Open to… professionalità?
Non avremmo mai pensato di dirlo, eppure forse sarebbe stato meglio se la traduzione l’avesse fatta mia cugina che è stata tre settimane a Berlino per imparare il tedesco.
Ovvero, quando le competenze e la professionalità vengono svalutate.
Sì, stiamo parlando di #OpentoMeraviglia, la famigerata campagna promozionale voluta e pagata dal Ministero del Turismo. Le cose da dire sono tante, tante sono state già dette, in maniera più approfondita. Online si trovano già ottime analisi linguistiche e di strategia (o mancata tale) di marketing e comunicazione, non staremo a dilungarci oltre.
Noi vogliamo soffermarci sull’occasione mancata di investire in professionalità e competenze, sostituite con investimenti in automazioni. In ACTA le persone che si occupano di traduzione sono un gruppo molto nutrito. La parte della traduzione del portale Italia.it è stata affidata ad Almawave, un’agenzia che si occupa di “intelligenza artificiale” (ecco il comunicato completo). Qui forse dovremmo chiamarla “ignoranza artificiale”, il che rientra nella normalità contemporanea.
La traduzione automatica è una modalità di lavoro impiegata ormai da qualche anno nel settore della traduzione non editoriale. Viene promossa come strumento per velocizzare il lavoro, ma più spesso usata semplicemente per tagliare i costi pagando di meno chi traduce. Il post-editing delle traduzioni automatiche (cioè risistemare i testi prodotti dalla macchina) è un lavoro quanto lo è tradurre.
Spesso il lavoro di traduzione viene svalutato e poco valorizzato. L’idea che chiunque possa farlo, basta che sappia la lingua, è molto diffusa. Talmente diffusa, che internet è piena di pagine che prendono in giro le traduzioni sbagliate, di persone che contestano scelte traduttive (a volte anche a sproposito), non capendo che dietro c’è tanto lavoro di ricerca, ragionamenti e decisioni consapevoli.
Detto questo, come ha già argomentato AITI (l’associazione italiana di traduttori e interpreti) nel suo comunicato (qui), è sconcertante che chi ha impostato una campagna così strutturata* abbia pensato bene di tagliare i costi e aumentare i margini di guadagno saltando tutti i passaggi fondamentali per rendere un testo piacevole, leggibile e funzionale al messaggio che deve trasmettere, come, ad esempio, usare la professionalità di chi i post-editing li fa di mestiere.
La lezione che vogliamo trarre da questa enorme gaffe mediatica è la seguente: non è vero che la traduzione la dovrebbe fare mia cugina che è stata a Berlino, ma la sua amica madrelingua tedesca che ha conosciuto su Fortnite, perché le traduzioni e i post-editing vanno fatti da chi la lingua la parla e la conosce.
Speriamo che questo ennesimo esempio di sciatteria, cialtronaggine e miopia possa servire a capire che le professionalità vanno valorizzate e non calpestate.
*Chi ha ideato la campagna sostiene che quello che abbiamo visto e su cui si discute da giorni, in realtà fosse semplicemente una “bozza” di quella ufficiale. Se fosse davvero così, ci chiediamo il perché annunciare e pubblicare un lavoro non completato. Chissà!