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ACTA nella nuova consulta delle professioni: cosa potrebbe cambiare?

15 Luglio 2024 Acta informa, Lavoro

Nel 2024 è ripartita la Consulta delle professioni all’interno del CNEL e Acta, insieme alle principali organizzazioni di rappresentanza del lavoro autonomo professionale, è stata invitata a partecipare.

La Consulta, come nella precedente edizione, è coordinata da Gaetano Stella.

La nuova Consulta ha l’obiettivo di definire alcune proposte per il miglioramento delle misure di welfare per i professionisti.

Ho partecipato a due riunioni in rappresentanza di ACTA: il 19 aprile e l’11 luglio, la prossima è prevista per l’11 settembre.

Le prime proposte il 19 aprile

Nel corso della riunione del 19 aprile, c’è stato un confronto tra i presenti, chiamati a portare ciascuno le proprie proposte, anche mediante contributo scritto da pre-inviare.

Nella sostanza, le proposte emerse dal giro di tavolo riguardavano:

  • Rafforzamento delle misure di welfare esistenti, ma senza alzare le aliquote contributive
  • Piena applicazione della legge 81/17 con avvio degli sportelli per il lavoro autonomo
  • Livellamento tra le prestazioni delle diverse casse
  • Misure per la formazione, sia con riferimento alla formazione obbligatoria prevista con ISCRO, di fatto mai attuata, sia in termini più generali
  • Introduzione di misure analoghe a quelle del welfare aziendale attualmente esistenti solo per i dipendenti (con riferimento alla previdenza e sanità)

Come Acta abbiamo presentato un documento che metteva in primo piano gli interventi per la genitorialità e le pensioni, che raccoglie quanto elaborato da Acta negli ultimi anni su questi temi. Non sono stati presentati altri documenti.

La riunione dell’11 luglio

Con la riunione dell’11 luglio la discussione è ripartita con l’obiettivo di arrivare a un disegno di legge in vista della prossima finanziaria. Gli organizzatori della riunione hanno portato all’attenzione alcune idee, aperte al contributo di tutto il tavolo.

Le proposte sottoposte all’attenzione del tavolo sono di:

  1. Innalzare al 100% l’indennità di maternità.
  2. Introdurre, analogamente a quanto avviene per il lavoro dipendente, una mensilità di congedo parentale all’80% e un’altra mensilità al 60% (proposta contenuta nel nostro documento).
  3. Per quanto concerne la malattia, eliminare il limite del massimale per accedervi, aumentare i giorni annui di malattia e potenziare l’indennità per malattie gravi.
  4. Attivare le politiche attive sul lavoro legate a ISCRO e gli sportelli per il lavoro autonomo presso i centri per l’impiego.
  5. Permettere ai lavoratori autonomi di accedere, su base volontaria, agli strumenti per la bilateralità e incentivarli prevedendo la deducibilità di quanto versato o alternativamente un contributo minimo a carico del committente.

Per poter arrivare concretamente a un progetto di legge è stato proposto di focalizzare l’attenzione sulla maternità/genitorialità (altri temi, anche quelli non inclusi nell’elenco di cui sopra, ma di grande rilevanza, come quello sulle pensioni, potranno essere considerati in momenti successivi, anche perché molto più complessi da affrontare).

La proposta sulla maternità è stata presentata come un punto di partenza, da integrare con i suggerimenti di tutti i componenti del tavolo, che dovranno pervenire entro il 31 agosto 2024.

La discussione ha toccato anche gli altri temi del welfare e della bilateralità, ma si è confermata la focalizzazione sulla maternità/genitorialità, ed è stato chiesto a tutti di fornire contributi per sviluppare e integrare i punti 1 e 2.

Le proposte di Acta sulla genitorialità

Come Acta riteniamo che le ipotesi suggerite al tavolo sulla genitorialità siano sicuramente positive, ma non sufficienti a garantire il superamento dei problemi attuali di scarso accesso alle indennità, né a garantire un’indennità dignitosa a tutte le lavoratrici, in considerazione dei redditi molto bassi degli iscritti e soprattutto delle iscritte alla gestione separata (in base ai dati INPS relativi al 2022, il 43,9% dei professionisti iscritti alla GS e il 52,3% delle professioniste non superano i 10.000 euro di reddito annuo).

Per questo ho riproposto quanto contenuto nel nostro documento e non ancora accolto, e in particolare:

  1. L’introduzione di un’indennità di maternità minima, analogamente a quanto avviene nelle altre gestioni previdenziali (con l’altra eccezione del fondo dello spettacolo) e anche di un congedo parentale minimo (e analogamente di un’indennità di congedo parentale minima).
  2. Una maggiore informazione e uno snellimento delle pratiche burocratiche, con la creazione di un canale diretto con l’INPS per la segnalazione delle inefficienze.

Il suggerimento di calcolare l’indennità sul reddito nel secondo anno precedente quello dell’evento (come giù avviene per le professioniste ordiniste), in modo da rendere il ricevimento dell’indennità più tempestivo e coerente con il reddito percepito.

Anna Soru

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di Anna Soru tempo di lettura: 3 min
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