Progetti per il futuro: Non sottovalutare le conseguenze del lockdown
15 Settembre 2020 News
I risultati del terzo sondaggio di Acta per monitorare le conseguenze delle chiusure sui lavoratori autonomi
Dopo il primo e il secondo sondaggio sulla situazione dei lavoratori autonomi nell’emergenza sanitaria, Acta continua il suo monitoraggio con un questionario sulle conseguenze del lockdown. Vi presentiamo qui i risultati completi da cui emergono le difficoltà dei freelance anche “dopo le riaperture” (soprattutto in certi settori), alcune incoerenze nell’assegnazione dei bonus del governo e la necessità di una rappresentanza più forte.
I rispondenti
La partecipazione al terzo questionario è stata più debole rispetto ai precedenti, un po’ a causa della pausa estiva, un po’ perché non c’era più l’elemento di novità. Le risposte sono però particolarmente utili per capire le conseguenze della crisi e la capacità dei provvedimenti del governo di raggiungere il mondo dei freelance.
Hanno risposto al questionario soprattutto le donne (71%), in particolare le trentenni, residenti principalmente nel Nord Ovest (il 51%, il resto distribuito tra Nord Ovest e Centro, mentre il Sud è pressoché assente). Gli ambiti professionali più rappresentati sono comunicazione, traduzione, editoria. Sono persone con redditi medio-bassi: la metà nell’ultimo triennio ha avuto un fatturato medio annuale non superiore ai 20.000 euro l’anno, solo per il 10% esso è stato superiore ai 40.000. Il questionario è stato veicolato anche fuori dal circuito ACTA e infatti solo il 22% dei rispondenti è socio ACTA.
Impatto della crisi
L’impatto della crisi è stato consistente: nel periodo marzo/giugno 2020 quasi un ¼ ha smesso di lavorare e il 60% ha subìto una riduzione del reddito.
Un calo dovuto principalmente alla riduzione degli incarichi, ma oltre la metà segnala una riduzione dei compensi, in genere in concomitanza con la riduzione degli incarichi. La riduzione dei compensi è molto elevata (superiore al 40%) per circa il 20% dei rispondenti. La riduzione dei compensi è in genere attribuita al calo del fatturato e delle attività delle imprese committenti connesso alla crisi, ma in molti temono che il calo si stabilizzerà anche dopo la crisi.
In seguito alla crisi e alla sospensione/rallentamento del lavoro, molti hanno reagito dedicando più tempo alla formazione e cercando nuove strade per ampliare l’attività, con la ricerca di nuovi clienti e ampliando i servizi offerti, qualche volta cercando un nuovo lavoro. Qualcuno infine ha stretto nuove alleanze con i colleghi.
Le prospettive sul resto del 2020 non sono molto positive: oltre ¼ resterà bloccato e il 43% lavorerà ma a ritmi più blandi. Il 31% lavorerà normalmente o in qualche caso più di prima.
Di conseguenza almeno il 90% si aspetta una diminuzione del fatturato, che per il 21% sarà superiore al 60% e per il 31% sarà tra il 40 ed il 60%.
I più colpiti si confermano i professionisti che lavorano all’organizzazione eventi e nella formazione, ma anche molti consulenti delle imprese, specie nell’area organizzazione, marketing e pubblicità.
Le politiche messe in campo dal governo: tra bonus e scadenze fiscali
La grande maggioranza ha ricevuto almeno un bonus. Solo il 10,7% non ne ha ricevuto nessuno, e di questi il 7% non aveva fatto richiesta (in buona parte perché non aveva ridotto la propria attività).
In particolare l’85,5% ha ricevuto il bonus di marzo e aprile.
Più difficile l’accesso al bonus di maggio: molti lamentano l’inadeguatezza dei criteri adottati dal Governo per accedervi, ed è stato ricevuto solo dal 41% di chi aveva ritirato il bonus di marzo e aprile. L’accesso al bonus di maggio è andato in misura proporzionalmente maggiore a chi ha interrotto o fortemente ridotto l’attività, ma l’hanno ricevuto anche alcuni professionisti che non erano stati colpiti dalla crisi.
Da segnalare che il 6,8% ha ricevuto il contributo a fondo perduto in quanto artigiano/commerciante.
Possiamo dire che i bonus siano andati maggiormente a chi ha redditi più bassi o a chi ha sperimentato maggiori difficoltà? Non emerge alcuna relazione tra fatturato medio degli ultimi 3 anni e accesso ai bonus. Più complessa la relazione tra bonus e riduzione del fatturato. Chi non ha avuto cali di lavoro ha avuto meno accesso ai bonus perché tra di essi molti non hanno fatto richiesta; per il resto il bonus di marzo-aprile conferma di essere stato uno strumento erga omnes. Il bonus di maggio, invece, è andato in misura più rilevante a chi ha smesso completamente di lavorare o ha sperimentato una significativa riduzione nel lavoro, ma ne ha fruito anche il 18% di chi non ha avuto alcuna riduzione dell’attività.
Le prossime scadenze fiscali si presentano problematiche per circa la metà dei rispondenti. Infatti mentre il 52% ha messo da parte quanto serve, gli altri non hanno sufficiente liquidità. Il 38% rateizzerà i pagamenti, per quanto possibile, il 6% chiederà un prestito ed il 4% non pagherà.
La rappresentanza
Il 55% degli intervistati ha sentito la necessità di associarsi ad una organizzazione di rappresentanza, in particolare ad una associazione che rappresenti più tipologie di freelance (33%).
In generale i rispondenti – ricordiamo che solo il 22% di essi è già associato ad Acta – ritengono che Acta sia stata molto o abbastanza attiva durante la crisi Covid, in particolare nel monitorare attentamente la situazione e nel fornire le informazioni necessarie ad accedere alle agevolazioni. Meno positivi (ma le valutazioni positive prevalgono su quelle critiche) i giudizi sull’attività propositiva e sul dare voce ai freelance.
Le risposte alla domanda aperta sui suggerimenti all’associazione riguardano in parte la situazione contingente (necessità di criteri diversi per i bonus ad esempio), ma perlopiù rimandano alla necessità di maggiore forza di Acta.