovviamente per sempre.
Spero un GIUDIZIO RAPIDO, più rapido del gesto di chiudere l’attività esattamente il giorno che la controriforma avrà valore di legge, sparire per sempre e aprire un’attività in un altro STATO + CIVILE.
Marco Nievo
Replyboh. io la mia piccola azione non convenzionale l’ho fatta: http://t.co/HiCxA9l0Dr
leggendo tutti i post sopra:
-riguardo al coinvolgimetno dei media: credo che siano molto coinvolti al momento! salire sui tetti e andare a ballarò sono azioni hanno per solo effetto quello di renderci visibili. credo che quello che serva adesso è di metterci un po piu in gioco noi, come lo sta facendo Daniela Fregossi per esempio, che rischia grosso. la mia azione in confronto è certamente simbolica, ma credo proprio che sia arrivato il momento di far capire che siamo pronti a perdere , pur di vincere. (lo siamo?)
– tecnicamente non possiamo fare una class action perchè le class actions si possono solo fare nell’ambito dei diritti dei consumatori.
– riguardo alla corte di giustizia europea: un cittadino può rivolgersi direttamente alla corte solo se ritiene che un’istituzione europea stia violando leggi europee. il solo modo per far arrivare i nostri problemi davanti alla corte europea è di istituire un processo in italia e far si che il tribunale italiano debba rivolgersi alla corte europea per avere un’opinione se si o no una norma italiana stia violando le norme europee. nel nostro caso le norme non sono molte: la UE si guarda bene dall’interferire sulla legislazione nazionale in termini di tasse e welfare.
-lo stesso si applica per la corte costituzionale: un cittadino semplice non può indire la corte direttamente (solo lo Stato e le Regioni possono) , ma solo se all’interno di un processo in atto si solleva la questione di costituzionalità. (per esempio: immagino che se daniela fregossi si ritroverà davanti ad un giudice per la sua azione la questione sarà sollevata)
Questo fa si che i tempi diventino biblici, e non solo: uno non può semplicemente “augurarsi” che queste corti rivedano le norme in questione, ma può solo attivamente impegnarsi per far si che le questioni vengano sollevate davanti a queste corti. Non è affato una faccenda semplice perchè bisogna inanzitutto capire quali norme sono da attaccare per avere un giudizio che sia effettivamente utile : richiede competenze molto specifiche, e rischia di essere una cosa costosa, ma mi metto a disposizione se ACTA decidesse di formare un gruppo di lavoro per andare anche in questa, seppur convenzionale, direzione.
Giovanna
ReplyFirmo perchè sono d’accordo, è una vergogna.
Francesco
Reply@Marco Nievo: la tua iniziativa su facebook è utile.
Vorrei suggerire di rivolgersi comunque alla Corte di Giustizia Europea: guardo la UE come possibile interlocutore, conoscendo bene come funziona la giustizia del nostro paese: il Trattato di Lisbona ha sancito la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, visibile qui:
http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:C:2010:083:0389:0403:IT:PDF
Con la controriforma il governo cancella:
Articolo 15
Libertà professionale e diritto di lavorare
1. Ogni persona ha il diritto di lavorare e di esercitare una professione liberamente scelta o accettata.
2. Ogni cittadino dell’Unione ha la libertà di cercare un lavoro, di lavorare, di stabilirsi o di
prestare servizi in qualunque Stato membro.
3. I cittadini dei paesi terzi che sono autorizzati a lavorare nel territorio degli Stati membri hanno diritto a condizioni di lavoro equivalenti a quelle di cui godono i cittadini dell’Unione
Articolo 31
Condizioni di lavoro giuste ed eque
1. Ogni lavoratore ha diritto a condizioni di lavoro sane, sicure e dignitose
E’ in gioco la nostra sopravvivenza e dignità che coincidono col nostro diritto a lavorare, ad avere un reddito in linea con gli altri Stati Europei che consenta di avere una famiglia, una casa, accesso alle cure mediche, pagare i tributi, contribuire alla prosperità della nazione, ma la controriforma del governo mira a creare una categoria a basso reddito e tasse assurde impossibili da pagare e di conseguenza sarà impossibile tenere aperta una propria attività.
Suggerirei di fare un esposto alla Corte di Giustizia Europea, come associazione di cittadini, presentando un confronto tra un reddito di un lavoratore autonomo di un paese UE e paragonarlo con quello italiano (tenendo conto dei tributi dei paesi membri rispettivi) e chiedere, ma secondo voi vengono rispettati i diritti della Carta sopracitata? Garantisce condizioni di lavoro giuste ed eque? Garantisce ad esempio un reddito tale da poter accedere alle cure mediche?
