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Dica: no33!” Intervista a Alessia Petraglia, capolista SEL per il Senato in Toscana

21 Febbraio 2013 Acta informa, Lavoro

ACTA sottopone a tutti i candidati alle prossime elezioni politiche 5 punti programmatici per la valorizzazione del lavoro autonomo professionale e per una maggiore equità nei confronti delle nuove tipologie di lavoratori e chiede l’adesione alla campagna “Dica: no 33!”
Di seguito il testo della nona intervista.

ACTA: Negli ultimi anni la nostra contribuzione pensionistica è cresciuta dal 20% al 27%, con il contributo di tutti i governi. Sulla base della legge sul lavoro del 2012 dovrebbe aumentare ancora al 33% Si impegna a fermare questo aumento?
Se è contraria/o ci spieghi le sue motivazioni.

Petraglia: Risposta L’errore fondamentale di tutta la riforma Fornero, così come di altre riforme precedenti del mercato del lavoro, è pensare che si crei lavoro intervenendo solo sulle regole. Dagli esodati alla stabilizzazione mancata dei lavoratori precari, la Legge Fornero si è dimostrata inefficace. I lavoratori delle partite Iva nel mondo della conoscenza sono anche loro stati colpiti da questa inefficacia.
Il principio di avvicinare i costi della contribuzione tra partite Iva e lavoratori autonomi a quelli dei lavoratori dipendenti nasce per evitare un “dumping”, cioè che le partite Iva fossero usate come scusa per non assumere. L’aumento poi sarebbe servito a creare pensioni “dignitose” anche per i lavoratori a partite Iva con il sistema contributivo.
Il principio si è trasformato in un ulteriore inasprimento delle condizioni di questi lavoratori, perché invece di aumentare i compensi per la presenza di questa maggiore contribuzione, i compensi sono rimasti gli stessi e il “netto” inferiore a prima: sia per le “finte” partite Iva, spesso obbligate da alcune aziende a scegliere questa forma di rapporto di lavoro, sia per chi liberamente sceglie di esserlo. Una proposta per cogliere entrambi gli obiettivi (no a finte partite Iva, no a scaricare i costi contributivi sui lavoratori) è quella di caricare i costi contributivi sulla committenza, garantendo compensi “equi”. La legge sull’equo compenso, appena approvata in campo giornalistico, potrebbe essere uno strumento. Altra proposta potrebbe essere stabilire una indicazione esplicita ed obbligatoria della contribuzione pensionistica da parte della committenza prima del compenso. Insomma – verificando la forma – compensi “al netto” della contribuzione pensionistica.

ACTA: A suo parere quale è o potrebbe essere il ruolo che del lavoro autonomo professionale per favorire il recupero di produttività? Abbiamo fatto delle proposte articolate per incentivare il lavoro professionale autonomo e il suo rafforzamento, affinché possa efficacemente garantire innovazione e flessibilità alle imprese. Quali tra di esse (regime fiscale agevolato per redditi sino a 70-80.000 euro; calcolo imposizione fiscale e anticipi sulla media dei tre anni, deducibilità spese formazione, trasferte e ammortamento accelerato prodotti tecnologici, eliminazione doppia contribuzione SRL e semplificazione burocrazia) condivide, e quali ritiene di appoggiare nella prossima legislatura, se sarà eletta/o? Quali non condivide e perché?

Petraglia: investire risorse in innovazione e formazione è fondamentale per la crescita delle imprese. E vorrei ci fosse maggiore attenzione al tema della flessibilità, in nome della quale in questi anni abbiamo prodotto precarietà per il lavoro e incertezze per le imprese. Non possiamo allo stesso tempo sottovalutare il tema della “civic attitude”, dell’educazione civica e del rispetto delle leggi. Purtroppo, in Italia è molto basso e questo consente, in assenza di un diffuso sistema di controlli e di un’etica condivisa, forme di elusione ed evasione fiscale. È necessario che queste forme di formazione siano trasparenti e verificabili, ancorché libere, per evitare che qualche “furbo” le usi in modo improprio. Sull’imposizione fiscale, il programma di Sel è chiaro: proponiamo “la revisione della curva delle aliquote, con l’inserimento di nuovi scaglioni al di sopra dei 150-200 mila euro annui e l’abbassamento di quelli mediani, per redistribuire la pressione fiscale”. Sulla semplificazione: ovviamente sì. Sul calcolo della imposizione calcolata sulla media dei tre anni, valutiamo tecnicamente se e come è possibile introdurla. È un principio corretto.

