#PropostaDecente: Sergio Bologna introduce l'incontro europeo "Vite freelance"
24 Giugno 2015 Dal mondo, Eventi, News, Vita da freelance
Buon pomeriggio a tutti e grazie di essere intervenuti. Un saluto particolarmente caloroso rivolgo ai nostri cari colleghi di vari paesi europei, che sono convenuti qui a Roma per partecipare alla riunione dell’European Forum of Independent Professionals (EFIP), il coordinamento delle varie associazioni di freelance che, grazie soprattutto al supporto dei nostri colleghi inglesi, si è costituito da alcuni anni, 5 sono ormai, per portare le nostre istanze all’attenzione del Parlamento Europeo e della Commissione Europea.
Noi di ACTA abbiamo approfittato di questa occasione per organizzare questo incontro aperto a tutti ma rivolto in primo luogo a coloro, e ormai cominciano ad essere tanti nel mondo delle professioni regolamentate e non, che si battono per permettere ai lavoratori indipendenti di fare dei passi avanti sul piano dei diritti, dell’assistenza e della previdenza. Per questo oggi siamo lieti che l’INPS, forse il bersaglio preferito delle nostre agitazioni, abbia voluto mandare qui uno dei suoi dirigenti, il dott. Antonello Crudo, per ascoltare e rispondere ai nostri discorsi. Ma altrettanto importante per noi è la presenza di rappresentanti del Parlamento, delle istituzioni, della stampa e di tutti coloro che concorrono a formare l’opinione pubblica e le decisioni dell’esecutivo.
Sul tema della previdenza, ed in particolare delle pensioni, abbiamo raccolto dei dati comparativi a livello europeo per avere dei termini di confronto; ci ha pensato il nostro caro amico Joel Dullroy, responsabile relazioni internazionali dell’associazione tedesca dei freelance, e sarà lui a parlarne in dialogo con la nostra Susanna. Welcome Joel!
L’International Labour Oganization (ILO) nell’ultimo Rapporto “World Employment Social Outlook, Trends 2015” ci ha riservato una sorpresa: tratta i dati e le problematiche del self employment con la stessa ampiezza ed attenzione con cui tratta i dati e le problematiche del lavoro dipendente. E’ un bel passo avanti, se pensiamo che fino a poco tempo fa in molti paesi i self employed non erano nemmeno rappresentati nelle statistiche ufficiali sul lavoro. The changing nature of jobs è il sottotitolo del rapporto dell’ILO, che riconosce come il fenomeno più rilevante oggi a livello mondiale sia il cambiamento delle forme del lavoro e delle condizioni occupazionali, con forte prevalenza delle forme non standard (solo 1⁄4 della forza lavoro mondiale lavora con contratti di pieno impiego dipendene).
Nelle economie avanzate il self employment è l’unica forma occupazionale in crescita, i lavoratori dipendenti, i lavoratori interinali o intermittenti, gli imprenditori, i collaboratori familiari – tutti sono in calo dal 2004 ad oggi, un arco di tempo di dieci anni; solo i lavoratori dipendenti senza contratto sembrano aumentare nei paesi avanzati. E qui forse non sono calcolati i freelance che lavorano senza contratto…ma il fatto che il dato per il 2004 sia 0 mi fa pensare che per il 2004 non ci sono statistiche, quindi non sappiamo se davvero c’è stata una crescita così forte in questo comparto oppure la situazione è rimasta quella che era.
Ha ragione dunque chi dice che siamo la forza lavoro del futuro, la new workforce? E’ troppo presto per dirlo ed è importante fino a un certo punto, perché importa di più sapere se i freelance avranno una condizione occupazionale di buona qualità oppure no.
