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Freelance e inflazione, questa volta è diverso

21 Settembre 2022 Compensi, News

Io ieri mi sono preoccupata al supermercato, veramente.

Viviamo un momento storico in cui per tanti e tante di noi è diventato normale preoccuparsi della rapidità con cui stanno crescendo i prezzi al supermercato, o di quanto temiamo di aprire la mail con l’ultima bolletta della luce o del riscaldamento. In un paese dove i working poor, le persone che lavorando non riescono ad avere un reddito dignitoso, sono una realtà da anni questo non dovrebbe costituire una novità. E invece questa volta qualcosa è diverso, per tutti e tutte, ma in primo luogo per chi non lavora come dipendente.

Nel 2004, quando è stata fondata Acta, il lavoro autonomo di seconda generazione e gli impieghi nel vasto repertorio del precariato erano in grande espansione, una tendenza che possiamo vedere arrivare fino ai giorni nostri. Persone che si sono trovate, e si trovano ancora oggi, in gran parte al di fuori dalla protezione della contrattazione collettiva e che dunque hanno dovuto farsi valere contrattando individualmente. Alcuni sono riusciti a mantenere dei redditi soddisfacenti, molti no. Così, in molti ambiti, “lavorare a partita iva” ha significato “lavorare non essendo in grado di farsi pagare il giusto”. Un altro modo per dire la stessa cosa: il prezzo del lavoro è cresciuto, quando è cresciuto, molto lentamente. Su questo ha gravato anche la scarsa incisività dei sindacati tradizionali nella contrattazione collettiva che tuttavia ha contribuito a limitare i danni per i lavoratori dipendenti.

Altra cosa importante del 2004: l’euro era entrato in vigore da due anni. La moneta unica e l’azione della Banca Centrale Europea, semplificando, hanno garantito una moderazione dell’inflazione che è quasi sempre rimasta molto bassa, intorno al 2%. Oggi, principalmente a causa dell’aumento del prezzo del gas (che, per farla breve, si riverbera su quello dei fertilizzanti, e dunque sul cibo, e su tutte le industrie energivore), le cose sono molto diverse: gli ultimi dati Istat segnano un +8,4% su base annua, il dato più alto dal dicembre 1985. E dunque il nostro terrore al supermercato e ad aprire le bollette.

Per tutto il periodo in cui è esistita Acta, anche se il prezzo del lavoro (i nostri redditi) è cresciuto molto poco, il prezzo delle cose è aumentato molto lentamente. Oggi la situazione è cambiata radicalmente e garantire dei redditi adeguati a chi non lavora come dipendente è diventata una sfida più pressante che mai per la nostra associazione.

Il tutto in un periodo che si preannuncia particolarmente difficile, con il rischio di una recessione e di aumento delle difficoltà lavorative. Nonostante la crisi pandemica avesse creato una maggiore sensibilità al tema degli ammortizzatori sociali, alla necessità di rendere davvero universali tutele da sempre appannaggio del solo lavoro salariato, possiamo dire che la montagna ha partorito un topolino. Sono stati introdotti strumenti parziali, che non coprono tutto il lavoro non dipendente, e frammentati, che agiscono con regole e strumenti diversi a seconda della cassa di appartenenza e che raggiungono pochissime persone.

In base a dati pubblicati dall’ultimo rapporto INPS, mentre la disoccupazione dei dipendenti non agricoli (la Naspi) ha raggiunto il 15% della popolazione assicurata  e la disoccupazione agricola addirittura oltre il 50%, i due strumenti attivi a favore dei non dipendenti, la dis-coll e l’Iscro, hanno coperto rispettivamente il 5% e l’1,5%!

In questi diciotto anni Acta è riuscita a garantire a tutti e tutte le freelance il diritto alla malattia e alla maternità, ha evitato che pagassero contributi sproporzionati, ha monitorato e continua a monitorare l’effettiva erogazione delle indennità (maternità, malattia e ora anche Iscro) e ha vigilato sull’equità del sistema fiscale. E ci siamo occupati anche di compensi: abbiamo fatto proposte per una legge sull’equo compenso, abbiamo insistito per l’introduzione di un salario minimo legale e, con Redacta, abbiamo fornito strumenti e creato coalizioni per aumentare i compensi in uno dei tanti settori culturali dove il lavoro autonomo viene, in molti casi, usato per comprimere il costo del lavoro.

Tuttavia, è evidente, non abbiamo fatto abbastanza.

Acta è fatta di volontari e volontarie, persone che lavorano tanto, che coltivano famiglie e affetti ma che, da sole, non hanno le spalle larghe. Tutto quello che abbiamo ottenuto in questi anni è stato frutto di una messa in comune radicale, a volte sconsiderata, del tempo e delle forze disponibili. Questa è una cosa che non è cambiata, era vera nel 2004 e lo è anche oggi.

L’assemblea di sabato 24 settembre a Bologna è la prima occasione per ritrovarsi tutte e tutti insieme dopo la pandemia. Un momento per decidere insieme come, e con quali forze, affronteremo le sfide a cui ci mette davanti il presente. Ti aspettiamo.

ACTA

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