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Pensioni. La proposta ACTA

30 Novembre 2021 Previdenza

La proposta si propone di affrontare i nodi irrisolti del sistema contributivo delle pensioni, con attenzione agli esclusi.

I nodi irrisolti

1. L’assenza di una pensione minima disincentiva l’investimento pensionistico

I lavoratori che ricadono interamente nel regime pensionistico contributivo hanno spesso carriere discontinue, ma non potranno contare sulla pensione minima: il rischio di non ottenere una pensione sufficiente a sopravvivere è molto concreto!

La consapevolezza di queste difficoltà sta istillando nei più giovani l’idea che non riceveranno mai una pensione, che versare i contributi è inutile, disincentivando l’investimento pensionistico e favorendo forme contrattuali esenti da contribuzione o addirittura il lavoro nero.

2. La discontinuità lavorativa condanna a pensioni povere e molto lontane

Il peso dei periodi non coperti da contribuzione può essere elevato, con conseguenze negative sull’età pensionabile o sull’importo della pensione stessa. Possiamo individuare diverse situazioni che generano “buchi contributivi”:

  1. Periodi di malattia o disoccupazione per i lavoratori che non hanno diritto a tutele o per i quali queste tutele non prevedono la copertura figurativa.
  2. Aver iniziato a lavorare come professionista autonomo senza cassa privata prima dell’introduzione della Gestione Separata INPS (1 gennaio 1996), senza la possibilità di riscattare tali periodi, (per i quali è stato regolarmente rispettato l’obbligo fiscale) e senza la possibilità di riscattare neppure gli anni di laurea (che è possibile solo se la laurea è stata conseguita dopo il 31 marzo 1996).
  3. Aver utilizzato modalità contrattuali esenti da contributi, come stage, collaborazioni occasionali e cessione dei diritti d’autore. (Sono professioni in cui manca anche la tutela della maternità e della malattia)
  4. Aver sperimentato periodi di riduzione volontaria e involontaria del lavoro, per i quali non è possibile compensare con versamenti volontari.
  5. Carriere lavorative discontinue, o con redditi talmente bassi da non consentire il versamento di contributi sufficienti a maturare un anno contributivo completo, come può accadere, in modo particolare, per quei giovani, che, benché in possesso di qualifiche elevate, passano da un contratto a termine all’altro.

Queste situazioni di discontinuità non solo si riflettono sull’ammontare della pensione maturata, ma possono anche costringere a posticipare la pensione a 71 anni e oltre!

Per poter usufruire della pensione di anzianità (attualmente fissata a 67 anni), è infatti necessario aver maturato una pensione pari ad 1,5 volte l’assegno sociale (nel 2021 pari a 460,28 euro per 13 mensilità = 5.983,64 x 1,5 = 8.975,46 euro l’anno).

3.  Permangono discriminazioni intra-generazionali sull’età della pensione

L’età del pensionamento è definita rigidamente e per consentire un’uscita flessibile prima dei 67 anni sono state approvate delle iniziative spot, che però non si applicano a tutti i lavoratori.
Tra le ultime, l’APE sociale interessa solo i lavoratori dipendenti, Opzione donna esclude chi afferisce alla gestione separata INPS e anche le varie quota 100-102 raramente sono utilizzabili da chi ha lavori discontinui (Gestione Separata INPS o ex Enpals), creando delle ingiustificate discriminazioni intra-generazionali tra lavoratori.

Le proposte di ACTA sulle pensioni

1. Una pensione di garanzia

Ci ispiriamo alla proposta di una pensione di garanzia avanzata da Stefano Patriarca, ma con l’aggiunta di una correzione volta a incentivare la contribuzione.
Ricordiamo per sommi capi la proposta Patriarca: una pensione contributiva minima di 650 euro mensili per chi è in possesso di 20 anni di contribuzione, da incrementare di 30 euro al mese per ogni anno in più, fino a un massimo di mille euro.

Acta propone una quota fissa minima, ancorata all’assegno sociale, raggiungibile con 20 anni di contributi, da incrementare con quanto effettivamente maturato con il montante contributivo.
La pensione avrebbe quindi due componenti: una di garanzia e una contributiva, calcolata con le regole attuali.

La componente di garanzia dovrebbe intervenire solo a sostegno delle pensioni più povere, ma evitando gradini: sarebbe intera se la parte contributiva non dovesse superare l’importo di 1,5 volte l’assegno sociale, mentre diminuirebbe gradualmente al di sopra di questa soglia, fino ad annullarsi completamente quando la pensione maturata è pari a 4 volte l’assegno sociale (corrispondente attualmente a 35.901,84 euro annuali).

