Scende l'aliquota pensionistica della gestione separata?
5 Settembre 2016 Lavoro, News, Previdenza
Per ben quattro anni siamo riusciti a far sospendere l’applicazione della legge Fornero che prevedeva un aumento graduale dell’aliquota pensionistica (1 punto percentuale all’anno, fino al raggiungimento del 33%). Ci siamo riusciti con interventi fantasiosi (flash mob, fax bombing, tweet bombing) e partecipati in modo crescente.
Quest’anno c’è un’importante novità: non solo è confermata la non applicazione dell’aumento, ma si interverrà per rendere più equa e sostenibile la nostra contribuzione previdenziale.
Novità importanti nella legge di stabilità
Sulla base delle prime anticipazioni, riportate anche dal quotidiano La Stampa, con la nuova legge di stabilità ci saranno due importanti novità:
- l’aliquota pensionistica, attualmente al 27%, sarà ridotta al 25%, meno 2 punti percentuali. C’è quindi un forte avvicinamento alla situazione degli altri lavoratori autonomi come artigiani e commercianti, che a regime verseranno il 24%, un punto in meno rispetto a noi, ma accompagnato dalla presenza, per loro, di un minimo contributivo che penalizza chi ha redditi bassi, inferiori ai 15.000 euro anno;
- la contribuzione per le altre spese assistenziali (malattia e maternità) aumenteranno dall’attuale 0,72% a una percentuale che potrà variare tra 1 e 1,5%, per poter garantire un miglioramento delle prestazioni. Il sottosegretario Nannicini ci ha garantito che ogni euro raccolto sarà effettivamente impiegato per un aumento delle nostre prestazioni.
In definitiva la contribuzione complessiva passerà dal 27,72% al 26-26,5%, con un aumento delle prestazioni che dovrebbe riguardare soprattutto la malattia.
Un passo importante, che ci auguriamo sia accompagnato al più presto dall’approvazione del DDL sul lavoro autonomo e che sia finalmente affrontata anche la questione delle pensioni.
14 Commenti
Alessandro
ReplyInsomma, alla fine della fiera tra una girata delle tre carte e l’altra pagheremo di più e avremo di meno…
Andrea
ReplyConcordo pienamente con Alessandro, questa “modifica” dell’aliquota è una presa in giro!
L’aliquota doveva passare in totale a 24,78 % (alta comunque per me) invece di questo misero 26,5 ..mentre i commercianti pagano meno di noi … , e a voi di acta vi sta bene ? Bah! Mi spiace ma io non mi accontento delle elemosina. Pretendiamo rispetto verso le nostre professioni.
ACTA
Replyhttps://www.actainrete.it/2016/09/riconoscere-le-vittorie-rafforza-la-coalizione/
Cristina
ReplyIo invece sono davvero contenta di questo successo.
Grazie ad Acta per il duro lavoro di lotta e mediazione tra esigenze che sono sempre diverse e più complesse di quanto si possa pensare.
Anonimo codardo
ReplySe a questa elemosina non corrispondesse un vero aumento e miglioramento delle prestazioni assistenziali sarebbe una presa in giro. Spero che ACTA monitorerà con attenzione l’iter legislativo, specialmente nei passaggi nelle commissioni, per evitare colpi di mano da parte di qualche faina.
Andrea
ReplyEsatto l’aumento, delle prestazioni sanitarie servirà a far ritornare su il costo della gestione separata, e temo che la cosa rimarrà ferma cosi e forse non ci sposteremo più da quel 25,5, sempre se passa la cosa … Comunque bisogna battersi per portare TUTTO incluso sta storia della prestazione sanitaria al 24% !! Non capisco perché non inglobano tutto, devono per forza specificare le due percentuali .. mica posso per mia scelta, pagare solo una parte !?
Fosse per me rimetterei l’aliquota al 12% di base e da un prospetto che ti fa l’INPS aggiungi quello che vuoi, in più a quel 12% .. se puoi anche fino al 35%!! Ma lo DECIDI TU QUANTO, rispetto ad una sorta di CONTRATTO che ti fa l’INPS e che ti garantisce! Come con i privati .. altrimenti lasci quel 12% e in più ti fai una pensione integrativa 😉
Ma non ve lo faranno fare .. devono pagarci le pensioni d’oro!!
Andrea
ReplySono comunque contento se bloccano questa crescita al 33,78% e ringrazio Acta per il supporto dato per il raggiungimento di questo obbiettivo, ma non bisogna accontentarsi ..
l’aliquota al 25,5 rimane comunque troppo alta !!
arturo
ReplyACTA da che parte stai?
come si fa a cantare vittoria per una presa in giro così evidente?
Tolgono 2 punti alla contribuzione (che in teoria dovrebbero restituirci in quota pensione)
e ce ne aggiungono 1,5 in tasse!
Considerando che i 2 risparmiati probabilmente tornano a cubare come imponibile
il vantaggio se c’è è irrisorio, inoltre si apre la strada a sicuri futuri aumenti giustificati
da maggior protezione.
Noi professionisti non vogliamo la protezione di uno stato ingordo e inefficiente vogliamo
che ci lascino le risorse per decidere da soli quale rischio sostenere.
Luciano
ReplyAppresa la notizia del possibile calo dell’aliquota INPS e del definitivo accantonamento dei previsti aumenti Fornero ho stappato una bottiglia di Prosecco. Ringrazio tutti gli attivisti di ACTA che si sono impegnati, mettendoci faccia e tempo, per raggiungere questo importante risultato.
