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Non c’è budget? Dipende da chi lo chiede. Il bilancio di Mondadori e il costo del lavoro

14 Febbraio 2023 Lavoro

Negli ultimi tre anni l’editoria libraria italiana è cresciuta del 13,1%, ma la maggior parte di chi ci lavora non ha visto neanche le briciole di questa espansione. Ne parliamo spesso alle riunioni di Redacta che organizziamo a Torino, Milano e Bologna, dove ci capita di rispondere alla domanda: “Ma come possiamo chiedere di più, se l’editoria è in crisi?”. La scena tipica che ci viene descritta, e che conosciamo bene, va più o meno così:

  • chi lavora come freelance chiede un adeguamento delle tariffe (all’inflazione, o anche solo per tenere conto di una prestazione più onerosa, che magari prevede più mansioni);
  • gli viene risposto che sì, sarebbe giusto aumentare i compensi, ma il conto economico non perdona: “non c’è budget”.

E a quel punto?

La lavoratrice o il lavoratore che in quel momento ha abbastanza commesse può permettersi di rifiutare, mentre chi è a secco, o teme di esserlo a breve, accetta di lasciare stabile il costo del proprio lavoro. O meglio, di comprimerlo: in tempi di inflazione, infatti, they are the same picture.

La ripetizione di questa scena per centinaia di volte è, in sintesi, il modo in cui i nostri compensi sono stati ridotti negli anni. Anche se non sembra.

“Non c’è budget”, quindi?

Dipende da chi lo chiede.

Per i dividendi degli azionisti, il budget c’è

Non è tra le letture tipiche di chi lavora in editoria, ma ogni tanto un’occhiata al quotidiano “Milano Finanza” può essere utile, anche se si passano le giornate a impaginare manuali di cucina vegana.

Lo è stato sicuramente il 7 febbraio, quando nella versione cartacea è comparso un breve articolo che riassume la situazione dell’editore che in Italia controlla più di un quarto dell’editoria di varia, e più di un terzo della scolastica: Mondadori libri.

Come se la passa il colosso di Segrate? Secondo Fabio Pavesi, che firma il pezzo, in maniera eccellente:

  • il Gruppo continua una crescita importante che va avanti da qualche anno, il fatturato 2022 sarà verosimilmente “sempre più vicino ai 900 milioni, contro gli 807 milioni del 2021”;
  • il volume d’affari cresce, ok, ma produce ricchezza per gli azionisti? I dati di bilancio sono rosei anche da questo punto di vista, e la tendenza non riguarda solo quest’anno: “il margine operativo lordo nei nove mesi è salito del 35% a 115 milioni con un’incidenza sul fatturato al 16,9%. Una dinamica di crescita che migliora ogni anno che passa”;
  • e – colpo di scena! – sono proprio i libri a produrre questa ricchezza. Infatti la “divisione periodici conta sempre meno” mentre il buon andamento è attribuito alla scelta di “trasformarsi in un editore libraio puro”;
  • neppure l’aumento del costo della carta, il grande spauracchio degli editori dell’ultimo anno, sembra preoccupare Mondadori, che ha “rassicurato gli azionisti sul fatto che la forte inflazione sui costi della carta non inciderà più di tanto sui conti del 2022 e che per il 2023 la situazione appare gestibile”.

Aggiungiamo noi che, secondo la stessa Mondadori, nei primi nove mesi del 2022 la riduzione del costo del lavoro ha contribuito positivamente al margine operativo lordo per 1,2 milioni di euro (slide 10 di questa presentazione). In sostanza: riducendo il costo del lavoro c’è più ricchezza da distribuire agli azionisti.

Dunque adesso sappiamo perché ci dicono che non c’è budget. Il punto è se vogliamo continuare a crederci.

L’alternativa alla scenetta della contrattazione individuale esiste. È ora di alzare le tariffe: i soldi ci sono.

Redacta

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di Redacta tempo di lettura: 2 min
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