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Il significato della lotta. Redacta al Festival di Letteratura Working Class – ex Gkn

29 Aprile 2025 Eventi, Lavoro

A noi che lavoriamo con le parole, ogni tanto succede di perderci nella ripetitività del gesto – le scriviamo, le correggiamo, le impaginiamo, le illustriamo – e rischiamo di trascurare la cosa più importante: quello che vogliono dire davvero quando sono lontane dalla pagina scritta. Succede anche con parole che ci piacciono come comunità, convergenza, lotta.

Ci è bastato trascorrere una giornata al Festival di Letteratura Working Class alla ex Gkn per ricordarcelo. La storia del Collettivo di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze noi la seguiamo dall’inizio. La prima volta che siamo state a Campi Bisenzio era il 2021, in occasione di un’assemblea organizzata dagli operai della fabbrica per chiedere a lavoratori e lavoratrici dell’informazione – che per mesi avevano raccontato la loro storia – “E voi, come state?”. Quella sera operai, giornalisti/e, dipendenti, freelance hanno parlato di condizioni di lavoro e sfruttamento diverse, eppure uguali.

In fabbrica ci siamo tornate ancora, per le edizioni del Festival di Letteratura Working Class del 2024 e del 2025. Nel 2024 abbiamo fatto parte di una tavola rotonda su editoria, classe operaia e lotta di classe, in quello che è stato un affollatissimo ultimo appuntamento del sabato, appena prima del meraviglioso corteo che ci ha condotte nel centro di Campi Bisenzio. Nel 2025, invece, siamo state uno degli “Elefanti nella stanza”, una delle lotte sociali e di classe che ha avuto la possibilità di intervenire per raccontarsi tra un appuntamento e l’altro del Festival. Ci siamo prese dieci minuti alle 11 del mattino del sabato, dieci minuti che hanno dato il via a una girandola di emozioni lunga dodici ore.

Comunità

Alla ex Gkn abbiamo trovato, ancora una volta, una comunità. Una comunità in ascolto: al posto di alzarsi per sgranchirsi le gambe fra un incontro e l’altro, le persone nel pubblico sono rimaste sedute ad ascoltarci annuendo, nelle nostre parole si riconoscevano anche se non lavorano nel settore editoriale, perché sono persone attente a ogni istanza. Sono persone che vanno a un festival letterario e sono pronte a sentir parlare di letteratura ma anche del modo con cui la letteratura (e la poesia e la saggistica…) ha un impatto su chi la trasforma in prodotto libro. È questo il pubblico che ci piace. Un pubblico che, per riprendere lo slogan del 2024 del Festival, non era lì per intrattenere o essere intrattenuto. Una comunità fatta di persone che arrivano da lontano, capaci di ricomporsi con una facilità disarmante, come chi si conosce da sempre. C’era chi aveva attraversato l’Italia, se non addirittura l’Europa, tanto che nel corso della giornata ci siamo trovate a raccontare la nostra Guida ai compensi dignitosi in inglese! Una comunità che rinforza il tessuto sociale del territorio, come ha dimostrato l’ancor più partecipato corteo del sabato sera.

 

Convergenza

A continuare a parlare delle proprie cose, dopo un po’ non solo ci si annoia, ma cominciano anche a mancare le idee. I giorni del Festival di Letteratura Working Class sono stati un’occasione per mettere il naso fuori dal nostro orticello per osservare da vicino quello degli altri, e così scoprire come viene declinata la mobilitazione in altri contesti. E allora abbiamo chiacchierato con quelli della più antica Società di Mutuo Soccorso Italiana, la Sms di Pinerolo, abbiamo ascoltato la storia del gruppo Quarticciolo Ribelle, abbiamo conosciuto alcuni ragazzi di “A Foras – Contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna”.

Abbiamo avuto riprova che le lotte possono e devono essere trasversali, che la rete si può sempre allargare, che quando si parla di lavoro un metalmeccanico e una traduttrice non sono poi così diversi.

Lotta

Per chi oggi in Italia fa parte di un collettivo, di un’associazione, di un sindacato, la lotta del Collettivo di Fabbrica – Lavoratori Gkn di Firenze è un riferimento.

Perché c’è una differenza fra il dire e il fare, e gli operai della ex-Gkn hanno fatto – e non solo ‘detto’ – dal giorno uno, permettendo a un territorio e a una fabbrica che si volevano far diventare deserto di rinascere, e arrivando oggi a proporre un’alternativa concreta a un sistema produttivo usa e getta che ha cercato con una mail di metterli da parte ormai quasi quattro anni fa.

Perché non è scontato lanciare un appello di azionariato popolare e ottenere 1 milione di euro: si tratta di una mobilitazione vera, fatta di persone in tutta Italia e anche in Europa che credono nella possibilità di un cambiamento.

Perché a guardarla da fuori potrebbe sembrare una lotta che riguarda solo degli operai metalmeccanici, eppure è una lotta che sta parlando a tutti e tutte.

Cosa significa, questo, per Redacta?

Significa andare avanti con ancora più convinzione, rigenerate dalle giornate trascorse alla fabbrica di Campi Bisenzio. Significa abbracciare un modello trasversale che noi sentiamo dentro da sempre, che negli anni ha preso la forma di “Carta Lotta, I libri delle mani di chi li lavora”. Significa incontrare facchini, libraie, bibliotecarie della filiera editoriale per allargare gli orizzonti, per allargare la lotta.

Redacta

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di Redacta tempo di lettura: 3 min
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