Intervista ad Anna Soru
Giulio Stumpo, neopresidente di Acta, intervista Anna Soru, socia fondatrice, presidente e colonna portante di Acta dal 2004 ad oggi.
Grazie Anna per aver accompagnato l’associazione alla maturità! Ti vogliamo bene!
G. Qual è stata la più bella soddisfazione che hai avuto dall’attività fatta da ACTA in questi 18 anni?
A. Da un punto di vista personale, le relazioni, è stata l’occasione per conoscere tante persone e creare delle relazioni, molte delle quali si sono trasformate in amicizia.
Come associazione, la più grande soddisfazione è stata quando abbiamo ottenuto la riduzione dei contributi INPS nel 2016. Per anni ci siamo impegnati per bloccare l’aumento dei contributi e più volte ci siamo riusciti, ma non speravamo di ottenere una riduzione, lo chiedevamo per “dovere”, ma senza pensare di poterlo ottenere. Quando il governo ha deciso di ridurli eravamo increduli, ma molto soddisfatti.
G. Quali sono secondo te le prossime sfide politiche dei freelance?
A. Quando Acta è nata eravamo in grandissima parte freelance per scelta, il rischio che ci assumevamo lavorando in autonomia era compensato in termini economici e si guadagnava più che col lavoro dipendente.
Successivamente e soprattutto in seguito alla crisi del 2008 la situazione è cambiata radicalmente. I compensi sono caduti, spesso crollati anche in termini nominali. Le imprese hanno capito che i freelance non solo potevano garantire flessibilità, ma anche forti risparmi. I contributi infatti sono a carico dei freelance e, in assenza di contratti collettivi e tariffe, ogni volta che c’è da “razionalizzare” i costi le imprese riducono i compensi dei collaboratori esterni, sfruttando il loro maggiore potere contrattuale.
Sappiamo bene che in tanti mercati c’è una sovrabbondanza dell’offerta e si ha molta paura a rifiutare un incarico, anche quando palesemente iniquo, perché “fuori c’è la fila”.
Adesso c’è un nuovo elemento che sembra ulteriormente agire per la compressione dei compensi. L’autonomia rappresenta sempre più un valore, e per questo l’autonomia sta diventando una forma di gratificazione non monetaria che bilancia compensi economici più bassi.
È paradossale: siamo passati da un’accezione autonomia-rischio che doveva essere premiata a un’autonomia-libertà che giustifica una penalizzazione economica!
G. Raccontaci una cosa che avresti voluto fare, ma che non è andata come avresti voluto.
A. Sono tante le nostre proposte che non hanno (ancora) trovato ascolto, ma non le considero fallite, al contrario!
Acta è sempre stato un luogo in cui chiunque, non solo chi è presidente o fa parte del consiglio direttivo, può portare avanti le proprie iniziative, impegnandosi direttamente e ricevendo il supporto degli altri. Spesso si parte da un tema che interessa personalmente un socio o una socia, che però lo affronta facendolo diventare una battaglia collettiva, con il sostegno dell’associazione. Cito ad esempio la battaglia di Daniela Fregosi per ottenere una maggior tutela della malattia. Lo statuto del lavoro autonomo del 2017 (Legge 81/17) ha accolto molte delle richieste che avevamo avanzato insieme con tale battaglia.
G. Secondo te cosa sa fare bene ACTA?
A. ACTA ha sempre dato ampio spazio all’attività di analisi e proposte. Con auto-ricerche e con il continuo contatto con gli altri freelance (grazie a incontri, sportelli ecc.) mantiene un forte ancoraggio con la realtà e riesce a captare problemi e difficoltà. Il fatto di riunire persone con competenze specialistiche molto diverse ha sempre aiutato nella ricerca di soluzioni e proposte, che non sono mai costruite a tavolino.
G. Quale sarà la prima ricerca che farai con ACTA Ricerche?
A. Abbiamo già fatto tante ricerche, quindi non parlerei di una prima ricerca. La prossima o meglio quella che già stiamo facendo è sul mondo dei comunicatori digitali.