Le avventure subacquee di una slash worker
1 Agosto 2019 Lavoro, Vita da freelance
A me il termine slash ricorda il mare, splash, in acqua! Libertà, acqua fresca, addio forza di gravità.
Se sei uno slash worker sai di cosa sto parlando, in caso contrario ti ricordo che gli slash worker sono quegli esseri dai super poteri che lavorano in proprio e riescono a gestire non uno ma persino due o tre lavori contemporaneamente (i prestigiatori pare che riescano a spingersi anche oltre i tre lavori). E quando dico lavori mi riferisco proprio a professioni differenti.
L’extra terrestre, il bipolare e il criceto
Alcuni di costoro, gli extraterrestri, hanno persino una famiglia e del tempo libero e riescono a far quadrare tutto, conti compresi, con la massima disinvoltura.
Ecco, questo è il top di gamma. A seguire ci sono gli slash worker bipolari che un giorno si svegliano e sono i più felici del mondo per le loro scelte e il giorno dopo vorrebbero solo scavare una buca e restarci dentro per un secolo o due. Quelli che sì, è la mia strada. O forse no. Ma magari sì, e via discorrendo.
Infine ci sono gli slash worker per caso o obbligati dalle circostanze (prevalentemente legate al vile denaro) che provano la sensazione del criceto sulla ruota, che forse per un criceto può anche essere piacevole ma per un essere umano è un tantino più difficoltoso da sostenere. E che vorrebbero solo scendere ma non possono, non riescono, non vogliono. Insomma, non lo sanno neanche loro, semplicemente perché la ruota gira troppo veloce. E nel frattempo fanno fatica anche a mangiare e bere.
Sperimentazioni…
Escludendo i cosiddetti lavoretti quando studiavo (cameriera e gelataia, animatrice per bambini, tuttofare in ufficio, hostess a fiere e congressi, lezioni private, ecc.), finora nella mia vita come freelance ho fatto parecchi lavori, alcuni dei quali in contemporanea: accompagnatrice di gruppi, magazziniera, organizzatrice di eventi e congressi, agricoltrice, fotografa, interprete di simultanea, traduttrice e qualcos’altro che senza dubbio in questo momento mi sfugge.
Di conseguenza, per ovvi motivi, ho avuto modo di sperimentare in prima persone le tre categorie di slash worker (extraterrestre, bipolare, criceto).
… e interviste.
Nel mezzo del cammin di vita mia mi intervisto da sola, così posso aggiungere all’elenco anche il lavoro di intervistatrice.
– Ma quante cose hai imparato?
– Tante, lo confesso, sia dal punto di vista umano che professionale. Un bagaglio solido che mi ritrovo ad ogni nuova esperienza. Quando affronto un nuovo progetto o sono in difficoltà, apro il baule e qualcosa di utile lo trovo sempre.
– Se dovessi dare qualche consiglio a un aspirante slash worker cosa gli diresti?
– Molte cose, che in realtà sono quelle che ripeto sempre a me stessa:
- Prima di avviare un secondo lavoro fai bene il primo. E quando dico bene, intendo dire padroneggialo, conoscilo a fondo, fai in modo che ti permetta di vivere dignitosamente, anche da un punto di vista economico, raggiungi una certa stabilità. Prima di allora sogna la tua seconda avventura, coltivala, preparala, e parti per il nuovo viaggio solo con la certezza di avere buone probabilità di riuscita.
- Studia, rimani sempre aggiornato, approfondisci, cambia prospettiva, confrontati con i colleghi, anche se appartieni alla categoria extraterrestre, perché un bel giorno, nello spazio infinito potresti anche sentirti solo.
- Specializzati, specializzati e poi specializzati ancora. A meno che tu non voglia essere un semplice numero di questo mondo globalizzato, un bel bocconcino tutto da sfruttare, stritolare e poi buttare via. Facile preda di lupi mannari travestiti da piattaforme molto cool di lavoro autonomo, di aziende poco serie che non ti assumono perché così sei più indipendente o di clienti privati sciagurati che ti pagano poco perché tanto come te ne trovano altri mille.
- Ribellati con forza all’immagine del lavoratore autonomo vittima, che non ha altra possibilità che lavorare a 3 euro lordi l’ora un giorno sì e due no. Sei tu a decidere. Se capisci quali sono i tuoi punti di forza, non hai paura di metterti in discussione, sporcarti le mani, analizzare con cura costi e benefici e fare un lavoro che serve (nel senso che è richiesto) troverai per forza la tua strada.
- Puoi anche lavorare per un periodo sottotono: facendo un lavoro che non senti tuo e in condizioni non ottimali ma se lo fai per un breve lasso di tempo e in vista di un obiettivo, allora non ti peserà e ti servirà solo per raggiungere il gradino di soddisfazione successivo.
- Attenzione al miraggio della libertà. Essere liberi di fare qualunque cosa e in qualunque momento può significare chiudersi in una gabbia in cui la mancanza di regole di rigore può portarti a situazioni anche molto pericolose.
- Impara a vendere bene il tuo crogiolo di esperienze: tira fuori dal cappello a cilindro tutto ciò che può esserti utile in quel momento e sbandieralo a clienti e potenziali clienti. È tutto vero, sono esperienze che hai fatto. Non solo non devi nasconderle, ma devi trasformarle in punti di forza.
Riassumendo.
– costume comodo, tecnico ma con stile
– cuffia per capelli in plastica con grandi fiori in rilievo
– pinne per andare più veloce (no dai, la monopinna quando saprai nuotare meglio)
– occhialini (non devono stringere troppo e non devono mai appannarsi, mi raccomando).
Un bel piegamento, un respiro profondo.
Pronti, ai blocchi… SLASH!