Equo compenso: nessuno ascolta!
10 Aprile 2019 Lavoro
Il 3 aprile alle 12 presso la sede dell’Associazione Stampa Romana si è svolta una conferenza stampa per chiedere di rendere operativa la norma sull’equo compenso approvata nel 2017 e per lanciare una petizione contro il lavoro gratuito. Francesca Pesce ha partecipato e racconta come è andata.
È vero: le conferenze stampa andrebbero commentate subito, a distanza di poche ore. Ma noi di Acta siamo ottimisti e fiduciosi che le cose si muoveranno a prescindere dai movimenti tattici immediati dei politici coinvolti.
Andiamo al punto.
La scorsa settimana abbiamo organizzato una conferenza stampa con altre associazioni di lavoratori autonomi – Apiqa, Confprofessioni, Vivace – per dire no al lavoro gratuito e riprendere la questione dell’equo compenso. Come saprete, la goccia che ha fatto traboccare il vaso della nostra pazienza è stata la pubblicazione di un bando da parte del MEF alla ricerca di consulenti tributari altamente specializzati, disposti a lavorare per la gloria.
Ospiti dell’Associazione Stampa Romana, molto interessata all’argomento, perché i giornalisti da anni combattono per avere riconosciuto un equo compenso dignitoso, eravamo pronti a iniziare con i nostri interventi, quando hanno iniziato a comparire gli esponenti politici.
Il primo – il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone, è intervenuto spiegando di avere la delega alle professioni e di aver già convocato un tavolo degli ordini professionali per affrontare il tema dell’equo compenso. Non ha affrontato la questione del bando controverso, che fa capo a un altro Ministero.
Finito di parlare è fuggito a votare.
Al suo posto è arrivata Eleonora Mattia, consigliera della regione Lazio, firmataria della legge regionale sull’equo compenso, appena approvata. Ci ha presentato e descritto la legge e il lavoro svolto in questi mesi.
Finito l’intervento, è fuggita in Regione a votare.
Per terza è intervenuta Chiara Gribaudo, la deputata del PD che tanto ha lavorato per l’approvazione dello statuto del lavoro autonomo e per la riduzione dei contributi della gestione separata. La Gribaudo ha ricordato il suo impegno, il lavoro di interlocuzione svolte nel corso degli anni con le varie componenti del lavoro autonomo.
Ha invitato il governo a cambiare rotta. E poi è fuggita alla Camera a votare.
A quel punto noi associazioni abbiamo svolto i nostri interventi, ma certo se avessimo avuto degli interlocutori istituzionali, ai quali ricordare ad esempio che parlare con i professionisti non significa solo convocare gli ordini professionali, ma che c’è tutto un mondo di professioni non regolamentate da ascoltare e coinvolgere. Avrebbero sentito Acta spiegare che non è il primo bando pubblico che cerca di sfruttare il lavoro gratuito, ma che ad esempio sono anni e anni che si cerca di sfruttare senza pagare il lavoro professionale nel mondo dei beni culturali: archeologi, archivisti, bibliotecari. Quanti bandi offrono di lavorare per la gloria!?
Per concludere, ora che è trascorsa già quasi una settimana, non sappiamo se il governo ha capito che per parlare di equo compenso deve interloquire con tante associazioni e non semplicemente con gli ordini. Il bando del MEF non è stato ancora ritirato, ma c’è tempo. La legge della Regione Lazio è stata approvata. E ora dovrà essere applicata. E noi tutti insieme dobbiamo darci da fare per farci sentire perché è evidente che nessuno ci regalerà mai nulla, tanto meno un compenso equo.
Un primo modo per farci sentire è firmare la petizione.