Una lettera aperta da Redacta al Saggiatore
Aggiornamento del 2 aprile 2021: L’editore del Saggiatore ci ha risposto, evitando di rispondere alle nostre domande.
La direzione editoriale del Saggiatore ha deciso di non rivolgersi più al gruppo di collaboratrici e collaboratori esterni che da anni svolgeva le attività di correzione bozze, impaginazione, a volte editing e revisione. Redacta ne chiede le ragioni.
Quando Acta è nata, nel 2004, il lavoro dei freelance era in gran parte attività di consulenza, nei confronti di imprese committenti appartenenti a settori anche molto diversi fra loro. Ma negli ultimi anni l’esternalizzazione sempre più diffusa ha portato le aziende a rivolgersi ai freelance anche per attività che rientrano nell’ambito dell’attività principale dell’impresa – un’ area in cui la scelta di esternalizzare è più spesso motivata dalla decisione di risparmiare sui costi, che dalla possibilità di usufruire di competenze non disponibili internamente.
In questi casi, la contrattazione collettiva, destinata ai dipendenti che svolgono mansioni analoghe, può essere la modalità più diretta per riequilibrare situazioni di vero e proprio sfruttamento anche quando riguardano collaboratori esterni. La contrattazione può riguardare i compensi, ma non si limita a quelli: si occupa anche delle quantità di lavoro e più in generale entra nel merito delle decisioni produttive prese dall’impresa.
Per questo, Acta ha deciso di appoggiare le richieste di un gruppo di professionisti nato in seno a Redacta, il gruppo dedicato al lavoro editoriale. Pubblichiamo quindi la loro lettera aperta, rivolta alla direzione editoriale del Saggiatore, una delle più importanti case editrici italiane.
Gentile direzione editoriale del Saggiatore,
scriviamo con l’intenzione di aprire un dialogo tra la casa editrice e un gruppo di vostri collaboratori e collaboratrici, che si sono rivolti a Redacta dopo essersi ritrovati a pagare le conseguenze di scelte maturate in seno alla direzione editoriale. Di queste, oggi, vi chiediamo un chiarimento.
Ci presentiamo. Redacta è una sezione di Acta, l’associazione dei freelance, nata allo scopo di tutelare i professionisti che lavorano nel settore editoriale: redattrici e redattori, grafici e traduttori, ghost writer e editor. Alcuni di loro, che in occasione delle riunioni di Redacta si sono conosciuti e hanno avuto la possibilità di confrontarsi, collaborano o hanno collaborato per anni con la redazione del Saggiatore.
A partire dai primi giorni del 2021 il numero di commissioni affidate dalla redazione ai collaboratori esterni si è rapidamente azzerato. Considerando le riprogrammazioni delle uscite a cui molti editori hanno dovuto far fronte nel 2020 e data anche la natura discontinua della professione del freelance, tutti loro hanno tenuto duro, fiduciosi. La prima spiegazione di quanto stava avvenendo è arrivata verso la fine di febbraio: un’e-mail ha chiarito che a causa di una riorganizzazione gran parte delle fasi del lavoro redazionale non sarebbe stata più affidata ad alcun collaboratore esterno, salvo occasionali eccezioni.
Se comprendere le ricadute sul piano economico è piuttosto immediato, meno scontato è riconoscere il ruolo professionale che i collaboratori del Saggiatore si sono costruiti negli anni: le redattrici e i redattori esterni, da voi appositamente formati tramite stage, si sono occupati di buona parte del processo di lavorazione, dall’impaginazione fino alla correzione di bozze, talvolta di editing e revisioni. Pur senza alcun riconoscimento contrattuale o formale, i collaboratori esterni sono stati, in questo senso, “artefici” dei libri pubblicati dalla casa editrice.
Inutile dire che questa professionalità, che è sempre stata centrale nelle battaglie di Redacta, ne esce completamente svilita. Tanto più se si considera che il numero di redattori e redattrici esterne, da voi impiegati fino a tutto il 2020, supera quello delle redattrici e dei redattori regolarmente assunti: muoversi verso un azzeramento delle collaborazioni esterne equivale a tagliare tout court il lavoro della redazione. Ci sembra quindi legittimo rivolgervi alcune domande.
- L’editoria libraria è stata uno dei pochi settori a ottenere risultati positivi nel 2020. A che tipo di ragioni è riconducibile la scelta del Saggiatore di ridurre così drasticamente i costi di cura editoriale dei suoi libri?
- Se fino al 2020 la redazione non è stata in grado di sostenere la produzione di oltre 120 titoli all’anno senza ricorrere ai collaboratori esterni, come potrà riuscirci nel 2021? Per poter mantenere la stessa qualità redazionale, è prevista una riduzione del numero dei titoli in uscita o un aumento del numero dei redattori interni?
- Negli ultimi anni il numero di stagisti in redazione è progressivamente aumentato. A quanti stagisti ricorre oggi la redazione del Saggiatore? Quanta parte del lavoro verrà a questo punto affidata loro?
La questione riguarda in ultimo la cura dei libri del Saggiatore, che con il suo catalogo costituisce da più di sessant’anni un pilastro della cultura italiana: se il lavoro verrà affidato ai soli redattori interni già presenti e a stagisti ancora in formazione, come sarà possibile garantire la stessa qualità editoriale?
Si potrebbe obiettare che i collaboratori esterni, a differenza dei dipendenti, non dovrebbero mettere bocca sulle questioni di organizzazione aziendali. Eppure, come messo in luce anche da Redacta, nel settore editoriale il lavoro produttivo è svolto in misura crescente e ormai forse maggioritaria da redattori esterni, dunque le imprese non possono ritenere di dover rendere conto del proprio operato solo ai dipendenti.
Per queste ragioni abbiamo deciso di aprire un dialogo diretto con la direzione editoriale del Saggiatore su una decisione che interessa tutta la sua rete di collaboratori esterni, fiduciosi di ricevere una risposta all’altezza della storia e dei valori incarnati dalla casa editrice.