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Occupati freelance, dopo il covid

29 Marzo 2021 Lavoro, News

Complessivamente il numero di occupati freelance è diminuito un po’ meno della media complessiva, ma un’analisi di dettaglio mette in luce una realtà ben più preoccupante e complessa. Più preoccupante perché la chiusura ha interessato le attività più strutturate e tra i non strutturati c’è stato un vero e proprio crollo delle ore lavorate. Più complessa perché i diversi settori del terziario in cui i freelance operano sono stati interessati dagli stravolgimenti della pandemia in maniera eterogenea.

Un calo degli occupati freelance in media con l’occupazione

È ancora presto per fare un bilancio degli effetti della crisi Covid sul lavoro freelance, dato che purtroppo la crisi non è ancora finita.
I dati Istat sull’occupazione, disponibili ora per l’intero 2020, consentono tuttavia una prima lettura.
Come noto, le tipologie più colpite sono state soprattutto i lavoratori a termine (-12,8%), perché i contratti scaduti non sono stati rinnovati, e il lavoro autonomo tradizionale di commercianti e artigiani (-3,4%), che ha risentito del blocco delle attività legate al turismo ed alla ristorazione.
Il calo degli occupati freelance (che includono tutte le attività autonome ad elevata qualifica, cognitive e creative, indipendentemente dall’esistenza di un ordine o albo professionale) è stato più contenuto, è diminuito dell’1,8% rispetto al 2019, sostanzialmente in linea con il complesso dell’occupazione (-2%).
Ma questo dato non dà la misura della crisi che l’occupazione freelance sta attraversando. Proviamo a vedere più nel dettaglio, ricordando che sono qui inclusi non solo i professionisti con partita Iva, ma anche quel vasto mondo di collaboratori (anche occasionali) e di lavoratori in regime di diritto d’autore, la cui consistenza è forse emersa in maniera chiara per la prima volta con la pandemia, quando il Governo ha dovuto prendere atto che molti lavoratori erano rimasti fuori dalla prima tornata di bonus.

Crollo delle attività professionali più strutturate

Pur avendo registrato un forte calo degli ordini, molti freelance hanno continuato a lavorare. Chi aveva una partita Iva l’ha mantenuta aperta, perché raramente le commesse si sono azzerate del tutto e/o nella speranza di una ripresa, grazie anche al fatto che i costi fissi sono spesso limitati, soprattutto se si lavora da casa.
Ciò non vale per chi ha un’attività più strutturata, con dipendenti e affitto da pagare, che infatti ha reagito con un calo molto più marcato: il numero dei professionisti autonomi con dipendenti è crollato del 7% in un anno, una riduzione ben superiore a quella registrata da commercianti e artigiani con dipendenti (-4,2%).

Forte caduta delle ore di lavoro degli occupati freelance

Chi invece è rimasto sul mercato con un’attività non strutturata ha spesso registrato una drastica diminuzione delle ore lavorate.
Il tempo di lavoro dei freelance senza dipendenti è crollato in media di 14,5 ore la settimana, passando da 46,9 nel 2019 a 32,4 nel 2020 (per il totale degli occupati il calo è stato di 9,3 ore).
In seguito a questa diminuzione, un freelance su cinque ha lavorato meno di 10 ore la settimana nel 2020 (l’anno precedente si trovava in questa condizione poco più di un freelance su dieci). Ciò significa che in un anno è raddoppiato il peso di coloro che lavorano in maniera assolutamente marginale.
Ça va sans dire, la contrazione maggiore ha interessato donne e giovani.

Donne e uomini, quadro non univoco

Le donne freelance sono diminuite del 2,5% contro il -1,4% degli uomini. Ma la situazione è molto diversa se si distingue tra chi ha dipendenti e chi non ne ha.
Gli uomini hanno registrato un calo più marcato delle donne tra i freelance con dipendenti (-7,9% contro -4,1%), ma va sottolineato che le freelance con dipendenti sono poche (25-26% del totale).
Per contro il calo degli occupati freelance senza dipendenti è esclusivamente femminile: -2,3% contro un +0,3% degli uomini.