Abbiamo ascoltato le parole di Sara Horowitz. Seguo da anni la sua attività e le vicende della Freelancer’s Union – ricordo che ACTA è sister organization della FU – ma debbo dire che sono rimasto stupito dalla fermezza con cui parla di obbiettivi che a noi sembrano inimmaginabili, cambiare l’economia, la struttura del capitale, con la certezza che ormai i freelance sono la nuova frontiera del lavoro e della società. Mi ha stupito in particolare il riferimento ad un sistema di protezione della disoccupazione gestito dal basso. Ma poi, riflettendo, ho pensato che questo modo di affrontare le cose è proprio della grande tradizione del mutualismo europeo, alla quale noi siamo fortemente legati sul piano degli ideali, ma che non è un ricordo del passato, vive ancora oggi. Per questo abbiamo invitato a parlarne Sara Heusch de Ribassin, della Société mutuelle des artistes, un’organizzazione che ora è presente ed attiva anche in Italia. Benvenuta Sara!
Fare da sé è l’atteggiamento naturale dei freelance. Fare da sé vuol dire orgoglio prima di tutto ma vuol dire anche innovazione, avere coraggio di sperimentare, avere spirito creativo. Questo è il nostro punto di forza nel mercato, lo deve diventare anche nella società. L’innovazione non è solo nel prodotto-servizio che offriamo al cliente – se vogliamo distinguerci da quelli che sono i nostri principali competitor, le grandi imprese con soluzioni standard, o se vogliamo evitare di essere ridotti a puri burocrati; innovazione vuol dire innovazione sociale, costruzione di nuovi modi di agire assieme, soprattutto per superare il tenace individualismo che tanto ci può danneggiare, quando ci troviamo in una situazione di debolezza nel mercato. Il mutualismo, come lo pratica la Smart, è innovazione sociale.
Innovazione nelle forme di negoziato politico e di protesta sociale, come sono state le campagne di ACTA contro l’aumento dei contributi obbligatori alla Gestione Separata, che per tre volte hanno costretto dei governi italiani a fare marcia indietro. Innovazione nel mantenimento e nell’arricchimento del nostro capitale umano, del nostro bagaglio professionale, del valore delle nostre conoscenze. Un valore che dobbiamo difendere ogni giorno in un mercato che ormai mette al primo posto il prezzo. “Costretti ad essere intelligenti!”, come ha scritto Michel Serres.
Condivisione, ma anche coraggio individuale, pronti ad esporsi in prima persona, come ha fatto Daniela Fregosi che di fronte a una grave malattia, invece di ritirarsi in se stessa, ha iniziato uno sciopero contributivo per esigere un trattamento umano dallo stato, al quale versa obbligatoriamente, tra contributi e tasse, più del 50% del suo reddito. Un’azione che è fatta per noi tutti, come lo hanno riconosciuto le 82 mila persone che finora hanno firmato la petizione in suo appoggio e per la raccolta dei fondi necessari a pagare le eventuali spese legali di un’azione giudiziaria. Grazie Daniela!
Insomma, il mondo dei freelance si sta svegliando, se non possiamo parlare di un vero e proprio movimento dei freelance, possiamo dire che è in atto un processo identitario, una costituency, i professionisti indipendenti – iPros, independent professionals – prendono coscienza della loro specificità. E’ un processo che investe tante aree d’Europa e certe volte assume uno slancio straordinario, come in Croazia, ce lo racconteranno i protagonisti. Salute, amici croati!
Ultimo punto: noi vogliamo essere concreti e pragmatici, il nostro stile, i nostri gesti, debbono puntare al sodo, vogliamo liberarci dai linguaggi ideologici che condannano i movimenti a muoversi per anni su parole d’ordine generiche e pertanto incapaci di creare un terreno di negoziazione, vogliamo liberarci dai luoghi comuni.
Innovazione, solidarietà, determinazione. Così agisce (o dovrebbe agire) il professionista indipendente dell’èra digitale.
1 Commenti
ugo testoni
ReplyGrazie Sergio,
per il tuo intervento a Bologna.
E per il tuo nuovo saggio “La New Workforce” che mi sono letto d’un fiato tornando a Milano: 50 pagine che fanno il punto sul movimento dei freelance
http://www.asterios.it/catalogo/la-new-workforce