Un esempio di aliquote tributi di un altro paese UE si puo’ trovare qui:
http://www.expatax.nl/tax-rates-2014.php
Samuele
ReplyDai facciamoci sentire! Se il 1° Gennaio 2015 subiremo in automatico questo ennesimo aumento dei contributi INPS a livelli così allucinanti, per me e per molti anni non resterà che CHIUDERE. E’ una ingiustizia gigantesca che ci condanna a morte!!
Suggerisco di bombardare di appelli, in forma organizzata e con il coordinamento di Acta, tutti quelli che, a parole, si sono mostrati comprensivi, come alcuni dei partecipanti alla Audizione alla quale è stata invitata recentemente ACTA. Facciamo di tutto, anche l’impossibile!
Samuele
ReplyUno spiraglio sembra aprirsi: 14 minuti fa su Acta Facebook: Nell’ordine del giorno del Senato sono stati inseriti emendamenti a firma PD per il blocco dei contributi INPS, ce lo conferma il deputato Antonio Misiani con un tweet. Ora passiamo ai fatti! Chiediamolo a tutti i politici che conosciamo, attraverso tutti i canali di cui disponiamo. È prioritario! #dicaNO33 Ora prendiamoli in parola e martelliamoli OGNI SANTO GIORNO, OGNI ORA, OGNI SECONDO perché le nostre ragioni vengano fatte valere e non lasciate nel dimenticatoio! Acta, indicaci la strada e ti seguiremo!
Fabio
ReplyBisognerebbe chiudere la P.Iva il 30 dicembre e riaprirla il 2 gennaio. Forse capirebbero qualcosa.
Matta
ReplyMOBILITIAMOCI!!!!!!
alessandro
ReplySono davvero felice che finalmente qualcosa si sia mosso sull’intollerabile e ingiustificata iniquità che la nuova proposta della legge di stabilità fa nei confronti delle partite iva a regime agevolato.
Dalla prima lettura della proposta, infatti, mi sono subito chiesto quali fossero le ragioni strategico – economiche che giustificano la differenziazione dei ricavi in funzione dell’attività svolta,
creando, di fatto, figli e figliastri del fisco.
Tali differenze risultano ancora più assurde e ingiuste se si considera che proprio i giovani professionisti, sono coloro che hanno investito di più sia in termini di tempo, sia economicamente sulla formazione.
Tempo e investimento economico sono, infatti, le basi delle nostre lauree ed in molti casi delle successive specializzazioni.
Pensiamo a tutte le famiglie italiane che hanno investito e continuano a investire sull’istruzione dei propri figli.
Se questa legge fosse approvata così com’è oggi, a che servono tutte quelle lauree finalizzate ad una professione se lo Stato non ti aiuta successivamente a svilupparle soprattutto nelle difficili fasi iniziali?
Quello che di fatto fa questa legge è dire ai giovani di non investire su se stessi e alle famiglie di non sostenere gli studi dei figli perché i sacrifici rivolti all’istruzione non saranno riconosciuti.
Fino ad oggi ho sempre guardato con scetticismo di chi teorizza la deliberata e progressiva azione di “ignorantizzazione” della popolazione Italiana finalizzata a trasformarci in docili consumatori, cittadini sottomessi ai poteri forti.
Questa legge, di fatto, disincentiva la cultura, la specializzazione, la promozione sociale.
Alla sempre più numerosa e desiderabile categoria di consumatori inconsapevoli vuole offrire una consistente schiera di commercianti forzati o di cultura. Un esempio?
I Cinesi, che avranno campo ancora più libero per colonizzare l’economia di questo paese. Il cerchio sarebbe chiuso, è questa l’economia iItaliana per il nuovo secolo? E’ così che questo governo incentiva lo sviluppo e, perchè no, l’orgoglio culturale di questo paese?
La cultura Italiana, quella “inteligentia” che tutto il mondo ci invidia l’hanno prima fatta fuggire, adesso stanno creando le condizioni per la sua definitiva estinzione.
Invito tutti ad opporci con ogni mezzo a questa assurda proposta di legge.
Continuiamo quindi a lottare con tutti i mezzi a noi concessi politici e mediatici per consentire a questa Italia di ricreare una giovane classe media in grado di rilanciare davvero l’economia di questo paese.
In ultimo, rispetto ai dubbi in merito alla legittimità di questa proposta, mi permetto di citare 3 articoli dell’ultimo bistrattato baluardo di giustizia in questo Paese: la nostra Costituzione.
Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Art. 36.
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
Art. 53.
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
Francesco
ReplyAl “moderatore” del sito ACTA in rete: la mia risposta a Marco Nievo del 01/12/14 è stata cancellata, non comprendo quale argomento pericoloso ho toccato (suggerimento di come rivolgersi alla Corte di Giustizia Europea in merito agli argomenti trattati nel post o confronti aliquote tributarie con altri paesi UE), “moderatore” potresti rispondere di seguito?
Francesco
Reply@Moderatore: ringrazio per la ripubblicazione della risposta a Marco Nievo