Contrattazione collettiva per i lavoratori autonomi: adesso si può
25 Ottobre 2022 Compensi, Lavoro
Contrattazione collettiva per i lavoratori autonomi: adesso si può
Con le nuove linee guida della Commissione Europea presentate il 29 settembre 2022, anche i freelance possono ricorrere alla contrattazione collettiva.
Sino ad allora i lavoratori autonomi, che per l’Unione Europea erano assimilati alle imprese, la contrattazione collettiva rappresentava una limitazione della concorrenza, una sorta di cartello, e come tale vietata dall’articolo 101 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE).
Gli accordi collettivi erano ammessi solo se si poteva dimostrare che si trattava di lavoratori autonomi “falsi” o stabilmente integrati, per la durata del rapporto, nell’impresa nel cui interesse svolgono la propria attività (Razzolini, 2021).
Le nuove linee guida della Commissione Europea
Le nuove linee guida della Commissione superano questa impostazione e individuano numerose circostanze in cui i lavoratori autonomi con le loro rappresentanze possono negoziare degli accordi collettivi per il miglioramento delle condizioni di lavoro.
Le situazioni individuate sono le seguenti:
- Lavoro economicamente dipendente: i lavoratori autonomi individuali dipendono economicamente da una controparte. Secondo la Commissione, questo è il caso se un lavoratore autonomo individuale “guadagna, in media, almeno il 50% del reddito totale legato al lavoro da un’unica controparte”.
- Lavori autonomi “finti”: se un lavoratore autonomo lavora fianco a fianco con altri lavoratori dipendenti e, come un tipico dipendente, agisce sotto la direzione dell’azienda per cui lavora.
- Lavoro intermediato da piattaforme digitali.
- Squilibrio di potere contrattuale. È questa la vera novità e la più interessante, che si applica a gran parte del lavoro autonomo professionale. Le linee guida precisano che nel caso di lavoratori autonomi individuali con posizione negoziale debole rispetto alla controparte, gli accordi collettivi eventualmente stipulati, non comporteranno l’intervento della Commissione ai sensi dell’art 101 TFUE.
Quando esiste squilibrio contrattuale?
Le linee guida precisano che la Commissione non interverrà contro accordi collettivi se:
- la controparte rappresenta un intero settore o un’industria;
- la controparte ha un fatturato superiore ai 2 milioni di euro o più di 9 dipendenti;
- sono ammessi anche altri casi se si può dimostrare un reale squilibrio, per esempio se la controparte è costituita da più piccole imprese che negoziano insieme.
Insomma l’ambito di applicazione è davvero molto ampio.
Inoltre la Commissione non interviene se il legislatore nazionale, per obiettivi sociali, ha agito per affrontare uno squilibrio nel potere contrattuale di alcune categorie di lavoratori autonomi individuali, concedendo a tali persone il diritto alla contrattazione collettiva o escludendo dall’ambito di applicazione del diritto nazionale della concorrenza i contratti collettivi conclusi da lavoratori autonomi in determinate professioni (per esempio in ambito artistico e culturale).
La contrattazione collettiva per il diritto d’autore
La legislazione dell’Unione riconosce inoltre il diritto di alcuni lavoratori autonomi di affidarsi a contratti collettivi per correggere uno squilibrio di potere contrattuale con le loro controparti.
È il caso della direttiva (UE) 2019/790 del Parlamento europeo e del Consiglio (nota come “direttiva sul diritto d’autore”), che ha stabilito il principio secondo cui autori e artisti interpreti o esecutori hanno il diritto di ricevere una remunerazione adeguata e proporzionata quando concedono in licenza o trasferiscono i loro diritti esclusivi per lo sfruttamento delle loro opere e di qualsiasi altro materiale protetto dal diritto d’autore e dai diritti connessi.
Gli autori e gli artisti interpreti ed esecutori tendono a trovarsi in una posizione contrattuale più debole rispetto alle loro controparti, e la direttiva (UE) 2019/790 prevede la possibilità di rafforzare la loro posizione contrattuale per assicurare un’equa remunerazione nei contratti per lo sfruttamento del loro lavoro. La Commissione non interverrà nei confronti di accordi collettivi stipulati da autori o interpreti autonomi con le loro controparti in base a misure nazionali adottate a norma di tale direttiva.
