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ISCRO: pochissime indennità erogate nel 2021

17 Ottobre 2022 Ammortizzatori sociali

A luglio 2022 l’INPS ha pubblicato il XXI rapporto, contenente il resoconto dell’attività nel 2021.
Ci aspettavamo finalmente di poter fare un bilancio dell’ISCRO.
I dati sono piuttosto confusi per un bilancio definitivo, ma sufficienti a evidenziare che cosa ha o non ha funzionato.

ISCRO- I numeri poco chiari dell’INPS

Abbiamo incontrato difficoltà ad individuare le informazioni di nostro interesse: a differenza del passato mancano quadri chiari per leggere le diverse voci della gestione separata INPS e alcuni dati non compaiono del tutto.

Riportiamo di seguito quanto abbiamo trovato sull’ISCRO.

1. A pagina 15 del rapporto INPS si legge:

Per il 2021, primo anno di applicazione, le domande accolte sono 3.654 e hanno generato un importo medio complessivo (erogato in sei rate) pari a circa 4.070 euro, che corrisponde all’85% del massimo erogabile (4800 euro). La platea di riferimento (iscritti attivi ed esclusivi alla Gestione Separata come liberi professionisti con partita Iva) è pari a circa 260.000 lavoratori. L’incidenza dei sussidiati è dunque pari all’1,5%. [in realtà 3654/260.000 sarebbe 1,4% n.d.r.]

2. Nello stesso rapporto, a pagina 153 si riporta una tavola in cui si aggiunge che la spesa complessiva è stata 9,4 milioni, mentre le entrate sono state 8 milioni, con un saldo negativo di 1,4 milioni.

3. Infine, nell’ Appendice statistica a pag. 57 è riportata una tavola che quantifica la spesa in 5 milioni e le entrate in 8 milioni

Non è chiaro quanto INPS abbia erogato per l’ISCRO…

Difficile dirlo sulla base di quanto sopra, perché:

a)  Il punto 3 è in contrasto con il punto 2. Le uscite sono state di 5 milioni o di 9,4 milioni?

b)  Se i beneficiari sono stati 3.654 e l’indennità media 4070 euro, la spesa complessiva dovrebbe essere stata 14,87 milioni, diversa da 5 e da 9,4 milioni

…né quanto abbiamo versato coi contributi

L’INPS dichiara 8 milioni da parte di una platea di assicurati di 260.000 persone.
Poiché la contribuzione è pari allo 0,26% dell’imponibile, possiamo derivarne che il reddito medio era pari a 11.834 euro. Tuttavia il report INPS Statistiche in breve dell’Osservatorio sui lavoratori parasubordinati dell’aprile 2022 riporta dati diversi.

In base a tale report nel 2020 i professionisti autonomi erano 418.771, di cui 324.221 esclusivi, ovvero tenuti al versamento dei contributi assistenziali tra cui ISCRO (prospetto 2), e il reddito medio di questi ultimi era 15.537 euro (prospetto 6).

È improbabile che il reddito sia diminuito nel 2021 rispetto al 2020, che è stato un anno di forte crisi legata alla pandemia, così come è improbabile che parallelamente sia diminuita del 20% la platea degli assicurati, tenuto conto che negli anni precedenti aveva seguito una tendenza di crescita. Quindi abbiamo dei dubbi non solo sul dato relativo alla spesa ma anche su quello relativo alle entrate dell’INPS.

Tradizionalmente i dati del bollettino statistico sono affidabili, possiamo stimare che in base ai dati del 2020 le entrate dovrebbero essere pari a 13,1 milioni e non a 8 milioni e si tratta probabilmente di una stima in difetto, dato che riferita ad un anno in cui i redditi sono stati particolarmente bassi .

Una certezza: ISCRO è un ammortizzatore per pochissimi

Con tutte queste incertezze è difficile stimare il saldo complessivo, ma sicuramente è largamente più positivo per l’INPS rispetto a quanto era stato previsto e che aveva portato a stanziare 70,4 milioni di euro per il 2021, 35,1 milioni per il 2022, 19,3 milioni per il 2023 e 3,9 milioni per il 2024.

