Editori, pirati
Dopo un’annata di incassi record l’associazione editori conta i mancati guadagni dovuti alla pirateria, un buon modo per evitare di parlare dei mancati redditi di chi coi libri ci lavora
È uscito il secondo rapporto sulla pirateria, un’indagine IPSOS commissionata da AIE, presentata a Roma durante un convegno organizzato dagli editori con la stessa AIE e la Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG).
Un’occasione per lanciare l’allarme per l’editoria libraria, che viene da un anno di crescita record. Nel mondo dei libri (cartacei, ebook e audiolibri) la pirateria vale 771 milioni, pari al 31% del mercato complessivo (escludendo il settore scolastico e l’export), con un danno calcolato di 1,88 miliardi di euro per il sistema-Paese.
Si stima che «Nel 2021 ogni giorno gli italiani hanno compiuto circa 322mila atti di pirateria di libri di varia, universitari e professionali, in crescita del 5% rispetto al 2019». Si legge poi che questi sono: «Valori che si traducono in una mancata occupazione per 5.400 persone nella filiera editoriale, 13.100 posti con l’indotto».
Ecco che finalmente si parla di ricadute sul lavoro, come dichiara il presidente Riccardo Franco Levi:
«Leggere, ascoltare o addirittura distribuire libri e audiolibri piratati significa contribuire a un fenomeno che toglie risorse economiche e posti di lavoro all’editoria, introiti fiscali allo Stato e che riduce le opportunità per i giovani creativi di poter vivere del loro lavoro grazie ai diritti d’autore».
A noi di Redacta – come a chiunque abbia avuto la fortuna di sguazzare nella palude editoriale italiana chiedendosi “Ma questa è acqua?” – queste parole felpate suscitano un lieve mal di testa che ci sentiamo di attribuire ad alcune domande impellenti.
Tra i “giovani creativi” che dovrebbero vivere di royalties contiamo anche traduttrici e traduttori editoriali (strapagati, ovviamente) a cui, per una prassi contraria allo spirito della legge sul diritto d’autore, non viene praticamente mai riconosciuta una percentuale sulle vendite?
E per le migliaia e migliaia di posti di lavoro andati perduti sono previste le stesse condizioni di chi lavora in editoria oggi?
Anche quelle di stagisti e stagiste che ruotano vorticosamente alla stessa scrivania?
E quelle dei consulenti-permanenti-con -mail-simil-aziendale-ma-totale-libertà-di-lavorare-per-altri-la-notte-o-anche-la-mattina-presto-quando-volete-basta-che-sia-chiaro-che-non-siete-finte-partita-iva-e-soprattutto-che-non-chiamate-l’ispettorato-del-lavoro?
E quando vedremo un’indagine AIE sugli effetti della sovrapproduzione di libri, ovvero dell’attuale modello economico, sul lavoro editoriale?
AIE si preoccupa del lavoro editoriale solo quando c’è già pronta la giustificazione della pirateria.
Noi d’altra parte crediamo che il punto non sia il lavoro che manca ma la qualità del lavoro che c’è.
Se lo pensi anche tu e vuoi discutere di come cambiare le cose in aprile ci trovi ad Alessandria (venerdì 8), Milano (lunedì 11 e sabato 30), Roma (mercoledì 20), Torino (giovedì 21), e il 7 maggio a Napoli!