I più penalizzati tra gli occupati freelance sono i giovani

I giovani risultano ampiamente più penalizzati sia in termini di caduta occupazionale, che di riduzione delle ore di lavoro, come mostrano i due grafici successivi
La caduta occupazionale è concentrata principalmente nei lavoratori sino a 44 anni (sopra i 55 anni essi aumentano), mentre le ore di lavoro diminuiscono per tutti gli under 65 anni, ma anche qui la contrazione aumenta al diminuire dell’età.

Alcune tendenze settoriali

I dati settoriali sono quelli che presentano maggiore interesse, perché riflettono l’eterogeneità delle situazioni.
In linea con le attese, i freelance sono in forte calo soprattutto:

  1. nelle attività creative artistiche e di intrattenimento (quasi 3.000 in meno, pari al -5,2%) e nei servizi legati ai viaggi (quasi 2000, -7,2%), colpite dall’interruzione degli spettacoli dal vivo e del turismo.
  2. Nell’insieme della altre attività professionali, scientifiche e tecniche (oltre 6000 in meno, -4,9%), penalizzate dalla caduta complessiva dell’economia.
  3. Nell’area finanziaria e assicurativa (quasi 15.000 in meno, pari al -12,9%), che sta pagando un processo di ristrutturazione iniziato da tempo.

Analogamente non stupisce la crescita del lavoro professionale:

  1. Nell’informatica (+ 9000, +8,3%), coerente con quella dell’intero settore, trainato dallo sviluppo delle attività a distanza.
  2. Nei servizi di architettura e ingegneria (+11.000 circa, +4,1%) favoriti dalle agevolazioni fiscali per le attività di costruzione.
  3. Nei servizi veterinari (+3500, +23%), in crescita in tutto il decennio passato.

Meno scontati alcuni trend di segno opposto in altri settori.

Nell’istruzione e nella pubblicità e ricerche di mercato c’è stato uno spostamento da lavoro autonomo a lavoro dipendente, con effetto occupazionale totale positivo.

Un po’ diverso quanto accaduto nell’assistenza sociale non residenziale, che complessivamente registra una riduzione dell’occupazione (quasi -8400 occupati), ma accompagnata da processi di stabilizzazione (aumento del lavoro dipendente a tempo indeterminato + 18200 e diminuzione dei lavoratori dipendenti a termine -18.000) e con uno spostamento verso il lavoro ad alta qualifica (+ 4000 unità, a scapito di quelli a bassa qualifica). In questo contesto va inserito il crollo del lavoro autonomo professionale (- 7200 unità, pari al -42%), che in parte è stato trasformato o compensato con la sensibile crescita dei dipendenti a tempo indeterminato ad alta qualifica.

Al contrario nell’audiovisivo il lavoro autonomo professionale è cresciuto sensibilmente a fronte di un forte calo del lavoro dipendente. Il numero di freelance è quasi raddoppiato (oltre 9000 in più nel 2020), mentre è fortemente diminuita l’occupazione dipendente ad alta qualifica (-6300, di cui 5100 a tempo indeterminato), in un settore in cui nel complesso l’occupazione aumenta (+7,3%), trainata da una domanda stimolata dal lockdown.

Stupisce infine la forte crescita del lavoro autonomo nelle attività sportive e di intrattenimento (+11,400, pari a +20%, di cui 7200 ad elevata qualifica), che sono state tra le più colpite dalle chiusure. Una crescita che più che compensa la caduta del lavoro dipendente (-6500). Un dato aiuta a chiarire: oltre 14000 lavoratori autonomi del 2020 non lavoravano l’anno precedente, un numero troppo elevato per poter essere tutti nuovi entranti, è possibile che la necessità di dimostrare un’attività lavorativa abbia spinto molti ad uscire dal nero.

Anna Soru

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di Anna Soru tempo di lettura: 4 min
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