Secondo sondaggio sull’impatto del coronavirus: situazione in forte peggioramento
17 Marzo 2020 Lavoro
Il secondo sondaggio di Acta, a distanza di 17 giorni dal primo, evidenzia un forte peggioramento delle conseguenze della crisi economica in atto, che ormai non colpisce solo le attività direttamente legate al lockdown, ma è molto più estesa a causa del rallentamento generale dell’economia.
Peggioramento dell’impatto
Oltre il 40% degli intervistati non ha lavorato nell’ultima settimana.
Chi ha risposto al sondaggio
Al nostro secondo sondaggio, lanciato tra il 14 ed il 16 marzo hanno risposto 656 freelance.
Quasi ¾ sono donne, il 46% ha non più di 40 anni, 30% tra i 40 e i 50 anni e 30% sopra i 50 anni. Hanno risposto soprattutto traduttori, interpreti, formatori, comunicatori, pubblicitari, designer, consulenti delle imprese. L’89% ha una partita IVA, il 15% lavora con più modalità contrattuali.
Possiamo valutare l’impatto della crisi e mostrare come è cambiato rispetto al precedente sondaggio, con tre indicatori:
- Quanti hanno subìto la cancellazione e/o sospensione di una commessa;
- La stima del valore delle commesse cancellate e sospese;
- La stima dell’impatto della crisi sul fatturato.
I grafici seguenti mostrano il sensibile peggioramento di tutti e tre gli indicatori in meno di 20 giorni.
La percentuale di coloro che avevano subìto almeno una cancellazione o sospensione aumenta dal 62,9% all’89,3%. Solo il 10% non ha ancora registrato alcun impatto sugli ordini.
Abbiamo chiesto di stimare l’impatto del valore delle commesse cancellate e sospese. Facciamo riferimento al valore mediano, più rappresentativo della realtà (quello medio è trainato dai valori molto alti di poche risposte).
Possiamo vedere che la metà dei rispondenti ha subìto cancellazioni per più di 2.000 euro! Quasi dieci volte il valore mediano indicato dal precedente sondaggio (225 euro).
I danni maggiori sono segnalati da interpreti (valore mediano di quanto cancellato pari a 4.500 euro), operatori nel turismo e organizzazione eventi (valore mediano 3.000 euro).
Le cancellazioni già sperimentate e il peggioramento delle prospettive si fanno sentire sulle previsioni di fatturato.
Il 60,5% degli intervistati si attende un calo del fatturato superiore al 30% (erano il 17,5% nella precedente rilevazione), di questi il 26,4% si attende un calo del fatturato superiore al 60% (rispetto al 2,9% della precedente rilevazione).
Le cause della cancellazione
Si conferma che la causa principale resta il blocco diretto di alcune attività, che interessa il 55% dei rispondenti, ma emerge un’altra motivazione quasi altrettanto importante. Quasi la metà degli intervistati segnala una perdita di commesse legate alla sospensione o al rallentamento dell’attività da parte delle imprese clienti.
I più colpiti
I settori maggiormente colpiti restano quelli di chi è direttamente interessato dal lockdown e/o lavora in presenza (turismo, interpretariato, attività di formazione), ma questa volta inizia a sentirsi il rallentamento generale dell’economia. A denunciare il calo dell’attività ci sono anche altre professioni, come ad esempio comunicatori, pubblicitari, designer, consulenti delle imprese.
Nell’ultima settimana, come detto, non ha lavorato il 41% degli intervistati. Più nel dettaglio non ha lavorato l’82% di chi lavora in presenza e il 49% di chi lavora prevalentemente a distanza.
Molti freelance hanno confermato la loro ben nota flessibilità e hanno reagito alla nuova situazione:
- con un aumento del lavoro a distanza (32%), concentrata in chi lavorava in presenza;
- modificando il mix di servizi offerti (18%) sfruttando il loro essere slash worker, l’essere presenti su più attività: il 78% degli intervistati ha infatti indicato più di un ambito di attività.
Conclusioni
Ieri sono state presentate le misure del Governo per affrontare l’emergenza coronavirus: per i freelance è previsto un bonus di 600 euro per il mese di marzo. Poco rispetto a una perdita che si prospetta largamente superiore, ma un primo passo apprezzabile da chi non ha mai ricevuto ammortizzatori sociali.
Ci aspettiamo però che seguano altri provvedimenti sino a che l’emergenza non sarà superata e insistiamo perché si intervenga sulle scadenze fiscali e contributive di fine giugno, rinviando al 2021 il pagamento di contributi e fisco e prevedendo una loro rateizzazione senza interessi.
Questa crisi ha riaffermato l’importanza del welfare, non solo con riferimento al servizio sanitario, di cui sono emerse virtù e limiti, ma anche con riferimento al lavoro, dove si disponeva di sistemi collaudati per i dipendenti, ma non per tutti gli altri lavoratori. Auspichiamo che sia finalmente giunta l’ora di pensare ad ammortizzatori per tutti i lavoratori, modulati in base alle loro diversità.