ACTA: Ritiene esista un problema di svalutazione dei compensi nel lavoro autonomo professionale? Concorda con le misure da noi proposte (salario minimo orario, tariffe eque per servizi professionali e regole sulle commesse pubbliche per salvaguardare equo compenso) per affrontare questo problema? Se non le condivide, ci spieghi le sue motivazioni.

Petraglia: Come scrivevo prima, c’è già una legge sull’equo compenso per il lavoro giornalistico, regolata in queste settimane, che potrebbe essere analizzata ed estesa ad altre attività. Lo stesso principio di equo compenso deve valere nel settore privato e quello pubblico. Il salario minimo orario (che, così come esposto da voi, potrebbe essere una sorta di “tabellario” delle prestazioni per ore di lavoro svolte mediamente sulle singole attività) non vorrei diventasse uno strumento per rendere più facile l’uso surrettizio di partite Iva rispetto al necessario lavoro dipendente.

ACTA: E’ d’accordo sulla necessità di affrontare la situazione dei giovani e degli altri lavoratori che ricadono interamente nel sistema pensionistico contributivo, al fine di prevenire una diffusa situazione di povertà tra i futuri pensionati? Se no, perché?
Se sì, é favorevole al recupero della finalità solidaristica delle pensioni, con l’introduzione di una pensione base (aggiuntiva a quella puramente contributiva) legata al numero degli anni lavorati, indipendentemente dai contributi versati e dalla tipologia di lavoro svolto? Se non la condivide, perché? Quali altre misure propone?

Petraglia: assolutamente sì. È un altro dei disastri della Legge Fornero sulle pensioni, che tra esodati, identiche fasce di pensionabilità per professioni completamente diverse, blocco delle rivalutazioni rischia di vedere effetti pesantissimi a breve. Un sistema pensionistico deve basarsi sulla solidarietà generazionale, per evitare che chi è oggi precario domani sia un povero. L’obiettivo sarà quello di avere una copertura pensionistica anche dei lavoratori discontinui e/o a bassa contribuzione più efficace, soprattutto con una modifica dei tassi di rivalutazione del montante contributivo e dei coefficienti di trasformazione. E così avere un livello minimo (ma dignitoso) di pensione, da coprire con la fiscalità generale nel caso i contributi (da valorizzare al massimo soprattutto per chi ha avuto livelli di reddito discontinuo) non siano sufficienti.

ACTA: E’ favorevole all’istituzione di una indennità di maternità universale nei casi in cui non sia prevista alcuna indennità o ad integrazione di indennità esistenti? Condivide la nostra richiesta di estendere ai padri professionisti l’accesso ai congedi parentali?
Noi siamo insoddisfatti della copertura della malattia assicurata dall’INPS (indennità molto basse, necessità di rientrare in certi parametri di versamenti contributivi nel periodo precedente, massimali oltre i quali non si ha alcun diritto). Chiediamo di avere diritto ad una reale copertura della malattia, attraverso il mutualismo. Proponiamo la possibilità di sostituire l’obbligo di versamento all’INPS per malattia, con l’adesione ad una società di mutuo soccorso, mantenendone la totale deducibilità. Che ne pensa?

Petraglia: Garantire la maternità a tutte le donne vuol dire garantire l’esercizio effettivo di diritti di cittadinanza. Dovremmo prendere esempio da quei paesi europei dove si fa ricorso, per questi interventi, alla fiscalità generale. Dobbiamo rendere realmente applicabile il congedo di paternità. Sono per il “reddito minimo garantito”, su cui come Sel abbiamo già consegnato una proposta di legge popolare. Il mutualismo è una cosa bellissima, nata tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, ha posto le basi per la costruzione di un sistema solidale. Ma con l’istituzione del Servizio sanitario nazionale, la sanità pubblica ha esteso diritti e garanzie a tutti. Il punto oggi è come si assicurano risorse e scelte chiare perchè il diritto alla salute continui ad essere universalistico come prevede la Costituzione. Le recenti proposte di introduzione di copertura assicurativa pur mutualistiche al di fuori del SSN rischiamo di “svuotare” di risorse lo stesso SSN e creare una sanità di serie A e di serie B.

Le risposte che ho dato non vogliono né possono essere esaustive: d’altra parte, il tema che ponete è centrale per il futuro di una intera generazione. Quella dei 30-40 enni, cresciuta e formatasi negli anni ’80 e ’90, che rischia, se non si interviene prontamente, di essere tagliata fuori dal welfare futuro dopo anni di precarietà. Sono e resto disponibile ad un confronto anche futuro per affrontare insieme i nodi più complessi che avete posto.

ACTA

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