In questo modo si supererebbe anche il vincolo che impone di lavorare fino a 71 anni e oltre se non si matura un montante che garantisce una pensione pari almeno a 1,5 volte l’assegno sociale.

2. Ampliare le possibilità di riscatto e contribuzione volontaria

Proponiamo di prevedere per tutti la possibilità di riscattare in maniera onerosa i periodi non coperti da contribuzione perché non esisteva obbligo contributivo (da calcolare sulla base dell’aliquota contributiva iniziale), o per malattia o per altri motivi, analoghi a quelli previsti per i dipendenti (malattia non coperta, maternità, laurea, lavoro all’estero, part time etc), così come i contributi volontari (che non sono retroattivi, ma per il periodo successivo alla domanda).

In ambito artistico -culturale sono numerosi i lavoratori che vengono remunerati esclusivamente con la cessione di diritti d’autore e che quindi non hanno versato contributi, ma non possono neppure contare sulla riscossione dei diritti d’autore (che attualmente dura settanta anni). Sarebbe utile prevedere anche per questi la possibilità di riscatto oneroso.

L’introduzione di queste misure per tutti coloro che ricadono nel contributivo puro permetterebbe anche di superare i problemi di chi è attualmente vicino alla pensione, ma non ha potuto maturare una pensione dignitosa perché ha iniziato a lavorare prima dell’istituzione della Gestione Separata, così come, almeno parzialmente, quello delle carriere lavorative intermittenti. In questo modo, si andrebbe nella direzione di un sistema pensionistico più equo, inclusivo e solidale.

3. Equiparare le regole per il pensionamento

Le regole per il pensionamento devono essere le stesse per lavoratori dipendenti e autonomi e per tutte le diverse casse che afferiscono all’INPS.

ACTA

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6 Commenti

  1. Manfredi MANFRIN

    Reply

    Interessante, appropriato, ma…se non conti niente come lobby
    (Io sono in 2.2)

    1 Dic 2021
  2. Samanta Boni

    Reply

    Aiutaci a contare allora Manfredi… In passato Acta è riuscita a fare la differenza in molte occasioni, ma abbiamo bisogno di numeri per essere più forti e incisivi.

    4 Dic 2021
  3. Andrea

    Reply

    Contare di più facendo cosa. Ci vorrebbe una rappresentanza riconsciuta a livello politico/governativa come lo sono i Sindacati.

    26 Gen 2022
    • Acta

      Reply

      Ciao Andrea, è da anni che cerchiamo di avere maggiore peso, il cammino è lungo, così come lo è stato per i sindacati alle origini.
      Vale quanto risposto a Manfredi: abbiamo bisogno di essere più numerosi per essere più forti e incisivi.

      2 Feb 2022
  4. grae

    Reply

    Ho dato una scorsa alla proposta e mi sembra ci sia un problema di fondo. Ci si sembra dimenticare che si tratta di un sistema puramente contributivo, la collettività non mette soldi, anzi utilizza il sistema come bancomat personale per il retributivo. Non capisco perché si insista ad inserire tra i requisiti, oltre all’età pensionabile anche gli anni di contribuzione tanto per rendere più difficile poter attingere a quanto versato.
    Molti di noi, nati con il vecchio sistema e presenti in INPS solo da pochi anni ma già in età avanzata, non abbiamo maturato, né potuto maturare, gli anni di versamenti e dovremo vivere fino ad un’età molto avanzata prima di poter riprendere (oggi dopo i 71 anni) almeno parzialmente quanto versato, ovviamente se abbiamo versato più di 5 anni, in caso contrario, e questo è il caso di molti lavoratori stranieri, il tutto va a pagare chi si trova con il sistema retributivo. No, ACTA deve assolutamente impegnarsi ad eliminare il requisito degli anni di contributi e portare ujn po’ di giustizia, e buon senso, nel sistema.

    28 Gen 2022
    • Acta

      Reply

      Ciao Grae, per chi è nel contributivo puro perfettamente d’accordo e vale per tutti: dipendenti e autonomi.
      In questa proposta, come un po’ nelle altre proposte di questa tornata, ci siamo concentrati sull’obiettivo di ridurre le disparità di trattamento tra lavoratori.

      2 Feb 2022

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Pensioni. La proposta ACTA

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