Ascoltando le dichiarazioni del Presidente del Consiglio e leggendo i giornali, ho appreso che, grazie agli interventi in cantiere, nelle tasche dei freelance dall’anno prossimo dovrebbero restare circa € 1.000 in più. Ispirato da San Tommaso e armato di un foglio Excel, ho fatto quattro conti.
Con un reddito imponibile di € 50.000, l’attuale aliquota INPS del 27,72% equivale a un versamento annuo di € 13.860. Aggiungendo l’IRPEF a scaglioni, le addizionali regionale e comunale ( che variano leggermente da regione a regione e da comune a comune, ma non di molto) e non includendo nel calcolo l’IRAP (che buona parte dei freelance ormai può evitare di pagare), si ottiene un totale di contributi e imposte pari a circa € 24.724, che equivalgono al 49,45% del reddito imponibile. Su base mensile, considerando 12 mensilità, nelle tasche dell’ipotetico freelance restano € 2.106.
Considerando la nuova aliquota potenziale del 26% (temo che sarà superiore, ma mi lascio comunque andare a un improvvido ottimismo…) e rifacendo i calcoli, si ottiene: versamento INPS € 13.000, totale contributi e imposte € 24.212, tassazione del 48,42% dell’imponibile e disponibilità netta mensile di € 2.149.
Pertanto, al nostro freelance, con la nuova aliquota in versione ottimista, su base mensile resterebbero in tasca € 43 in più, mentre su base annuale € 516. Di conseguenza, i € 1.000 profetizzati di cui sopra sono ben distanti dalla realtà. A meno di non prendere a modello un freelance che possa vantare un reddito imponibile ben più alto rispetto a €50.000/anno (a occhio, oltre € 100.000/anno) . Ai matematici l’ardua sentenza e a ciascun freelance l’onere di farsi i conti in tasca…
A torto o a ragione, sono giunto alla conclusione che l’INPS è lo strumento con il quale il Governo discrimina le persone in base ai rapporti di forza che intrattiene con i cittadini e/o le lobby con i/le quali si rapporta. Ovviamente, in barba ai dettami costituzionali. In effetti, non si capisce perché mai le aliquote INPS e le prestazioni pensionistiche/assistenziali garantite debbano variare a seconda dell’inquadramento professionale o burocratico di un essere umano.
In questo senso, mi spaventa molto l’annunciato raddoppio (o giù di lì) dell’aliquota assistenziale, poiché la storia fiscale di questo Paese insegna che quando viene varata una nuova imposta di solito essa tende a salire costantemente nel tempo.
Lo spavento, poi, diventa indignazione nello scoprire che la nuova aliquota assistenziale accentua le discriminazioni. Allo stato attuale, infatti, per avere diritto alle esigue (e spesso ridicole) prestazioni assistenziali agganciate al versamento dello 0,72% non bisogna superare un certo reddito imponibile. Ad esempio, per quanto riguarda l’indennità di malattia, l’aspirante ammalato dovrà organizzarsi per tempo, onde evitare di superare il reddito massimo di circa € 70.000, oltre il quale, evidentemente, il Governo ritiene che la malattia non minacci l’incolumità fisica e non intacchi la capacità lavorativa e produttiva di un freelance.
Ovviamente, la prospettiva di passare da un contributo dello 0,72% a uno dell’1,50% per non avere nulla in caso di malattia, in presenza di un reddito considerato eccessivo, dovrebbe allarmare quanti abbiano in mente di campare con il proprio lavoro e magari di guadagnare ogni anno un po’ di più fino ad arrivare almeno a quota €70.000. Anche perché, in tal caso, l’aliquota assistenziale sarebbe paragonabile all’ennesima addizionale IRPEF.
Resto un orgoglioso socio ACTA, ma il lavoro da fare è ancora tanto e per brindare con ostriche e champagne c’è tempo.
Andrea
ReplyGiusta analisi, sign. Luciano
Massimiliano
ReplyIo non capisco come alcuni possano lamentarsi.
Secondo me si può solo essere felici.
Chi guadagna molto si becchi anche il 33% se pensa che il blocco sia una misera vittoria.
La grande maggioranza delle partite iva ringrazia Acta
Arturo
ReplyMassimiliano, il tuo commento mi sorprende.
Vediamo di fare chiarezza:
1) rispetto alla situazione attuale ci perdiamo, basta fare 2 conti e capire che i contributi sono una cosa e le tasse un’altra, qui c’è uno spostamento subdolo da una cosa che dovrebbe esserti restituita a una trattenuta e basta
2) cantare vittoria per il blocco di un aumento folle, significa proprio fare il gioco della controparte, se domani annunciano che la contribuzione passa al 40% tu saresti contento per un provvedimento che la porti al 35% ?
3) il governo ha bloccato l’escalation dei contributi perché si sta verificando la fuga degli autonomi verso casse meno esigenti e perché in parte si è reso conto della follia, in tutto questo ACTA avrà certamente avuto un ruolo.
4) mi spieghi a che titolo interpreti l’opinione della ” grande maggioranza delle partite IVA” ?
Andrea
ReplyGiusto Arturo!
Andrea
ReplyE meno male che dovevano togliere gli studi di settore e semplificare ..
e allora sto quadro RS !!!!
Una presa in giro e basta !!!