Anticipo pensionistico (APE) per i freelance? A certe condizioni sì
26 Aprile 2018 Previdenza
Con la circolare INPS n. 28 entra in vigore una norma della Legge di Bilancio per il 2017 che, con la cosiddetta APE volontaria, consente l’anticipo pensionistico ai lavoratori INPS che hanno almeno 63 anni di età e 20 anni di contribuzione e hanno maturato una pensione pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale. L’APE volontaria interessa anche i freelance, ma coloro che possono contare solo sulla gestione separata INPS, spesso non riescono a soddisfare il terzo vincolo.
Di cosa si tratta
Nato per provare ad ovviare, almeno in parte, all’inasprimento dei requisiti pensionistici entrati in vigore negli ultimi anni, l’APE Volontario (da non confondere con l’”Ape aziendale” e soprattutto con l’”APE sociale”) vuole rappresentare un’opportunità di uscita anticipata dal mondo del lavoro per i lavoratori iscritti all’INPS che ne avessero i requisiti.
Normato dalla Legge di Bilancio per il 2017, ma entrato finalmente in vigore il 13 febbraio 2018, con l’emanazione da parte dell’INPS della Circolare n.28, di carattere operativo, l’APE volontario può configurarsi come un “reddito ponte” che si prefigge di coprire il periodo di latenza tra il momento della cessazione dell’attività lavorativa (nel nostro caso la chiusura della partita Iva) e il raggiungimento della pensione di vecchiaia.
La misura è al momento sperimentale e accessibile ai richiedenti in possesso dei requisiti fino al 31 dicembre 2019.
Dal punto di vista tecnico l’APE è un prestito erogato da un istituto di credito, in quote mensili per 12 mensilità, garantito dalla pensione di vecchiaia che il beneficiario otterrà alla maturazione del diritto.
Si tratta di un finanziamento protetto da una polizza assicurativa obbligatoria per il rischio di premorienza e da un Fondo di garanzia gestito dall’INPS.
Chi sono gli interessati
Tutti i lavoratori iscritti all’INPS, in possesso dei requisiti entro il 31 dicembre 2019. Sono esclusi i liberi professionisti iscritti alle Casse professionali.
Quali sono i requisiti richiesti
Per accedere al prestito, al momento della richiesta è necessario:
- avere un’età minima di 63 anni;
- aver maturato un’anzianità contributiva nella previdenza obbligatoria di almeno 20 anni;
- poter beneficiare di un importo della futura pensione mensile, al netto della rata di ammortamento per il rimborso del prestito richiesto, pari o superiore a 1,4 volte l’importo della pensione minima: è l’INPS a poter certificare tale requisito;
- per i soggetti con riferimento ai quali il primo accredito contributivo decorre dal 1° gennaio 1996 (tra i quali, ad esempio chi ha sempre svolto l’attività di freelance) occorre maturare un importo di pensione non inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale: è sempre l’INPS a poter certificare tale requisito;
- non essere titolare di pensione diretta o di assegno ordinario di invalidità.
Come funziona il prestito
- Il prestito è erogato con cadenza mensile, per un periodo minimo di 6 mesi e un importo minimo almeno pari a € 150, fino al raggiungimento del diritto alla pensione di vecchiaia.
- Il prestito viene poi restituito in 240 rate mensili in un periodo di 20 anni, mediante una trattenuta sulla rata di pensione (trattenuta effettuata direttamente dall’INPS); una volta completata la restituzione del prestito, la pensione sarà corrisposta per intero.
- In caso di premorienza antecedente rispetto al momento dell’integrale restituzione del debito, l’assicurazione interviene a favore dell’istituto erogatore; non ci sarà, in questo modo, alcun impatto sull’eventuale pensione indiretta erogata a favore degli eredi superstiti.
Esistono dei vantaggi fiscali per il richiedente?
- A fronte degli interessi e del premio assicurativo, è riconosciuto, direttamente dall’INPS, un credito di imposta del 50%, in misura pari a un ventesimo per ogni anno di restituzione del prestito: in buona sostanza lo Stato copre la metà degli oneri complessivi dell’operazione.
- Il finanziamento e le formalità connesse sono esenti dall’imposta di registro, da quella di bollo, nonché da ogni altro diritto o tributo.
A chi bisogna rivolgersi per la certificazione e per effettuare la domanda
Il richiedente chiede all’INPS (o ai patronati) la certificazione del diritto all’APE, tramite il sito internet dell’istituto.
Per ogni informazione di dettaglio rimandiamo quindi al sito dell’INPS nella sezione dedicata, dove è presente anche un preventivatore con il quale poter verificare i costi del finanziamento, gli eventuali piani di ammortamento personalizzati e di conseguenza effettuare le valutazioni di convenienza.
Primo giudizio sintetico
Si tratta, a nostro avviso, di una misura innovativa e intelligente che amplia il varco delle flessibilità nell’accesso alla pensione, pur non risolvendone i problemi di carattere strutturale.
L’accollo della metà degli oneri del finanziamento da parte dello Stato, che fanno dell’APE un finanziamento a un tasso significativamente agevolato, rappresenterà un elemento fondamentale per valutare il successo dell’iniziativa che, ricordiamo, ha al momento carattere sperimentale.
Una nota importante di attenzione per i freelance è data dal requisito di accesso n. 4 che richiama il principio più generale di accesso alla pensione secondo la regola dell’“1,5 volte l’assegno sociale” per chi fosse nel metodo contributivo puro (i contribuenti che hanno iniziato a versare a partire dall’ 1.1.1996). Questo principio è iniquo perché rischia di tagliare fuori buona parte di chi ha sempre svolto l’attività in forma professionale non ordinista. La battaglia di ACTA continuerà anche su questo fronte.
Vuoi saperne di più su come difendiamo i tuoi diritti legati al welfare? Visita la sezione “Cosa vogliamo”
3 Commenti
Silvestro De Falco
ReplyCaro Mico,
grazie per il messaggio informativo.
Acta ha per caso intenzione di preoccuparsi del 24% che pagano i freelance pensionati iscritti alla Gestione Separata, che continuano a lavorare, a fronte del 10% che pagano i commercianti pensionati che continuano a lavorare?
ACTA
ReplyCiao Silvestro, Acta ha l’obiettivo di superare tutte le segmentazioni tra diverse casse e tra diverse tipologie di soggetti, perché questa segmentazione non è coerente con un mercato del lavoro sempre più fluido.
Silvestro De Falco
ReplyGrazie per la risposta.
Mi fa piacere prendere nota che Acta ha adottato un approccio universalistico al problema. Mi sembra però che manchi l’articolazione di una policy o anche solo l’enunciazione di una mission che possa essere condivisa e che consenta a noi tutti di marciare nella stessa direzione, come nel quadro di Pellizza da Volpedo.