Come si è arrivati a questa direttiva
La direttiva è il frutto di un lungo iter, iniziato nel giugno del 2020, quando la Commissione Europea ha avviato una consultazione pubblica per affrontare la questione della contrattazione collettiva per i lavoratori autonomi, una consultazione centrata sul lavoro intermediato da piattaforme digitali. Occorre ricordare che sono stati i rider con le loro proteste a richiamare l’attenzione della Commissione Europea, che si è concentrata inizialmente sul lavoro intermediato dalle piattaforme.
Come ACTA il 4 settembre 2020 abbiamo mandato una memoria in cui abbiamo sottolineato che era un errore considerare il lavoro intermediato da piattaforme digitali come la modalità prevalente per i lavoratori freelance. Abbiamo evidenziato che, soprattutto dopo le crisi che si sono susseguite dal 2008 la situazione dei freelance si è indebolita e i loro compensi si sono fortemente ridotti, e che occorreva riconoscere il diritto dei freelance alla contrattazione collettiva, sottolineando anche che comunque non sarebbe stato sufficiente, che servono iniziative per la definizione di compensi dignitosi.
Il 6 gennaio 2021 viene avviata una nuova iniziativa che ha portato a un’altra consultazione pubblica.
La valutazione d’impatto iniziale riconosce che i lavoratori autonomi senza dipendenti possono essere in una situazione di squilibrio contrattuale rispetto alle imprese e che la legge antitrust può ostacolare la contrattazione collettiva e il miglioramento delle condizioni di lavoro. In questa valutazione d’impatto, tra le fonti citate c’è anche la ricerca I-WIRE, nata su iniziativa ACTA e a cui ACTA ha partecipato.
ACTA ha mandato un secondo parere il 30 gennaio 2021, che ricalcava in sintesi quello precedente.
Il 9 dicembre 2021 la Commissione propone una serie di misure per migliorare le condizioni dei lavoratori intermediati da piattaforme digitali e chiede nuovi commenti e contributi e qualche mese dopo pubblica la nuova direttiva.
Un’arma in più
Per gli autonomi di alcuni settori, come l’editoria e l’audiovisivo, dove i committenti sono aziende dello stesso tipo e parecchio concentrate, la contrattazione collettiva può essere una possibilità interessante. Per questo Redacta scalpita, anche se neanche per gli editoriali la contrattazione collettiva può diventare l’unica prospettiva di azione. Certo è una bella novità che si aggiunge al loro repertorio.
Non sarà scontato, in ogni caso, portare le controparti alla trattativa. La contrattazione individuale con i freelance è una prassi che non sarà facile scardinare. Se la storia del movimento operaio insegna che lo strumento principale per costringere le aziende a trattare è lo sciopero, la realtà del lavoro autonomo lo rende molto difficile, quasi impossibile. Occorrerà trovare nuove vie, che possono prevedere un intervento istituzionale o l’uso della leva della reputazione.
Ma se pensiamo a freelance come gli informatici, che lavorano per committenti molto diversi, sia come dimensione sia per settore di riferimento, è evidente che la contrattazione collettiva è molto difficile da attuare.
Fornire compensi dignitosi di riferimento o stabilire buone pratiche condivise possono essere strategie di sostegno e impegno reciproco che possono migliorare le condizioni di tanti professionisti senza passare dalla contrattazione collettiva.
E d’altra parte rimane l’esigenza di una garanzia legale per attuare l’articolo 36 della Costituzione, in altre parole, c’è la questione dell’equo compenso che potrebbe essere fissato tenendo presente la contrattazione collettiva, o addirittura favorirla, stabilendo una base di partenza.
Con proposte e ricerche, Acta ha dato il suo contributo per far comprendere le esigenze di una parte del mondo del lavoro che spesso viene fraintesa e abbandonata al suo destino.
Ogni volta che un’istituzione apre una nuova possibilità possiamo festeggiare, ma anche questa ci chiama a impegnarci in prima persona e insieme agli altri per migliorare la nostra condizione. Insomma, activiamoci.