Avevamo ampiamente sostenuto che i vincoli di accesso erano troppo stringenti. La misura è infatti riservata a chi ha 4 anni di partita IVA e di iscrizione esclusiva alla gestione separata INPS (se si è iscritti anche ad un’altra cassa, anche se non c’è stato versamento contributivo, le domande sono rifiutate), ha conseguito nell’anno in cui chiede l’indennità un reddito non superiore a 8145 euro, con un calo del reddito rispetto alla media del triennio precedente del 50% o più.

Nonostante ciò, ci si poteva aspettare che la brusca e generalizzata caduta dei redditi nel 2020, anno di riferimento per la prima annualità di ISCRO, potesse eccezionalmente far rientrare un buon numero di professionisti nelle condizioni per accedere al nuovo strumento. In realtà, nonostante queste condizioni “favorevoli” (si fa per dire) solo pochissimi hanno ricevuto l’indennità.

Non è stato così per le altre indennità di disoccupazione. Sempre sulla base dei dati del rapporto INPS per il 2021, i beneficiari dell’ISCRO sono stati l’1,5% della popolazione assicurata, contro il 15% per la Naspi (lo strumento di sostegno ai dipendenti non agricoli che perdono il lavoro), il 5% per la Dis-coll (l’indennità per i collaboratori coordinati e continuativi) ed il 53% per i lavoratori dipendenti agricoli.

Le indennità ISCRO: un confronto con gli strumenti per gli altri lavoratori

Lo scarso “successo” di ISCRO è dovuto ai vincoli estremamente stringenti per accedere all’indennità (come già detto, 4 anni di apertura della partita Iva e gestione separata INPS, reddito non superiore a 8145 euro, calo del reddito pari almeno al 50%, contro vincoli limitatissimi per quanto riguarda gli altri strumenti: 13 settimane di contributi versati negli ultimi 4 anni per la NASPI e 1 mese per la dis-coll).

L’indennità media erogata da ISCRO, se il dato di 4090 euro riportato dall’INPS è corretto, è superiore alla media di quanto erogato con NASPI e Dis-coll (rispettivamente 2.300 e 2.100), coerentemente col fatto che queste ultime due vengono riconosciute anche a chi ha un limitatissimo pregresso contributivo, seppure con indennità molto basse.

Il confronto fa emergere altre differenze, in particolare l’ISCRO è una misura atipica perché:

  1.  Non prevede copertura pensionistica;
  2.  Non può essere percepita più anni di seguito;
  3.  È calcolata in maniera molto diversa: è l’unica misura di sostegno al reddito che quantifica l’indennità sulla base del guadagno realizzato nell’anno di crisi e non sulla base del pregresso contributivo. In contrasto con la logica di un sistema assicurativo e con effetti quanto meno discutibili.

Ne deriva ad esempio che un professionista che è passato da un reddito medio di 17.000 euro a uno di 8.000 euro riceve un’indennità complessiva di 4.800 euro, tale da attenuare sensibilmente il calo registrato; al contrario un professionista con un reddito medio di 40.000 euro passato ad uno di 2.000 euro riceverà un’indennità complessiva di 1.500 euro, certo inadeguata a fornire un reale supporto.

Se si applicassero i criteri utilizzati per la Dis-coll (l’indennità dei collaboratori coordinati e continuativi, modellata, come anche Alas, la nuova indennità del lavoro autonomo dello spettacolo, sulla NASPI), che nel 2021 versava lo 0,51% come i professionisti nel 2022, l’indennità sarebbe pari a 5.724 euro (954 euro x 6) nel primo caso citato e 8.130 (1355x 6) euro nel secondo caso.

Conclusioni

Possiamo concludere che l’ISCRO è uno strumento di welfare solo teorico perché non raggiunge tutti coloro che ne avrebbero bisogno e non garantisce un supporto adeguato e completo della tutela pensionistica.

Purtroppo sta per scadere il termine per la presentazione delle domande per il 2022 (31 ottobre), senza che sia stato possibile apporre alcuna correzione.

ACTA

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